Long Gone Days: un RPG 2D in Pixel Art dallo stile retrò

Long Gone Days riprende la formula dei principali RPG 2D Giapponesi del passato, attualizzandola per temi, stile e meccaniche di gioco.

Long Gone Days: un RPG 2D in Pixel Art dallo stile retrò
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • Il Sud America non è mai stato un territorio particolarmente prolifico per quanto riguarda lo sviluppo di videogiochi. Negli anni e con il passare delle generazioni hardware, però, alcuni studi di piccole e medie dimensioni hanno affermato i loro prodotti a livello internazionale. Tra questi va sicuramente citato l'ACE Team, di base a Santiago e famoso per i due Zeno Clash, action in soggettiva molto particolari sul fronte del gameplay e del corredo narrativo.
    Dal Cile, di recente, è emerso anche BURA, software house indipendente al lavoro su Long Gone Days, un RPG 2D di stampo molto classico ma caratterizzato da un'ambientazione parecchio affascinante. La pubblicazione su Steam in Early Access ci ha quindi dato la possibilità di provare le prime ore di gioco, lasciandoci piacevolmente stupiti.

    Un mondo in guerra

    Long Gone Days narra la storia di Rourke, ragazzo poco più che ventenne nato in una base sotterranea chiamata The Core.
    Sin da ragazzo ha ricevuto un rigido addestramento militare e non ha mai conosciuto il mondo esterno, se non attraverso libri e documentari.
    È freddo, distaccato, riflessivo ma questi aspetti del suo carattere, forgiati da anni di regole stringenti e insegnanti inflessibili, vanno in contrasto con l'energia, la curiosità e la spavalderia tipici di quell'età.

    Quando ha potuto scegliere la sua specializzazione, ha studiato duramente e si è allenato per diventare un cecchino. Ora è arrivato il suo momento: è stato infatti convocato all'interno di una squadra in partenza per una missione, nella quale potrà finalmente mettere in mostra il suo talento.
    Codice Pregolya è un'operazione in terra straniera, più precisamente in Russia: la segretezza dell'obiettivo genera però qualche legittimo sospetto, gettando più di un'ombra su un conflitto complesso e poco chiaro negli intenti: qual è il ruolo dell'armata di The Core in questa guerra? E perché l'addestramento della milizia parte dalla tenera età, impedendo ai ragazzi alcun contatto con il mondo esterno? E la figura del generale a capo della struttura, che oltretutto si fa chiamare Padre, cosa nasconde?
    A livello di ambientazione e trama Long Gone Days risulta immediatamente intrigante: nonostante le tematiche non siano nuove, presentando chiari rimandi al tema bellico come declinato nei vari episodi di Valkyrie Chronicles ed al rapporto con la guerra messo a nudo in maniera così struggente nel recente anime Violet Evergarden, l'uso di flashback e il ritmo incalzante coinvolgono sin dal primo istante.
    Dal punto di vista visivo Long Gone Days propone una pixel art pulita ma non troppo dettagliata, che dà il suo meglio in alcune sequenze d'azione: come in ogni altro gioco di ruolo, oltre alle fasi più dinamiche troveremo comunque ad attenderci anche classici momenti di calma all'interno della base, da esplorare liberamente parlando con i propri compagni e portando a termine missioni secondarie utili a calarsi meglio nelle atmosfere offerte dalla storia.

    Artisticamente parlando, Long Gone Days presenta poi bellissimi artwork disegnati a mano, capaci di delineare un character design che riesce a trasmettere in modo più netto la personalità dei personaggi.
    Anche il sistema di combattimento risulta abbastanza tradizionale, figlio di un classicismo già sperimentato varie volte nella moltitudine di dungeon crawler di produzione giapponese: negli scontri la visuale passa in soggettiva, con gli avversari che attaccano e difendono sfruttando una comunissima dinamica turn-based. Per fortuna, non mancano alcune intriganti novità sul versante delle meccaniche ludiche.

    Anzitutto, potremo mirare a parti del corpo specifiche, più o meno esposte e difficili da colpire; ma è soprattutto la gestione del morale della propria squadra a rinnovare il combat system, permettendoci di utilizzare le skill specifiche di ogni personaggio tramite il consumo di appositi punti esperienza. Una squadra meno ottimista e sicura dei propri mezzi, del resto, sarà poco efficace: quindi è necessario bilanciare lo sfruttamento delle abilità migliori con la necessità di mantenere il proprio gruppo coeso e fiducioso di poter battere il nemico.
    Ad arricchire il dualismo tra parte narrativa e scontri a turni sono poi state aggiunte alcune sezioni in cui dovremo sfruttare l'addestramento da cecchino di Rourke, durante sequenze in tempo reale nelle quali muovere il mirino del suo fucile direttamente con il mouse, abbattendo un numero di avversari ben preciso con un determinato quantitativo di munizioni. Si tratta di momenti che arricchiscono il gameplay e che denotano una volontà non comune da parte del team nel voler proporre un titolo innovativo ed al contempo ancorato a molti stilemi del passato.

    Long Gone Days Un gameplay ben elaborato ed una trama dotata di parecchi spunti interessanti fanno di Long Gone Days un prodotto acerbo ma promettente. Manca tuttavia una lunga e necessaria fase di rifinitura e l’implementazione dei controlli via gamepad che potrebbero aprire le porte di potenziali versioni console. Al netto di qualche increspatura, insomma, sicuramente risolvibile nei mesi che ci separano dal termine del periodo in Early Access, Long Gone Days si dimostra un titolo atipico, da tenere attentamente "nel mirino".

    Che voto dai a: Long Gone Days

    Media Voto Utenti
    Voti: 2
    7
    nd