Kingdom Come Deliverance provato su PC

Presso il Videogame Party di Milano, abbiamo avuto modo di mettere nuovamente le mani su Kingdom Come Deliverance.

Kingdom Come Deliverance provato su PC
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Non esiste probabilmente altro genere, nell'intera industria videoludica, più immersivo di un gioco di ruolo. Grazie all'immedesimazione concessa al giocatore, con lo sfruttamento della sua personalità per arricchire l'approccio ludico e morale, e all'esplorazione di alcuni tra i più brillanti esempi di scrittura offerti dal medium, abbiamo ogni volta il piacere di vivere opere d'intrattenimento uniche, capaci di valorizzare al meglio le infinite potenzialità dell'ambiente virtuale. Alcuni di queste catapultano in dimensioni familiari, corroborate da elementi estrapolati da immaginari facilmente riconoscibili e apprezzabili dai più (come il fantasy classico), mentre altre non solo solcano mari stilistici e tematici meno inflazionati, ma cercano modi sempre più originali per piegare le fondamenta ludiche del genere e dare vita a esperienze di gioco capaci di trasformare le loro presunte asperità in veri e propri pregi.
    Kingdom Come: Deliverance fa proprio parte di quest'ultima categoria, poiché vuole offrire una doppia sfida al giocatore: la prima è quella narrativa, per mezzo di un argomento - quello della guerra Boema tra Sigismondo, figlio di Carlo IV, e Venceslao- che viene sviscerato con la tipica lentezza che si confà alle opere medievali, e cioè ponendo un forte accento sulla politica e sullo scontro culturale tra casate, fazioni e popoli; mentre la seconda è naturalmente quella del gameplay, con combat system e dinamiche di gioco che inseguono una buona dose di realismo, senza inutili ghirigori o deviazioni nel campo del fantastico o del soprannaturale.
    Invitati da Koch Media presso il Videogames Party di Milano, abbiamo avuto l'occasione di mettere mano su una nuova build PC del gioco, che ci ha permesso di esplorare un po' più a fondo alcuni dei suoi principali punti di forza.

    Di arco e di spada

    Kingdom Come: Deliverance è un RPG open world con una forte enfasi sul racconto e sull'accuratezza storica di ambientazioni, personaggi e di tutti quegli elementi tipici estrapolati dalla cultura medievale, come armi e armature. Non vogliamo raccontarvi nuovamente le sue premesse narrative (per questo vi invitiamo a leggere la nostra precedente anteprima), ma sappiate che il team di sviluppo ha speso davvero tantissimo tempo e risorse per effettuare tutte le ricerche necessarie a dare vita a un contesto credibile e fedele, tanto che molti - anche provenienti da altri lidi dell'intrattenimento - si sono rivolti a loro per raccogliere informazioni sulla Boemia e sui principali avvenimenti storici intorno all'anno 1400.

    Ecco perché la narrazione di gioco, come capita spesso in RPG di questo tipo, sarà decisamente lenta, ma non per questo meno interessante per chi apprezza questo tipo di scenari e di racconti. Anzi, la cura con cui ogni elemento è stato trattato è un pregio che in pochi videogiochi possono vantare, così come la buona scrittura dei dialoghi e la verve registica di alcune cutscene.
    Detto questo, oggi vogliamo soprattutto parlarvi di gameplay, che poi è l'altra grande anima del titolo.
    Il nostro hands-on ci ha permesso di affrontare 3 missioni dislocate in tre momenti molto differenti della storyline principale, la quale, lo ricordiamo, vanterà ben 85 quest (comprese quelle secondarie), per una longevità totale che - a seconda della bravura del giocatore e dell'approccio - potrebbe spingersi anche fino al centinaio di ore di gioco. Sbalzarci da una parte all'altra della progressione, aveva naturalmente lo scopo di farci assaggiare la varietà tematica, stilistica e di gameplay che Kingdom Come Deliverance è capace di offrire, mettendo a nudo il lavoro svolto dagli sviluppatori sulla caratterizzazione e sul dinamismo delle missioni.
    La prima di queste, immediatamente successiva alla solita quest vista e rivista nelle vecchie build di gioco, ha permesso al nostro Henry, il protagonista del titolo, di addestrarsi nell'uso della spada e dell'arco e di girovagare per uno dei villaggi iniziali, realizzato - così come tutti gli altri avamposti e castelli di gioco - con estrema minuzia nelle architetture e nel rendering, grazie a un CryEngine in ottima forma, quantomeno su PC. Per orientarci non avremo a disposizione alcuna mini-mappa, ma solo una bussola in stile Skyrim e una mappa principale (che è stata realizzata con lo splendido stile artistico delle vere cartografie medievali). Su quest'ultima, oltre ai riferimenti delle missioni principali e secondarie, sono presenti diversi punti di domanda, che si sbloccano solamente una volta raggiunte le loro vicinanze (un po' come accadeva in The Witcher 3). Ci sono locande, fabbri, mercanti, e diversi NPC che possono rivelarsi utili per ottenere informazioni o quest secondarie.

