Soulstice: un action fantasy italiano, oscuro e brutale

Abbiamo provato Soulstice di Reply Game Studios per alcune ore: siamo pronti a parlarvi dei frenetici scontri alla base di questo interessante action.

Soulstice
Anteprima: PC
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Dopo averne già diffuGamente scritto, qui la nostra più recente anteprima di Soulstice, abbiamo messo le mani su di una versione preliminare del titolo di Reply Game Studios, il team milanese che ha firmato Joe Dever's Lone Wolf. Nel corso della prova, durata circa sei ore di intenso gameplay attraverso i primi due atti del gioco, ci siamo fatti un'idea ancor più precisa dell'offerta ludica, sebbene non sia ancora il momento di prodursi in giudizi bollabili come definitivi.

    Prima di soffermarci nel dettaglio sul nostro appuntamento col gioco, che a detta degli sviluppatori ammonta a circa un quarto dell'esperienza completa, vogliamo fare una premessa per coloro che non conoscono la produzione. Non ci troviamo di fronte a un soulslike - una caratteristica a cui il nome Soulstice potrebbe lasciar pensare - bensì a un prodotto più vicini ai lidi di Devil May Cry e Bayonetta. In questo action in terza persona purissimo, in altre parole, poco spazio viene lasciato a tutto ciò che non sia triturare i propri nemici, preferibilmente attraverso concatenazioni di colpi lunghe e coreografiche.

    Un fantasy oscuro

    Al centro degli eventi narrati in Soulstice troviamo due protagoniste, Briar e Lute, entrambe al servizio dell'ordine della Lama Cinerea, incaricate di indagare sulla catastrofe che ha stravolto la città di Ilden. Il Velo che divide il mondo degli uomini da quello degli spettri infatti è stato squarciato, con gli ectoplasmi che ne hanno varcato i confini per far piombare Ilden nel caos, corrompendone gli abitanti e, ovviamente, seminando morte e distruzione.

    Come e perché tale catastrofe si sia verificata è una domanda cui, con ogni probabilità, troveremo risposta nell'esperienza completa. Siamo pronti a scommettere che ci saranno grandi rivelazioni al riguardo, perché il gioco sembra investire molto sulla narrazione. Inizia praticamente in medias res, senza preamboli particolari, con le sorelle dirette alla fonte dell'energia che ha devastato la città. Dai loro scambi sembra evidente: sono le prime a essere sorprese per la tremenda invasione di spiriti, le prime a non sapere chi o cosa abbia permesso a un simile evento di sconvolgere l'ordine naturale delle cose. In quanto a noi giocatori, nulla sappiamo delle due, se non che Briar è una guerriera capace e feroce, mentre sua sorella Lute è... proprio uno spettro. I paladini dell'Ordine della Lama Cinerea infatti sono sempre accompagnati da un'Ombra, assieme alla quale formano una Chimera, un'entità che racchiude due anime distinte. Come siano arrivate a esserlo è un altro dei misteri del gioco, che verrà progressivamente svelato attraverso flashback e che probabilmente avrà qualcosa a fare con gli eventi di superiore ordine di grandezza.

    Scontri a lama sguainata

    Se siamo qui è soprattutto per parlare di come si gioca a Soulstice e possiamo anticiparvi una cosa: è un'esperienza che sa appagare i più battaglieri, al netto di alcune problematiche di varia natura. Alcune sono più leggere e forse sistemabili da qui all'uscita, mentre altre hanno l'aria di essere più strutturali. Essendo Briar la sorella che mena le mani, parliamo della protagonista totalmente controllabile, nei movimenti così come negli attacchi.

    L'arma principale è una lama, in grado di sferrare colpi piuttosto veloci, ma ve ne sono anche altre da usare alla bisogna, come un martello, un guanto, un arco, ciascuna con raggio d'azione, potenza e caratteristiche differenti. Non c'è la classica distinzione tra attacchi veloci e attacchi pesanti, a un tasto è deputato l'utilizzo della lama, mentre a un altro quello della secondaria equipaggiata ed è proprio questa caratteristica ad averci lasciato un po' perplessi.

