In Sound Mind: l'inferno della mente

Presentato ufficialmente durante il PC Gaming Show, scopriamo In Sound Mind, un horror psicologico tetro e oscuro.

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Disponibile per
  • Pc
  • Switch
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Presentato ufficialmente durante il PC Gaming Show con una sequenza di gioco inedita, In Sound Mind è un'avventura horror in prima persona che porta i giocatori a visitare una dimensione tetra e angosciante, livida manifestazione di un universo mentale sull'orlo del collasso. Il titolo, sviluppato dal team indipendente We Create Stuff, punta a irretire la platea degli appassionati con un mosaico di sequenze ansiogene e trovate ludiche pensate per stimolare l'ingegno. Un esito tutt'altro che scontato, sebbene la build testata in anteprima ci abbia messo di fronte a qualche soluzione di design piuttosto stuzzicante, purtroppo accompagnata da altre non ugualmente efficaci.

    Negli abissi della coscienza

    Un casolare isolato, epicentro di una marea oscura costellata di riflessi iridescenti. Quelli di una notte anomala, soffocante, che tradisce i sensi e si fa beffe dell'ingegno, dando corpo alle cupe vibrazioni di una voce sprezzante, vanagloriosa e maligna. Il narratore sa dove ci troviamo, sa perché la realtà ha assunto i tratti contorti di un incubo febbrile, perché la memoria rifiuta di offrirci dettagli sulla nostra identità o sulle circostanze di questo straniante isolamento. Ride di noi, pregusta la morte che ci attende alla fine del cammino, vuole trasformarci nella vittima di un gioco perverso, fare della nostra mente il palcoscenico per la sua perversione.

    In Sound Mind si apre nella penombra di un seminterrato polveroso, punto di partenza di un horror psicologico che sembra recuperare molti degli stilemi più sfruttati di questo particolare filone dello spavento digitale. Abbiamo un protagonista senza memoria intrappolato uno scenario onirico, un narratore inaffidabile con un certo gusto per la teatralità e un'ambientazione genericamente sinistra, senza particolari guizzi stilistici, che peraltro evidenzia sin da subito i limiti tecnici della produzione, anche sul fronte squisitamente ludico.

    Per quanto intrigante ed enigmatica sia la premessa narrativa composta da We Create Stuff, i temi alla base del racconto non brillano certo per originalità, in un periodo in cui l'insania, il disagio cognitivo e, più in generale, "l'orrore della mente" sono diventati elementi quasi manieristici per il genere di riferimento, tanto da rendere ancora più impegnativo il compito di chi si propone di tradurli in un'esperienza videoludica.

    E in effetti i primi minuti del titolo scorrono senza particolare mordente, lasciando al giocatore l'impressione di avere a che fare con una produzione totalmente in linea con gli standard della categoria, e in particolar modo con quelli di una scena indipendente sì ambiziosa, ma che solo di rado riesce a partorire giochi in grado di lasciare il segno, specialmente in ambito orrorifico. I tre piani della costruzione che fa da teatro a questa prima porzione dell'avventura portano quindi su schermo la gamma completa delle trovate tipiche del segmento: documenti e note da leggere, semplici puzzle contestuali, una torcia da usare con parsimonia e jump scare sostenuti da un comparto sonoro piuttosto solido, capace di intensificare l'efficacia delle atmosfere. L'incontro con una creatura tenebrosa e proteiforme - la prima di molte - segna però un cambio di passo promettente, mentre il racconto comincia pian piano a prendere forma, a mostrare carattere.

    Il nostro alter ego è uno psicologo intrappolato in una dimensione dove i traumi e le ferite interiori, tanto le sue quanto quelle dei suoi pazienti, danno forma a una versione distorta della realtà, carica di simbolismi inquietanti. Le ragioni della nostra presenza in questo mondo non sono chiare, ma hanno a che fare con un'empia sperimentazione terapeutica, che ha condotto alla morte molte delle cavie in cura al buon dottore. Per sfuggire alla presa di questo abisso psichico, dovremmo quindi recuperare e ripercorrere le memorie di tutte le persone coinvolte nella tragedia che l'ha generato, con l'obiettivo di liberarle dal peso delle loro angosce.