    E' anche presente una sorta di "crime system", con guardie che scattano alla ricerca del giocatore non appena allertate da un testimone che lo hanno colto in flagrante a rubare o a colpire senza motivo un passante; altre volte, un po' come accade in Divinity: Original Sin 2, i soldati della milizia eseguono delle perquisizioni a sorpresa in cerca della refurtiva sottratta di nascosto nelle vicinanze. In queste situazioni, l'approccio con le guardie, come consuetudine, può essere vario: ci si può arrendere (finendo in prigione o, nel peggiore dei casi, sulla forca), si può combattere (cosa che solitamente finisce con il nostro cadavere circondato da una decina di guardie), oppure cercare di corrompere l'ufficiale con la favella (se si sono livellate adeguatamente le proprie skill di dialogo) o con il vil denaro. A proposito di abilità: queste livellano - sempre come in Skyrim, o come in Ultima Online - semplicemente utilizzandole più e più volte, finendo di fatto per tracciare un profilo di sviluppo del personaggio molto personale e basato sul proprio stile di gioco. Per ogni talento, inoltre, sono presenti diversi perk, che permettono di acuire ulteriormente le possibilità d'approccio, specialmente quando si tratta di ricorrere al sotterfugio.

    Come dicevamo, il cuore della prima missione era incentrato sull'addestramento di Henry. Una volta impugnata la spada, non si può fare a meno di notare quanto il combat system del titolo sia tecnico e interessante, con un sistema di "mira" e parata (a 5 direzioni) che ricorda a grandi linee quello di For Honor, anche se in questo caso siamo di fronte a una sua riproduzione nettamente meno arcade.
    Bisogna insomma prenderci la mano, imparando ad alternare attacco semplice, stoccata, finta e parata (con anche la variante "perfetta", che permette di colpire immediatamente in contrattacco). All'inizio, forse anche per colpa di input non sempre reattivi al 100%, il tutto potrebbe risultare leggermente frustrante e poco appagante. Questo è dovuto a una curva di apprendimento piuttosto ripida (sebbene assolutamente coerente con la materia) ma che permette ugualmente al giocatore di avvertire efficacemente i suoi progressi.
    Anche il tiro con l'arco è molto interessante (e difficile). L'assenza totale di una crosshair e la presenza di tutti gli effetti di tremolio e spostamento, che vengono applicati non appena si mette in tensione la corda dell'arco, rendono l'operazione di mira molto complessa, tanto che ci vedremo spesso a mancare il bersaglio, e a imprecare. Serve sangue freddo e precisione, imparando a leggere la traiettoria semplicemente sfruttando come riferimento la punta della freccia incoccata. Quel che è certo è che tale realismo non fa altro che acuire la soddisfazione quando si riesce finalmente a mandare a segno una freccia.

    Occhio per occhio: l'essenza del campo di battaglia

    La seconda missione della prova ci ha catapultati finalmente al centro dell'azione. Dovevamo guidare l'assalto di un piccolo contingente armato contro un accampamento nemico, attraverso un sentiero piuttosto stretto e ricco di "posti di blocco" con soldati semplici, qualche guerriero d'élite e diversi arcieri arroccati sulle pareti rocciose ai suoi fianchi. Sono proprio questi ultimi a rappresentare una delle principali minacce, dato che bastano, come nel nostro caso, un paio di frecce ben assestate per mandarci al creatore. Abbiamo quindi deciso di lasciare al nostro squadrone l'onere di tenere impegnati i nemici armati di spada, spostando la nostra attenzione proprio sugli arcieri, la cui armatura leggera non poteva nulla contro i nostri violenti fendenti di spada. Debellata la minaccia, siamo riusciti finalmente a procedere con lo sfoltimento della prima linea avversaria.

