Ghost Recon Future Soldier: lo abbiamo provato a Parigi

Playtest a Parigi

Ghost Recon Future Soldier: lo abbiamo provato a Parigi
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Ghost Recon: Future Soldier, ai tempi dell'E3 2010, era un progetto di design acerbo, in cerca di una propria identità. Le fiere di settore dell'anno successivo hanno ospitato un prodotto genuinamente in linea con il prestigio del franchise, eppure qualcosa mancava. Ancora. Perché ok il grasso divertimento foraggiato dalla co-op, ma l'impronta volutamente action, il nesso evidente con la spettacolarizzazione ad ogni costo di Call of Duty, il presunto indebolimento della componente tattica, puntavano il dito verso un parziale snaturamento della formula magica alla base della serie.
    Ora, a quattro mesi dalla release, possiamo archiviare tali problematiche quasi in scioltezza. E' vero, i cambiamenti ci sono, un paio di decurtazioni importanti pure, compensate però da altrettante - e sugose- innovazioni. Il tutto infiocchetta un prodotto ispessito, variegato, in grado di appagare chi gioca tramite repentini cambi di ritmo, con un occhio puntato al passato ed un altro al futuro dei Ghost.
    Siamo volati a Parigi per scoprire la vera natura di Ghost Recon: Future Soldier.

    Pianificazione preventiva

    Fitta boscaglia. Il campo sembra sguarnito. Sembra, perché è davvero difficile orientarsi tra questa masnada di tronchi snudati e arbusti. L'aspetto positivo è che le coperture abbondano. Graziati dal camuflage ottico, strisciamo lentamente vicino all'obbiettivo. La mappa è dannatamente aperta, parecchio distante dalle "strettoie" mostrate solo lo scorso anno. Un paio di magazzini più due tettoie adibite per lo stoccaggio di munizioni o chissà cos'altro. A pattugliare, quattro tango sparpagliati ma non eccessivamente distanti. Un'uccisione simultanea è che quello che ci vuole, ma data la prossimità l'uno dall'altro, sbagliare anche solo di un secondo potrebbe alimentare la miccia del caos. Dorsale destro, designiamo i bersagli. Respiro. Attendiamo che i compagni si posizionino. Fuoco. E puntuale, scoppia il delirio di piombo. Dove abbiamo sbagliato?
    L'ultima parte del nostro hands on, di cui sopra abbiamo riportano l'incipit, rappresenta la summa dei concetti chiavi di Ghost Recon: Future Soldier. L'area di gioco in questione, discretamente sviluppata e morfologicamente diseguale (con i suoi avvallamenti), offriva il classico gancio per le guardie in ricognizione, nascoste nei loro tragitti dal terreno, ma fin troppo vicine per non accorgersi o non sentire la caduta di un compagno. Avessimo usato fin da subito il drone, per esempio, così da tastare effettivamente il polso della situazione via aria, avremmo contenuto degli spiacevoli scambi di opinione con un nemico poco propenso ai convenevoli. Come si evince, comunque, gli approcci possono essere diversi, a tutto vantaggio di chi impugna il pad.
    Proseguiamo, dopo esserci lasciati alle spalle altri cadaveri, fino alla base nemica. L'IA che ci accompagna è adeguatamente sensibile al contesto, rappresentando un supporto fondamentale nel caso si voglia uscirne vivi. L'impossibilità di indirizzarne i movimenti, quindi, è tangibile e tuttavia ben arginata dalla scaltrezza con cui si interfacciano con l'ambiente di gioco. Niente supereroi, solo soldati che vogliono portare a casa la pellaccia.
    Il ponte dinanzi al team è una maledetta trappola, è chiaro. Artiglieri dietro le prime pile di sacchi, un cecchino appollaiato ad est, in posizione bastarda. Mentre vengono terminati simultaneamente, sgattaioliamo sulla sinistra, sotto la gambe di legno di una vedetta. Il visore termico confessa la presenza di due guardie armate sopra di noi, pronte a vomitare fuoco. La loro unica protezione contro i nostri confetti mortali è il legno. Un materiale piuttosto povero, che infatti si sgretola dopo un paio di colpi ben assestati. Un fattore da tenere in considerazione per chi è abituato ad abusare ad oltranza delle coperture. Nel finale, vertiginoso cambio di ritmo. La guerriglia si fa serrata, la morte sempre ad un passo davanti a noi, che qualora feriti ci tocca aspettare il supporto di un compagno. Decine gli avversari asserragliati all'interno di una casupola, altri ancora nel magazzino sopraelevato sulla sinistra, che spesso perdono la loro posizione per occupare una delle due torrette presenti nel cortile. Insomma, un inferno, e un grandissimo epilogo per una missione appagante e particolarmente sfaccettata, un insieme ben amalgamato di scelte del giocatore e scripting spettacoloso. Non sarà un ritorno alle origini, ma una ammorbidimento che funziona, diverte e dona nuovi spunti alla talvolta farraginosa intelaiatura di Advance Warfighter 2.



