Like a Dragon Ishin!: spade e proiettili nell'antico Giappone

Abbiamo provato con mano la riedizione di Yakuza Ishin!, scoprendo un gioco che ha confermato brillantemente le nostre impressioni iniziali.

Like A Dragon: Ishin!
Anteprima: PlayStation 5
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Serie a dir poco iconica nel paese del Sol Levante, vero mostro produttivo capace di sfornare nuove iterazioni a velocità impressionante, Ryu Ga Gotoku ha impiegato diverso tempo ad affermarsi nel mercato occidentale. Per fortuna, anche nel mondo dei videogiochi l'amore e la pazienza conducono a risultati imprevedibili, e oggi l'epopea di Kazuma Kiryu e Ichiban Kasuga (qui la recensione di Yakuza Like a Dragon) è diventata celebre anche negli altri continenti, convincendo gli sviluppatori a ritornare sui propri passi e proporre un'esperienza che in in Europa e Stati Uniti non era mai arrivata.

    Stiamo parlando di Like a Dragon Ishin!, una riedizione aggiornata del Yakuza Ishin uscito solo in Giappone nel 2014. Ebbene, nel corso di un evento tenutosi a Berlino abbiamo avuto la possibilità di testare adeguatamente l'atteso spin-off, il cui debutto è previsto per il prossimo 21 febbraio. Sappiate che l'esperienza ha saputo convincerci e ci ha lasciati desiderosi di proseguire il cammino del samurai in una storia colma di intrighi.

    La dura strada dell'onore

    Lo studio ci aveva colti tutti di sorpresa quando, durante lo State of Play dello scorso settembre, ufficializzò l'arrivo di Like a Dragon: Ishin!, mostrando la via che ci avrebbe condotti verso una rinnovata consapevolezza per la saga di culto,

    a cominciare dalla forte volontà di rinominare l'intera opera e renderla molto più affine al suo vero significato (scompare infatti l'iconico Yakuza dal titolo). Dopo aver migliorato e amplificato i primi due capitoli con le loro versioni Kiwami, e aver rimasterizzato le tre iterazioni successive, gli sviluppatori guidati da Hiroyuki Sakamoto hanno deciso di concentrarsi su di uno spin-off della serie madre, andando a ripescare un titolo che noi sfortunati occidentali non avevamo mai potuto apprezzare. Ishin! è una delle folli perle che tempestano l'eclettica corona di Ryu Ga Gotoku, perché riprende i personaggi diventati celebri con le scorribande in quel di Kamurocho e Sotenbori e li cala in un contesto storico molto distante, e cioè in un Giappone Feudale accurato che li vede diventare valorosi samurai. In questa storia Kazuma Kiryu è Sakamoto Ryoma, abitante dell'umile città di Tosa durante l'era Bakumatsu, nel 1867. Il periodo è estremamente delicato per il paese, alle prese con pericolosi tumulti politici e l'ingresso in una modernità che non lo trova del tutto preparato, perché la sua aristocrazia si culla sugli allori e sulle tradizioni. Sono in molti a mal digerire le istituzioni e tramano affinché ci sia un forte cambiamento.

    Tra questi c'è proprio Ryoma, che insieme al suo mentore sta cospirando per riformare lo stato politico del Giappone, ma durante l'accurata pianificazione un assassino fa irruzione nella stanza e uccide Yoshida Toyo, servendosi delle spietate movenze guerriere del Tennen Rishin.

    Quando arrivano i soccorsi è ormai troppo tardi per salvare l'uomo, e Ryoma viene accusato dell'omicidio di quella che per lui era una figura paterna, per questo è costretto a scappare dalla sua città e nascondersi dietro il nome fittizio di Saito Hajime. Il suo viaggio di vendetta lo porta nella capitale di Kyo, dove sorge la sede della Shinsengumi, l'organizzazione celebre proprio per l'utilizzo dello stile Tennen Rishin.

    Un ottimo spaccato sul Giappone

    Durante la nostra prova del titolo, allestita in maniera azzeccata all'interno dello strepitoso Samurai Museum di Berlino, abbiamo potuto giocare il terzo capitolo nella sua interezza, muovendo i primi passi nella città giapponese e scoprendone l'enorme cura verso i dettagli dell'epoca.

