Pro Evolution Soccer 2016 testato all'E3 2015

Provata la nuova simulazione calcistica made in Konami, Pro Evolution Soccer 2016 che quest'anno ha come testimonial la stella del Barcellona Neymar.

Pro Evolution Soccer 2016
Trailer: Multi
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • No, dai, non scherziamo. Siamo in pieno E3, cioè nel bel mezzo di un futuro che i fotomodelli di Everyeye ti stanno raccontando in diretta, e qua si parla ancora dei fasti del passato. Manco Galliani è così attaccato ai ricordi. Konami ci prova, senza troppa convinzione, con la tagline: Love the past, play the future. Però sai che in fondo in fondo una sbirciatina da sopra le spalle, per vedere come si veleggiava un tempo, il buon Masuda la butta lo stesso. E poi anche tu, caro lettore, sì anche tu, che sbraiti, ti scazzi, smadonni senza un domani su forum e social perché giustamente brami ‘sto fantomatico ritorno di PES quando, attenzione attenzione, è già successo. Siediti e ripeti con noi: è già successo. Pes 2015 era ed è un signor gioco, capace di mettersi in saccoccia la nostra stima sotto forma di votone così come quella di tante altre riviste in giro per il mondo, premi fichissimi durante le fiere di settore, ed una virile pacca sulle spalle dal mercato, considerate le ottime vendite registrate a livello mondiale. No, non è un sogno né una realtà alternativa. Davvero. Pes è già tornato. Solo, non l'hai giocato. Perché se avessi speso anche solo un'oretta in compagnia dell'opera del Pes Team, avresti già impacchettato per benino tutti i tuoi dubbi, inserendoli poi in un raccomandata senza ricevuta di ritorno per il Canada, a casa di EA Sports.
    Ora, Pro Evolution Soccer 2016 è il classico gioco spartiacque. Anche perché è da tempo che Konami non ne imbrocca due di fila. Però, ecco, non c'è scusa che tenga. C'è solo da prendere quell'eccellente alchimia tecnica, e lavorarla col cesello. E i giapponesi, bontà divina, l'hanno fatto. L'hanno fatto alla grande. Olio di gomito a manetta, e piena consapevolezza su dove mettere le mani e -voilà-, il gioco è pronto. Anche prima del solito, vista l'uscita settembrina.
    Dai, vediamo se ti torna la voglia di essere un pessaro.

    Come funziona: solitamente le demo session approntate da Konami per i giornalisti sono sempre abbastanza scialbe, con build sottotono o comunque lontanucce dallo stadio finale. Ecco perché quando notiamo il sorrisone a 128 denti di Adam Bhatti, Brand Manager di Pes, capiamo subito che sta tirando un'aria nuova. Bella fresca. Konami sa dove andare a parare. Konami è pronta. Konami infatti decide di pubblicare il gioco a Settembre, senza cincischiare troppo. Assolutamente non un azzardo per una serie che quest'anno compie 20 anni, una storiella costellata di successi mostruosi ma anche di rovinose perdite di identità e conseguenti brancolamenti nel buio più cosmico.
    L'amalgama vincente è stato trovato dunque lo scorso anno, anche grazie ad un motore finalmente performante. Ma è anche vero che Pes 2015 rappresentava solo un primo step, con margini di rifinitura evidenti. Da qui si è partiti per costruire qualcosa che non stravolge di una virgola la vecchia intelaiatura, ma nel contempo l'arricchisce con innesti che definiamo puntuali giusto per mantenere un certo aplomb.
    Se è vero che le meraviglie del Fox Engine hanno contribuito a stabilire i parametri della nuova fisicità dello scorso capitolo, con radicali miglioramenti durante la copertura della sfera con il corpo, declinata a seconda del contesto di gioco, è anche vero che il modello fisico delle collisioni era piuttosto grezzo, con contrasti corretti ma avari di varietà.

    Pes 2016 punta dritto al sodo e cita forse il miglior episodio, sotto questo profilo: Pes 2005. Ovvero: la volontà di ottenere lo stesso risultato, in termini di fisicità e relativa influenza sul gameplay, di quel fantastico capitolo, naturalmente declinando il tutto secondo gli standard qualitativi odierni. Domanda: ce l'hanno fatta? Risposta: puoi giurarci. Il nuovo peso specifico dei calciatori, e l'inerzia che ne deriva, la capacità dell'engine di leggere le svariate porzioni del corpo che possono determinare un contatto (busto, braccia, arti inferiori), i nuovissimi contrasti aerei, con giocatori più prestanti in grado di anticipare o sovrastare quelli meno potenti; o magari possono cadere entrambi, sbilanciandosi a vicenda. Elementi che cambiano nettamente l'economia di gioco, rendendola più aspra, contraddittoria, meno permissiva. Con il centrocampo che diviene una piccola bolgia, oppure una splendida cabina di regia se si ha la necessaria velocità di pensiero. Il ritmo, dunque, rallenta, il pressing o il raddoppio possono provocare scenari impensabili in Pes 2015. I lanci lunghi vanno calcolati e centellinati per benino, pena la perdita quasi scontata del pallone, magari per colpa di un tackle di intercetto andato a buon fine. Anche la fisica del pallone è stata incrementata, con risultati semplicemente al top della categoria. Si pensi ad esempio alle conclusioni, numericamente incrementate (ma si può e si deve fare di meglio), e con tipologie di efficacia differenti a seconda della potenza e della postura del calciatore.
    Capitolo intelligenza artificiale: gli spostamenti corali non mancavano in Pes 2015. Ma di certo l'aiuto autonomo che ne conseguiva necessitava di alcuni miglioramenti. Ed eccoli qui. La cpu cerca di anticipare le giocate dell'utente dettando linee di passaggio nuove, o rubando il tempo ai difensori. Allo stesso modo, difensori ed incontristi alimentano il raddoppio in maniera intelligente, o cercano di accorciare, quando necessario, e soprattutto a centrocampo. Un gran bel vedere. Konami ha poi promesso sensibili miglioramenti nel Team ID, che potremo però verificare più avanti.

