Judgment: gli autori di Yakuza tornano tra le strade di Kamurocho

Il Team Yakuza presenta un'avventura dalle tinte noir che possiede molti punti di contatto con l'epopea di Kazuma Kiryu.

Judgment: gli autori di Yakuza tornano tra le strade di Kamurocho
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Disponibile per
  • PS4
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Stadia
  • Xbox Series X
  • Mentre lavora al nuovo ciclo di avventure che sarà inaugurato dall'ancora misterioso Shin Yakuza, il "Ry ga Gotoku Studio" ha deciso di tornare sul mercato con uno spin-off della saga, ambientato negli stessi luoghi delle avventure di Kazuma Kiryu e pronto a ricalcarne anche le meccaniche di gioco, con l'aggiunta di nuovi personaggi e tematiche inedite.
    Pubblicata in Giappone con il nome di Judge Eyes, questa nuova produzione arriverà anche in occidente con un altro titolo: Judgment. Dopo averla provata brevemente in terra natia, durante l'annuale TGS, siamo tornati a giocarla per qualche ora; questo ulteriore hands-on ha rafforzato tutte le precedenti considerazioni sul titolo, che purtroppo non brilla per originalità. Motore di gioco, situazioni e gameplay sono davvero molto vicini a quelli di Yakuza 6, senza particolari passi in avanti sul fronte tecnico e con un numero solo moderato di novità ludiche.

    Questo evidente conservatorismo alla volte si mette un po' di traverso, e lascia il giocatore in preda a sensazioni contrastanti; non tanto perché la formula di gioco brevettata da Ryu ga Gotoku sia in qualche modo stanca o affaticata, quanto perché certe situazioni sembrano rompere un po' la coerenza narrativa, come vedremo fra poco. D'altro canto Judgment ha dalla sua lo stesso carattere fieramente nipponico del suo padre spirituale, in questo caso addirittura più accentuato. Il racconto si infila infatti nelle aule dei tribunali e nelle infrastrutture legislative del Giappone, sfruttando lo stesso immaginario intravisto nell'intramontabile serie Phoenix Wright. Il personaggio principale, Yagami, è interpretato dal famosissimo idol Kimura Takuya, personaggio pubblico dall'incredibile esposizione mediatica. Proprio per questi motivi Judgment è da considerarsi un prodotto modellato ad uso e consumo di un pubblico lontanissimo, e proprio per questi motivi averlo a disposizione nel nostro mercato è così importante. Judgment è un prodotto che valorizza una diversità fondamentale per l'industria, un gioco che non si vergogna delle proprie origini e che ha il coraggio di dedicarsi interamente al suo pubblico (si potrebbe quasi dire: "alla sua nicchia"), senza il desiderio di uniformarsi solo per vendere di più.

    Gli occhi del giudice

    Protagonista di Judgement è Yagami Takayuki, detective privato con un passato molto turbolento. Orfano dalla tenera età di quindici anni, pochi anni prima delle vicende raccontate dal gioco Yagami era un avvocato difensore tra i più famosi di Tokyo, capace di vincere ogni causa, anche quella più complessa.

    Questo fino a quando un suo cliente, assolto dalla giuria dopo la strenua difesa, non è stato colto sul fatto a bruciare vivi due amanti. L'aver difeso un criminale pluriomicida ha gravato moltissimo sulla reputazione del protagonista, costringendolo ad abbandonare la professioneper diventare un detective privato al limite della legalità, disposto anche compiere qualche favore ai malviventi. L'incipit della storia ci consegna insomma un protagonista di grande acume, trasformatosi in un ribelle per sopravvivere in un ambiente ostile. Nel corso delle prime ore di gioco, dopo aver preso familiarità con le meccaniche di base, Yagami verrà reclutato da un esponente di spicco del Clan Tojo, accusato di un brutale omicidio avvenuto nei vicoli di Kamurocho. Il suo obiettivo sarà ovviamente quello di scagionarlo, raccogliendo testimonianze e indizi che provino la sua innocenza. Leggendo alcuni dei nomi snocciolati nelle righe precedenti avrete avuto conferma che Judgment e Yakuza hanno molte cose in comune, a partire dall'ambientazione per arrivare ad alcune delle personalità coinvolte nelle vicende. Dove le due produzioni si distanziano è nelle tematiche e nello stile nella narrazione, che in questo caso si adatta al linguaggio e ai ritmi di un thriller investigativo. In Judgment, oltre che di onore e di rivalsa, si parla anche di avvocati, indiziati, interrogatori di polizia, prove e strutture giudiziarie.

    Il racconto coinvolge tutte le figure che ruotano attorno all'aula di un tribunale, raccontando un interessante spaccato della cultura nipponica. D'altro canto il protagonista sarà spesso e volentieri occupato ad analizzare prove e interrogare possibili testimoni, dovendo dimostrare un buon grado di intuizione. Per guadagnare più punti esperienza (utili poi a sbloccare nuove abilità nell'immancabile skill tree), Yagami dovrà fare le domande "giuste" agli indiziati, quelle che in pratica possono rivelare il maggior numero di informazioni utili.

