Se l'assoluto protagonista dell'estate 2022 è stato indubbiamente lo strabiliante Xenoblade Chronicles 3 (a proposito, avete già consultato i nostri consigli per creare un party equilibrato in Xenoblade Chronicles 3?), nei prossimi mesi gli appassionati di JRPG verranno travolti da una valanga di titoli confezionati da Square Enix. Tra settembre e dicembre, del resto, la Casa dei Chocobo e degli Slime immetterà sul mercato una lunga lista di nuovi prodotti, che al momento include The DioField Chronicle, Valkyrie Elysium, Star Ocean: The Divine Force, Harvestella (per maggiori dettagli correte a leggere la nostra anteprima di Harvestella), Tactics Ogre: Reborn e Dragon Quest Treasures.
Dal momento che proprio The DioField Chronicle inaugurerà la nuova stagione di Square Enix, nei giorni scorsi il publisher nipponico ci ha permesso di provarne in anticipo la demo, allo scopo di familiarizzare anzitempo col suo "Real-Time Tactical Battle" (RTTB) system. Ricordandovi che questo vedrà la luce soltanto il 22 settembre su Steam, PS4, PS5, Switch e console della famiglia Xbox, vi proponiamo di seguito le nostre impressioni preliminari sullo strategico sviluppato da Square Enix e Lancarse (MONARK).
Un'epoca di tumulti indicibili
Collocata a nord-ovest del continente di Rowetale, l'isola di DioField ospita il Regno di Alletain, una nazione che, seguendo gli insegnamenti della Chiesa di Granvell, ha goduto della pace per oltre 200 anni.
La terraferma, al contrario, è stata scossa dalla violenta guerra scatenata dall'ambizioso Trovelt Schoevia, un comune bandito che ha saputo sfruttare la difficile situazione di Rowetale per fondare un proprio impero. Potendo contare su un esercito ben organizzato ed esperto nell'uso della Magia Moderna, il suddetto ha conquistato in breve tempo le terre occidentali del continente, dando inizio a un sanguinoso conflitto con le nazioni della cosiddetta "Alleanza di Rowetale", che sono appunto riuscite a opporgli resistenza solo grazie all'aiuto della potente Repubblica di Vherman. Ormai a corto di Giada, entrambe le fazioni hanno quindi rivolto lo sguardo verso DioField, le cui lande traboccano della preziosa risorsa necessaria per utilizzare la portentosa Magia Moderna e vincere la guerra in via definitiva. Come risultato, l'ondata di morte e distruzione ha infine raggiunto persino la pacifica isola di DioField, provocando la distruzione di Lestershire.
Durante il proprio soggiorno nella residenza Lester, il quarto principe in linea di successione al trono, Levantia Shaytham, viene attaccato da un'intera armata di soldati e riesce a fuggire solo grazie al provvidenziale intervento dei giovanissimi Andrias Rhondarson e Fredret Lester; nel cuore della notte però, i tre ragazzini cadono in un'imboscata che reclama la vita del principe, che nei suoi ultimi istanti di vita si vede costretto ad affida il futuro della nazione ai suoi fidati amici di infanzia.

Decisi a esaudire il desiderio del compianto Levantia, una volta cresciuti Andrias e Fredret formano quindi una banda di mercenari e, assieme all'abile Izelair Wigan, attuano un piano volto a farli entrare nelle grazie del duca Hende, che si mormora stia allestendo una milizia privata nel cuore del Central Field. Assistiti dal comandante Yulzim Yorden, Andrias e gli altri mercenari della compagnia meglio nota come "Blue Fox" si levano dunque tra le fiamme del conflitto, ignorando che le loro valorose imprese ispireranno canti per diversi secoli a venire.
Complice un incipit poco incisivo e a tratti confusionario, il primo capitolo di The DioField Chronicle non ci ha convinti particolarmente, anche perché questo si limita perlopiù a mettere assieme i componenti principali dalla compagnia Blue Fox e si interrompe proprio quando la trama sembra voler decollare. In compenso, durante le tre ore passate in compagnia del prodotto siamo rimasti ammaliati dalla personalità del protagonista Andrias: addestrato sin da bambino per poter diventare una guardia del corpo del principe Levantia, il calmo e distaccato leader dei mercenari, che per anni ha studiato strategia e Stregoneria Antica, ci è infatti parso sin dal primo istante un grande esperto nella sublime arte del sotterfugio.

