Rainbow Six Extraction: guerriglia aliena nel nuovo sparatutto Ubisoft

Rainbow Six Extraction si conferma come un progetto promettente, con un buon potenziale sul versante ludico e qualche incertezza su quello tecnico.

Rainbow Six Extraction
Anteprima: PlayStation 5
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Stadia
  • Xbox Series X
  • Arrivato a marzo del 2018 all'apertura dell'anno tre di Rainbow Six Siege, Outbreak occupa un posto speciale nel cuore dei fan di R6 Siege. L'evento mostrò al pubblico il potenziale del titolo in un contesto diverso da quello competitivo, sfidando gli operatori di tutto il mondo a schierarsi contro l'avanguardia di una terribile invasione aliena. Preso atto dell'incredibile successo del contenuto, gli sviluppatori decisero quindi di rielaborarlo in uno spin-off a tutti gli effetti, per poi annunciarlo durante l'E3 successivo col titolo di Rainbow Six Quarantine. Ribattezzato Rainbow Six Extraction per ragioni facilmente intuibili, il titolo ha occupato un posto di rilievo nel corso dell'ultimo Ubisoft Forward, che ha finalmente permesso alla platea ludens di dare un'occhiata più da vicino al progetto, in arrivo il 16 settembre su PC, PS4, Xbox One, PS5 e Xbox Series X|S. Dal canto nostro, qualche giorno fa abbiamo avuto la possibilità di provare su PC (in remoto) una build preliminare del gioco, che ci ha accompagnato per un paio d'ore cariche di tensione, tra intriganti prospettive e qualche legittimo dubbio.

    Da Outbreak a Extraction

    Come anticipato, Rainbow Six Extraction è un progetto nato e cresciuto sull'onda dell'entusiasmo scatenato dall'evento Oubreak di Siege, che vedeva un manipolo di operatori fronteggiare orde di mutanti per arginare la minaccia di un'invasione su larga scala. Il concept alla base del titolo affonda quindi le radici tanto nelle idee messe in campo per la modalità a tempo limitato di Operation Chimera, quanto nelle routine ludiche dello shooter tattico di Ubisoft, che vanno a comporre le fondamenta di una proposta cooperativa PVE modellata per accogliere i giocatori in una cornice familiare, seppur decorata con diverse sfumature inedite.

    Già nei primi istanti della missione tutorial, infatti, si percepisce chiaramente l'assetto conservativo di un'esperienza che eredita buona parte degli elementi chiave di Siege, a partire da un gunplay rimasto sostanzialmente inalterato rispetto al predecessore, e caratterizzato da un buon equilibrio tra realismo e concessioni più arcade. Il modello di shooting mantiene dunque tutti i suoi tratti distintivi, sia per quanto riguarda la gestione della balistica che l'ottimo feedback delle armi, e anche le meccaniche di "leaning" (l'atto di sporgersi lateralmente per mirare) sono ancora parte di un amalgama ludico rifinito ed appagante. Allo stesso modo, anche il sistema degli operatori torna ad essere uno degli aspetti chiave della ricetta di Ubisoft, che in Extraction mette a disposizione degli utenti un buon corredo di "volti noti". Nella build testata in anteprima era presente un totale di nove soldati d'elite (Doc, Ela, Pulse, Alibi, Hibana, Lion, Sledge, Vigil e Finka) tratti dal ricchissimo roster di Siege, richiamati sul campo con variazioni minime in termini di statistiche (corazza, velocità) ed equipaggiamento selezionabile, e con qualche lieve aggiustamento sul fronte delle capacità speciali.

    Il furtivo Vigil può ad esempio contare su un assortimento di bocche da fuoco - primarie e secondarie - per la gran parte ripreso dal precedente Rainbow Six (fatta eccezione per il fucile Mk 14 EBR), e su un'abilità unica (il dispositivo d'occultamento ECR-8) che lo rende praticamente invisibile agli occhi dei nemici per un breve lasso di tempo.

