Life is Strange 2: l'importanza dei dettagli

Dontnod ha approfittato della Gamescom per presentare ufficialmente Life is Strange 2 e noi ci siamo precipitati a provarlo...

Life is Strange 2
Anteprima: Multi
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Quando vidi per la prima volta Life is Strange fu alla Gamescom del 2014, esattamente quattro anni fa, la situazione allora era decisamente diversa: sull'agenda non avevo scritto nulla, neanche il nome, soltanto un generico TBA. Poi, quasi per caso, l'appuntamento finisce proprio nella tasca del sottoscritto, e così rotolo fino al booth di Square Enix, praticamente senza sapere nulla di quello che avrei visto. La stanza era piccola, piccolissima, a malapena ci entrava un divano, eppure il publisher aveva approntato una scenografia davvero niente male: era la stanza di Max, ma era anche la stanza di Chloe, piena di polaroid, di lucette appese pigramente al soffitto e di poster di gruppi immaginari che citavano timidamente il panorama musicale odierno. Ricordo anche che insieme a Francesco volevamo portar via una di quelle Polaroid, buttate lì per caso, ma i ragazzi di Dontnod non ce lo permisero, del resto il set è un posto sacro, e io non sapevo neanche chi era quella ragazza nella foto.
    Mi è tornata in mente questa storia, comprese le sensazioni esatte che riportai a casa quel giorno, perché oggi mi è ricapitata di nuovo, ma al posto di Max e Chloe c'erano Sean e Daniel, e volete sapere una cosa? Le emozioni sono ancora le stesse, forse addirittura più forti. Per me il primo Life is Strange ha un merito enorme, e non parlo solo dell'aver raccontato una bella storia magari sfiorando grandi temi di attualità, bensì quello di esser riuscito a riportare l'attenzione sull'emotività di un personaggio, sui suoi dettagli, comprese le cose di poco conto, soprattutto in quei "tempi morti" dove la trama è sospesa. Come quando sei sul letto ad ascoltare i Mogwai, cambiando all'infinito quelle quattro inquadrature disponibili, e resteresti lì immobile per giorni interi. Ecco, Life is Strange 2 riparte da zero, si dimentica dell'Oregon e di Arcadia Bay, eppure riesce ad evolvere alla perfezione la formula originale, potenziandola quasi di nascosto, riuscendo a conferire una voce ancora più forte al vero protagonista della serie: l'animo umano. E ci riesce benissimo...

    Don't look back in anger

    Sono passati tre anni dalla tempesta di Arcadia Bay, e adesso siamo dalle parti di Seattle. Non c'è da stupirsi se i protagonisti sono cambiati, perché in fondo Life is Strange non è mai stata solamente la storia di Max e Chloe, né tantomeno la storia dei loro poteri, era la storia di un'America qualunque, normale, e anche una grande metafora sulla responsabilità e l'eroismo. Perciò eccoli qua i nuovi eroi, pronti a riprendere il discorso da dove lo avevamo lasciato. Daniel, il ragazzino vivace che sembra avere il dono della telecinesi, e Sean il fratello buono ma un po' egoista, irrimediabilmente intrappolato nel paradigma del teenager. Non c'è traccia della passione per le polaroid di Maxine, eppure dagli indizi sembra che Sean sia portato per il disegno, e chissà che il suo talento non sia proprio l'evoluzione di quella vecchia meccanica.

    È cambiato qualcosa nei dialoghi, sono più raffinati e allo stesso tempo più asciutti, ma questo è dovuto anche alla personalità del protagonista maschile. Nei primi trenta minuti di hands on c'erano forse più volgarità e malizia che in tutto il primo Life is Strange, e persino l'estrazione sociale e gli interessi stravolgono completamente lo scenario. Tutto sembra più vero, più credibile, dai poster alle pareti alle marche dei cereali. C'è perfino Netflix, il commento distratto sulla serie tv del momento, e poi ci sono gli immancabili social network: Sean però non si limita a stalkerare la ragazza per cui ha una cotta, e ci viene data la possibilità di scegliere una reazione. Un like, un cuore, ma alla fine vince un "LOL" spaccone, di cui ci pentiamo subito dopo, fra i commenti stupiti della nostra amica che nel frattempo ha assistito a tutto in tempo reale.
    Ecco, la chiamata Skype è forse il momento dove appare lampante l'evoluzione compiuta dal nuovo Life is Strange. Neanche cinque minuti, che racchiudono però un realismo e un'attenzione per i dettagli a cui non siamo abituati nel mondo dei videogiochi. Lyla è semplicemente perfetta, a partire dal suo arrivo in ritardo davanti alla webcam, fino a raggiungere una recitazione schietta e naturale, fatta di piccoli gesti, di occhiate storte e di battute non dette, eppure le abbiamo raccolte tutte. Sean non resta impassibile durante la chiamata: si distrae, gioca con il temperino, si arrabbia e tratta male suo fratello Daniel quando interrompe la sua privacy (l'unica scelta obbligata della demo), e finisce per farsi rimproverare immediatamente dall'amica.

    Anche l'estrazione sociale modesta e l'etnia ispanica dei Diaz aggiungono un nuovo strato alla narrazione, ma senza esagerare, come se tutto venisse dato "per scontato" e non c'è bisogno di spiegoni o didascalie esagerate. C'è anche un riferimento alla situazione politica attuale americana (e perché no, perfino a Trump), ma non c'è una morale ingombrante come spesso accadeva con la serie precedente, e tutto scorre via naturalmente.
    Perfino il padre dei ragazzi sembra rifuggire al tradizionale stereotipo della bontà a tutti i costi, e al momento del bivio ogni scelta ti sembra quella giusta, senza forzarti ad uscire dal personaggio. Non voglio dire che tutto ciò non fosse in qualche modo già presente nella storia di Max e Chloe, ma è innegabile che sia stato un enorme passo avanti, e di sicuro la direzione presa è quella giusta.
    Eppure Life is Strange 2 non è solo social network e chiacchiere con gli amici, sarà anche drammi e responsabilità, ma soprattutto scelte: l'idea del costante stimolo "pedagogico", che si traduce in un vero e proprio impegno formativo nei confronti del piccolo Daniel, è senz'altro interessante, e se sfruttata a dovere potrebbe dare un respiro tutto nuovo alla produzione. Speriamo che Dontnod abbia riservato a questa componente la stessa attenzione riposta negli altri dettagli, ed anche se è ancora troppo presto per parlare, l'impressione che ci siamo fatti fino ad ora è estremamente positiva. L'appuntamento è dunque fissato per il prossimo 27 settembre, e noi non vediamo l'ora di partire per il nostro viaggio...

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