Lost Planet 3: ultima prova prima della recensione

Ultimo viaggio su E.D.N. III prima della nostra recensione

Lost Planet 3: ultima prova prima della recensione
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Tra i prodotti più attesi di quest'estate videoludica, sin qui un po' avara, Lost Planet 3 occupa una posizione molto particolare. Dopo un secondo episodio molto chiacchierato, infatti, pubblico e fan si aspettano una svolta da una software house come Capcom, che ha mostrato di riporre grande fiducia nella produzione Spark Unlimited. Allo stesso tempo, però, serpeggia uno scetticismo piuttosto diffuso, derivato soprattutto da qualche prima prova non proprio esaltante e, ovviamente, dagli strascichi del predecessore.
    Halifax, distributore italiano di Lost Planet 3, ha perciò deciso di fornire alla stampa un codice ancora non completo, in grado di inoltrare l'avventura qualche ora all'interno della Campagna e, magari, fugare parte dei dubbi. Come vedremo a breve, la build in nostro possesso non è pienamente riuscita nell'intento: si vedono interessanti prospettive soprattutto sotto l'aspetto narrativo, che non vengono però costantemente affiancate da stimolanti e brillanti idee ludiche. Se affianchiamo anche qualche non trascurabile incertezza a livello tecnico, ecco crearsi un quadro che ci lascia ancora una volta dubbiosi riguardo alla nuova avventura Spark Unlimited.
    Trarre giudizi definitivi, ovviamente, è prematuro; per quelli dovrete avere pazienza sino alla fine di Agosto, dato che Lost Planet 3 sarà disponibile nei negozi, per PC, Playstation 3 ed Xbox 360, a partire dal 30 Agosto.

    Back to the Future

    Come molti prima di lui, anche Lost Planet 3 si affida al flashback per incanalare la narrazione, in maniera -per ora- abbastanza avvincente ed interessante.
    Jim Peyton, eroe di Lost Planet 3, si trova schiacciato da una montagna di massi, franati durante quella che ha tutta l'aria di esser stata una fuga disperata. Assieme a lui c'è Diana, la nipote, intenta con ogni mezzo a mantenere in vita il nonno, visibilmente affaticato. "Prima di morire un uomo ha il dovere di espiare le proprie colpe" -esordisce Jim con un filo di voce- "questo diceva sempre mio padre, anche se lui non ha avuto l'occasione di farlo".
    Quale migliore occasione di questa. Si apre così l'ampia finestra sul passato che ci accompagnerà per tutta l'avventura, riconducendoci molto probabilmente al momento iniziale. Cinquant'anni di attività ed avventure su E.D.N. III, pianeta ghiacciato che abbiamo oramai imparato a conoscere. Ma cosa spinge un giovane trentaduenne a lasciare la Terra, una bella moglie ed un figlioletto per inoltrarsi nello spazio profondo come mercenario? Ovviamente il denaro. Tanto secondo le promesse della NEVEC, multinazionale dedita alla ricerca ed estrazione della particolare forma di energia termica che scorre abbondantemente sotto le calotte ghiacciate di E.D.N. III. Tutto per risolvere i problemi energetici di un pianeta Terra in evidente difficoltà. Intriganti premesse che andranno probabilmente a parare sui "veri intenti" della società di trivellazione, lasciando intuire risvolti negativi forse un po' scontati. Non possiamo tuttavia dire molto di più riguardo al plot, dato che le prime ore sono più che altro necessarie ad ambientarsi, dandoci ben pochi indizi (la sparizione del nostro "predecessore" e la "rivolta operaia" per armare i RIG) di quella che sarà la vicenda in se. Ma non importa, perché a trasparire e a tenere banco è stata soprattutto la storia personale di Jim, caratterizzato in maniera ottimale e capace di colpire anche sfruttando qualche cliché. Inseriti intelligentemente tra una missione e l'altra, oppure nel cammino verso un obiettivo lontano, convincenti intermezzi metteranno a nudo l'animo del protagonista, dipingendolo in maniera molto più umana rispetto a tanti altri in questa generazione. Soliloqui e scambio di messaggi con moglie e figlio ci daranno l'esatta misura delle motivazioni di Jim- sempre a capofitto anche nelle missioni più rischiose- e delle sue emozioni. Paura, solitudine, nostalgia; ma anche coraggio e spirito di sacrificio per un charachter design a tutto tondo, decisamente convincente.
    Non sono invece all'altezza, almeno sino ad ora, i comprimari: alcuni capaci di suscitare solo un minimo interesse, altri riconducibili a vere e proprie "macchiette"; tutti sin troppo stereotipati. Fortuna vuole che un doppiaggio mediamente discreto (gli attori coinvolti prestano la voce anche in famosi serial televisivi) aiuti l'immedesimazione, mettendo in secondo piano sia questa caratterizzazione un po' grossolana che un set di espressioni facciali non sempre convincente.

