EA Sports UFC 3 Provato: Electronic Arts sale sul ring ottagonale

Electronic Arts torna sul ring della Ultimate Fighting Championship con EA Sports UFC 3: abbiamo provato la beta del gioco.

EA Sports UFC 3 Provato: Electronic Arts sale sul ring ottagonale
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Disponibile per
  • PS4
  • Xbox One
  • A quasi due anni dall'arrivo sugli scaffali del precedente capitolo, i ragazzi di EA Canada stanno ormai apparecchiando l'ottagono per l'arrivo di UFC 3, la nuova iterazione della serie simulativa dedicata al mondo delle arti marziali miste. Se già con UFC 2 il team aveva migliorato la formula del franchise sotto tutti i punti di vista, o quasi, il terzo "round" della serie sembra voler raggiungere vette di realismo e fedeltà ancora più vertiginose. Altezze che la Beta di UFC 3, terminata solo poche ore fa, ci ha permesso di intravedere, tra le maglie di un gameplay in gran spolvero, reso ancora più avvincente da un comparto tecnico potenziato a puntino.Che dire? Spappolare i connotati di un energumeno sul piede di guerra non è mai stato così divertente.

    L'odore dell'ottagono

    Con le mani già travolte da spasmi di prurito "mazzuolatorio", il primo impatto con la Beta di UFC 3 conferma l'ottimo lavoro svolto dal team di sviluppo sul comparto tecnico del titolo, decisamente superiore rispetto allo scorso episodio della serie.

    La trasposizione digitale dei combattenti trasuda secchiate di realismo, alimentato da un sistema di danni che rende palese gli effetti di ogni clamorosa bordata. Il motore di gioco muove shader di altissimo livello, disposti su moli poligonali decisamente consistenti. L'unico appunto che ci sentiamo di fare a tal proposito, riguarda il dimensionamento dei torsi dei combattenti, a volte eccessivamente oblunghi, quasi caricaturali.
    Un peccatuccio che, una volta buttato un occhio alla fluidità delle animazioni, passa in secondo piano piuttosto rapidamente. La neo-introdotta tecnologia Real Player Motion garantisce a ogni movimento una fluidità senza precedenti, clamorosamente distante dalla mobilità - a tratti robotica - dei combattenti del precedente capitolo.
    La nuova tecnologia assicura transizioni perfettamente credibili tra un azione e la successiva, senza evidenti rotture o incertezze. Questo si riflette in maniera più che positiva sulle sensazioni offerte dal sistema di controllo, caratterizzato da una responsività eccellente. Va da sé, che la complessità dello stesso necessita di un periodo di adattamento piuttosto prolisso, ma la macchinosità intrinseca alle ambizioni simulative della produzione è stata considerevolmente ridotta.
    In due parole, sembra di trovarsi veramente tra le pareti retate dell'ottagono, ma senza lo spiacevole odore muschiato dei contendenti e, ancor più importante, senza il rischio di tornare a casa con il sorriso finestrato di un ottantacinquenne. Una prospettiva resa ancor più sapida dai 60 fps (a 1080p) mantenuti piuttosto stabilmente dalle versioni PS4 Pro e Xbox One X del titolo.
    I possessori di console "standard" dovranno invece accontentarsi dei classici 30 fps, una disparità che però getta qualche ombra sul versante multigiocatore. Testando il gioco in 4K a 30 fps non abbiano notato reali differenze nella reattività del sistema di controllo, e possiamo quindi supporre che i giocatori su console di "mezza generazione" non potranno contare su vantaggi effettivi. Per verificare il tutto, sarà comunque necessario attendere l'uscita del gioco, prevista per il prossimo 2 febbraio.

    Un kimura è per sempre

    Il rinnovato senso di dinamismo garantito dal comparto tecnico ha conseguenze decisamente rilevanti, dal punto di vista delle dinamiche marziali, su uno dei versanti maggiormente rivisti in questo UFC3, ovvero lo striking. Il cambiamento più evidente riguarda la gestione delle schivate, ora affidata interamente alla levetta destra del controller.