    È in questa situazione che il combat system del gioco ha messo in risalto alcune debolezze, anche se in realtà, sempre restando nell'ottica di quella ricerca di realismo di cui vi abbiamo parlato poc'anzi, solitamente hanno un loro senso. Nelle grandi battaglie medievali (o quantomeno nelle loro più comuni rappresentazioni filmiche e letterarie), infatti, si era soliti ad assistere a numerosi 1v1: ognuno "sceglieva" un avversario, e combatteva contro di lui fino alla morte. Kingdom Come: Deliverance non fa altro che rispettare questa filosofia: sul campo di battaglia, i soldati controllati dall'intelligenza artificiale (siano essi alleati o nemici) tendono a creare delle "coppie", effettuando un "lock-on" sul target più vicino senza più mollarlo. Spesso, tuttavia, non è raro vedere cinque o sei soldati accanirsi con uno stesso bersaglio, ignorando di fatto tutto quello che gli succede intorno, comprese le nostre spadate alle spalle, fino a quando l'obiettivo non viene eliminato.
    Ha senso? Tendenzialmente sì, non avendo ancora i soldati un bel paio di occhi sulla schiena. A livello videoludico, però, questa eccessiva "rigidità" nella selezione dei target potrebbe infastidire chi è alla ricerca di battaglie più "ordinate". Appurata questa caratteristica, non si può dire che gli scontri di massa non riescano a restituire tutte quelle sensazioni di bolgia e violenza che ci aspetteremmo di respirare nel corso di una brutale battaglia campale. Il merito è anche della visuale in prima persona, che favorisce la nostra immedesimazione in quella traumatica ma tanto assuefacente confusione dove viene solamente voglia di agitare la spada con furia contro tutto e tutti. C'è insomma, in Kingdom Come Deliverance, l'esaltazione della brutalità, e della carne da macello. Ad aumentare questa pressante e persistente sensazione di mortalità, poi, ci pensa il fatto che, in combattimento, non è possibile utilizzare alcun tipo di oggetto curativo.
    Una volta sgomberata la via per l'accampamento e completato l'assalto alle sue mura, è stata la volta di affrontare - da soli - il suo capo. Il combattimento è stato certamente il più difficile tra quelli affrontati, ma ha permesso quantomeno al combat system di mettere in risalto tutte le sue peculiarità. Al primo tentativo abbiamo deciso di adottare un approccio molto aggressivo, cercando di sfruttare tutta la stamina a nostra disposizione per attaccare senza sosta l'avversario. Purtroppo, il boss sapeva il fatto suo, con una guardia particolarmente reattiva nel parare con tempismo tutte le nostre sortite, per poi contrattaccare e farci tanto, tanto male. Abbiamo perciò cambiato strategia, affidandoci alla pazienza più che alla violenza.

    E, in effetti, attendere le mosse dell'avversario si è rivelato decisamente più conveniente. Parare con il giusto tempismo e poi rilanciarsi al contrattacco è un'opzione da considerare nella maggior parte delle situazioni. Ciò, tuttavia, non nuclearizza il livello di sfida, che resta sempre quello di prevedere in quale area della nostra sagoma verrà portato l'attacco, anche perché i moveset nemici non sono per nulla regolari.

    Ora et labora

    La terza e ultima missione ci ha visto abbandonare il clangore metallico del campo di battaglia per lasciare spazio alla vita religiosa. Sì, avete capito bene: ci siamo ritrovati all'interno di un monastero, a fingere di essere dei provetti novizi per rintracciare un ladro che si era a sua volta spacciato per uno dei monaci di clausura.
    Il gameplay di questa missione lascia al giocatore la possibilità di svolgere le indagini con l'approccio che più si preferisce, senza però poter ricorrere alla violenza, ma anzi, bisogna seguire le regole del monastero e svolgere diverse mansioni, onde evitare di far saltare la propria copertura o di finire sotto la verga dei coadiutori, sempre pronti a infliggere punizioni corporali ai pigri e ai trasgressori. Mentre si vive però all'insegna dell'"ora et labora", bisogna cercare di capire - attraverso il dialogo - chi è il bersaglio da rintracciare.

    Si può usare un approccio più sfrontato, svelando ai monaci di fiducia (tra cui però potrebbe nascondersi proprio il ladro) il proprio obiettivo, oppure ci si può giocare le proprie carte con più pazienza, dissimulando le proprie intenzioni fino al momento più propizio. Indipendentemente da questo, arrivato un certo punto dovremo eleggere il "colpevole", sbloccando dei bivi narrativi diversi in base alla correttezza o meno della nostra accusa.

    Kingdom Come: Deliverance La nostra prova con Kingdom Come: Deliverance ci ha messo di fronte a un prodotto estremamente interessante ma particolarmente "ruvido", indirizzato soprattutto a coloro che si sentono disposti a cogliere una sfida ruolistica diversa dal solito e improntata sul realismo. Un titolo che si fregia di una progressione molto lenta, capace di esaltare la bontà della narrazione storica, la varietà d'approccio delle missioni, e un combat system con arco e spada tosto da padroneggiare ma capace di regalare davvero grandi soddisfazioni. Certo, ci sono ancora delle spigolosità, specialmente a livello di input e animazioni, ma si nota comunque il lavoro di raffinamento effettuato dal team rispetto alla build presente all'ultimo E3. Anche la varietà delle tre quest provate ci ha dato buone impressioni, soprattutto perché cerca quasi sempre di valorizzare lo stile di gioco prediletto dal giocatore. Insomma, siamo sempre più curiosi di scoprire tutto il potenziale di questo gioco di ruolo. Restate perciò sintonizzati sulle nostre pagine, in attesa di nuove, succose informazioni.

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