Tactics Ogre Reborn: il ritorno di un classico dei giochi di strategia

Square Enix presenta Tactics Ogre Reborn, riedizione dell'omonimo gioco di strategia uscito originariamente su Super Nintendo e SEGA Saturn.

Tactics Ogre Reborn: il ritorno di un classico dei giochi di strategia
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  • Pc
  • PS4
  • Switch
  • PS4 Pro
  • PS5
  • In seguito al leak NVIDIA di settembre 2021, i rumor secondo cui Tactics Ogre: Let Us Cling Together sarebbe tornato sulla scena ludica si erano fatti tremendamente insistenti e qualcuno sosteneva addirittura che questo avrebbe ricevuto un rifacimento in HD-2D. Dopo mesi di speculazioni, lo scorso agosto Square Enix ha invece annunciato Tactics Ogre: Reborn, vale a dire una versione rimasterizzata del titolo approdato su PSP nel 2010 e caratterizzata da una ricca carrellata di accorgimenti. Giacché la data di esordio su PS4, PS5, Nintendo Switch e PC si avvicina sempre più, recentemente abbiamo provato il primo capitolo della campagna e vi proponiamo di seguito le nostre impressioni preliminari sull'attesissima riedizione di un titolo entrato di diritto negli annali del genere strategico.

    Un racconto epico di altri tempi

    Lanciato originariamente su Super Famicom e Sega Saturn a cavallo tra il 1995 e il 1996, Tactics Ogre: Let Us Cling Together seppe distinguersi dalla maggior parte dei propri congeneri grazie al complesso intreccio narrativo messo in piedi dal suo creatore, Yasumi Matsuno, che oltre a fungere da game director curò personalmente la sceneggiatura del prodotto. Al leggendario game designer, che solo qualche anno più tardi avrebbe scritto anche Final Fantasy Tactics, Vagrant Story e Final Fantasy XII, dobbiamo infatti riconoscere il merito di aver imbastito un intrigante scenario politico che mutava a seconda delle scelte compiute dal giocatore.

    Come accaduto nel recente The Triangle Strategy, che molto deve alla creatura di Matsuno (per tutti i dettagli rileggete la nostra recensione di The Triangle Strategy), durante la campagna l'utente era posto frequentemente dinanzi a scelte morali anche sofferte, che impattavano in maniera anche drastica sul corso degli eventi proposti dal racconto e sul suo epilogo. Prendere una decisione invece di un'altra poteva infatti spalancare le porte ad un'alleanza altrimenti impossibile, determinare la sopravvivenza di alcuni personaggi, innescare battaglie che in altre circostanze non avrebbero avuto luogo, e così via. Una squisita caratteristica che, ad avventura finita, spingeva il giocatore a voler tornare sui propri passi - e a iniziare una nuova partita - per verificare cosa sarebbe potuto cambiare compiendo qualche scelta diversa o imboccando un percorso totalmente alternativo da quello seguito al primo giro. Dotato di due finali differenti, ognuno dei quali presentava varianti determinate dai personaggi sopravvissuti e da quelli reclutati, Tactics Ogre: Let Us Cling Together trovava insomma nel fattore rigiocabilità una delle sue armi più affilate ed efficaci.

    Ambientata nell'arcipelago di Valeria, la storia che ci apprestiamo a rivivere - o comunque a scoprire per la prima volta - raccontava della guerra civile scoppiata in seguito alla morte del sovrano Dolgare. In assenza di eredi diretti, i tre principali gruppi etnici di Valeria si dividono in altrettante fazioni e si spariscono i territori del regno insulare: mentre il vescovo Branta Mown assume il comando della fazione di Bacrum-Valeria grazie al sostegno di una nazione straniera, il cardinale Barbatos prende il comando del Regno del Gargastan, lasciando il popolo Walsta sotto la guida dal duca Ronway. Tuttavia, quando Gargastan prende il sopravvento sulle fazioni rivali e si dichiara sovrano dell'arcipelago, i vicini Walsta vengono non solo perseguitati, ma persino confinati in una minuscola isola.

    Protagonista della vicenda è un giovane Walsta di nome Denam Pavel, che assieme alla sorella Catiua e all'amico di infanzia Vyce Bozeck vorrebbe liberare il duca Ronwey e vendicarsi dei cosiddetti "Cavalieri Neri", che diversi anni addietro imprigionò il padre dei due fratelli. Assunti i panni dell'eroe, nel primo capitolo di Tactics Ogre: Let Us Cling Together abbiamo quindi unito le forze con un gruppo di mercenari erranti e lottato per trarre in salvo il leader del popolo Walsta: dapprima membri della resistenza, Denam e i suoi hanno dunque ottenuto il comando di un nuovo ordine cavalleresco (il cui nome può anche essere personalizzato), ma quello che ignorano ancora è che la loro fedeltà verrà messa a dura prova dagli ordini del reggente che hanno scelto di servire.

