Journey to the Savage Planet: nello spazio nessuno può sentirti ridere

I canadesi di Typhoon Studios si preparano a debuttare con uno scanzonato Metroidvania 3D che non lascia indifferenti.

Journey to the Savage Planet
Anteprima: Multi
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • L'allestimento che 505 Games ha preparato per la presentazione di Journey To The Savage Planet è davvero quello delle grandi occasioni: badge personalizzati, adesivi appiccicati un po' ovunque nella hall d'ingresso e addirittura una stanza degli uffici milanesi della compagnia trasformata (con un certosino e apprezzabilissimo lavoro in stile Art Attack...) nell'improvvisato interno di una sgangherata astronave retrofuturistica. Un vero e proprio set pensato per far entrare nel mood di un gioco che già allo scorso E3 aveva dato prova di avere carattere da vendere - e che non a caso si era aggiudicato uno dei nostri preziosi award, dimostrandosi una delle sorprese assolute della fiera californiana.

    Capita così che accanto a rimasugli di fantomatici beveroni spaziali si trovi uno stendino con dei calzini appesi, piuttosto che strane provette luminescenti o l'ormai immancabile banana scotchata a una porta. Il tutto senza contare il televisore in un angolo che trasmette ossessivamente una serie di finte pubblicità che saranno incluse all'interno del gioco: geniali clip da trenta secondi che pubblicizzano - con toni esilaranti e compiaciutamente idioti, tipo il memorabile spot dell'Action Bike Sbullo Svitata di South Park - oggetti come fazzolettini di carta per soffiarsi il cervello, set tipo Scimmie di Mare con umani in miniatura al centro commerciale durante il giorno del Black Friday o improbabili hotline erotiche con un osceno blob all'altro capo del telefono.

    Famolo strano

    E il bello è che un contorno del genere è davvero solo l'antipasto di ciò che Journey To The Savage Planet ha da offrire, come si evince scambiando quattro chiacchiere con l'affabile Reid Schneider, Executive Producer del gioco e co-fondatore di Typhoon Studios.

    Già, Typhoon Studios: una software house nuova di zecca con sede a Montreal, che annovera al suo interno venticinque veterani con un bagaglio rispettabilissimo di produzioni AAA alle spalle (da Splinter Cell ad Assassin's Creed III, passando per Spore e molto altro ancora). Professionisti con curricula di primo piano, tutti grossomodo di mezza età, che hanno deciso di provare a rimettersi in gioco, di uscire almeno in parte dall'ingranaggio dei blockbuster in cui la specializzazione diventa alle volte un po' alienante. "In passato mi è capitato di vedere persone lavorare per mesi solo e soltanto ai fili d'erba, oppure c'è il tizio che si occupa del cielo e basta...", afferma ridendo Schneider, anche se sotto sotto capisco che non sta affatto scherzando.
    Perché il desiderio di dedicarsi a qualcosa di più personale, in cui si mantenga sempre una visione d'insieme - anche grazie alla scala più "umana" del progetto - e in cui sia possibile prendersi libertà di un certo tipo è esattamente l'anima di Journey To The Savage Planet.

    Questa cura di fondo, l'idea di un titolo fatto con tanta passione e rifinito a mano con certosina meticolosità ("niente è stato creato in maniera procedurale, e se una certa roccia è posizionata in uno specifico punto è perché un artista ha deciso di metterla proprio lì...", spiega Reid con un luccichio d'amore negli occhi), sono elementi ricorrenti durante la mezz'ora abbondante di hands-on.

    Per assurdo, l'impressione è quasi che gli sviluppatori abbiano deciso di creare un videogame pensato in primis per loro ancor prima che per il pubblico: un debutto con un approccio particolare e senza compromessi, che coraggiosamente sembra fregarsene delle mode e dei trend in voga nel 2019 per inseguire... altro.

    Con la consapevolezza dei propri mezzi e, perché no, persino dei suoi stessi limiti: Schneider parla non a caso di "gioco per persone che lavorano", come a suggerire col sorriso ma anche in maniera inequivocabile che Journey sarà un'esperienza limitata, contenuta, di quelle che si iniziano e si finiscono in una dozzina d'ore massimo, senza chissà quali esorbitanti pretese se non la genuina voglia di divertire ed intrattenere - e per questo motivo proposta a 29.99€.

    Lungo il cammino incontrerete mostriciattoli di ogni tipo, ma anche la più spietata delle minacce sarà visivamente tutta da ridere: l'intento è quello di proporre un videogame positivo, solare, ottimista.