    Ognuno ha il suo inferno personale

    Le registrazioni dei colloqui tra il protagonista e i suoi pazienti, raccolte nel corso dei nostri bizzarri pellegrinaggi, aprono quindi delle porte verso i recessi più dolorosi della coscienza, scenari le cui sembianze dipendono dalla natura delle turbe che li hanno prodotti. Il primo di questi, sede della seconda parte della demo, assume la forma di un grande supermercato avvolto dall'oscurità: l'inferno di una donna portata al suicidio da un insopportabile connubio di ansia sociale, dismorfofobia, depressione e traumi familiari.

    È in questa sezione, alquanto ampia, che In Sound Mind si dimostra in grado di proporre al pubblico soluzioni ludonarrative più ricercate: la narrazione cresce di intenstità, gli enigmi si fanno più vari e stimolanti, mentre al giocatore vengono forniti strumenti aggiuntivi che contribuiscono ad arricchire il gameplay. La pistola rinvenuta (ricostruita, in effetti) all'inizio dell'avventura si dimostra uno strumento prezioso per difendersi dalle ombre senzienti in giro per la struttura, ma non è certo l'oggetto più utile tra quelli nel nostro inventario.

    Un semplice frammento di specchio diventa infatti un'arma formidabile contro l'eco spettrale di una donna terrorizzata dal proprio aspetto, nonché uno strumento utilissimo per superare alcuni degli ostacoli sul nostro cammino, da tagliare o infrangere per accedere a nuove sezioni esplorabili. Non tutte le idee mostrate in questa seconda parte della demo ci sono sembrate egualmente efficaci, nel quadro di una prodotto che pare caratterizzato da evidenti fluttuazioni qualitative, legate a doppio filo a limitazioni - in termini di budget e di esperienza - che potrebbero inficiare notevolmente il risultato finale.

    Tra cliché e trovate brillanti, il primo assaggio della creatura di We Create Stuff ci ha lasciato in bocca dei sapori discordanti, che da una parte lasciano intravedere un buon potenziale e dall'altra spingono a tenere in scacco le aspettative, anche in relazione alla scelta dello studio di legare il titolo all'orizzonte delle produzioni next-gen. D'altronde il comparto grafico di In Sound Mind, come anticipato, pare datato anche per gli standard dell'attuale generazione, mentre la direzione artistica - per ora tutt'altro che memorabile - non riesce a sopperire alle mancanze sul versante tecnico.

    Difetti che si manifestano anche sul fronte di un gameplay un po' claudicante, con meccaniche stealth ancora abbozzate e un'interfaccia utente piuttosto disagevole. Parliamo però di un progetto ancora in lavorazione, e se lo studio riuscirà a migliorarne le fattezze in tempo per il lancio (previsto entro marzo del 2021), assicurandosi al contempo di mantenere lo stesso livello di varietà visto nella porzione finale della demo, il risultato potrebbe rivelarsi sorprendente.

    A fare la differenza sarà anche la qualità complessiva dell'intreccio, la sua capacità di rinvigorire le atmosfere del gioco col supporto di una narrativa d'impatto. Merita una menzione d'onore l'accompagnamento musicale del titolo, composto dalla band israeliana The Living Tombstone, cui dobbiamo alcuni dei momenti più suggestivi delle due ore passate in compagnia di In Sound Mind.

    In Sound Mind Le due ore passate in compagnia di In Sound Mind ci hanno offerto un assaggio in anteprima del potenziale di un titolo intrigante, ma al momento afflitto da forti fluttuazioni qualitative. Se la prima parte della demo non ci ha colpito particolarmente per il pregio delle soluzioni adottate, la maggiore varietà della seconda, costellata di enigmi e sequenze più stimolanti, ha decisamente risollevato le nostre aspettative, senza però convincerci del tutto. Gli evidenti limiti del progetto, soprattutto sul versante tecnico, richiedono infatti un equilibrio perfetto tra ambizioni e scelte produttive, e gli sviluppatori dovranno fare il possibile per gestire al meglio la varietà situazionale del gameplay in relazione alle prerogative del gioco: calare i giocatori in un inferno della mente, dove l’orrore assume forme inaspettate. Malgrado tutto, In Sound Mind ha dalla sua un buon potenziale da esprimere, e merita pertanto l’attenzione degli appassionati, a patto di tenere in scacco le aspettative. A fare la differenza sarà anche la tenuta del comparto narrativo, tanto affascinante quanto ancora avvolto dal mistero.

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