    Preferiamo non dilungarci oltre con le informazioni circa la storia, allo scopo di non sottrarre il piacere della scoperta a chiunque non abbia ancora giocato Tactics Ogre, ma vi anticipiamo che oggi come allora questa appare maledettamente drammatica e capace di far riflettere sugli orrori della guerra.

    Tanta personalizzazione!

    Essendo la riedizione di gioco di ruolo strategico parecchio avanti con gli anni, Tactics Ogre: Reborn propone un sistema di combattimento non molto diverso da quanto offerto dagli altri capisaldi del medesimo genere ludico. Le battaglie si consumano sull'immancabile griglia isometrica, dove gli alleati e i nemici agiscono singolarmente quando giunge il loro turno.

    Se a prima vista il combat system di Tactics Ogre può risultare quasi identico a quello del ben più blasonato Final Fantasy Tactics, le differenze vanno ricercate nella gestione degli MP (che all'inizio delle dispute sono appunto 0 e aumentano col passare dei turni) e nel sensazionale livello di personalizzazione delle unità. Non solo queste possono padroneggiare svariate classi, ma ad ogni level up apprendono tutta una serie di incantesimi e mosse finali che il giocatore è chiamato a impostare manualmente: in questo modo l'utente ha la facoltà di intervenire su qualsiasi aspetto dell'unità selezionata, incrociare le abilità dei diversi job praticati e forgiare dei guerrieri essenzialmente unici. A proposito della personalizzazione, laddove nel titolo originale erano soltanto le classi a ricevere punti esperienza e rafforzarsi, nell'edizione Reborn sono invece i singoli personaggi a salire di livello; dal momento che dopo un job change i combattenti conservano il loro livello base, a differenza di quanto accadeva un tempo il sistema incoraggia l'utente a cambiare classe di continuo e sperimentare nuove combinazioni sempre più efficaci.

    Tra l'altro, se in passato armi e armature potevano essere aggiunti all'equipaggiamento dopo aver raggiunto il livello richiesto, stavolta Square Enix ha preferito rimuovere qualsiasi restrizione: purché la classe di una determinata unità sia compatibile con lo strumento di morte o la protezione desiderata, questa potrà equipaggiarla subito dopo averla recuperata, indipendentemente dal proprio livello. La nostra sensazione è che gli sviluppatori, al momento di rimaneggiare la formula originale di Tactics Ogre, abbiano cercato di svecchiare il più possibile una serie di sistemi che oggi apparirebbero eccessivamente obsoleti e limitanti, senza però snaturarli.

    Complice la costante presenza di un level cap che sale man mano che i giocatori avanzano nella storia, impedendo di ricorrere al grinding per sopraffare gli avversari con la forza bruta, lo storico ed elevato livello di difficoltà di Tactics Ogre: Let Us Cling Together è rimasto pressoché inalterato, tant'è che in alcune battaglie abbiano sudato più del previsto per portare a casa la vittoria senza perdere nessun compagno. Privo del selettore di difficoltà che contraddistingue le produzioni moderne, il titolo di Square Enix premia infatti le scelte ben ponderate e al contrario punisce con forza le decisioni affrettate, proponendo un livello di sfida sempre stimolante.

    Per la gioia degli utenti meno pazienti segnaliamo comunque che, in caso di necessità, la meccanica del "Chariot Tarot" consente di tornare sui propri passi e annullare un certo numero di turni, in modo tale da tentare strategie diverse e comparare i risultati. Un sistema assai curioso, che spinge a superare gli ostacoli coi mezzi a propria disposizione anziché ricaricare la partita e ricominciare il combattimento.

    Il notevole peso degli anni sulle spalle

    Se le ore passate in compagnia del prodotto non bastano per valutare gli accorgimenti escogitati dalla casa dei Chocobo e degli Slime, dal punto di vista ludico Tactics Ogre: Reborn pare ancora molto solido. Lo stesso non si può dire, purtroppo, per il comparto tecnico, che nonostante il processo di rimasterizzazione subito non presenta migliorie impattanti. Mappe e sprite sono pressoché identici a come li ricordavamo, e sebbene i fan della prima ora non faticheranno a chiudere entrambi gli occhi sulla scarsa espressività dei personaggi, questa poteva e doveva essere l'occasione propizia per migliorare una pixelart storicamente povera e grossolana.

    Certo, la possibilità di fruirne in portabilità sulla macchina ibrida di Nintendo maschera in parte l'età del titolo e la sua resa tutt'altro che impeccabile, ma dal momento che questo arriverà pure sulle console di ultima generazione, siamo convinti che Tactics Ogre avrebbe meritato un restauro di ben altra entità. Il giudizio è tuttavia sospeso fino alla recensione finale, dove avremo modo di sviscerare a dovere quello che tuttora è considerato come uno dei migliori esponenti del genere strategico.

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