Journey to the Savage Planet: provata la modalità cooperativa

Abbiamo potuto provare con mano (anche) la modalità co-op di Journey to the Savage Planet, primo gioco di Typhoon Studios in uscita a gennaio 2020.

Journey to the Savage Planet: provata la modalità cooperativa
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Annunciato nel corso degli ultimi Game Awards, Journey to the Savage Planet si è confermato come una delle sorprese più interessanti dello scorso E3. La formula messa a punto da Typhoon Studios ci aveva infatti regalato alcuni tra i momenti più divertenti vissuti sullo showfloor di Los Angeles, grazie a un connubio brillante di scrittura e gameplay, alla base di una produzione carica di stile e personalità. Un piccolo gioiello di creatività che, nel corso dell'ultima Gamescom, è tornato a ribadire con forza il suo potenziale, in coda a un hands-on che ci ha permesso di provare anche l'inedita - e convincente - modalità cooperativa.

    Quanto è dura l'avventura

    Journey to the Savage Planet cala i giocatori nei panni di un prode avventuriero dello spazio, audace avanguardia di una delle migliori realtà nel campo dell'esplorazione cosmica: la Kindred Aerospace. Sotto la guida degli instancabili esperti della società, il vostro compito è quello di gettare le basi per il futuro dell'umanità, le fondamenta per una nuova "casa fra le stelle". Beh, più o meno. Sì, perché scritta in piccolo tra le righe della gloriosa propaganda corporativa della Kindred, parafrasata in queste prime battute, c'è una verità un po' diversa, che fa da summa tanto alle colonne portanti del gameplay di Journey to the Savage Planet, quanto al suo sagace sottotesto umoristico.

    Nella realtà dei fatti il vostro avatar è un poco più che un barbone intergalattico, un astronauta a cottimo al soldo di una compagnia di quarta categoria, che l'ha spedito sul pianeta AR-Y 26 con scarso addestramento e risorse ancor più esigue. Una cornice narrativa che valorizza l'elemento chiave dell'opera prima di Typhoon Studios: un senso di scoperta trascinante, anima di un viaggio verso l'ignoto che dà corpo a meccaniche di gioco intuitive e ben congegnate, cuore di un'esperienza che si adatta piacevolmente ai ritmi e alle priorità dei giocatori. Una volta messo piede sul "pianeta selvaggio", il nostro incarico principale sarà quello di analizzare e catalogare in maniera certosina fauna e flora, cercando al contempo di raccogliere tutto il necessario per migliorare l'equipaggiamento in dotazione.
    Il tutto tra le maglie di un titolo in prima persona che recupera - dichiaratamente e con grande perizia - diversi elementi ludici dall'indimenticato Metroid Prime, proponendo un ottimo equilibrio tra fasi action (caratterizzate da un gunplay di buona fattura) ed esplorazione da metroidvania tridimensionale.

    Lo scanner del protagonista è a tutti gli effetti uno strumento al servizio della narrazione, che si muove tra descrizioni esilaranti di ogni elemento dello scenario, freddure involontarie sparate a bruciapelo dall'intelligenza artificiale dell'astronave e continui inviti alla scoperta.

    In assenza di NPC a stabilire gli obiettivi del nostro goffo peregrinare, e con solo un piano di massima per il soggiorno su AR-Y 26 (verificare l'idoneità del pianeta alla colonizzazione), proprio l'analisi dell'ambiente e dei suoi goffi abitanti rappresenta la colonna portante della progressione, che si snoda tra questline contestuali interessanti e realtivamente articolate, capaci di stimolare la curiosità del giocatore e condurlo - senza troppe indicazioni - alla scoperta di nuove dinamiche di gioco.

    Scannerizzare una peculiare razza di pollo spaziale, una con un'inspiegabile tendenza all'autodistruzione, potrebbe quindi offrirci informazioni utili per la produzione di ordigni esplosivi fatti in casa, particolarmente efficaci contro alcune delle creature più ostili dei 4 biomi che compongono il mondo di gioco.

    Il ritrovamento di una particolare pianta, dotata di una fonte d'energia biologica, potrebbe invece diventare il tassello mancante per la progettazione di un potenziamento per la pistola, ma per recuperarla dovremo prima distruggere le radici del baccello, anche sfruttando le sopraccitate granate per abbattere la parete rocciosa a difesa di una di queste. Un sistema d'avanzamento "a mosaico" che però lascia il giocatore libero di assecondare in pieno le proprie pulsioni del momento, di stabilire le priorità della progressione senza rigide imposizioni. L'impressione è che, nella dozzina d'ore necessaria al completamento della campagna, non resterete mai a corto di piattaforme da raggiungere col vostro fidato jetpack, di punti d'interesse stimolanti o intrugli sperimentali da utilizzare per alterare i delicati equilibri dell'ecosistema alieno, magari costringendo uno stormo di gallinacci bomba a farsi detonare tra le zampe di una sorta di malmostoso ibrido rettile-coguaro.

    Coerente con i toni scanzonati dell'avventura, il level design propone un efficace complesso di panorami ipercromatici, che valorizzano la formula di Typhoon Studios offrendo al giocatore stimoli sempre nuovi per declinare le dinamiche alla base del gameplay. A un paio d'ore dall'inizio del vostro viaggio, ad esempio, vi capiterà di trovare una ghianda che, se lanciata tra le foglie di un rampicante, si trasformerà in un appiglio da utilizzare per ampliare la la portata dei salti e raggiungere aree precedentemente precluse.

    Si tratta dell'ennesimo espediente collocato su un percorso d'apprendimento che invoglia a sperimentare con gli strumenti messi in campo dal game design, senza indicazioni troppo esplicite a banalizzare il senso di scoperta che, come anticipato, rappresenta il cardine dell'esperienza. Un motore d'interesse che guadagna ancor più forza giocando in compagnia di un altro scalcinato esploratore, come abbiamo avuto modo di provare con mano durante l'ultimo hands-on col titolo.

    Le caratteristiche e la bizzarria del mondo costruito dal team canadese offrono terreno fertile per un flusso ininterrotto di narrativa emergente, generata dalle disavventure corali dei giocatori coinvolti, naturalmente portati a costruirsi una lunga serie di aneddoti spassosi.

    Considerando la natura rischiosa della spedizione del protagonista, la presenza di un collega aumenta in maniera piuttosto netta le possibilità di sopravvivenza degli utenti, che potranno riportarsi in vita l'un l'altro. Ogni astronauta coinvolto in una partita coop (col classico sistema drop indrop out) potrà inoltre conservare tutte le informazioni e le risorse accumulate durante l'esplorazione. Si tratta, in definitiva, di un'aggiunta che si innesta in maniera assolutamente funzionale sul tronco ludico di un titolo che, in tutta onestà, non vediamo l'ora di spolpare fino in fondo il prossimo 28 gennaio.

    Che voto dai a: Journey to the Savage Planet

    Media Voto Utenti
    Voti: 31
    8
    nd