    Muovendo lo stick destro, il giocatore può controllare con grande precisione il busto e la testa del combattente, tanto per sfuggire agli assalti dell'avversario con un'uscita salvifica, quanto per entrare nella sua guardia con un po' di sano "slipping" in avanzamento.
    Un vantaggio che un abile picchiatore può sfruttare per attentare ai connotati del contendente con un velenoso colpo d'incontro (che infligge danni maggiorati), o con un repentino takedown, a maggior ragione visto che tutte le manovre di schivata possono ora essere effettuate durante il movimento. Si tratta di un'aggiunta fondamentale nel quadro delle meccaniche marziali del titolo di EA, che non solo offre una dinamicità ancora maggiore alla lotta, ma amplia in maniera netta la profondità dello "stand-up fighting".
    Padroneggiare a dovere il gioco di busto, durante l'allontanamento dalla portata massima delle percosse avversarie, può facilmente evitarvi un sanguinoso bacio al pavimento dell'ottagono, specialmente ora che tenere una buona guardia non è più sinonimo di intoccabilità.

    Il team di EA Canada ha infatti rivisto in toto il modo in cui i lottatori infliggono e assorbono i danni, optando per un modello che rende ogni colpo potenzialmente decisivo, e che penalizza in maniera ancor più marcata il button mashing. Ogni zona bersaglio (testa, corpo, gambe) ha una sua barra vitale (visualizzata all'abbisogna), il cui progressivo assottigliamento segue regole diverse e comporta pericoli differenti. Piazzare una serie di potenti colpi sul naso dell'avversario può farlo ad esempio barcollare, e offrirvi un momento perfetto per chiudere l'assalto con un diretto in grado di sbattere a terra - almeno momentaneamente - le terga del contendente.
    Un knock down avrà ripercussioni tangibili sul valore "testa" del combattente, che ogni volta si ritroverà con una barra vitale sempre più corta, e pertanto sempre più vicino al KO definitivo. Diversamente, la salute delle "gambe" risentirà maggiormente dei low kick piazzati in rapida sequenza prima della rigenerazione delle relative barre (una per arto).
    Una volta ridotto l'indicatore ai minimi termini, ogni nuovo colpo causerà la caduta dell'atleta che, dopo qualche ulteriore bordata, non potrà fare a meno di ritirarsi dalla lotta. Pur trattandosi di un sistema che, come da tradizione, premia la capacità del giocatore di pressare gli avversari nei momenti di crisi, un'eccessiva aggressività durante gli scontri può rivelarsi drammaticamente controproducente. Il valore massimo della stamina tende infatti a calare con una certa celerità, specialmente quando la ritmica dei colpi si fa serrata, magari per approfittare di qualche apertura favorevole al grido di "c'ho i pugni nelle mani".
    Una condotta da evitare, dato la misura della stamina residua determina anche il danno massimo che è possibile infliggere all'avversario con ogni mazzata, oltre all'efficacia delle capacità difensive del picchiatore, tanto in piedi quanto a terra. Parliamo di un fattore da tenere in gran conto, specialmente considerando che anche la guardia ha una sua barra della resistenza, il cui prosciugamento coincide con la rottura della difesa e il conseguente via libera al flusso delle percosse in arrivo.
    Ci è sembrato che sistema, nel complesso, tenda ancora a favorire un po' l'attaccante, anche se in misura ridotta. In generale, però, la revisione messa in atto da EA Canada alle meccaniche di striking garantisce vantaggi considerevoli ai giocatori più esperti, quelli in grado di dosare correttamente l'arsenale marziale del proprio combattente in accordo con le sue caratteristiche fisiche.

    D'altronde, basta dare un'occhiata al pattern dei comandi di UFC 3 per rendersi conto di quanto il gioco possa rivelarsi ostico per i neofiti. Per direzionare efficacemente un singolo gancio al fegato potreste dover premere non meno di tre tasti, senza considerare gli eventuali avvicinamenti in "slipping" che potrebbero aggiungere allo sforzo l'uso armonico di entrambe le levette. Anche perché la nuova gestione della stamina, e le meccaniche di striking nel complesso, impongono al giocatore di sfruttare ancor più efficacemente il gioco di gambe del suo lottatore, cercando di impostare le distanze e i posizionamenti sul tatami in modo vantaggioso.
    Per quanto riguarda la lotta a terra, il gameplay è rimasto sostanzialmente immutato rispetto a quello del precedente capitolo, e la cosa non ci dispiace più di tanto. Avremmo gradito una revisione, almeno parziale, delle meccaniche di finalizzazione e difesa, per eliminare del tutto l'elemento "carta, forbice, sasso", ma anche così il sistema risulta piuttosto godibile.