    Questa serie ha fatto della ricostruzione rigorosa delle ambientazioni uno dei suoi cardini e questo vale anche per Ishin!, tra interi quartieri che si ergono attraverso edifici accurati, in cui si muovono cittadini alle prese con la loro vita di fine '800 nella nazione dei ciliegi ornamentali. L'abbandono dell'antiquato motore grafico del capitolo originale ha lasciato spazio ad Unreal Engine 4, con scenari molto colorati e ricchi di elementi, in cui si muovono protagonisti ricreati in maniera convincente, mentre i personaggi secondari sono rappresentati con modelli poligonali semplici e ripetuti. L'impatto visivo d'altra parte è stato soltanto svecchiato e non ricostruito da zero, e la struttura ludica si è rivelata abbastanza vicina a quella del passato, nel bene e nel male. Come da tradizione per la saga, l'open-world del titolo, così come l'iconica Kamurocho di Yakuza, non si espande in ampiezza ma in profondità, con le strade sommerse di negozi, persone ed eventi unici che rendono in questo modo ogni zona immediatamente riconoscibile e in breve tempo familiare.

    Con o senza malavita organizzata a muovere i fili della città, le vie sono sempre piene di pericoli per un fuggiasco in cerca di vendetta, ed è per questo che gli scontri occasionali di Ryoma sono esattamente identici a quelli che infastidiranno le giornate del suo sosia futuro Kiryu: una volta scorto dai nemici, il luogo di contatto si trasforma in una piccola arena in cui far dominare eleganza e sangue, usufruendo di quattro stili diversi per mettere al tappeto gli avversari e far valere la propria superiorità tecnica.

    Spade e proiettili

    La prima, gigantesca differenza con la serie madre di Like a Dragon si evince dall'uso preponderante delle armi perché, tra una katana onnipresente e diverse bocche da fuoco, gli strumenti non sono più oggetti contestuali nei combattimenti, ma diventano i mezzi principali del protagonista.

    Eppure, controller alla mano, il feeling di Ishin! è facilmente riconducibile a quello che ha reso indimenticabile la serie di Yakuza: lo stile Gioco di Spade sfrutta la potenza della lama con colpi lenti e poderosi, Scontro a Fuoco permette di decimare i nemici rimanendo a distanza di sparo, mentre Lotta Libera ripone le armi e fa volare - oltre ai pugni del protagonista - anche gli oggetti presenti nelle vicinanze. L'ultimo stile di combattimento, Danza Folle, è invece un fine e godurioso mix di tutti gli altri, capace di sfruttare con estrema velocità sia le lame che le bocche da fuoco, ed è inoltre contraddistinto da attacchi ad ampia area che hanno reso triviali tutti gli scontri generici della prova. Avendo provato soltanto una sezione iniziale dell'esperienza, non possiamo dare un giudizio finale sul sistema di lotta, ma abbiamo già constatato l'ampia varietà offerta dalle quattro proposte che, se cadenzate tra di loro all'interno dell'incontro, riescono a dar vita a spettacolari coreografie offensive.

    Le mosse a disposizione del giocatore sono ovviamente abbastanza risicate all'inizio, proprio come succede nei capitoli principali della serie, ma in questo caso l'aderenza al combat system del classico ha portato con sé qualche problema in merito al lock-on dei singoli opponenti, fino a delle hitbox talvolta rivedibili e a delle animazioni poco scorrevoli.

    Uno sguardo all'albero delle abilità ci ha però confortato con un ampio ventaglio di possibilità che si apre con l'esperienza (e la pazienza), tra nuovi attacchi convoluti e strepitose reazioni situazionali, capaci di sopperire alle piccole mancanze di soluzioni per il combattimento con diversi anni sulle spalle.

    Tra le skill più potenti e spettacolari ci sono le immancabili Heat Action - trasformate da una puntuale localizzazione in italiano in Azioni Fervore - utilizzabili soltanto in determinati contesti una volta caricata l'apposita barra mazzolando i nemici, ma il Fervore potrà essere speso anche sfruttando mosse più particolari, come quella che permette a un Ryoma pistolero di rallentare il tempo e mirare ai punti deboli degli avversari per massimizzare i danni.

