NBA 2K17, abbiamo provato la demo Il Preludio

Visual Concepts ha pubblicato "Il Preludio", piccolo assaggio dimostrativo della modalità MyCareer che affronteremo in NBA 2k17.

NBA 2K17, abbiamo provato la demo Il Preludio
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  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Passano gli anni, ma NBA 2K è sempre lì, monumentale, a ricordarci come va prodotta e sviluppata una perfetta simulazione sportiva. Quest'anno, poi, forse anche per proporre una valida alternativa alle prime sportellate settembrine tra gli altri due giganti delle simulazioni sportive (i calcistici FIFA e PES), i ragazzi di Visual Concepts hanno deciso di pubblicare su console una demo di NBA 2K17, dal nome "Il Preludio", utile a fornire una prima infarinatura sulla modalità MyCareer e sul gameplay che animerà questo nuovo capitolo della serie, atteso su console di vecchia e corrente generazione, oltre che ovviamente su PC, il 16 settembre. Si tratta quindi di una prima toccata e fuga con il titolo, che, in attesa della review che arriverà nel corso della prossima settimana, ci ha comunque permesso di ricavare qualche interessante informazione sui valori produttivi e ludici dell'ultima fatica targata Visual Concepts.

    Ciao Spike: più sport e meno ghetto

    Come anticipato, Il Preludio è unicamente incentrato sulla modalità MyCareer di NBA 2K, che da qualche anno permette agli utenti di creare il proprio giocatore e guidarlo attraverso una carriera che parte dal basso (nell'ultimo anno addirittura dalle prime schermaglie cestistiche al college) fino ad arrivare -se meritevoli- all'olimpo del basket e alla leggendaria Hall of Fame. Nella scorsa edizione, tuttavia, 2K ha tentato di donare alla modalità una ben più evidente impronta cinematografica, affidando la regia nelle mani di Spike Lee, regista afroamericano e grande appassionato di NBA, noto soprattutto per le forti posizioni sociali e politiche al centro dei suoi film. Ed è per questo che lo "Spike Lee Joint" di NBA 2K16 (così, il regista, ha firmato la modalità), sebbene potesse contare su un'eccellente livello recitativo e sulle magie tecniche del motion capture, si è rivelato alla fine un pomposo concentrato di situazioni strappalacrime, personaggi ambigui e tematiche stereotipate troppo lontane dal campo e dal basket giocato, scatenando le ire degli appassionati che certamente non si aspettavano (e -ancor meno- volevano) di vivere le vicissitudini di una giovane promessa del basket venuta dal ghetto tanto caro a Spike. Ricevuto forte e chiaro il feedback, quindi, 2K si è trovata costretta a fare marcia indietro, cercando di riportare la modalità sui giusti binari narrativi e permettendo al giocatore di respirare nuovamente il parquet e il fascino dello spogliatoio. Ed è proprio da questa esigenza che nasce Il Preludio, dove, nei panni del "Presidente" (così verrà soprannominato il nostro giocatore), giocheremo le prime partite al college e cercheremo di guadagnarci la stima dei compagni e -soprattutto- della stampa prima di giungere a ridosso del Draft, giorno in cui le giovani promesse dei college americani (ma anche provenienti da nazioni all'infuori degli Stati Uniti) vengono scelte dalle 30 squadre della National Basket Association e diventano a tutti gli effetti dei professionisti. Il salvataggio del Preludio, tra l'altro, potrà essere importato in NBA 2K17, così da poter riprendere l'avventura direttamente dall'ultima partita effettuata nella demo.

