Ghost Recon Breakpoint: provata alla Gamescom la modalità Ghost War

Anche Ghost Recon Breakpoint di Ubisoft è presente alla Gamescom, con una prova della modalità multiplayer PvP 4v4.

Tom Clancy's Ghost Recon Breakpoint: Ghost War
Anteprima: Multi
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Stadia
  • Svelata in occasione della Gamescom di Colonia, Ghost War è la modalità PvP 4 contro 4 di Ghost Recon Breakpoint, un contenuto che si affianca alla ben più ambiziosa componente a singolo giocatore, cercando però di trasportare le caratteristiche di spicco del nuovo episodio della serie in un contesto multigiocatore. Ghost War è infatti una modalità tattica in cui è imperativo coordinarsi per dar vita ad azioni ponderate, visto che gli errori del singolo possono compromettere l'intera sorte della squadra. Non si tratta di un contenuto innovativo, ma la nostra prova alla koelnmesse ce l'ha dipinto come un'aggiunta potenzialmente piacevole.

    Conosci il tuo nemico

    Una delle prime cose che lo staff di Ubisoft ci ha consigliato di fare durante i match di Ghost War è stata quella di comunicare molto. Di scambiarsi dettagli, informazioni, decidere in anticipo le vie da percorrere, quali avversari puntare nel mirino. Senza pianificazione e una coordinazione perlomeno sufficiente, Ghost War rischia di trasformarsi in un inferno di rabbia e frustrazione.

    Sono le conseguenze di un gameplay che ruota tutto attorno alle dinamiche di gruppo e che funziona solo se declinato in ritmi lenti e studiati. Non a caso individuare la posizione di un nemico è una delle prime mosse da fare per avere più chance di successo: la possibilità di "pingare" un punto dello schermo utilizzando il mirino o sfruttare il rilevatore di rumori sulla bussola, consentono di avere un'idea di ciò che circonda la squadra e di comunicare la situazione in maniera rapida e chiara ai compagni di squadra.
    Le possibilità si estendono poi all'utilizzo di droni scout o di sonde che sono in grado di "leggere" l'ambiente ed evidenziare i punti d'interesse. In Ghost War si combatte anche una guerra d'intelligence e di spionaggio oltre che una battaglia più tradizionale, ed è la squadra più capace a leggere la situazione quella favorita per la vittoria. Durante la nostra prova abbiamo provato solo una delle due modalità che saranno poi disponibili al lancio, chiamata Elimination.

    Come facilmente intuibile, per raggiungere la vittoria la squadra è tenuta ad abbattere ogni elemento del team avversario, con la capacità di respawn, quindi, completamente disattivata. I compagni feriti non scompaiono però dal campo di battaglia e possono essere risollevati in qualsiasi momento: un'operazione che richiede tempo e che espone il salvatore ad un grosso rischio. Ecco perché alle volte è meglio caricarsi il corpo in spalla e trovare una posizione più vantaggiosa per curare l'alleato, o valutare molto bene la situazione, perché non sempre correre in aiuto potrebbe essere la giusta scelta da fare.

    È capitato, durante il test, di sfruttare il corpo di un nemico abbattuto come esca per un tiratore, una strategia di successo che specialmente il team avversario ha saputo padroneggiare con maestria.

    Ecco che quindi viene ribadita l'importanza di avere lucidità mentale, ponderatezza, ma anche quella di disporre del giusto equipaggiamento. Un fucile a lunga gittata con uno zoom ottico è infatti l'unico modo efficace per fare un tiro al bersaglio efficiente, mentre se si sfrutta uno stile più dinamico sarà più indicato un fucile d'assalto versatile. Una regola di base, questa, condivisa dalla gran parte degli sparatutto sul mercato, ma che in Ghost War si lega anche con la presenza di quattro classi distinte: un cecchino, un assaltatore, un combattente - chiamato Panther - adatto a colpire d'improvviso e un medico.