    Impareggiabile follia

    Nell'approccio a questa versione di prova del titolo, le intenzioni erano quelle di soppesare il combat system prima di passare all'altro punto forte della proposta e godere della follia dei minigiochi e delle missioni secondarie, ma incredibilmente sono state fin da subito loro a trovare noi e non viceversa: il primo scontro è arrivato dopo quasi venti minuti trascorsi a saltellare tra una side-quest e l'altra, tutte avviate automaticamente una volta giunti a una determinata destinazione.

    Tra l'uso dei biglietti della lotteria trovati in giro per le strade, la protezione di una danzatrice Buyo da un gruppo di manigoldi e l'esilarante furto di vestiti subito nei bagni, muovere qualche passo tra le strade di Kyo significa imbattersi in un contenuto opzionale sempre diverso, capace di rivoltare completamente le sensazioni seriose e a tratti tragiche della trama principale. L'accuratezza e la storia matura non hanno infatti scalfito nemmeno in superficie la corazza di umorismo dello studio, che propone in Like a Dragon: Ishin! non solo tutte le sidequest della versione originale, ma addirittura ne ha aggiunte di nuove per rimpolpare una proposta che farà la gioia di tutti gli appassionati procrastinatori (se volete completare con calma anche questo articolo, date pure uno sguardo al trailer sulle attività secondarie di Like a Dragon Ishin). Oltre alle vere e proprie missioni secondarie non sono mancati ovviamente i minigiochi, partendo dai classici Mahjong e Koi-Koi per arrivare alla versione antica del karaoke, con cui Ryoma farà vibrare i cuori degli ascoltatori nelle sale da canto (non c'è bisogno di chiederlo: sì, Baka Mitai è presente e impareggiabile), passando per l'equilibrio nel mangiare gli udon fino alla danza dei ventagli.

    La sequela di situazioni comiche - dall'umorismo a tratti demenziale, ma proprio per questo così spassoso - che si presenta davanti al protagonista rende Ishin un'esperienza assolutamente fedele allo spirito della saga principale, la quale da sempre ci meraviglia camminando sul confine tra eventi tragici e momenti di risate.

    Ad amalgamare un mondo di gioco così variegato, sospeso tra i combattimenti veloci e le meravigliose distrazioni, ci pensa un sistema di progressione che non si basa soltanto sui punti esperienza ottenuti al termine degli scontri, ma anche su un parametro chiamato Virtù: aiutando le persone in pericolo per strada, completando i minigiochi e i compiti di contorno, oppure semplicemente conversando con i commercianti e sviluppando un legame con loro, Ryoma ottiene un quantitativo di Virtù da spendere ai santuari disseminati sulla mappa per comprare svariati potenziamenti oppure la benevolenza degli abitanti.

    Avendo soltanto giocato una sezione iniziale dell'avventura non sappiamo ancora quale sarà il vero impatto di questa meccanica sull'esperienza, ma crediamo che cercherà di riempire lo spazio tra la storia principale e i contenuti secondari, invogliando i giocatori a esplorare Kyo con i propri ritmi perdendosi, di tanto in tanto, nelle assurdità del suo piccolo ma denso open-world.

    Like A Dragon: Ishin! Sono bastati pochi minuti col controller alla mano per trasformare la nostra prova di Like a Dragon: Ishin! in un'ottima conferma, perché questa riedizione di un capitolo mai giunto in occidente si è rivelata esattamente come ce la aspettavamo. I miglioramenti grafici sono evidenti e, seppur non rivoluzionino l'impatto visivo di un gioco con tanti anni sulle spalle, lo rendono senza dubbio molto piacevole da vivere. La Kyo che fa da sfondo all'epopea vendicativa di Ryoma è un piccolo open-world carico di missioni secondarie e minigiochi al limite della follia, che spezzano i ritmi frenetici di un combat-system a tratti legnoso, ma in grado di regalare tante soddisfazioni a coloro che impareranno a gestire i quattro diversi stili di lotta, ognuno a suo modo unico ed efficace a seconda dei contesti.

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