    Prima e dopo ogni partita (che nel Preludio sono sette, compresa quella tutorial e quella -udite udite- giocata con la nazionale USA, altra gradevolissima introduzione di NBA 2K17), assisteremo ad alcune brevi cutscene dove il nostro giocatore sarà impegnato ora a parlare con l'allenatore delle superiori, ora a giocare ai videogiochi con il proprio compagno di squadra, ora al telefono con la madre (il papà di "Pres", invece, è morto quando era ancora piccolo), dipingendo un'atmosfera narrativa certamente più rilassata e "scolastica" rispetto all'ultima edizione, con amici con la testa apparentemente a posto e qualche timido amore adolescenziale appena sbocciato. Non si tratta insomma di situazioni particolarmente originali o ricche dal punto di vista empatico, ma è anche vero che l'ambiente delle superiori non è certo quello tumultuoso dell'NBA, dove i soldi, le ambizioni e le grandi pressioni creano situazioni più complicate e potenzialmente interessanti. Insomma, dovremo inevitabilmente aspettare la versione finale del titolo per poter sondare in maniera approfondita il comparto narrativo che accompagnerà la modalità MyCareer, la quale, ludicamente parlando, ci è sembrata impostata allo stesso modo della passata edizione.

    L'avatar perfetto

    Dopo aver avviato la demo, come consuetudine, il primo passo è quello dedicato alla creazione del proprio avatar virtuale, sfruttando l'immenso editor offerto dalla modalità MyCareer, che quest'anno può contare su alcune interessantissime introduzioni che rendono ancora più profonda la personalizzazione del giocatore. Dopo aver scelto la posizione da occupare in campo tra le cinque disponibili (play, guardia tiratrice, ala piccola, ala grande e centro), ci si trova subito di fronte alla prima novità: gli archetipi. Si tratta, come evince il nome, di una serie di "preset" (diversi a seconda della posizione occupata) sulla falsa riga di quelli disponibili nei giochi di ruolo, che ci permetteranno di plasmare al meglio lo stile di gioco del nostro giocatore. Scegliendo, ad esempio, l'archetipo "creatore di tiri", partiremo con delle statistiche più alte nelle abilità di tiro dalla media e dalla lunga distanza, oltre che con una serie di cartellini (le ben note abilità "speciali" dei giocatori di NBA 2K) pensati ad hoc per valorizzare le nostre attitudini offensive. Puntando, invece, sull'archetipo "gran difensore", il nostro avatar sarà molto più abile nella difesa sul perimetro e a rubare palla, peccando però dal punto di vista offensivo. Anche la scelta dell'altezza e della lunghezza delle braccia influenzerà le statistiche iniziali. Un giocatore più alto sarà infatti più dominante sotto canestro e in post, ma dovrà fare i conti con la maggior lentezza dei suoi movimenti. Al contrario, uno più basso sarà più agile nelle penetrazioni e bravo nel controllo palla, ma faticherà dannatamente a rimbalzo e ad eludere l'opposizione al tiro dei giocatori dotati di lunghe leve. Si tratta, insomma, di introduzioni ben gradite e dall'impatto avvertibile, inserite comunque all'interno di un editor che funzionava già alla grandissima in passato.

    Creato il giocatore, potremo finalmente mettere piede sul campo di gioco. Il primo match sarà una normalissima (ma comunque importante a livello emotivo) partitella di allenamento (quindi senza valutazione) con la propria squadra di college, che dovremo scegliere tra un pool di ben dieci team, tra cui i Luisville Cardinals e gli Oklahoma Sooners. Già da questo primissimo impatto con il palazzetto, gremito di tifosi urlanti e accompagnati dall'avvincente muro sonoro della banda musicale, è possibile cogliere con chiarezza l'ancor più grande sforzo produttivo investito quest'anno dai ragazzi di Visual Concepts, desiderosi di rendere ancora più realistica e galvanizzante l'atmosfera che accompagnerà ogni partita. Coreografie, cori, inni e persino l'illuminazione degli stadi varieranno da squadra a squadra, restituendo con efficacia la grande bellezza di giocare in casa, supportati in ogni azione dal proprio pubblico, oppure in trasferta, schiacciati dai fischi assordanti della tifoseria avversaria.

