Riot Civil Unrest Provato: sommosse e ribellione tra le strade d'Italia

Attualmente in Early Access su Steam, RIOT è un interessante “simulatore di sommosse popolari” di realizzazione tutta italiana.

Riot Civil Unrest Provato: sommosse e ribellione tra le strade d'Italia
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Dai successi del crowdfunding all'Early Access di Steam la strada può essere ben più dissestata di quanto si potrebbe credere. Lo sviluppo di RIOT - Civil Unrest ne è un esempio concreto: nato dalla volontà di Leonard Menchiari, il titolo è uscito vittorioso da una campagna su Indiegogo nel 2014 per poi far perdere lentamente le tracce di sé fino a quest'anno, mostrandosi prima alle ultime edizioni di Svilupparty e Milan Games Week e poi tra i progetti in Accesso Anticipato ospitati dalla nota piattaforma di Valve.
    Non sappiamo cosa sia accaduto nel mentre, ma è lampante che una produzione di questo tipo richieda più di qualche accortezza prima di essere effettivamente commercializzata. Parliamo infatti di un "simulatore di manifestazioni" che, forte delle esperienze dirette dell'autore durante le proteste No TAV in Val di Susa, si pone l'obiettivo di mostrare nella maniera più limpida possibile quel che tipicamente accade all'innescarsi delle cosiddette guerriglie urbane. Il tutto partendo da una serie di casi concreti, resi ludicamente sotto forma di strategy game in tempo reale.

    La storia ci insegna... ma che ci insegna?

    Punto di partenza di RIOT è senza dubbio la campagna single player, dove il giocatore ha la possibilità di seguire nell'ordine desiderato il dipanarsi di - per adesso - quattro scenari incentrati su altrettanti fatti di cronaca storicamente rilevanti: la già citata manifestazione italiana in Valsusa, la Primavera Araba, le proteste in Keratea e la battaglia degli Indignados in Spagna. Parlando di numeri, l'Early Access consta di sedici stage, tutti giocabili sia guidando le gesta dei gruppi di protesta che impersonando le forze dell'ordine. Ogni evento inizia con una spiegazione sintetica dell'avvenuto, e ciascun sottocapitolo di ogni macro-livello si apre con una fugace cut scene che introduce l'azione vera e propria.
    Prima di scriverne, però, vale la pena spendere qualche parola sul comparto artistico della produzione, che gode di una pixel art di rara raffinatezza, fortemente voluta da Menchiari e curata dal bravo Fabrizio Zagaglia, di recente all'opera anche sul nostrano Slaps and Beans. Una grafica che, per altro, si addice egregiamente al tipo di narrazione scelto per veicolare le informazioni relative a ogni avvenimento inscenato. Un'esposizione dei fatti dove la forza visiva sovrasta quella della parola, che pure è presente, ma sotto forma delle voci quasi indistinguibili dei tanti personaggi che affollano lo schermo prima e durante i tafferugli. In questo senso, è encomiabile l‘enorme lavoro di campionamento di frasi e suoni svolto dal team di sviluppo, là dove il missaggio audio di schiamazzi, grida, interferenze radio e rumori ambientali è ben capace di restituire realisticamente quel disordine misto a tensione che, inevitabilmente, si produce nel corso di tali situazioni.
    Se dal lato della costruzione del contesto RIOT supera ogni più rosea aspettativa, c'è invece da andare un po' più cauti parlando di tutto quel che concerne il suo sistema di gioco; sistema che, come scritto in apertura, attinge manifestamente al genere degli RTS.