    Un concetto, quello del divertimento squisitamente a misura di giocatore e di un titolo "player driven", che è emerso con forza a più livelli durante l'anteprima: dall'improbabile scelta del proprio avatar (selezionando ritratti di persone photoshoppate male e quasi sempre con un inguardabile mullet, o volendo addirittura... un cane!) allo sviluppo non lineare dell'azione, passando per la  possibilità di attivare tre diversi gradi di "aiuto" e di invasività nei commenti a voce alta da parte dell'intelligenza artificiale che ci accompagnerà durante una folle Odissea aliena.

    A proposito di avventura extraterrestre: l'impostazione base di Journey To The Savage Planet è, per ammissione stessa di Thypoon Studios, nientemeno che un indimenticabile cult come Metroid Prime. Dalle parti di Montreal sono infatti inguaribili fan del capolavoro Retro, e l'idea di presentare una sorta di metroidvania in salsa 3D con una palpabile enfasi sull'esplorazione, sul crafting e sulla catalogazione di strane creature si è rivelata troppo irresistibile per scegliere un esordio di altro tipo.

    E allora eccoci, alle prese con un'esperienza che in alcune meccaniche ricorda davvero da vicino il suo autorevole riferimento - su tutte la presenza dell'inconfondibile scanner, con cui è possibile interagire con l'ambiente, catalogare flora & fauna e in generale raccogliere informazioni preziose - seppur con un tono radicalmente diverso da quello a cui ci ha abituato negli anni Samus Aran. Dimenticate la ieratica sobrietà delle rovine Chozo o la straniante solitudine del vagabondare tra i ghiacci di Phendrana Drifts: al contrario in Journey To The Savage Planet si ride spesso e volentieri (qualche volta pure in maniera sguaiata), e più in generale si gioca con il sorriso perennemente sulle labbra, immersi in un'atmosfera fatta di colori schizzati, animazioni cartoon e insistite gag sulla cacca.

    Nel gioco non ci sarà un unico modo di risolvere le cose: gli sviluppatori hanno pensato di mettere a disposizione dei tool per poter arrivare allo stesso risultato in modi più o meno creativi (e diretti).

    Non che al di là del carattere originale, del mood da strampalata avventura con evidenti richiami all'età dell'oro della fantascienza del secolo scorso - elementi che non si possono non notare sin da subito - manchi comunque la ciccia anche in termini di gameplay.

    Al contrario, pur senza eccellere in nulla, Journey To The Savage Planet si dimostra assai piacevole pad alla mano: si spara con gusto (anche se è un peccato uccidere quei buffissimi mostriciattoli con un'innegabile tendenza a esplodere in ammassi di slime verdognolo), ci si lascia prendere dagli enigmi ambientali e in un attimo ci si ritrova stregati dalla raccolta ossessivo-compulsiva di risorse, in modo da craftare equipaggiamenti sempre migliori, che aprono la via verso aree precluse in precedenza.

    La novità che onestamente non mi aspettavo sta invece nel platforming, a sorpresa anche piuttosto esigente: ho avuto modo di attraversare uno dei biomi della parte più avanzata della campagna, e lì mi sono dovuto destreggiare tra doppi salti, propulsioni di jetpack da dosare con efficienza e grinding su binari energetici assolutamente non banali.

    Insomma, come ho sperimentato a mie spese pure durante lo scontro con un boss, non mancherà neppure una certa dose di sfida per i palati degli avventurieri più esigenti. Il tutto affrontabile anche online in modalità cooperativa, in compagnia di un altro malcapitato spedito chissà dove e chissà perché da quei mattacchioni della Kindred Aerospace (ovvero il vostro datore di lavoro, orgogliosamente eletto quarta migliore agenzia spaziale dell'universo).

    Journey to the Savage Planet Nonostante sembri avere oggettive difficoltà a emergere, quasi come se rimanesse purtroppo in qualche modo invisibile agli occhi del grande pubblico (e non solo...), Journey To The Savage Planet si è confermato ancora una volta una chicca piccola ma davvero degna di nota: una produzione a metà strada tra indie e AA orchestrata con misura, intelligenza ed ispirazione, che grazie agli sforzi di un team che si sente libero di creare, di divertirsi e di divertire promette una godibile scampagnata in un mondo follemente extraterrestre. Una forte dose di humor demenziale, un innato slancio verso l'esplorazione e tanta libertà messa nelle mani degli utenti sono soltanto alcuni degli ingredienti costitutivi di una formula che potrebbe regalare soddisfazioni - specie a una certa nicchia di giocatori e a tutti coloro che non hanno dimenticato Metroid Prime. La stravagante spedizione spaziale è prevista per il prossimo 28 gennaio su PlayStation 4, Xbox One e PC: attenzione perché Typhoon Studios potrebbe essere pronta a battezzare l'anno nuovo con la prima vera sorpresa del 2020.

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