    In altri casi, osservando una foto o una scena del crimine, il nostro detective dovrà individuare i dettagli più pertinenti all'indagine in corso. Si tratta di attività molto distanti rispetto a quelle tipiche della serie Yakuza, che danno all'avventura un tocco piacevolmente diverso. Si capisce molto meno, invece, la volontà di riutilizzare per forza un sistema di combattimento ereditato da Yakuza 6 The Song of Life. Girellando per le strade di Kamurocho il protagonista verrà costantemente assalito da teppisti di ogni genere, e dovrà ovviamente difendersi menando le mani.

    Avvocato di strada

    Il gameplay action ricalca il modello già noto a chi ha impersonato Kazuma: gli avversari vanno dissuasi a suon di pugni, calci e prese, o con l'aiuto di oggetti recuperati sul campo (mazze da baseball, coni del traffico, perfino biciclette). Tornano anche le EX-action, azioni speciali altamente cinematografiche che consumano l'apposita barra, così come la possibilità di cambiare al volo stile di combattimento, scegliendo un approccio più svelto e utile di fronte a gruppi nutriti di avversari, oppure uno stile pesante e focalizzato sul singolo nemico. Schivate, salti sul muro e sistema di gestione della telecamera sono identici a quelli già sperimentati, così che il sapore delle scazzottate sia lo stesso di sempre: diretto, spettacolarizzato, furioso.

    Il problema, al netto di una evidente sensazione di "già visto", non è tanto nella qualità del gameplay, quanto nella coerenza narrativa. Se la vita di uno Yakuza può essere immaginata come una sequenza interminabile di baruffe, quella di un detective, per quanto ribelle, dovrebbe essere molto più tranquilla, e non si capisce come mai tutti i malviventi del quartiere dovrebbero avercela con Yagami.L'esigenza di rendere la progressione più movimentata, comunque, è comprensibile. Le altri fasi di gioco, che siano gli estenuanti pedinamenti o gli inseguimenti che ricordano quelli di Sleeping Dogs, non sono certo divertenti come le zuffe a mani nude, sebbene sorreggano una buona diversità di situazioni.
    Tutto sommato, a patto di non pretendere un titolo originale o innovativo, le prime ore di gioco ci hanno comunque incuriosito. Chiudendo un occhio sull'inaspettata tendenza di attaccar briga del protagonista, ci si trova davanti un'avventura piacevole e interessante. La scrittura si focalizza sui rapporti interpersonali fra i vari personaggi, ma anche su un alone di mistero percepibile fin dall'inizio.

    Inoltre la possibilità di dedicarsi alle solite attività secondarie rende l'esplorazione di Kamurocho estremamente vivace. In questo caso dobbiamo dimenticare alcune delle occupazioni meno nobili di Kazuma Kiryu, e aspettarci partite a Majong, un buon numero di videogiochi Arcade (fra cui un tremendo clone di Virtua Fighter), gare con i droni e competizioni a freccette. Un discreto numero di passatempi per chi, fra una rissa e un pranzo nei locali tipici, vuole tenersi impegnato.

    Ultime considerazioni relative al comparto tecnico: come accennavamo in apertura, Judgement sfrutta il motore proprietario del team di sviluppo, ovvero il Dragon Engine, che ha fatto pochi passi avanti rispetto ai due titoli precedenti, sia dal punto di vista squisitamente tecnico che per quanto riguarda il carattere dei modelli poligonali. Kamurocho si presenta sostanzialmente identica a quella che abbiamo visto in Song of Life, con le solite strade, i soliti angoli e le solite insegne; identiche anche le animazioni di combattimento, palesemente riciclate dal sesto Yakuza. Su PS4 liscia c'è da mettere in conto anche un framerate decisamente ballerino, con cali che scendono attorno ai 20 fps durante l'esplorazione. Di contro la PS4 PRO riesce a far girare il gioco fluidamente, trovandosi a proprio agio con la gestione dei riflessi e delle fonti luminose, unico aspetto un po' più brillante quando si parla di grafica e colpo d'occhio.

    Judgment “Un titolo dalla forte componente noir, un hard-boiled videoludico caratterizzato dal gusto luminoso e kitsch della solita Kamurocho”. Così scrivevamo al termine del primo contatto con Judgment, e queste stesse parole ci sembrano ancora oggi perfette per descrivere la nuova proposta del team di Yakuza. È proprio la capacità di abbracciare le regole del thriller a distinguere la produzione dalla saga principale, di cui invece recupera ambienti, gameplay e motore grafico. Se ancora non vi siete stancati di questo impasto, fatto di scontri, di locali, di side quest (ed in questo caso specifico ravvivato un po' da pedinamenti e investigazioni), tenete pure d'occhio Judgement. Se invece avete bisogno di qualcosa di nuovo, dovrete aspettare ancora.

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