    Venendo al basket giocato, vero cuore pulsante della produzione, l'impostazione di NBA 2K17 sarà pressoché identica a quella stessa saggiata in 2K16, con ovviamente alcune limature che renderanno la simulazione ancora più completa. Purtroppo, essendo il Preludio dedicato praticamente solo alla modalità MyCareer (dove si può controllare unicamente il proprio giocatore), non ci è stato possibile analizzare nel dettaglio la gestione completa di una squadra, anche per quanto riguarda le tattiche e i movimenti senza palla, ma siamo comunque riusciti ad accarezzare alcune interessanti novità che impreziosiscono il gameplay della nuova edizione. Oltre ad una serie di nuove animazioni che rendono ancora più realistiche e precise le concatenazioni di movimenti dei giocatori, sono state apportate alcune evidenti modifiche al sistema di tiro. Come nelle passate edizioni, per tirare sarà possibile premere il tasto dedicato del controller oppure utilizzare la levetta analogica destra, il cosiddetto "pro stick", caldamente consigliato per godere appieno delle nuove particolarità dello shooting system. Innanzitutto è cambiato l'indicatore del tiro, che ora, invece che richiedere di fermare con tempismo il caricamento del tiro al centro dell'indicatore, richiederà al giocatore di riempire per intero la barra di caricamento, che varierà -nella lunghezza- a seconda della distanza dal canestro e delle potenzialità del giocatore, rendendo quindi più semplici i tiri effettuati nella cosiddetta "comfort zone" dell'atleta e più difficili quelli effettuati da posizioni non idonee alle sue abilità. Ma le novità non finiscono qui: quest'anno, infatti, alzando la levetta analogica destra verso il basso si potrà effettuare il cosiddetto tiro "di tabella" (mentre abbassandola verso l'alto si effettuerà il classico tiro in sospensione), ovvero quel tiro effettuato da angolazioni particolarmente difficoltose che sfrutta il rimbalzo della palla sul tabellone per poi centrare la retina, e che nelle edizioni passate si effettuava in automatico tirando da particolari posizioni e con il giusto giocatore. Anche il sottomano è stato leggermente modificato, permettendo all'utente, durante l'esecuzione del succitato tiro, di spostare il "pro stick" a sinistra o a destra per ampliare maggiormente l'estensione laterale del braccio e aumentare le possibilità di eludere l'opposizione al tiro degli avversari posti in difesa del canestro.

    Graficamente, il titolo ci ha suscitato un'ottima impressione, in linea con quelle di NBA 2k16. I volti dei giocatori, le animazioni, la già citata atmosfera dei palazzetti, le nuove interfacce dei menù e durante le partite: tutto concorre per rendere NBA 2K17 l'esempio perfetto di come gameplay e innovazione tecnica possano compenetrarsi per dare vita ad una simulazione sportiva eccezionale. Perdura, purtroppo, lo stacco tra le scene di gioco, sempre a 60 fps granitici (almeno su PS4), e alcune cutscene e replay lockati a 30 fps, che creano un certo effetto di discontinuità nella visione dei match.

    NBA 2K17 Sebbene ci aspettassimo la possibilità di disputare almeno una partita di esibizione "full team", Il Preludio di NBA 2K17 ci ha comunque permesso di ricevere un piccolo assaggio sulla modalità MyCareer, riscritta per l'occasione dopo le aspre critiche che la community ha sollevato lo scorso anno nei confronti del "Joint" di Spike Lee. Fa sicuramente piacere appurare il ritorno ad una narrativa che si concentra sul campo e sulle dinamiche dello spogliatoio, prendendosi comunque alcune brevi pause per sondare le vicissitudini "extra-cestistiche" che fanno parte della vita di ogni giovane giocatore, ma senza mai cadere nell'estremizzazione o accarezzare tematiche che hanno poco a che vedere con il basket giocato. Dal punto di vista ludico, l'impostazione è rimasta pressoché invariata rispetto allo scorso anno, con l'aggiunta di alcune piccole feature che aumentano il grado di personalizzazione del nostro avatar e, più in generale, il controllo delle giocate durante le partite. Anche graficamente il titolo sembra confermarsi agli ottimi livelli della passata stagione, con uno sforzo realizzativo addirittura superiore nella cura degli stadi e delle tifoserie. Non vediamo insomma l'ora di mettere le mani sulla versione finale del titolo, in arrivo il 16 settembre su console di vecchia e nuova generazione, oltre che ovviamente su PC.

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