Mancano solo pochi giorni all'esordio ufficiale di Payday 3, l'ultimo capitolo della serie di Starbreeze Studios, e i fan del franchise stanno già oliando le armi pronti a lanciarsi in una nuova epopea criminale fatta di rapine, furti con destrezza e intense sparatorie. In attesa di potervi offrire un parere definitivo sull'ultima fatica del collettivo di Stoccolma, vi proponiamo un'ultima panoramica sul titolo in arrivo su PC, PS5 e Xbox Series X|S. Uno spaccato ludico che, a partire da un esordio rigorosamente stealth, ci ha visto passare alle maniere dure con grande slancio, per quanto la cosa ci abbia creato non poche difficoltà.
Criminalità cooperativa
Sebbene Payday 3 sia indubbiamente un titolo in continuità con i predecessori, progettato per ereditare tutti gli elementi cardine della formula di Starbreeze, sin da subito appare chiaro come il team svedese abbia lavorato per aggiornare la proposta tenendo a mente il feedback offerto dal pubblico. La schermata di composizione del loadout, che di fatto rappresenta il primo passo verso la il cuore dell'azione, è un esempio di come lo studio abbia cercato di modernizzare ed arricchire la propria ricetta senza scuoterne le fondamenta.
La leggibilità dell'interfaccia, notevolmente migliorata rispetto alla precedente iterazione della serie, rende quindi più agevole muoversi tra i menu dedicati alla modellazione del proprio alter ego delinquenziale, che può essere personalizzato con una gamma quantomai ampia di elementi estetici (maschere, abiti, ninnoli di vario genere), armi (principali e secondarie), gadget e abilità pensate per aggiungere profondità al gameplay, accrescendo lo spettro delle soluzioni tattiche da schierare sul campo. Per quanto sia ancora difficile valutare l'effettiva stratificazione del sistema di progressione, così come il suo ritmo e l'efficienza complessiva, l'impressione è che Payday 3 voglia offrire alla platea una grande varietà di opzioni per articolare il gameplay in base alle proprie preferenze, ovviamente tenendo conto delle caratteristiche di quello che resta uno shooter cooperativo, costruito per dare modo ai giocatori di concertare un buon catalogo di sinergie di squadra. In questo senso, il nuovo capitolo della serie punta a garantire all'utenza un nutrito spettro di opportunità, che si muovono nello spazio compreso tra i due poli ludici dell'offerta: l'assalto a testa bassa e l'infiltrazione silenziosa. In linea di massima, quest'ultima opzione si conferma come la rotta ideale per portare a termine un incarico malavitoso, almeno fino a quando le circostanze lo permettono.
Tanto per rimarcare questo punto, all'inizio di ogni missione sarà possibile effettuare un sopralluogo sulla futura scena del crimine, per visionare i possibili punti d'accesso e valutare assieme ai compagni la migliore strategia per raggiungere l'obiettivo del momento, soppesando elementi come la presenza di dispositivi di sicurezza o le routine delle guardie sul posto. Va da sé che in questa prima fase non è possibile valutare a fondo ognuna delle variabili al centro di ciascuna rapina, anche perché superare determinati confini innescherà l'inizio vero e proprio dell'incarico, portando la banda ad indossare le maschere e impugnare le armi.
Nel caso di 99 Boxes, l'ultima missione testata, questa rapida perlustrazione ci ha comunque permesso di identificare un buon punto d'accesso - relativamente sguarnito - al magazzino portuale che faceva da cornice all'impresa criminale. Una volta entrati nel deposito, ci siamo coordinati con i complici per eliminare rapidamente due sentinelle e una manciata di telecamere collocate all'interno della struttura, poco prima di ispezionare l'area alla ricerca di informazioni più dettagliate sulla posizione del carico da "prelevare".
Informazioni che abbiamo potuto recuperare dal un ufficio poco vicino, dopo esserci divisi per meglio sorvegliare le zone di passaggio e nascondere i cadaveri. Una tattica che si è subito rivelata azzeccata, quando uno dei nostri ha potuto sfruttare il walkie-talkie di una guardia per rispondere ad una comunicazione di controllo, ed evitare così di allertare tutto il personale di sicurezza.
Questo passaggio dovrebbe rappresentare un buon campione di quella che è la proposta di Payday 3, un titolo che dà il meglio di sé quando si ha a disposizione un team ben organizzato e capace di reagire tempestivamente agli input situazionali del gameplay. A tal proposito, il design di livelli e circostanze di gioco sembra definire un focus ancora più accentuato sulle dinamiche cooperative: basti pensare che nella sezione immediatamente successiva, alle prese con l'effettivo recupero della refurtiva, abbiamo dovuto lavorare gomito a gomito con un nostro compagno per evitare l'attivazione di un dispositivo di localizzazione, lasciando ai restanti il compito di guardarci le spalle. Purtroppo le cose non sono andate come avevamo previsto.
Quando il gioco si fa duro...