    Non si deve immaginare, comunque, che la presenza di questi stereotipi sia indicatore di un gameplay completamente basato su sinergie, abilità speciali e counter: l'influenza delle classi, seppur presente, rimane in secondo piano rispetto all'importanza di un approccio coordinato e tattico. Inoltre poco prima del match è possibile selezionare il loadout del proprio personaggio, dalle armi ai componenti del vestiario.

    Ogni oggetto è contrassegnato da un grado di forza che ne sintetizza le potenzialità, al termine dei match se ne potranno ottenere di nuovi e dunque rinnovare progressivamente il proprio inventario. Purtroppo si tratta di un sistema che non siamo riusciti ad approfondire nella sua totalità e che quindi rimane ancora avvolto dai dubbi.?Sfruttare con efficacia dei ruoli è in ogni caso il modo migliore per comportarsi quando si vuol vincere un match, poiché le abilità uniche associate a ciascuna delle quattro classi a disposizione forniscono vantaggi a cui non si può rinunciare, specialmente nelle situazioni critiche. Il medico può richiamare un drone che rivitalizza i compagni moribondi, il cecchino può velocizzare la ricarica del fucile di precisione ed ottenere proiettili che uccidono immediatamente all'impatto: queste sono tuttavia delle "ultimate" che si caricano dopo aver speso del tempo in battaglia e non siamo riusciti a farne uso praticamente in nessuna occasione. Ci sono poi degli strumenti specifici, come un kit medico ad effetto immediato o un'arma lanciasonde con la quale scansionare l'ambiente circostante, altrettanto utili sebbene meno risolutivi.

    Terreno di guerra

    Nella versione finale di Ghost War saranno presenti sei mappe di gioco, ma durante la prova alla Gamescom ne abbiamo provate solamente due. Un cantiere nei pressi di un porto ed un complesso d'uffici al centro di una giungla tropicale, e i vari tipi di terreno condizionano le modalità di spostamento dei personaggi, quindi muoversi tra il fogliame umido avrà tutt'altro feeling rispetto a correre sull'asfalto.

    Il level design è poi strutturato per favorire il verificarsi di specifiche situazioni o premiare alcuni stili di gioco: nella mappa del cantiere portuale, una grossa collinetta di terra e il luogo ideale per posizionarsi e aprire il fuoco contro avversari ignari; nella giungla è possibile invece acquattarsi tra il fogliame e aspettare che qualcuno esca allo scoperto oppure spostare lo scontro tra un dedalo di edifici.

    L'esplorazione, inoltre, non è solo propedeutica alla comprensione e memorizzazione dell'ambiente, ma anche il modo migliore per reperire oggetti quali droni aggiuntivi o bendaggi ed avere un vantaggio costante su tutti gli altri.

    Visto che Ghost War è per sua natura una modalità dal ritmo poco rapido, è facile incappare in irrisolvibili situazioni di stallo. Se la partita dovesse dilungarsi troppo, l'area della missione comincerà a restringersi progressivamente, come accade nei battle royale. I dubbi più grandi che sono scaturiti dal nostro test riguardano nello specifico la presentazione visiva del gioco, apparsa ai nostri occhi un po' grezza e scarna. Ma come è stato segnalato diverse volte dagli stessi sviluppatori, quella su cui abbiamo messo le mani era una build ancora arretrata e che entro il prossimo 4 ottobre, quando Ghost Recon: Breakpoint uscirà, potrebbe subire diverse modifiche e miglioramenti.

    Ghost Recon Breakpoint Ghost War è una modalità secondaria e senza particolari guizzi innovativi, tuttavia la sua presenza al fianco dell’offerta contenutistica di Ghost Recon: Breakpoint ci è parsa una mossa abbastanza azzeccata. Lo spirito dell’avventura per giocatore singolo è infatti stato trasportato in una struttura multigiocatore che premia la cooperazione e la coordinazione e di conseguenza punisce gli assalti solitari e senza criterio. Ghost War, insomma, sembra essere indicata a tutti quelli che cercano di mettere alla prova le proprie capacità di combattimento e pianificazione in compagnia di un gruppo di amici.

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