    Molto meno piacevole, invece, la versione semplificata della lotta a terra inserita - opzionalmente - in questo terzo episodio, basata su un button mashing dissennato e totalmente dissonante. In definitiva, EA Sports UFC 3 promette di essere il titolo più profondo e simulativo tra quelli dedicati al mondo delle MMA. Il rovescio della medaglia è la difficile permeabilità di un prodotto che, per forza di cose, necessita di dedizione e allenamento prima di risultare realmente appagante. La serie UFC premia da sempre l'abilità e l'esperienza dei giocatori, e quest'ultimo capitolo porta questa logica a nuove vette di soddisfazione per i professionisti dell'ottagono digitale.
    Una considerazione, quest'ultima, che ci rende ancor più indigesti i cambiamenti apportati ad una delle modalità più discusse, la UFC Ultimate Team.

    Pay-to-menare ?

    La nuova iterazione della modalità UFC Ultimate Team vede il ritorno di un sistema a carte collezionabili, di rarità crescente, con il quale i giocatore può comporre e personalizzare la propria squadra di picchiatori. Queste carte, che si esauriscono nel giro di qualche incontro, possono essere ottenute "spacchettando" le bustine acquistate con la valuta di gioco o, alternativamente, con denaro sonante. Già a questo punto, è probabile che una fetta consistente dell'utenza abbia iniziato a roteare gli occhi in preda allo sconforto, in particolare tutti quei giocatori che UFC lo conoscono e lo amano.

    Sì perché, a prescindere dalle considerazioni sull'eventuale "paywall" innalzato dalla formula, si tratta di una scelta che mette in campo dinamiche totalmente avulse al tipo di gameplay, duro e tecnico, offerto dal gioco. Sborsando una discreta quantità di denaro, un giocatore particolarmente spendaccione può infatti procacciarsi una mole massiccia di carte rare, assicurandosi un vantaggio oggettivo sui contendenti.
    Stando alle parole degli sviluppatori, il sistema di matchmaking della modalità Ultimate Team accoppierà esclusivamente giocatori dotati di "build" comparabili, eppure la natura stessa del sistema comporta un fattore di esclusione preoccupante e potenzialmente deleterio. Vi basti considerare che all'interno dei pacchetti è anche possibile trovare delle carte "vantaggio" capaci di offrire bonus a danni, difesa e stamina, una trovata che si pone lontano anni luce dallo spirito ludico della produzione.

    Anche l'aggiunta del valore "intesa" tra combattenti e tecniche, strappato alle modalità Ultimate Team di altri titoli targati EA Sports (FIFA 18, in primis), risulta difficile da collocare nel panorama di un gioco come UFC 3. Allo stato dei fatti, dopo una trentina di incontri disputati, possiamo confermarvi che una maggiore sovrabbondanza di tecniche e vantaggi può in effetti segnare la differenza tra vittoria e sconfitta, limando molto il peso del fattore abilità.
    La verità è che la UFC Ultimate Team è una modalità della quale non si sentiva affatto il bisogno già un capitolo fa, e la nuova offerta di EA non rimescola certo le carte sul tavolo. Le modalità online classiche sono quindi preferibili in senso assoluto (al netto di un netcode ancora imperfetto), visto che l'unica reale discriminante, in quel caso, è la capacità "mazzuolatoria" dei contendenti agli angoli. A onor del vero, però, dobbiamo rendere grazie alla modalità Ultimate Team per averci offerto una prima occhiata all'ampio e profondo sistema di personalizzazione che ci permetterà, il prossimo 2 febbraio, di creare il nostro avatar e lanciarlo verso le luci della ribalta nella nuova modalità carriera "G.O.A.T.".

    EA Sports UFC 3 EA Sports UFC 3 rappresenta un interessantissimo passo avanti sul percorso verso la simulazione marziale definitiva. La completa revisione delle meccaniche di striking, a partire dalla disposizione dei comandi, potrebbe richiedere ai giocatori un durissimo dazio in termini di tempi d’apprendimento e assimilazione delle dinamiche ludiche, ma si tratta di un’evoluzione che non fatichiamo a considerare positiva. Le modifiche messe in campo da EA Canada puntano a rendere ancor più ampio il gap che separa i picchiatori professionisti dai rissaioli della domenica, in linea con una formula di gioco che non concede alcuno spazio al “button mashing”. Anche per questo risulta particolarmente indigesta la presenza di una modalità, la UFC Ultimate Team, che sembra invece remare nella direzione opposta, garantendo vantaggi potenzialmente arbitrari ai giocatori disposti a spendere qualche euro in più. Onestamente, non ne sentiamo proprio la necessità.

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