    Sudamerica. Scontro a fuoco in città. La vena più "crivellatoria" del prodotto Ubisoft lascia comunque poco margine a fronzoli vari. E' una missione di recupero, un interno che ha delle informazioni chiave. Avvicinarlo significa comunque passare per la cruna stretta di un ago particolarmente pungente. Tra palazzoni ammassati, si snoda una viuzza zeppa di auto parcheggiate e tango da abbattere. E' la fiera dello swap cover, un modo brillante e fluido per passare da un copertura all'altra, ma anche delle granate a frammentazione. Il drone qui, è poco utile: con tutte quelle fumogene lanciate, i fumi che si alzano dalle deflagrazioni, e gli spazi angusti, è necessario "navigare" a vista, e piuttosto bassi, con il rischio di essere scoperti ed abbattuti. Non è bello. Il visore in dotazione fornisce continue informazioni su chi minaccia la nostra incolumità, sul tipo di arma utilizzata, sul posizionamento presunto. Rimane solo da tenere giù la testa, correre e sparare come se non esistesse più un domani, tenendo ben presente un'IA nemica assolutamente dinamica e coordinata, che acquisisce info e che, qualora necessario e già a livello normale, non si risparmia malevoli viaggetti all'indirizzo del giocatore troppo fermo sulle gambe. Anche in questo caso, la mappa si sviluppa con l'avanzare del livello, anche verticalmente.
    Laddove la terza missione provata era una canonico percorso blastatorio su binari (mitragliere a bordo di un elicottero), onesta ma anche piuttosto scontata giustapposizione per rinfrescare il gameplay, il primissimo tutorial africano ha posto invece delle basi interessanti per le missioni stealth o d'infiltrazione. Il camuflage è mantenibile solo a patto di muoversi con estrema cautela, e a tenere banco inoltre ci sono anche le sguaiate reazioni degli npc, che in caso di avvistamento possono allertare le milizie nei dintorni.
    Di fondamentale importanza, il loadout delle armi, che incidono abbondantemente sulla riuscita delle missioni, se non altro perché mai come questa volta si relazionano agli approcci dei singoli giocatori. Il già chiacchierato Gunsmith denuncia una profondità nella customizzazione dell'inventario davvero esagerata, che per le cinquanta armi a disposizione si traduce in milioni di potenziali personalizzazioni e bilanciamenti. Carrelli, caricatori, silenziatori, mirini, ogni componente è modulare e gestibile a piacimento dal giocatore, che può quindi crearsi delle bocche da fuoco assolutamente su misura. Purtroppo, all'evento parigino era inutilizzabile la componente Kinect dell'editor.
    Una decina le ore previste per la campagna single player, dislocate in otto regioni diverse, tra cui Africa, Sud America, Medio Oriente e il circolo polare Artico. Come già annunciato, l'intera campagna è giocabile con l'ausilio di tre amici tramite la gustosissima co-op. Un plus da tenere in debita considerazione in quanto valore aggiunto all'intera produzione.

    Texturizzazione amore mio

    A livello estetico, Ghost Recon: Future Soldier confessa un ottimo impianto scenico, con tagli registici azzardati, e un uso appropriato di particellari, effetti volumetrici e sorgenti luminose. Convincenti le animazioni, finalmente più fluide rispetto ai passati esponenti della saga. Stona invece la scarsa pulizia delle texture, che non gratifica la costruzione poligonale, impoverendola insieme all'aliasing marcato. Imperizie che i quattro mesi che ci separano dall'uscita sapranno sicuramente correggere.
    Privo di sbavature, infine, il frame rate.

    Ghost Recon: Future Soldier Ghost Recon: Future Soldier è un sparatutto in terza persona che ha sicuramente alzato l’asticella della spettacolarità e del ritmo, senza rinnegare troppo il fattore tattico. L’impossibilità di comandare direttamente la propria squadriglia si sente, soprattutto in fase di pianificazione degli assalti, tuttavia l’IA compensa genuinamente quanto in origine era deputato al giocatore. Un equilibrio diverso, ma assolutamente ben gestito, capace di regalare emozioni vere agli appassionati anche per via di una continua diversificazione del gameplay. Chiudono il cerchio una co-op che promette faville ed un reparto multiplayer solido, su cui ritorneremo a bomba fra qualche tempo.

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