    Un approccio ben diverso da quello del possente Sledge, che anche in Extraction può estrarre un martello da demolizione per sfondare pareti (come in Siege, solo alcune possono essere abbattute) e infliggere danni agli avversari che, in caso di sopravvivenza, resteranno storditi per qualche secondo. Se di base, insomma, la caratterizzazione bellica degli operatori non si allontana mai troppo dagli standard stabiliti con Siege, abbiano notato un paio di novità che potrebbero avere conseguenze piuttosto consistenti sulla flessibilità complessiva di ciascuna "classe".

    Tanto per cominciare, nella demo testata non c'erano limitazioni per quanto concerne i gadget equipaggiabili dai diversi soldati, che in Extraction vengono definiti "React Tech" e sono suddivisi in due categorie: explosive e gear. Se la prima - come intuibile - comprende esplosivi di vario genere (claymore, granate a frammentazione, a impatto, stordenti e fumogene), la seconda offre strumenti tattici da scegliere in base al proprio stile di gioco (droni da ricognizione, armature, scorte di munizioni da condividere e granate bonus), magari in accordo con le esigenze corali della squadra.

    La novità più intrigante è però legata al nuovo sistema di progressione di Extraction: ognuno degli operatori può infatti avanzare di livello in base alle prodezze compiute in missione (uccisioni, azioni di supporto, obiettivi completati), e presumibilmente sbloccare delle ricompense in grado di alterare la sua efficienza battagliera. Diciamo presumibilmente, perché la built testata non permetteva di approfondire in alcun modo questa meccanica, ma sappiamo per certo che accumulando esperienza gli utenti potranno ottenere potenziamenti per le abilità, dispositivi "React Tech" inediti e probabilmente anche nuovi accessori per le diverse armi, come ad esempio ottiche, silenziatori e impugnature.

    Va da sé che per esprimere un giudizio su questo aspetto della produzione dovremo necessariamente attendere una prova più approfondita, ma l'idea di offrire ai giocatori una gamma ampliata di possibilità d'approccio ci sembra già alquanto stimolante. A maggior ragione considerando la natura PVE dell'esperienza, che da una parte richiede sforzi di bilanciamento meno gravosi, e dall'altra deve offrire agli utenti qualche stimolo in più per mantenere intatto il richiamo dell'offerta.

    Guerriglia aliena

    Fatte le dovute considerazioni preliminari, arriviamo dunque al nodo centrale di questo articolo: com'è strutturata una sessione di gioco in Rainbow Six Extraction? Una volta composto il nostro gruppo d'assalto tramite matchmaking o invito diretto (il gioco supporta un massimo di tre giocatori), dovremo quindi selezionare la location della nostra prossima incursione.

    Durante le due ore dell'hands-on abbiamo potuto visitare solo uno degli scenari presenti nel gioco, ambientato all'interno di un'installazione scientifica nel cuore dell'Alaska, presa d'assalto dagli Archæan e divenuta l'ennesimo ricettacolo della loro nefasta proliferazione parassitaria. Prima ancora di selezionare operatore ed equipaggiamento, una schermata introduttiva ci ragguaglia sia sul livello di sfida generale della missione (ce ne sono quattro), sia sui compiti che ci sono stati affibbiati. Ciascuna delle mappe presenti in Extraction è infatti suddivisa in tre zone di difficoltà crescente, ognuna delle quali richiede di completare un obiettivo casuale selezionato dal sistema tra dodici possibili opzioni. La nostra squadra potrebbe ad esempio trovarsi a dover estrarre campioni dai nidi alieni disposti in giro per la mappa, o essere incaricata di dare la caccia a un Archæan d'elite particolarmente feroce. A volte potremmo essere chiamati a rintracciare e scortare uno scienziato disperso, a sabotare gli invasori collocando una serie di esplosivi nei pressi di orrendi manufatti tecnorganici, oppure a raccogliere un frammento di tessuto da uno degli avversari, preferibilmente dopo averlo stordito con un attacco silenzioso.