    Ma il calcio non è fatto solo di trame complicate, movimenti contestuali e ricerca del varco giusto: è anche il giusto teatrino dello spettacolo. Le possibilità di saltare l'uomo, in Pes 2016, semplicemente sono state moltiplicate. La fluidità dei movimenti (grazie alla moltitudine di animazioni introdotte), la nuova reattività dei comandi e l'assenza di blocchi fra un'animazione e l'altra, rendono l'uno contro uno moderatamente elettrizzante. Vale comunque il discorso di cui sopra: quindi, non è possibile pensare di andare via in slalom gigante senza pagare dazio. In Pes 2016, evidentemente, non si può. Ma si può comunque mettere fuori causa l'avversario con una finta di corpo, mandarlo a vuoto, anticiparlo: è tutta una questione di tecnica, tempismo e caratteristiche del giocatore che stiamo controllando. I tocchi di suola di Neymar sono comunque un piacere per gli occhi, e quando si manda a vuoto un centrale non toccando nemmeno la palla, non ci si può che riconciliare con mamma Konami.
    Migliorano anche i portieri, soprattutto in uscita e nella capacità di deviare la palla fuori dalla zona calda. Durante l'hands on abbiamo visto giusto un paio di svarionate, ma in generale la sicurezza trasmessa va ben oltre quanto promesso e non mantenuto nello scorso episodio.

    Fox Engine

    Master League e myClub

    Sebbene manchi la prova diretta, Adam Bhatti ha sottolineato come le modalità principali, ovvero la classica Master League e myClub, siano state oggetto di una pesante rivisitazione, e di un nuovo ribilanciamento, soprattutto per la seconda modalità. Potenziamenti anche per l'editor: sarà dunque possibile su Ps4 (e Ps3) importare le immagini per poi dare sfogo alle proprie abilità artistiche. Infine, Konami promette buone nuove anche sul fronte telecronaca, per ovviare alla ripetitività cronica di quella ascoltata in Pes 2015.

    L'abbiamo scritto: le nuove animazioni sono migliaia. Konami non ha quindi lesinato sul motion capture. Alcune però abbisognano di accorgimenti evidenti, come lo scatto. Come dice Bhatti il lavoro su quel fronte non finisce mai, di certo già in Pes 2016, su questo specifico particolare, si poteva fare di più. Il resto invece è solo da pollice alzato: la modellazione poligonale degli atleti, così come la riproduzione dei volti, gli shader utilizzati, la animazioni di contorno, con atleti che litigano, si mandano amichevolmente a quel paese e contraddicono l'arbitro, contribuiscono a foraggiare la magia del calcio digitale. Il passo in avanti fondamentale è stato fatto però sulla fisica, che scompagina e dà un nuovo ordine a questo Pes e quelli che verranno. Gradevolissima la riproduzione dell'erba, che si strappa e viene bagnata in maniera impressionante a seconda dell'intensità della pioggia. Come annunciato, le condizioni meteo sono variabili, una feature che personalmente adoriamo e che inietta un plus di incertezza nei vari match. Nuovi algoritmi gestiscono le sorgenti luminose, con risultati sorprendenti, soprattutto in notturna. Davvero apprezzabile anche la nuova inquadrature dinamica, capace di zoomare e allargarsi alla bisogna, per poter offrire -quasi- sempre la miglior visuale possibile.
    Il contorno, ovvero ciò che accade sugli spalti, è ancora ampiamente migliorabile. Saremmo però ingenerosi a lamentarci, nel complesso, di un apparato tecnico che funziona a dovere.

    Pro Evolution Soccer 2016 Pes 2016: testa alta e sguardo fiero. Tra le vocine (fuori di testa) di uno smantellamento del franchise, e altre che vogliono Konami pronta a dismettere tutto e buttarsi nel mercato mobile, il nostro calcistico ha fatto quello che doveva fare: si è preparato a puntino, ha comprato il vestitino nuovo ed è pronto ad azzannare i polpacci in quello che potrebbe diventare un entusiasmante derby settembrino. Alla Gamescom capiremo come il colosso giapponese abbia puntellato le modalità di gioco. Fino ad allora c’è solo tanto, tantissimo gameplay. Allora, ti è tornata la voglia di essere un pessaro?

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