Quando vedi per la prima volta PlayStation Classic, hai l'espressione ebete dell'innamorato che si ritrova improvvisamente faccia a faccia con la sua prima fiamma. Ci si può lamentare dei giochi inclusi, di come sia sempre e comunque meglio giocare all'originale, del prezzo forse un po' troppo alto e dell'utilità dell'oggetto, ma proprio come è accaduto con le "mini" di Nintendo anche questa volta è impossibile non cascarci, o quantomeno pensare seriamente di farlo. L'istinto dell'appassionato non può che desiderarne una. Sony del resto ha lavorato puntando fin da subito alla massima qualità, e senza affidarsi a società esterne come per esempio fa Sega per le sue riproduzioni in scala di bassa lega, o come è successo con la stessa Sony per le deludenti statuine Totaku.
Design e qualità costruttiva
PlayStation Classic (prenotabile su Amazon.it a 99,99 euro) non ha nulla da invidiare alle controparti Nintendo: è proporzionata, costruita con quelli che sembrano a tutti gli effetti i materiali originali, include due joypad di serie e può contare su una più che discreta selezione di giochi.
In più, ed è una cosa che ci è piaciuta fin dal principio, i tasti sono tutti funzionanti e mimano da molto vicino quello che è il loro funzionamento originale: con il reset per esempio si ritorna nel menù di selezione, con l'eject invece si cambia virtualmente disco nei giochi che lo prevedono. Una cura nei dettagli che non risparmia nemmeno i due controller, che tranne per l'attacco USB (ben nascosto da una scocca in replica) sono praticamente identici a quelli con cui PlayStation debuttò nei negozi italiani in quell'eccitante settembre del 1995; forse sono un po' più leggeri di quanto ci ricordavamo, ma potrebbe essere soltanto una sensazione. PlayStation Classic è prima di tutto una straordinaria action figure di se stessa, un oggetto da usare anche un solo pomeriggio, giusto per ricordarsi dei bei tempi andati, e poi da appendere al muro o mettere sotto teca tra la statua di Kratos e quella del Kamen Raider gigante; oppure può essere utilizzata da chi nel 1995 non c'era, ma vuole provare a vivere nel modo più fedele possibile quelle emozioni di cui ha sentito tante volte parlare. Fortunatamente, nonostante qualche scelta discutibile nel parco titoli nascosto al suo interno, PlayStation Classic è anche una console tutta da giocare, sia per rivivere certi epici pomeriggi con gli amici di un tempo, che per delle cazzutissime sessioni scacciasonno
Giochi PlayStation Classic
Per Nintendo è stato facile scegliere i titoli da inserire nelle sue due mini console: i classici NES li aveva già scremati in passato più volte, mentre col Super Nintendo è potuta andare sul sicuro proponendo quelli che rimarranno per sempre i migliori giochi 2D della storia. PlayStation invece fa parte di quelle console che per la prima volta si trovavano a maneggiare seriamente con poligoni e texture, il suo 3D ha quindi problemi di prospettive e manca di tutte quelle invenzioni che rendono i giochi di oggi così immediati.

Ci vuole quindi un attimo per riprendersi dallo shock grafico iniziale, e in alcuni specifici casi fare a meno di leve analogiche e combinazioni di tasti che da più di un decennio diamo per scontate. Curiosità: non è possibile aggiungere filtri che ammorbidire l'immagine o simulare i vecchi schermi come avviene da altre parti, ma almeno è possibile salvare in ogni momento per redere le diverse esperienze ben più fruibili di quanto non lo fossero ai tempi.
Ma basta ciance, l'accendiamo? È sempre emozionante accendere una di queste console, non sembra anche a voi di azionare una sorta di macchina del tempo?
Battle Arena Toshinden
È stato uno dei primi giochi ad arrivare su PlayStation e per molti anni anche uno dei più divertenti picchiaduro in 3D sul mercato. Oggi ci si mette un po' per tornare a schiacciare i tasti come un tempo, e senza l'impatto grafico di una volta emergono in modo più netto gli oggettivi limiti del suo gameplay. Ma Toshinden in fondo è un gioco semplice e questo facilita le cose: si lascia (ri)giocare sempre con piacere, sia da soli che in compagnia di un amico.
