Project Zero Mask of the Lunar Eclipse: la fotografia dell'orrore

Ci siamo aggirati per i corridoi dei primi tre capitoli di Mask of the Lunar Eclipse, quarto episodio della serie Project Zero, uscito nel 2008 su Wii.

Project Zero Mask of the Lunar Eclipse: la fotografia dell'orrore
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Abbiamo provato su PC la prima demo di Fatal Frame/Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse, versione rimasterizzata dell'omonimo gioco realizzato in esclusiva per Nintendo Wii e lanciato nel 2008. Nello specifico, ci sono stati messi a disposizione i tre capitoli iniziali della storia. I miglioramenti apportati per modernizzare l'esperienza sono percepibili ma legati all'aspetto grafico e tecnico e sfortunatamente non a quello propriamente ludico. Va detto: ci siamo divertiti e - solo un po' - spaventati, ma non tutto ci ha convinto come speravamo.

    Lenti pulite e batteria carica

    Per chi non conoscesse la saga horror sviluppata da Koei Tecmo, il presupposto di base è che gli spiriti, i fantasmi, i ghoul e affini esistono e sono tra noi. Addirittura, è possibile immortalarli se si è dotati del giusto equipaggiamento: una macchina fotografica a metà tra scienza e magia chiamata Camera Obscura. L'oggetto non si limita a imprimere su pellicola le entità che affollano le location da brivido.

    Può anche danneggiarle e sottrarre loro energia fino a farle scomparire. Dal momento che tutti gli spettri incontrati ci hanno aggredito e sembravano avere vari conti in sospeso con i viventi, padroneggiare l'arte della fotografia è l'unico modo che abbiamo avuto per difenderci. A dire il vero, nel terzo capitolo di Mask of the Lunar Eclipse il protagonista è armato di una torcia caricata a energia lunare, ma il suo sfruttamento rimane lo stesso della Camera Obscura: si punta agli spettri passando dalla visuale alle spalle del personaggio a quella in soggettiva, si carica il colpo - o meglio lo "scatto" - e lo si rilascia per allontanare gli ectoplasmi. Se non lo abbiamo "concentrato" a sufficienza, questo attacco danneggia gli abomini senza respingerli ma se riusciamo a lanciarlo al momento giusto (segnalato a schermo), allora possiamo generare un "fatal frame", strappando un cospicuo quantitativo di salute al nemico. C'è inoltre la possibilità di inanellare intere sequenze di questa potente mossa, così da rispondere all'assalto degli spettri con la massima efficacia.

    Testando in parallelo il gioco su Wii e la build di prova su PC abbiamo apprezzato la messa a punto dei movimenti di camera, che ci sono sembrati più fluidi. Guardarsi alle spalle rapidamente e cambiare visuale all'istante durante l'esplorazione sono pratiche cruciali: sia per sopravvivere a un attacco improvviso, che per fotografare uno spirito di passaggio e accumulare punti in base alla prontezza dello scatto. Proprio loro, i defunti da immortalare, sono stati resi più incorporei e vicini all'idea del classico "fantasma", più evocativi rispetto alle controparti su Wii.

    Purtroppo, le hitbox e le animazioni non sono ringiovanite altrettanto bene: il personaggio a schermo, chiunque sia, è davvero troppo lento, in alcuni frangenti persino sgraziato. Comprendiamo che Fatal Frame Mask of the Lunar Eclipse non si sia allontanato, volutamente, dal canone della saga. Un individuo poco scattante riesce a convogliare al meglio la sensazione di pericolo quando gli avversari lo circondano e lo costringono a scappare. I limiti però restano evidenti: durante il riposizionamento spesso si resta bloccati come su un gradino invisibile fuori dall'inquadratura, e alcune vie di fuga diventano irraggiungibili solo a causa di questa mobilità problematica.

    Così, ogni volta che l'occhio del giocatore, la telecamera e il movimento del protagonista non sono in sincronia, l'immersione si spezza anziché rafforzarsi. Un conto è rallentare i tempi di azione di una giovane ragazza terrorizzata che cerca di non toccare delle braccia appese al soffitto, un altro è incastrarsi sullo stipite di una porta, o sull'angolo di un letto senza apparente motivo.

    Rispetto all'incarnazione per Nintendo Wii, insomma, il principale e più evidente cambiamento è quello grafico. Il sistema di illuminazione è stato del tutto rivisto e conferisce a ogni ambiente un'atmosfera opprimente. Le texture sono state ovviamente ripulite, in alcuni casi ridisegnate e sono in generale più adatte agli schermi moderni. Nella demo fornita, però, non abbiamo potuto testare le modalità grafiche e le risoluzioni avanzate, che erano momentaneamente bloccate, probabilmente ancora in via di rifinitura.