    Gli scontri sono molto intensi, è vero, e tanta esaltazione è data pure dalla resa degli impatti dei colpi ma per quanto riguarda strettamente l'utilizzo delle armi bianche si ha l'impressione che il button mashing sia il modo migliore per sgominare i nemici, in una maniera più consona a un picchiaduro a scorrimento che a un action in terza persona. Ci sono alcune combo performabili, è vero ma sono poche e dall'efficacia questionabile. Elemento distintivo del sistema di combattimento è la presenza di Lute, che a differenza di Briar non è controllabile del tutto, sebbene abbia un ruolo di rilevanza nell'economia ludica. Difatti attacca in autonomia, pur non infliggendo danni paragonabili a quelli della sorella ma si rivela utile per fronteggiare determinate creature. Ad esempio infatti, durante la finestra offensiva di un nemico, è possibile premere un tasto per vedere Lute immobilizzarlo per qualche istante. Inoltre lo spettro è in grado di generare un'aura utile sia in battaglia che durante le fasi esplorative: nel primo caso l'energia emanata rende tangibili abomini che altrimenti non lo sarebbero e nel secondo può dar vita a delle utili piattaforme per proseguire.

    Durante gli scontri però abbiamo trovato l'apporto di Lute non così convincente, giacché la finestra per immobilizzare un nemico è piuttosto breve e l'effetto poco impattante, mentre l'utilizzo dell'aura è abbastanza intrigante.

    Tutto, comunque, è necessario per avere la meglio su avversari dai tratti un po' ordinari ma la cui varietà spinge a sfruttare tanto la forza di Briar quanto le capacità di Lute: tra corazzati o volanti che attaccano dalla distanza, modificare l'approccio agli scontri è necessario, prima ancora che sfizioso.

    Così come è soddisfacente deviare dalla strada principale per darsi a un'esplorazione ben calibrata: si viene solitamente ben ricompensati per aver trovato un'area seminascosta, sia in potenziamenti, sia in materiale spendibile per sbloccare nuove abilità, e l'entità della diversione non è mai tale da danneggiare il ritmo di quella che comunque è un'esperienza dedicata all'azione.

    ... ma con qualcosa da sistemare

    Nel corso del nostro viaggio nel mondo di Soulstice abbiamo riscontrato una gestione della telecamera non ottimale che, a causa di inquadrature poco azzeccate, rende alcuni scontri poco leggibili. A volte l'inquadratura tende a zoomare oltremisura sulla scena, mentre in altri frangenti la sua rotazione esclude buona parte dell'azione.

    In pochi casi ci siamo ritrovati dinanzi a una criticità in grado di generare frustrazione ma spesso, questo dobbiamo dirlo, tale problematica ci ha un po' infastidito. Se a ciò aggiungiamo i tentennamenti della schivata, che cancella certi attacchi ma non altri, a svantaggio della sua affidabilità in combattimento, diventano chiari i motivi che ci spingono a dire che alcuni elementi dell'esperienza debbano ricevere ulteriori rifiniture.

    Desideriamo ardentemente che ciò avvenga perché, quando ci si rivolge agli elementi costitutivi dell'offerta ludica, Soulstice resta un prodotto interessante e degno di attenzione. Sia sul fronte narrativo, coi tanti misteri che aleggiano attorno al mondo di gioco, che per quanto concerne la caratterizzazione di quelle che sembrano essere due protagoniste ben scritte e affascinanti, il titolo di Reply Game Studios potrebbe confermarsi un appuntamento da non perdere per i fan del genere, merito anche di una direzione artistica convincente e di un comparto grafico solido.

    Soulstice Soulstice pare già esibire una sua valida identità e una sua ragion d'essere sul fronte prettamente ludico. In quella che è una struttura di gioco sicuramente non rivoluzionaria ma perfettamente calzante col tipo d'esperienza, l'opera vuole calare i giocatori in scontri al cardiopalma contro temibili spettri, da sconfiggere facendo uso delle peculiari abilità di entrambe protagoniste. Al momento la produzione è affetta da alcune criticità che ci auguriamo possano essere risolte in tempo per il lancio, così da poterci trovare di fronte a un action in terza persona dalle buone qualità.

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