Hob - Gamescom 2016

Durante la Gamescom abbiamo avuto modo di provare per circa un'ora Hob, affascinante platform/puzzle in fase di sviluppo negli studi di Runic Games.

Hob - Gamescom 2016
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Di Hob ne sentiamo parlare già da un po' e da quello che inizialmente era un interesse moderato, siamo lentamente passati ad una viva curiosità. Sarà che ogni volta che sentiamo la parola "Zelda-like" ci corre un brivido lungo la schiena, ma a dir la verità, ad affascinarci di più è sempre stata la direzione artistica, perché in effetti, a colpirci come ha invece fatto Hob, oramai non ci riescono in molti. Ad ogni modo, il titolo sviluppato da Runic Games, in lavorazione da ormai due anni, non è ancora pronto per il lancio, tanto che sul suo sito campeggia un grande "coming soon", eppure, qui alla Gamescom 2016, il suo protagonista dal cappuccetto rosso si è mostrato in buona forma.
    Durante la nostra prova, durata quasi un'ora, abbiamo anche scambiato quattro chiacchiere con Allen Fong, il Chief Operating Officer di Runic, che ci ha spiegato ben bene cosa possiamo aspettarci dal suo nuovo titolo: "con Torchlight 1 & 2 abbiamo fatto felice il nostro pubblico, dandogli esattamente quello che stava cercando, ma con Hob vogliamo andare oltre, raccontare una storia e proporre un mondo nuovo, misterioso e sognante". Capiamo subito dal suo entusiasmo quanto il progetto gli sia caro, e in genere noi di Everyeye.it non siamo mai insensibili ad un trasporto tale. Così, appena prima di iniziare il nostro hands on, entriamo nel mood giusto: drizziamo al massimo le nostre antenne, e ci gettiamo a piedi pari fra le rovine di una civiltà senza tempo...

    C'eravamo io, Cappuccetto Rosso e il suo guantone di pietra...

    Hob, come avrete già sentito in giro, è un action-adventure, Zelda-like a tutti gli effetti; con visuale semifissa dall'alto e anche un sacco di oggetti da rompere a vostro piacimento. Sullo sfondo, si staglia un mondo in rovina, dove ancora svettano le macerie pietrose di una civiltà ormai perduta che, in più di un'occasione (anche se con uno stile diverso), ci ha riportato alla memoria quel capolavoro d'animazione che è Laputa: castello nel cielo, del venerabile Miyazaki. Tutto quello che sappiamo del nostro eroe protagonista è che si è appena svegliato da un lungo sonno, e che porta un mantello con cappuccio rosso. Non sappiamo quanti anni ha, né se è maschio o femmina. Sappiamo che deve riparare il mondo con il suo gigantesco guanto di pietra, ma non è un compito semplice, anche perché oltre alle ostilità proposte dall'avanzata della infestante flora locale, c'è anche una fauna molto spesso aggressiva. E come la combattiamo questa battaglia? Facile: con spada, scudo e l'immancabile guantone. La lama può essere potenziata, anche se ancora non sappiamo come, ma lo scudo invece no. L'apparato di pietra che riveste il nostro braccio sinistro, invece, oltre che a sferrare forti affondi, può avere anche altre funzioni; come ad esempio la possibilità di utilizzare delle apposite piattaforme per il teletrasporto. Ovviamente on mancano le barre di vita e stamina, più il classico salto, una schivata ed anche un semplice sistema di aggancio-bersagli disponibile una volta che si sfodera lo scudo. Tutto qui: un combat-system minimale, che si divide l'onere del gameplay con una buona dose di puzzle solving (a quanto visto piuttosto semplice), e un level design votato al platform. Il ritmo di gioco è buono e l'esplorazione ti ripaga sempre con un buon numero di segreti, anche se, nella nostra ora di prova, abbiamo sperimentato qualche tempo morto, soprattutto nella prima area.
    A proposito della prima area: si tratta di una foresta verdeggiante, piena di rampicanti e rovine. Si procede piano, guardandosi intorno, cercando di capire quali animali ci attaccheranno e quali no. Ci sono dei checkpoint da trovare, interruttori da azionare e piccole sezioni platform. Poi arrivano i nemici; insetti giganti e troll lanciatori di...beh, qualcosa di poco bello. Insomma, ci si fa largo falciando l'erba alta, si schivano gli attacchi, economizzando bene la stamina, e prendendo accuratamente le misure agli avversari (perché Hob non è Dark Souls o Hyper Light Drifter, ma neanche una passeggiata). Mentre si esplora la zona si ha l'idea di perdersi sempre qualcosa, che spesso ti spinge a tornare indietro e a controllare meglio; piacevole, sì, ma ancora da comprendere fino in fondo. Infine, giungiamo ad un marchingegno ancestrale, lo azioniamo, e subito un boato fragoroso ci assale. Torrioni enormi sbucano solenni dal burrone di fronte a noi coprendoci la visuale, lasciandoci intendere che eravamo solo all'inizio della nostra avventura.

    La seconda area è invece molto diversa, sia per caratterizzazione estetica, che per tipologia di gameplay. Sembra di essere all'interno di una specie di tempio, uno di quelli mossi dalla forza dell'acqua o da qualche strana magia. Lunghe passerelle sospese sul vuoto si parano di fronte a noi, costringendoci ad una serie di precisi salti. Qui scopriamo uno dei poteri che si celano nel nostro guanto, e la situazione si fa più interessante; ci sono delle piattaforme metalliche, che una volta attivate permettono di teletrasportarsi fra loro. All'inizio sono solo due alla volta, poi, diventano tre, quattro, e vanno attivate tramite appositi dispositivi e poi percorse in tutta fretta, prima che si spengano di nuovo. Ci sono anche dei mini-boss, che rispondono al nome di campioni, ed hanno il compito di inframezzare i Puzzles ambientali e quant'altro ci si pari davanti. Qui, infatti, il ritmo migliora; il level design mostra le sue potenzialità e cominciamo a comprendere la vera essenza del titolo Runic, che sembra non essere solo incentrata su di una direzione artistica accattivante.

    Hob Hob è un buon prodotto, piacevolmente ispirato e realizzato con cuore e passione dai ragazzi di Runic Games, come fosse l’eredità evoluta dei vecchi ed amati Torchlight. La mescolanza delle sue tre dimensioni ludiche (ovvero combattimento, puzzle-solving e platforming) sembra funzionare bene, anche se non brilla per innovazione o eccellenza. A volte ci è sembrato che il titolo manchi di mordente, o peggio, che “si accontenti”, ma forse è ancora troppo presto per parlare, e per comprendere appieno le sue potenzialità converrà aspettare una prova più approfondita. Di certo, Hob ha le carte in regola per riuscire nel suo intento, e quando sarà il momento del suo sprint finale, noi saremo qui ad attenderlo.

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