    Fa davvero paura?

    L'horror in stile nipponico riesce spesso a suscitare un orrore multisensoriale di indubbia efficacia. Sia nella serie Fatal Frame che in altre produzioni del genere legate al paese del Sol Levante infatti abbondano il gore, le masse di capelli impazziti, gli spettri dai volti deformati e via dicendo. Vi basti pensare all'arte del mangaka Junji Ito per avere un riferimento: leggendo ogni sua storia vi sembrerà di poter toccare quel che disegna, di percepirne le consistenze.

    Il fotografo... fotografatoPer mettere ulteriormente in risalto le migliorie al comparto grafico, in Mask of the Lunar Eclipse è stata aggiunta un'interessante e inedita modalità foto. Sfruttando un'ambientazione che ci colpisce o ci affascina, in qualunque momento si può congelare lo scenario intorno a noi, riposizionare liberamente personaggi, fantasmi e altre entità, ruotare la visuale e aggiungere filtri. Dato che il titolo si basa sulle fotografie, ci è sembrata un'aggiunta assolutamente gradita. Costituisce inoltre il modo migliore per sfruttare i molti costumi indossabili dalle protagoniste. Nella demo in nostro possesso non c'era molta scelta, ma le numerose opzioni bloccate ci lasciano credere che avremo a disposizione un guardaroba variegato e interessante.

    Lo spavento vero e proprio, in Mask of the Lunar Eclipse, non è quasi contemplato, sebbene non manchi qualche sporadico jumpscare. Si affida invece a una tensione che serpeggia tra altoparlanti che si accendono in un corridoio d'ospedale al buio e apparizioni spettrali alle spalle del protagonista. Menzione d'onore per le mani che ci afferrano all'improvviso, mentre ci pieghiamo su alcuni oggetti: c'è un motivo se l'animazione di raccolta risorse è così lunga, insomma. Soprattutto, però, sono il setting e la scenografia, il suono e la lentezza nei movimenti del personaggio a instillare il seme della tensione nelle menti dei giocatori. Insomma, questa versione restaurata del titolo del 2008 non dovremmo paragonarla ai moderni remake di Resident Evil, nati con l'obiettivo di ricostruire non solo il comparto audiovisivo ma anche l'esperienza ludica offerta dai giochi d'origine. Il nuovo Mask of the Lunar Eclipse resta ben aderente all'avventura originale, sia per quanto concerne il ritmo della progressione che la struttura del gameplay e per questi motivi potrebbe non essere adatto a tutti i palati. In merito alla trama, che non dovrebbe aver subito alcuna modifica, cinque ragazze scomparse vengono ritrovate in preda a deliri presso una struttura medica posta su un'isola remota.

    Gli orrori di quei luoghi vengono ben presto dimenticati, le giovani si rifanno una vita. Tuttavia, dieci anni dopo alcune di queste fanno perdere misteriosamente le loro tracce. Il detective che le aveva salvate torna sul caso e gli indizi lo conducono nuovamente sulla lugubre isola. Solo che stavolta i suoi oppositori non sono esattamente umani... non più, almeno.

    Uno degli elementi distintivi della produzione originale era l'elegante e ben studiata alternanza di personaggi giocabili, ciascuno impegnato a seguire un filo che lo connetteva alla trama complessiva. Al cambio di protagonista però corrispondevano - e corrispondono - ben poche variazioni ludiche.

    Solo impersonando il detective Kirishima abbiamo avuto la sensazione di star affrontando un'indagine con un po' più di pepe, complice il maggior numero di avversari da combattere e di incontri paranormali. Al netto di queste differenze in termini di ritmo, insomma, l'ombra della ripetitività si è fatta sentire nel corso della nostra prova.

    Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse Dai tre capitoli dell'avventura che abbiamo avuto modo di provare, l'edizione restaurata di Fatal Frame/Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse resta un'esperienza sin troppo fedele all'originale sul fronte prettamente ludico. Le migliorie in termini audiovisivi non mancano e le aggiunte - come l'interessante modalità foto - sono certamente gradite. Il rischio concreto però è che al debutto del gioco ci ritroveremo dinanzi a un prodotto in linea con l'ultima rimasterizzazione a tema Fatal Frame, quella di Maiden of the Black Water, anch'essa ancorata a stilemi (e problematiche) del passato.

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