Remnant From the Ashes: il nuovo gioco degli autori di Darksiders 3

Oltre a Darksiders III, il team Gunfire Games porta alla Gamescom anche la sua nuova IP: Remnant From the Ashes.

Remnant From the Ashes: il nuovo gioco degli autori di Darksiders 3
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Poco più di un mese fa veniva annunciato Remnant from the Ashes, uno sparatutto cooperativo in terza persona ambientato in un mondo postapocalittico. Gli autori sono i ragazzi di Gunfire Games, il team di sviluppo che sta lavorando al terzo capitolo della saga di Darksiders. Durante la Gamescom 2018 abbiamo potuto provare una versione demo del gioco, ben consci del talento della software house e animati da belle speranze sull'avventura distopica nei panni di un'umanità alle prese con creature mostruose e micidiali. La prova emersa nel corso del nostro hands-on, tuttavia, ha fatto emergere alcune perplessità, pur a fronte di una serie di idee interessanti di cui Remnant from the Ashes cerca di farsi portatore.

    Nella tana del lupo

    Non conosciamo ancora molti dettagli sulla storia del nuovo gioco di Gunfire Games. Ciò che sappiamo si ferma all'incipit di partenza dell'immaginario imbastito dalla produzione: la Terra non appartiene più all'umanità, dilaniata dalla presenza di una misteriosa e letale razza aliena chiamata The Root. I mostri, esseri umanoidi dalle forme distorte e macabre, hanno occupato il nostro pianeta, trasformandolo in un mondo post-apocalittico in cui gli esseri umani tentano di sopravvivere accumulando le poche risorse rimaste e facendosi largo tra le orde di demoni per sgominarne le fila e ridurne il più possibile le legioni. I giocatori, che possono variare da uno a quattro, dovranno avanzare in una serie di mappe trucidando i Root che incontreranno sul proprio cammino, con l'obiettivo di mantenersi in vita combattendo per raggiungere l'uscita degli anfratti da esplorare.

    Un primo elemento che ci è saltato all'occhio, e che non ci ha entusiasmato particolarmente, è la linearità delle ambientazioni: la demo messa a disposizione dagli sviluppatori durante la Gamescom ci ha permesso di esplorare un'area metropolitana sotterranea, ormai in rovina e dilaniata dall'insediamento delle creature. Da un'esperienza cooperativa come Remnant from the Ashes, nella quale quattro utenti potranno muoversi lungo le varie location per sgominare quanti più Root possibili, ci si aspetta un level design di respiro più ampio rispetto a quanto visto, soprattutto perché - tranne che in un paio di frangenti, che hanno evidenziato alcuni bivi nella progressione lungo la mappa - l'andamento strutturale del livello ci è parso piuttosto intuitivo e non particolarmente ostico.?Un aggettivo che, invece, potremmo affibbiare senza ombra di dubbio al gameplay della produzione: i ragazzi di Gunfire Games non hanno avuto troppo timore di affermare che una delle loro principali fonti di ispirazione è la serie di Dark Souls, dei cui esponenti Remnant from the Ashes cerca di emulare il grande tasso di difficoltà relativo alla reattività e all'insistenza dei nemici, incluso il sistema di movimento dei personaggi giocabili, regolato dal consumo di una certa quantità di stamina in caso si utilizzino schivate o colpi in mischia. Il risultato di una scelta simile si traduce, tuttavia, in un ibrido che cerca di unire un gunplay soddisfacente - in grado di restituire un buon feeling derivato dalla fisica delle armi- a un combat system ravvicinato piuttosto legnoso, condito a sua volta da un comparto di animazioni che prestano il fianco a una certa pochezza tecnica.

    Alle armi

    Le classi disponibili nella demo giocabile di Remnant from the Ashes erano due: Hunter, un combattente specializzato nelle battaglie a lungo raggio, ed Ex-Cultist, molto più rodato nelle battaglie a corto raggio e in possesso di abilità specifiche come l'evocazione di alcune creature che fungono da supporto negli scontri contro gli alieni. Non è chiaro se ci saranno altri archetipi, né quale sarà il loro numero finale all'interno del prodotto completo: il team di sviluppo ci ha spiegato che per i programmatori contava più la qualità di ogni singola classe piuttosto che la loro quantità, per questo motivo non ci aspettiamo rivoluzioni sostanziali in tal senso nel prossimo futuro.

    Il nostro racconto dell'hands-on dedicato allo sparatutto cooperativo, che abbiamo tuttavia giocato in una modalità single player, termina con alcune considerazioni sull'immaginario proposto da Gunfire Games e sul comparto visivo: pur sfoggiando modelli decisamente accettabili per quanto riguarda i personaggi, le armi e i nemici, dal punto di vista dell'art direction Remnant from the Ashes si presenta come un prodotto piuttosto anonimo, fin troppo calato nei crismi estetici e stilistici dei più grandi esponenti del survival horror sia per quanto riguarda il design strutturale che per quello delle creature (tutte piuttosto uguali tra loro, pur divise fondamentalmente in quattro tipologie di mostri).

    Stando alle dichiarazioni dei producer, inoltre, i mondi di gioco e i nemici si svilupperanno in maniera dinamica e proceduralmente: nel corso della nostra prova, tuttavia, il livello di difficoltà piuttosto ostico ci ha costretti più volte a soccombere e, una volta respawnati al checkpoint iniziale, abbiamo notato che la struttura del livello in questione era rimasta identica, lasciando deserte le zone che avevamo ripulito in precedenza dall'incedere minaccioso e claudicante dei Root.

    Remnant From the Ashes Potrebbe esserci ancora del tempo, prima della release fissata per un generico 2019, per scacciare qualche perplessità sul fronte delle animazioni, chiarire i dettagli sulle classi disponibili e sulla gestione procedurale dei livelli e infine per ampliare l’offerta contenutistica in termini di nemici, armi e risorse a disposizione. Remnant from the Ashes resta in ogni caso un prodotto su cui gravano diverse perplessità, derivate da una struttura di gioco fin troppo lineare e da una direzione artistica quanto mai anonima e poco ispirata, che pesca fin troppo addentro gli stereotipi stilistici dei grandi esponenti del genere survival horror. Dai creatori di Darksiders 3 ci si aspettava, perlomeno a giudicare dalla prova avvenuta durante la Gamescom 2018, un estro maggiore sul versante tecnico e artistico, mancanze che difficilmente potranno essere corrette entro il prossimo anno.

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