Life is Strange 2: un assaggio del quinto episodio prima della recensione

Abbiamo avuto l'opportunità di testare i primi minuti dell'episodio 5, Wolves, e di intervistare i due attori protagonisti di LIS 2.

Life is Strange 2: un assaggio del quinto episodio prima della recensione
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  • Se avete seguito le pagine di Everyeye nelle ultime settimane, sicuramente non vi sarà sfuggita la nostra intervista a Jean-Luc Cano, Co-Director e sceneggiatore di Life is Strange, con cui abbiamo scambiato quattro chiacchiere a proposito del percorso creativo che ha portato al successo la serie firmata Dontnod, facendo anche un bilancio su LIS prima del finale di stagione. La conclusione è infatti ormai alle porte, e proprio mentre ci prepariamo al solenne congedo di Sean e Daniel, vogliamo anticiparvi qualche dettaglio sull'ultimo -attesissimo- capitolo, fornendovi anche alcune piccole curiosità sul cast dei personaggi.

    Perché oltre a provare con mano i primi minuti dell'episodio denominato "Wolves", in quel di Londra abbiamo potuto intervistare anche Roman George e Gonzalo Martin, ovvero le voci dei due protagonisti, nonché il direttore del doppiaggio Phil Bache. Ma andiamo con ordine e rimettiamoci in marcia, riprendendo proprio dagli ultimi eventi dell'episodio quattro (potete recuperare qui la nostra recensione di Life is Strange 2: Faith).

    Ovviamente siamo al corrente che molti di voi sono ancora in apnea, in attesa di giocarsi la serie tutto d'un fiato, perciò è necessario un piccolo disclaimer: da qui in avanti ci limiteremo ad un'analisi indiretta, ergo le informazioni sull'ultimo episodio saranno dosate con riguardo, ma dovete in ogni caso aspettarvi qualche "soft spoiler" sugli eventi passati, nonché accenni alle novità mostrate nei trailer ufficiali. Se dunque volete affrontare il viaggio in maniera "immacolata" e senza alcuna anticipazione, vi consigliamo di fermarvi qui.

    Hotel Arizona

    Dopo un terzo atto che aveva principalmente lo scopo di "allontanare" i due protagonisti, con il gran finale del quarto assistiamo finalmente a un meritato ricongiungimento, che però, come sempre accade in Life is Strange non viene certo a buon mercato. Ad ogni modo, indifferentemente dalle vostre scelte (che comunque hanno un grande impatto psicologico sui protagonisti), Sean e Daniel si ritrovano finalmente insieme, e il più giovane dei due sembra aver raggiunto un certo controllo sulle sue capacità sovrannaturali.

    L'arrivo di Karen, inoltre, ha un grande impatto sui due piccoli avventurieri. Grazie al suo aiuto riusciranno a lasciarsi alle spalle la traumatica situazione di Haven Point, raggiungendo finalmente lo stato dell'Arizona. Per la prima volta -dopo tanti chilometri- assistiamo ad un vero momento distensivo, in cui Sean e Daniel sono al sicuro e liberi di rilassarsi.

    Potrebbe quasi sembrare un lieto fine, vorrebbe esserlo, ma ovviamente niente di tutto questo può durare, perché le premesse erano chiare sin dall'inizio: per quanto ingiusto sia stato il destino, per quanto dura sia la vita del fuggiasco, da alcune scelte non si può tornare indietro, e così l'addio definitivo alla patria Americana si fa inevitabilmente sempre più vicino.

    Con un triste arpeggio di chitarra divenuto ormai prassi, la telecamera ci mostra i protagonisti rapiti dall'alba sul Gran Canyon, rappresentato come sempre in maniera impeccabile dagli artisti Dontdod. Un mare sconfinato di rocce rosse che si illumina piano piano, e ancora una volta la natura si solleva immensa, autoritaria e silenziosa, come se lei sola riuscisse a metter pace (anche solo per un attimo) nelle vite travagliate dei piccoli uomini.

    Sean e Daniel parlano del più e del meno, di quanto siano sorprendenti i giochi di luce inscenati per loro dal sole, ma anche se tutto sembra immutato è impossibile non notare come in realtà i due siano cresciuti infinitamente, divenuti adulti sotto i colpi violenti della loro storia. La regia evita volontariamente di mostrarci le loro intenzioni, i loro piani, ma capiamo che è quasi giunto il momento di rimettersi in viaggio. C'è ancora tempo per un ultimo momento aperto, la classica location in cui esplorare, gironzolare a vuoto e disegnare sketch, magari perdendosi nelle storie di qualche nuovo personaggio.