    Back to basics

    A sollevare i maggiori dubbi, nel corso della prova, è stato purtroppo il gameplay, molto probabilmente a causa di una realizzazione non sempre perfetta delle meccaniche ed anche per via di un incedere non sempre in grado di mantenere vivo il nostro interesse.
    La struttura di Lost Planet 3 ricorda da vicino il terzo episodio di Dead Space, ma senza la solidità e la varietà della produzione Visceral Games. Dovremo dunque barcamenarci tra incarichi primari e secondari, sfruttando una libera possibilità di scelta che contribuirà ad aumentare, ma solo di un pizzico, la libertà d'azione, cercando di spostare la progressione dai binari della linearità. Il tentativo, almeno per quanto abbiamo potuto saggiare in queste ore, non pare completamente riuscito. Se è vero che la base operativa della NEVEC funge da vero e proprio HUB di gioco, nel quale girovagare liberamente alla ricerca di bisognosi quest givers e negozi per potenziare il nostro arsenale, gli incarichi in se mostrano un'inquadramento ben più rigido. A mancare è soprattutto l'aspetto esplorativo, che attendevamo potenziato alla luce di un'ambientazione tutta da (ri)scoprire. L'incedere delle missioni, invece, non prevede troppe divagazioni, ed anche quando presenti, la non eccelsa qualità del level design non conferisce al giocatore quel senso di stupore e meraviglia che ci si aspetterebbe. Anfratti segreti, camminamenti secondari e zone difficilmente accessibili lasciano spazio ad un mix ben più piatto e costrittivo di "corridoi", ed "arene" nelle quali sperimentare la ferocia degli Akrid. Nemmeno l'aggiunta del rampino per l'arrampicata/discesa (in punti prestabiliti) riuscirà ad "aprire" i quadri, lasciando un pizzico d'amaro in bocca soprattutto per la presenza di tante barriere invisibili a condurre la progressione assieme ad un invasivo sistema di hint.
    Incarico dopo incarico gli stimoli si affievoliscono, e non sembrano sempre bastare gli interessanti racconti di Jim per motivare il videoplayer. Per fortuna la sola presenza dell'Utility RIG riesce in qualche modo a vivacizzare la progressione. Si tratta, come abbiamo detto più volte, di un vero e proprio Mech, utile soprattutto a percorrere distanze elevate al riparo dalle gelide tempeste e a liberare i passaggi da concrezioni rocciose o ghiacciate. Sulle prime il suo utilizzo sarà limitato esattamente a queste funzioni, poi interverrà l'urgenza di sfruttarne la stazza e le capacità offensive (braccio con trivella ed artiglio) per risolvere scontri particolarmente impegnativi. Non possiamo dirlo con assoluta certezza, ma abbiamo la sensazione che il RIG terrà banco anche durante qualche boss fight, che in cuor nostro ci aspettiamo di elevato impatto scenico.
    Il vero punto focale sono però la variazioni che il mezzo porta all'interno di una così rigida struttura. Entrando nell'abitacolo e pilotandolo avremo la netta sensazione di un "gioco nel gioco". Non solo per il cambio di prospettiva -da terza a prima persona- ma anche grazie ad una buona caratterizzazione di tutte le dinamiche, capaci di rendere interessante ed in qualche modo "fresca" questa parte dell'esperienza. Se nel corso della campagna queste sessioni verrano inserite in maniera intelligente e ben amalgamate all'azione ed agli intermezzi on rail, ecco che la tanto agognata varietà potrebbe beneficiarne.