Cool Boarders 2
Quanto era bello Cool Boarders, vero? Beh, non lo è più. Non dubitiamo dell'importanza che ha avuto il gioco, e sappiamo bene che con una line-up immensa da cui pescare è praticamente impossibile accontentare tutti, e poi chissà come funziona con le licenze però dai, non prendiamoci in giro: volete mettere Cool Boarders con Tony Hawk? Lo si carica una volta con piacere, ma per giocare davvero sceglierete sicuramente altro.
Destruction Derby
Per essere un titolo di lancio per la prima console a prendere seriamente in considerazione il 3D, è incredibile come Destruction Derby se la cavi bene. Lo abbiamo avviato aspettandoci il peggio e invece ci ha stupito con una fluidità e un gameplay totalmente inaspettati. Ci vuole qualche minuto per tornare a guidare con la croce direzionale, però poi a patto di digerire le sue evidenti asperità, potreste finire a giocarci più del previsto. Una sorpresa, ieri come oggi.
Final Fantasy VII
Per il purista, nonostante gli innumerevoli porting in alta definizione, il primo Final Fantasy VII per PlayStation rimane ancora oggi il migliore di tutti. È vero però negli altri qualcosa va sempre irrimediabilmente persa: una volta hanno il colpo di genio di aggiungere la bocca ai personaggi come è successo su Pc,altre fanno casino con le cut-scene o con le musiche. Ecco, il Final Fantasy VII qui presente è l'originale in tutto e per tutto, proprio come mamma Square lo ha fatto. Ed è bellissimo da giocare con un pad come quello di PlayStatuion Classic. Eccitante.
Grand Theft Auto
Non confondetevi, non è il terzo capitolo in 3D, bensì quello con visuale dall'alto a cui molti forse non hanno mai giocato. Il primo GTA è un gioco che si è salvato grazie a un bug che faceva letteralmente impazzire l'IA, dove prima del logo Rockstar c'è quello di DMA Design: in pratica una lezione di storia, anche piuttosto divertente a dire il vero, da rivivere con un gusto speciale dopo Red Dead Redemption 2. Quanta strada abbiamo fatto, eh?
Intelligent Qube
Questo è il suo nome occidentale, ma per molti rimarrà per sempre Kurushi, ovvero uno dei migliori puzzle game di sempre. Tutto è strano, singolare in Intelligent Quide, dal protagonista in camicia e cravatta alle musiche da action movie ad altissimo budget. Lo scopo del gioco è distruggere un muro di cubi che lentamente rotolerà verso il protagonista, fino a schiacciarlo o a spingerlo nel vuoto. È una meraviglia ancora oggi, e praticamente intatta.
Jumping Flash
L'importanza del gioco non si discute: è stato uno dei primissimi platform in 3D della storia e ha accompagnato la prima PlayStation nei negozi. Il problema è che rimane un gioco a cui in Europa pochi sono davvero legati, e quindi anche se ci si può divertire ancora, rimane l'amarezza che al suo posto ci sarebbe potuto essere qualcosa di molto più gagliardo.
Metal Gear Solid
Quando i videogiochi hanno imparato a parlare un linguaggio moderno e cosa più importante comune. Metal Gear Solid sembra uscito oggi, sembra come uno di quegli indie game che scelgono l'impianto grafico retrò per fare gli intellettuali, e invece è un gioco del 1998. Ti spiazza per quanto è bello, perché dove non arriva la grafica c'è una sensibilità artistica che sorregge ogni scena. I comandi sono quelli che sono, l'assenza di leve analogiche è inizialmente stressante, ma lo rigiocherete... oh se lo rigiocherete.
Mr. Driller
Per molti, anche per chi vi scrive, Mr. Driller è tra i migliori puzzle game dopo Tetris. Nel gioco Namco bisogna però scavare, e nel frattempo fuggire dai blocchi colorati che via via si faranno sempre più pericolanti. L'unico modo per non finire schiacciati è correre e schivare, o cercare di bloccare un masso che cade facendolo incontrare con uno fermo dello stesso colore. E poi bisogna stare attenti all'ossigeno, perché più si scende e più l'aria sarà rarefatta. Esemplare in forma perfetta, anche grazie al 2D.