Al pari dei suoi predecessori, e forse anche di più, Payday 3 può essere un'esperienza inclemente dove anche il più piccolo errore si paga a caro prezzo. Nel nostro caso, uno dei compagni non è riuscito a "silenziare" per tempo una guardia particolarmente solerte, animata da un'IA non particolarmente sofisticata ma comunque funzionale a quelle che sono le caratteristiche del gameplay.
Questo intoppo ha costretto l'intera banda a virare verso l'estremo più brutale dello spettro ludico, che in genere corrisponde ad una repentina esplosione di esuberanza balistica. Riuniti a comporre un vero e proprio gruppo d'assalto, abbiamo assistito ad un'impennata istantanea nel ritmo dell'azione, dovendo raggiungere nel minor tempo possibile l'ultimo obiettivo tra i sibili di una tempesta di proiettili vaganti.
La nostra efficienza guerresca ha scoraggiato brevemente gli attaccanti (eliminarli tutti genera fasi di momentanea "tranquillità"), che ben presto sono però tornati ad incalzarci col supporto di unità via via più numerose ed attrezzate. In questi frangenti, che comunque richiedono di tenere sempre a mente l'obiettivo principale della missione, è facile notare uno degli effetti del cambio di engine operato dagli sviluppatori: lo shooting si dimostra infatti più solido, reattivo e soddisfacente rispetto a quello del precedente Payday 2, che a differenza del sequel - basato su Unreal Engine 4 - sfruttava l'ormai vetusto Diesel engine.
In un caleidoscopio di gesta belliche, tra sparatorie in copertura e assalti in piena regola, abbiamo quindi provveduto a recuperare il bottino e ad aprirci un insidioso percorso verso la zona di recupero, facendo il possibile per tenere in vita i nostri compagni caduti sul campo. Il volto più feroce di Payday 3 è anche quello che sottolinea al meglio i passi avanti fatti da un comparto grafico di buona fattura, non certo destinato a settare nuovi standard, ma comunque più che adatto a sostenere le esigenze tecniche della produzione. Una considerazione che speriamo di poter estendere anche alle versioni console del titolo, quando saremo finalmente in grado di esprimere un giudizio definitivo sull'esperienza plasmata da Starbreeze Studios. Nel frattempo, nel caso siate interessati a questo genere di proposte, vi invitiamo a seguire gli sviluppi delle nostre peripezie criminali, nella cornice di un seguito con tutte le carte in regola per portare avanti la leggenda di Dallas, Chains, Wolf e Hoxton.
Payday 3 giocato prima della recensione: rapine in coop, insieme per sempre
Payday 3 sembra conservare i punti di forza dei precedenti capitoli, al centro di una proposta che appare più varia e rifinita.
Mancano solo pochi giorni all'esordio ufficiale di Payday 3, l'ultimo capitolo della serie di Starbreeze Studios, e i fan del franchise stanno già oliando le armi pronti a lanciarsi in una nuova epopea criminale fatta di rapine, furti con destrezza e intense sparatorie. In attesa di potervi offrire un parere definitivo sull'ultima fatica del collettivo di Stoccolma, vi proponiamo un'ultima panoramica sul titolo in arrivo su PC, PS5 e Xbox Series X|S. Uno spaccato ludico che, a partire da un esordio rigorosamente stealth, ci ha visto passare alle maniere dure con grande slancio, per quanto la cosa ci abbia creato non poche difficoltà.
Criminalità cooperativa
Sebbene Payday 3 sia indubbiamente un titolo in continuità con i predecessori, progettato per ereditare tutti gli elementi cardine della formula di Starbreeze, sin da subito appare chiaro come il team svedese abbia lavorato per aggiornare la proposta tenendo a mente il feedback offerto dal pubblico. La schermata di composizione del loadout, che di fatto rappresenta il primo passo verso la il cuore dell'azione, è un esempio di come lo studio abbia cercato di modernizzare ed arricchire la propria ricetta senza scuoterne le fondamenta.
La leggibilità dell'interfaccia, notevolmente migliorata rispetto alla precedente iterazione della serie, rende quindi più agevole muoversi tra i menu dedicati alla modellazione del proprio alter ego delinquenziale, che può essere personalizzato con una gamma quantomai ampia di elementi estetici (maschere, abiti, ninnoli di vario genere), armi (principali e secondarie), gadget e abilità pensate per aggiungere profondità al gameplay, accrescendo lo spettro delle soluzioni tattiche da schierare sul campo. Per quanto sia ancora difficile valutare l'effettiva stratificazione del sistema di progressione, così come il suo ritmo e l'efficienza complessiva, l'impressione è che Payday 3 voglia offrire alla platea una grande varietà di opzioni per articolare il gameplay in base alle proprie preferenze, ovviamente tenendo conto delle caratteristiche di quello che resta uno shooter cooperativo, costruito per dare modo ai giocatori di concertare un buon catalogo di sinergie di squadra. In questo senso, il nuovo capitolo della serie punta a garantire all'utenza un nutrito spettro di opportunità, che si muovono nello spazio compreso tra i due poli ludici dell'offerta: l'assalto a testa bassa e l'infiltrazione silenziosa. In linea di massima, quest'ultima opzione si conferma come la rotta ideale per portare a termine un incarico malavitoso, almeno fino a quando le circostanze lo permettono.