    Dontnod ha sempre riposto grande cura nella realizzazione di queste situazioni, colorando ogni spazio con le sfumature dell'America contemporanea, fatta di volti stravaganti e di racconti difficili. È esattamente quello che volevamo; basta soltanto qualche dialogo e in un attimo ci si dimentica di passato e futuro, la tensione si allenta ed emerge nuovamente quella forza malinconica che ha reso grande la serie. Solo per un attimo, perché in fondo quello che conta è il viaggio...

    La voce dell'America

    Il nuovo Life is Strange condivide lo stesso DNA della prima serie, eppure è differente: non è soltanto una questione di tematiche, di poteri sovrannaturali, e nemmeno qualcosa che ha a che fare con il numero dei finali (che stavolta sale a cinque).

    Jean-Luc Cano ci ha infatti più volte spiegato che una delle sfide più difficili in questa serie è stata quella di bilanciare lo sviluppo dei personaggi con la dinamica del racconto on the road, proprio perché in ogni capitolo vi era la necessità di ripartire da zero, in pratica resettando sempre lo schema narrativo: "Far crescere dei protagonisti in maniera credibile non è stato facile, soprattutto visto l'alto numero di situazioni differenti in cui via via si trovavano".

    La maturazione dei testi va poi di pari passo con il doppiaggio e la recitazione, ed ecco che gran parte della responsabilità ricade sul cast. Phil Bache, che si è occupato di supervisionare e dirigere l'intera operazione di voice acting, ci ha raccontato di aver lavorato duramente e a stretto contatto con i giovanissimi attori, che oltretutto in questo caso erano addirittura esordienti.

    "È stato un lavoro lungo e intenso, in cui era necessario entrare molto in confidenza con gli attori, anche per cercare di spiegargli al meglio tutti gli scenari, che peraltro sono assai complessi e toccano spesso tematiche parecchio delicate", e poi aggiunge: "spiegare la vita di strada ad un attore di dieci-dodici anni, addirittura alla sua prima esperienza, non è affatto una cosa da poco, figuriamoci tutta quella lunga lista di eventi tragici che si susseguono di episodio in episodio...".

    È proprio Roman Dean George, il giovanissimo attore californiano che impersona Daniel a risponderci con grinta su questo argomento: "assolutamente sì, non è stato facile neanche per me, soprattutto agli inizi, quando abbiamo ragionato sulla performance e sulle intenzioni. Stare a stretto contatto con Phil mi ha fatto crescere moltissimo come attore, e man mano che studiavamo il personaggio sono entrato sempre più in sintonia con le sue scelte, con le sue motivazioni, finché non mi sentivo davvero come lui! Anche nelle situazioni difficili, eravamo vicini...".

    Phil Bache ci racconta anche di come per lui il realismo sia fondamentale in un'avventura grafica come quella inscenata da Life is Strange 2, dove gli attori non hanno mai una "comfort zone", un'Arcadia Bay, e sin dall'inizio sono buttati nella mischia, a diretto contatto con eventi estremamente drammatici. Qui è proprio Gonzalo Martin, la voce di Sean, che ci tiene a raccontarci la sua esperienza: "ho poco più di vent'anni, ed anche per me è la prima vera prova come attore professionista. Phil è stato fondamentale nel tradurmi le emozioni sentite da Sean, il senso di responsabilità che deriva dalle sue scelte, nonché il modo per rendere tutto credibile durante la mia interpretazione".

    L'attore, di origini argentine, si ferma un attimo a riflettere e poi continua: "a un certo punto ho sentito il bisogno di avvertire sulla mia pelle la vita che stavano facendo Sean e Daniel, così ho provato a vivere per strada qualche giorno, a Los Angeles, con soltanto pochi centesimi in tasca. Anche se per poco è stata un'esperienza durissima, che non scorderò mai, ma credo che per me, come attore, fosse davvero necessario, per raggiungere l'autenticità di cui la mia parte aveva bisogno...".

    Life is Strange 2 Il lungo viaggio di Life is Strange 2 sta per giungere al termine, e il confine con il Messico è oramai dietro l'angolo. I francesi Dontnod si dimostrato ancora una volta affezionatissimi alla loro creatura, e assieme a Square-Enix sono stai ben lieti di introdurci all'hands on Londinese con una interessante serie di interviste. Parlare con il Cast, con il direttore del doppiaggio e con il co-regista e sceneggiatore Jean-Luc Cano ci ha permesso di vedere oltre la cortina del prodotto stesso, confermandoci ancora una volta l'enorme lavoro e la passione profusi dal team di sviluppo. Del resto, la breve demo da noi provata non ha fatto altro che aumentare l' hype, per quello che si prospetta un finale davvero intenso e burrascoso. L'appuntamento e fissato al prossimo 3 dicembre in sede di recensione, dove finalmente potremo trarre le nostre riflessioni definitive sull'odissea dei due lupacchiotti.

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