    Ogni capitolo della campagna, come accennavamo, può essere portato a termine sia dal punto di vista dei poliziotti che da quello dei "rioters", il che modifica innanzitutto le fasi di setup che precedono l'in-game duro e puro. Dando la propria preferenza alle forze di polizia, il software richiede di comporre fino a sei gruppetti di uomini da far scendere in campo di lì a poco, scegliendo fra tre possibili tipologie: squadra balistica, tattica e d'assalto.
    Ogni squadra può essere inoltre personalizzata in quanto ad armi impugnate dai propri membri e loro equipaggiamento difensivo, il che si traduce in un costo monetario che andrà a influire sulla potenza dello schieramento e, di rimando, sulla quantità di rivoltosi che il giocatore dovrà contrastare. Dal lato opposto, decidendo di guidare gli agitatori, bisognerà impostarne le caratteristiche secondo le variabili della loro suddivisione effettiva, del grado di rabbia, della quantità di striscioni e bandiere adoperati e degli indumenti difensivi indossati. Senza contare, anche qui, le numerose possibilità di scelta relative agli strumenti utilizzabili una volta scesi in piazza, alcuni davvero peculiari.
    Si pensi, per esempio, all'opportunità di sfruttare i social network per attirare altri manifestanti sparsi nei paraggi, oppure all'uso delle fotografie al fine d'immortalare azioni della polizia ritenute particolarmente violente o illegittime, così da avere poi un vantaggio nei capitoli di gioco successivi. Vantaggio che, nel caso di entrambe le parti, sottostà a due punteggi distinti, uno militare e uno politico.

    Come questi vengono calcolati, ovviamente, dipende da come è stata gestita la propria fazione in rapporto a quella opposta nello svolgersi della manifestazione appena precedente. In quegli istanti, che sono poi il perno del titolo targato Merge Games e IV Production, l'utente deve esercitare il controllo sui gruppi del proprio schieramento per perseguire obiettivi piuttosto chiari, dal mantenere una determinata posizione all'evitare che il tessuto cittadino venga danneggiato oltre una certa misura. Per farlo ha a disposizione un comando per lo switch in tempo reale fra le sue unità, tramite tastiera oppure - più comodamente: strano a dirsi per un'esperienza strategica - grazie ai due dorsali del pad. Ovviamente può poi sfruttare tutto ciò che è stato equipaggiato nel pre-partita, e in più dispone di un selettore per mutare l'atteggiamento dei singoli raggruppamenti, che può essere offensivo oppure di difesa.
    Valutare queste fasi di RIOT risulta piuttosto complicato. Crediamo sia importante tenere a mente il piglio sostanzialmente sociologico dell'opera di Menchiari, per cui, da questo punto di vista, tutto quel che accade a video gode di un impatto sinestetico considerevole.

    In altre parole, chi gioca "sente" tutto: il subbuglio dovuto alla moltitudine di gente in strada, la tensione derivata da un contrasto violento, la paura scaturita da un morto o da un fumogeno piombato in mezzo alla folla. La confusione regna costantemente sovrana, il che senz'altro infonde realismo a una produzione a cui evidentemente interessa intrattenere solo fino a un certo punto, preferendo invece trasmettere qualcosa di più autentico e, in un certo senso, sperimentare con il linguaggio interattivo. D'altro canto, sotto l'aspetto puramente videoludico, il titolo presenta una formula RTS piuttosto ruvida, là dove, oltre a quella rivale, anche l'IA alleata - che sia o meno per volontà autoriale - si dimostra spesso molto difficile da dirigere, spingendo talvolta l'esperienza verso le soglie della frustrazione. La possibilità di modificare il livello di difficoltà sopperisce solo in parte al problema, che insomma rischia di restringere ulteriormente la cerchia di utenti a cui il prodotto, per via del suo essere intrinsecamente di nicchia, possa verosimilmente non risultare indigesto.

    RIOT: Civil Unrest RIOT - Civil Unrest è senza dubbio un esperimento coraggioso. Per il delicato argomento affrontato, e per il modo tutto sommato equilibrato con cui sembra riuscire a comunicare quel che vuole al proprio pubblico. E per la voglia di portare all’interno del medium una ricetta digitale fuori dagli schemi, nel bene e nel male. Un gameplay strategico atipico, per pochi palati, a tratti ancora problematico - in questo senso, gli sviluppatori devono rimboccarsi le maniche - ma con tutte le carte in regola per restituire un’esperienza interattiva interessante. Per altro, l’Early Access di RIOT non lesina di contenuti giocabili: oltre alla campagna per giocatore singolo, meritano menzione anche la presenza del multiplayer e di un editor dei livelli un po’ spigoloso, ma comunque gradito. Tutti motivi in più per sostenere un progetto sì ancora da rifinire, ma meritevole di tutte le attenzioni possibili.

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