    Vale la pena di sottolineare che alcuni di questi obiettivi vengono assegnati dinamicamente in base alle azioni dei giocatori: qualora non riuscissimo a curare in tempo uno dei nostri compagni abbattuti, dovremo ad esempio prenderlo di peso e portarlo verso uno dei punti d'estrazione, potendo contare solo sull'arma secondaria e sul supporto dei commilitoni.

    Nel caso in cui un utente venisse definitivamente sconfitto, questi non potrà più utilizzare l'operatore scelto fino al completamento di un particolare modello di missione denominato "Missing in Action". Questo richiederà di localizzare il bozzolo alieno contenente l'agente disperso, e di liberarlo collaborando con gli altri giocatori: due membri del team dovranno bersagliare i nodi energetici in movimento lungo i supporti filamentosi del baccello, per permettere al terzo di strappare a viva forza il soldato dalla sua prigione. Una volta condotto in salvo l'operatore tornerà disponibile per le partite successive, seppur con una quantità di salute temporaneamente ridotta.

    A prescindere dagli obiettivi di ciascuna incursione, gli utenti potranno decidere di raggiungere un punto di estrazione e abbandonare il campo di battaglia in qualsiasi momento, anche senza aver portato a termine nessuno uno degli incarichi proposti. È chiaro che la quota dei punti esperienza distribuiti al termine di ogni sessione dipenderà dai successi ottenuti, e possiamo confermarvi che è piuttosto facile finire sul versante sbagliato del delicato equilibrio tra rischio e ricompensa, complici il soave richiamo del completismo e le qualità di una formula cooperativa tanto avvincente quanto impegnativa. Varcare i confini di un'area conquistata dagli Archæan vuol dire avventurarsi in un ambiente straordinariamente ostile, colmo di nemici in agguato e disseminato di insidie ambientali pronte a complicarci notevolmente la vita.

    Per quanto apparentemente inermi, le più pericolose sono i nidi disposti in giro per le diverse sale di ogni struttura, che diffondono una melma nerastra in grado di rallentare i giocatori e allertare gli avversari. Rimuovere la sostanza a suon di proiettili e distruggere questi ammassi pustolosi rappresenta quindi la priorità numero uno di ogni team, specialmente considerando che i nidi possono generare nuovi Archæan.

    Questi si dividono in diverse sottospecie dotate di varie attitudini mortifere: i Grunt si muovono rapidamente per mettere a segno una gragnola di feroci attacchi corpo a corpo, i Bloater scattano verso la squadra per poi esplodere in una nuvola di gas tossici, gli Spiker colpiscono dalla distanza lanciando aculei dalle braccia, mentre i Rooter producono un sostanza che infligge danni e immobilizza i giocatori. Questo è solo un estratto del buon assortimento di mostruosità che incontreremo nel corso delle partite, e più avanzeremo tra le diverse sezioni della mappa maggiori saranno le possibilità di incappare in nemici più forti e subdole minacce, come spore adesive in grado di ostruire la visuale e danneggiare continuamente gli operatori, almeno fino all'intervento armato di un compagno caritatevole.

    Luci e ombre di una proposta promettente

    L'entità delle sfide proposte dal titolo pare accordarsi piuttosto bene con lo spessore tattico mutuato dal gameplay di Siege, e spinge i giocatori a muoversi con cautela utilizzando con perizia i talenti di ciascun operatore, preferibilmente nel quadro di strategie sinergiche pensate per massimizzare l'efficacia della squadra in relazione agli incarichi assegnati.

    Per completare un'intera run è necessario coordinarsi continuamente con i compagni (c'è anche un sistema di ping per i meno ciarlieri), cercando di passare il più possibile inosservati e sfruttando l'assetto della mappa per evitare di ritrovarsi con le spalle al muro. Piazzare barricate sui possibili punti d'accesso a una "zona calda", imparare ad anticipare le mosse degli avversari e a reagire efficacemente, sfruttare adeguatamente equipaggiamento e abilità speciali, capire quando è il caso di ritirarsi: tutti passaggi che possono fare la differenza tra una clamoroso successo e un letale disastro.