    Anche se, a voler tornare sulla strutturazione degli incarichi, queste sole digressioni potrebbero non bastare. Le missioni da noi completate prevedevano tutte (o quasi) la partenza dalla base per giungere ad un punto predefinito dove agire, e poi tornare indietro. Un andirivieni disfunzionale e da subito piuttosto noioso, visti i numerosi tempi morti (e di caricamento) tra un'area e l'altra.
    Un ritmo spezzato appena dagli scontri con gli Akrid, fasi a loro volta altalenanti. Ancora una volta ci troveremo di fronte soprattutto ai limiti di un level design poco articolato, che ci condurrà ad affrontare scontri piuttosto lineari e spesso privi di mordente. A venirci incontro, fortunatamente, il già citato rampino e le possibilità di customizzazione garantite dalla nuova funzione "moneta di scambio" dell'energia termica. Il grappling hook potrà essere sfruttato per sfuggire quando la situazione si farà particolarmente pericolosa, aggiungendo un pizzico di strategia e sfruttando all'osso le variabili di level design, e combinando il tutto con un funzionale sistema di coperture. Le possibilità economiche (piuttosto vaste) offerte dalla raccolta energetica, invece, aggiungeranno pepe agli scontri, dandoci la possibilità di variare gli approcci. All'apposito negozio saremo in grado non solo di comprare fucili di precisione, mitragliatori, shotgun e chi più ne ha più ne metta (scambiando thermal energy), ma anche di potenziare ogni bocca da fuoco e rifornirla di proiettili dagli effetti più disparati. Un boost notevole, soprattutto quando si tratterà di avere a che fare con le più feroci specie aliene, la cui aggressività (estesa generalmente a tutti gli Akrid) mostra sin dal principio un convincente livello di sfida.
    L'assenza di un sistema di lock on ed un'implementazione non sempre perfetta del sistema di puntamento chiudono una lista di "se" e "ma" che, al momento, ci sembra troppo lunga per non nutrire ancora diverse perplessità nei confronti di Lost Planet 3. Le sessioni a bordo del RIG funzionano ma non paiono ancora sfruttate a dovere; il combattimento presenta qualche buono spunto ma soffre della piattezza del level design. Infine la progressione, sulla quale, nonostante le vicende interessanti, pesa l'ombra di una strutturazione troppo ripetitiva e lineare. Inutile aggiungere che Spark Unlimited, nel prosieguo dell'avventura, dovrà aver fatto molto meglio di così per convincerci.

    Ancora altalenante

    A livello tecnico, Lost Planet 3 si presenta in generale un po' sottotono. La modellazione poligonale dei protagonisti appare in linea con le produzioni recenti, mentre osservando le "comparse" notiamo un drastico e quasi incomprensibile calo. Spostando lo sguardo dal particolare al generale le impressioni sono le stesse: ambientazioni altalenanti, sia per quanto riguarda texturizzazione che modellazione, e per nulla impreziosite da una ricercatezza artistica convincente. Diverso il discorso illuminazione ed effettistica, ben implementate e decisamente d'impatto, soprattutto per quanto riguarda i particellari. Tanto dettagliati e massicciamente presenti da rallentare fastidiosamente l'azione, che subisce pesanti cali di frame rate in continuazione.
    Non troppo convincente il comparto sonoro che, pur presentando campionature efficaci ed un doppiaggio di norma soddisfacente, mostra un lavoro raffazzonato in termini di ottimizzazione e bilanciamento dei canali. L'audio (soprattutto dei dialoghi) si alza e si abbassa senza motivo, soprattutto durante le cut scene, lasciando interdetti e compromettendo spesso la comprensione senza sottotitoli.

    Lost Planet 3 Lost Planet 3 dimostra ancora una volta di non essere forse prontissimo a battagliare con i “grandi” di questa fine-generazione come Capcom vorrebbe. La scelta di affidare il brand a Spark Unlimited, responsabile di titoli non proprio splendidi come Legendary o Turning Point: Fall of Liberty, potrebbe non aver pagato buoni dividendi. E’ certamente presto per dare giudizi, ma se è vero che questo terzo capitolo di Lost Planet dimostra diversi spunti interessanti, è altrettanto certo che a contrastarli ci sono numerose problematiche. Staremo a vedere se, a cose fatte, gli aspetti positivi riusciranno ad emergere su quelli negativi che, per forza di cose, oramai non posso più essere eliminati. Quella Spark Unlimited rimane dunque una produzione carica d’incertezza: per certi versi affascinante ma impossibile da giudicare sino all’ultimo istante.

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