Oddworld: Abe's Oddysee
Con PlayStation tutti hanno i loro preferiti, e c'è chi vuole un gioco e chi vuole l'altro, tanto che è praticamente impossibile accontentare tutti... tranne forse che con Abe's Oddysee. Anche qui, il gioco ha una fortuna che altri non hanno: è in 2D, e la sua grafica può invecchiare fino a un certo punto. Però il nostro ha anche un gameplay sopraffino, e se non lo avete già rigiocato fino alla nausea è molto probabile che cercherete ancora una volta di salvare il mondo insieme ad Abe. Ruttini e puzzette incluse!
Rayman
Ci sta, del resto è Rayman, il primo maledetto Rayman per la prima PlayStation. Esistono pochi platform così malvagi, stressanti, colorati, simpatici, odiosi, maledetti, bastardi che ora spacco il disco e lo tiro al cane e poi vado dal negoziante e gli stacco il coll... finita la rabbia poi torna tutto bellissimo, e ci vuoi giocare ancora, pure dopo tutto sto tempo.
Resident Evil Director's Cut
Eh no, proprio non poteva mancare Resident Evil. Il problema è che oramai i ricordi legati al gioco Capcom sono stati totalmente stravolti dalle numerose remastered. Succede così che quando lo fai partire ti prende un colpo, e nonostante tu sia assolutamente sicuro che il gioco sarà proprio come nei tuoi pensieri. Quello che probabilmente ci ricordiamo è invece un mix tra l'originale e la versione rebirth, e di conseguenza ci vuole un po' per riconquistare la giusta forma mentis e tornare a macinare enigmi e zombie. Ne vale ancora la pena.
Revelation: Persona
Persona lo conoscono in pochi oggi, e non lo conosceva nessuno ai tempi, per questo ritrovarselo nella line-up di PlayStation Classic è una splendida quanto inattesa sorpresa. Non sarà il gioco più rappresentativo della console Sony, ma qualche perla nascosta non può che fare che del bene, specialmente se si tratta di un gioco di ruolo di un simile calibro.
Ridge Racer: Type 4
Anche il quarto Ridge Racer è a nostro parere uno di quei giochi che non poteva mancare, però dannazione quanto è invecchiato male. Se in testa avete ancora quel gioco dal frame rate indiavolato, superfluido che vi faceva sognare con la sua arrapante velocità, preparatevi a un brusco risveglio. Type 4 non è diventato improvvisamente un brutto gioco, e con quelle musiche puoi permetterti di tutto, ma il tempo in questo caso non è stato clemente.
Super Puzzle Fighter II Turbo
Il capolavoro senza tempo è di nuovo qui tra noi. Chiamate gli amici, comprate le birre e lucidate i pad: oggi non è il 2018, non più, e tu domani non dovrai pagare le bollette né portare a scuola i figli... ti piacerebbe eh. Però fino a che dura la partita ci puoi credere. Immortale.
Syphon Filter
Non c'è un dannato quarantenne che non voglia un seguito di Syphone Filter, pazzi? Per niente! All'inizio è un incubo perché senza leve analogiche, senza strafe a portata di mano, si rischia di diventare pazzi. Ma se si riesce a rientrare nei suoi primitivi ritmi, è un'avventura che merita ancora di essere vissuta. E sì, un seguito ci vorrebbe davvero.
Twisted Metal
È stato senza dubbio un buon gioco, ma forse se ne poteva tranquillamente fare a meno. Rimane un testimone importante di un'epoca passata, come lo sarebbe però stato Gran Turismo, o Wipeout 2097 anche rinunciando in parte alla sua iconica colonna sonora. Trascurabile.
Wild Arms
Se ci sono giochi che non vediamo l'ora di rigiocare su una console come PlayStation Classic, questi sono proprio i JRPG, incluso Wild Arms e il suo sfizioso 2D.
Tekken 3
Il Tekken perfetto, oggi più di ieri. Quando il picchiaduro Namco era puro e semplice eppure profondo come pochi altri. Un capolavoro talmente sfrontato da annichilire concorrenza e seguiti diretti.
Tom Clancy's Rainbow Six
Ma che c'entra Rainbow Six? Intanto si tratta di un gioco tipicamente Pc, e poi ci sono pochissimi shooter in prima persona in grado di rimanere interessanti per oltre venti anni e tra questi non c'è traccia del gioco Ubisoft, specialmente in versione console. Al suo posto potevano metterci Bishi Bashi Special, Micromachine, ma pure le demo del tirannosauro e della manta sarebbero state meglio. Fa male al cervello provare a riadattarsi ai suoi vetusti comandi, e nemmeno ne vale la pena.