    Malgrado la svolta PVE e la deriva sci-fi, insomma, Extraction si presenta come un titolo coerente con i canoni ludici definiti dal predecessore multiplayer, e pertanto potenzialmente in grado di conquistare l'interesse degli estimatori di Siege. Grazie al suo particolare carattere, il nuovo Rainbow Six promette inoltre di portare qualcosa di nuovo nel panorama degli shooter cooperativi, e potrebbe pertanto attirare nuovi fan verso la saga di Ubisoft.

    Per raggiungere tali risultati, il titolo deve però soddisfare una serie non trascurabile di condizioni, prima fra tutte la composizione di un'offerta contenutistica capace di garantire ai giocatori una buona dose di varietà. Al momento non sappiamo se la proposta includerà modalità diverse da quella testata, né quante saranno le mappe disponibili al lancio, ma non è difficile prevedere che il successo della produzione dipenderà tanto da questi fattori, quanto dall'attenzione che il team di sviluppo dedicherà al supporto post lancio. In attesa di verificare la sussistenza di questi requisiti, ci sono però un paio di note dolenti che è impossibile ignorare. La più importante riguarda un profilo tecnico tutt'altro che sensazionale: tra texture e shader datati, una conta poligonale non particolarmente generosa, animazioni piuttosto ingessate e un'effettistica un po' altalenante, Extraction mostra chiaramente i limiti di un progetto nato dalla costola di un titolo con diversi anni sulle spalle.

    Sia chiaro: i miglioramenti rispetto a Siege sono evidenti, ma la resa generale - almeno per il momento - lascia intravedere qualche asperità di troppo. Allo stato attuale il gioco dà il meglio di sé negli ambienti chiusi, grazie a un buon connubio di effetti d'illuminazione, particellari e volumetrici, mentre nelle zone all'aperto la qualità complessiva subisce una flessione abbastanza marcata. C'è da dire che si tratta di un prodotto cross-generazionale, presumibilmente modellato per garantire una notevole fluidità su tutte le piattaforme di gioco, ma non possiamo comunque fare a meno di sperare in un miglioramento significativo da qui al lancio.

    Abbiamo inoltre notato qualche fluttuazione consistente della reattività dei nemici, gestiti da un'intelligenza artificiale che a volte sembra perdere qualche colpo. Complice un bilanciamento degli avversari non ancora ottimale, non ci è sembrato di notare conseguenze importanti a carico del grado di sfida, ma è ancora presto per esprimere giudizi di valore.

    Parlando dei temibili Archæan, dobbiamo confessarsi che il design degli alieni ci è parso alquanto generico e fin troppo uniforme, tanto da rendere a tratti difficile l'identificazione delle diverse tipologie di nemici.

    Discorso diverso per il level design, che mostra distintamente i segni dell'esperienza accumulata con Siege proponendo scenari ben strutturati ed efficaci, con un ruolo importante - e positivo - nel bilancio dell'esperienza. Ottimo anche il sound design, progettato per amplificare l'intensità del gameplay e garantire ai giocatori dei preziosi indizi sonori sulla presenza di abomini mutanti e orrori in agguato.

    Rainbow Six Extraction Il tempo trascorso affrontando gli orrori alieni di Rainbow Six Extraction ci ha lasciato in corpo sensazioni piuttosto positive, soprattutto per i meriti di una formula che sembra accordare efficacemente alcuni dei tratti distintivi di Siege con le necessità ludiche di un titolo cooperativo esclusivamente PVE, caratterizzato da un gameplay tattico intenso ed avvincente. Tra elementi familiari e intriganti novità, la proposta di Ubisoft mostra quindi un potenziale da non sottovalutare, sebbene non tutti gli aspetti dell’offerta ci abbiano convinto appieno. In attesa di avere maggiori informazioni sulla mole contenutistica inclusa nel pacchetto di lancio, sul sistema di progressione e sull’effettiva varietà del comparto ludico, il tallone d’Achille della produzione è rappresentato al momento da un profilo tecnico alquanto sottotono, che richiede qualche intervento significativo anche sul fronte dell’intelligenza artificiale. Come detto il potenziale c’è, ma resta da vedere se il team francese riuscirà ad esprimerlo al meglio.

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