Tanto per rimarcare questo punto, all'inizio di ogni missione sarà possibile effettuare un sopralluogo sulla futura scena del crimine, per visionare i possibili punti d'accesso e valutare assieme ai compagni la migliore strategia per raggiungere l'obiettivo del momento, soppesando elementi come la presenza di dispositivi di sicurezza o le routine delle guardie sul posto. Va da sé che in questa prima fase non è possibile valutare a fondo ognuna delle variabili al centro di ciascuna rapina, anche perché superare determinati confini innescherà l'inizio vero e proprio dell'incarico, portando la banda ad indossare le maschere e impugnare le armi.
Nel caso di 99 Boxes, l'ultima missione testata, questa rapida perlustrazione ci ha comunque permesso di identificare un buon punto d'accesso - relativamente sguarnito - al magazzino portuale che faceva da cornice all'impresa criminale. Una volta entrati nel deposito, ci siamo coordinati con i complici per eliminare rapidamente due sentinelle e una manciata di telecamere collocate all'interno della struttura, poco prima di ispezionare l'area alla ricerca di informazioni più dettagliate sulla posizione del carico da "prelevare".
Informazioni che abbiamo potuto recuperare dal un ufficio poco vicino, dopo esserci divisi per meglio sorvegliare le zone di passaggio e nascondere i cadaveri. Una tattica che si è subito rivelata azzeccata, quando uno dei nostri ha potuto sfruttare il walkie-talkie di una guardia per rispondere ad una comunicazione di controllo, ed evitare così di allertare tutto il personale di sicurezza.
Questo passaggio dovrebbe rappresentare un buon campione di quella che è la proposta di Payday 3, un titolo che dà il meglio di sé quando si ha a disposizione un team ben organizzato e capace di reagire tempestivamente agli input situazionali del gameplay. A tal proposito, il design di livelli e circostanze di gioco sembra definire un focus ancora più accentuato sulle dinamiche cooperative: basti pensare che nella sezione immediatamente successiva, alle prese con l'effettivo recupero della refurtiva, abbiamo dovuto lavorare gomito a gomito con un nostro compagno per evitare l'attivazione di un dispositivo di localizzazione, lasciando ai restanti il compito di guardarci le spalle. Purtroppo le cose non sono andate come avevamo previsto.
Quando il gioco si fa duro...
Al pari dei suoi predecessori, e forse anche di più, Payday 3 può essere un'esperienza inclemente dove anche il più piccolo errore si paga a caro prezzo. Nel nostro caso, uno dei compagni non è riuscito a "silenziare" per tempo una guardia particolarmente solerte, animata da un'IA non particolarmente sofisticata ma comunque funzionale a quelle che sono le caratteristiche del gameplay.
Questo intoppo ha costretto l'intera banda a virare verso l'estremo più brutale dello spettro ludico, che in genere corrisponde ad una repentina esplosione di esuberanza balistica. Riuniti a comporre un vero e proprio gruppo d'assalto, abbiamo assistito ad un'impennata istantanea nel ritmo dell'azione, dovendo raggiungere nel minor tempo possibile l'ultimo obiettivo tra i sibili di una tempesta di proiettili vaganti.
La nostra efficienza guerresca ha scoraggiato brevemente gli attaccanti (eliminarli tutti genera fasi di momentanea "tranquillità"), che ben presto sono però tornati ad incalzarci col supporto di unità via via più numerose ed attrezzate. In questi frangenti, che comunque richiedono di tenere sempre a mente l'obiettivo principale della missione, è facile notare uno degli effetti del cambio di engine operato dagli sviluppatori: lo shooting si dimostra infatti più solido, reattivo e soddisfacente rispetto a quello del precedente Payday 2, che a differenza del sequel - basato su Unreal Engine 4 - sfruttava l'ormai vetusto Diesel engine.
In un caleidoscopio di gesta belliche, tra sparatorie in copertura e assalti in piena regola, abbiamo quindi provveduto a recuperare il bottino e ad aprirci un insidioso percorso verso la zona di recupero, facendo il possibile per tenere in vita i nostri compagni caduti sul campo. Il volto più feroce di Payday 3 è anche quello che sottolinea al meglio i passi avanti fatti da un comparto grafico di buona fattura, non certo destinato a settare nuovi standard, ma comunque più che adatto a sostenere le esigenze tecniche della produzione. Una considerazione che speriamo di poter estendere anche alle versioni console del titolo, quando saremo finalmente in grado di esprimere un giudizio definitivo sull'esperienza plasmata da Starbreeze Studios. Nel frattempo, nel caso siate interessati a questo genere di proposte, vi invitiamo a seguire gli sviluppi delle nostre peripezie criminali, nella cornice di un seguito con tutte le carte in regola per portare avanti la leggenda di Dallas, Chains, Wolf e Hoxton.
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