Sebbene abbiano finora goduto di uno screen time contenuto, anche i comprimari si direbbero tutto sommato interessanti, a cominciare dalla testarda Waltaquin Redditch: figlia di un importante nobile di Suffield e viziata sin dalla tenera età, la bellezza della fanciulla è pari soltanto alla sua arroganza e intelligenza, che attraverso lo studio della Stregoneria Antica le ha consentito di diventare una maga senza eguali. Pertanto, il nostro sincero augurio è che l'intreccio di The DioField Chronicle, che a primo acchito ci è parso tutt'altro che originale, sappia quantomeno sfruttare a dovere le qualità individuali dei suoi protagonisti, al fine di raccontarci un'epopea capace di incuriosire il giocatore e tenerlo incollato allo schermo.
Strategia in tempo reale
Come accennato nell'introduzione, The DioField Chronicle è un gioco di ruolo strategico in tempo reale il cui sistema di combattimento ricorda molto da vicino quelli di Heroes of Mana e Final Fantasy XII: Revenant Wings per Nintendo DS (siete a un click di distanza dalla recensione di FFXII: Revenant Wings).
Del tutto privo dei turni e delle caselle che contraddistinguono il genere, il titolo trascina in prima linea quattro diverse unità che l'utente può spedire - da sole o in gruppo - ai quattro angoli della mappa, ingaggiando battaglia con gli avversari incontrati lungo il percorso. Assegnando di volta in volta nuovi ordini e adattando i comandi alla situazione, non solo tale soluzione mette alla prova le capacità organizzative del giocatore, ma permette di avanzare verso un obiettivo specifico e, all'occorrenza, concentrare il fuoco su un unico bersaglio. Se uno dei principali difetti di Heroes of Mana e Final Fantasy XII: Revenant Wings andava ricercato nella lentezza dei personaggi, che appunto richiedevano diverso tempo per arrivare a destinazione, Square Enix e Lancarse hanno munito The DioField Chronicle di un modificatore della velocità che, proprio come accade da sempre nella saga di Bravely, consente in qualsiasi momento di rallentare o sveltire l'azione. Procediamo però per gradi, specificando che ciascuna unità alleata o nemica è caratterizzata da un diverso raggio di azione e da un campo di rilevamento, ragion per cui buona parte di queste tendono ad attaccare in maniera automatica gli ostacoli a portata.
Non a caso, durante i nostri test abbiamo cercato, ove possibile, di attirare l'attenzione dei nemici col tank del gruppo, per poi accerchiarli col resto della banda: detti "Imboscate", i colpi portati alle spalle arrecano infatti molti più danni del normale, e come prevedibile semplificano persino l'eliminazione degli oppositori più coriacei.
Se l'attacco standard è eseguito automaticamente e non prevede alcuna azione da parte del giocatore, va comunque sottolineato che il suo ruolo non prevede il solo posizionamento dei soldati: richiamabile attraverso l'apposito tasto, non solo il menu di pausa arresta l'azione, fornendo il tempo necessario per studiare il terreno e attuare un cambio di strategia, ma soprattutto offre la possibilità di attivare manualmente le skill delle singole unità, che a seconda della classe e dell'arma equipaggiata hanno effetti diversi.
Se la maggior parte di queste arrecano danni fisici o magici ai bersagli designati, ve ne sono parecchie in grado di alterare la posizione dei nemici, interrompere l'attivazione di una tecnica avversaria o addirittura congelare tutte le unità circostanti. Se queste soluzioni tornano particolarmente utili quando ci si ritrova a dover fare i conti con incantatori, rivali corazzati o comunque in presenza di boss, è opportuno sottolineare che le skill, oltre a consumare EP, presentano dei tempi di cooldown che ne impediscono un utilizzo frequente. Sicché, scegliere il momento adatto per scatenare i talenti di Andrias, Iscarion e compagni diventa imperativo, specie nelle situazioni di inferiorità numerica.
Quantomeno sulla carta, il combat system di The DioField Chronicle dovrebbe incentivare l'utente a dividere la sua armatura in più gruppi, così da coprire una porzione di mappa più ampia ed eseguire simultaneamente due o più obiettivi. Tuttavia, poiché le unità schierabili in campo sembrerebbero soltanto quattro, all'atto pratico capita assai di rado di separare qualche membro della banda dal resto del gruppo.

Sperando che nei capitoli successivi il numero massimo di combattenti simultanei venga incrementato, dobbiamo infatti riconoscere che, nelle prime tre ore della campagna, l'esiguo numero di soldati in prima linea ci ha spinti a muoverli quasi sempre assieme, allo scopo di attuare imboscate ed evitare di subire dei pericolosi accerchiamenti. Per il rovescio della medaglia, abbiamo apprezzato non poco la decisione degli sviluppatori di assegnare a ciascun titolare un lottatore di riserva, giacché questo espediente amplia la rosa degli attacchi dei singoli e consente di richiamare brevemente in campo un personaggio lasciato in panchina.
Oltre agli attacchi automatici e alle abilità speciali selezionate di volta in volta dal giocatore, i mercenari di Blue Fox dispongono di un ulteriore asso nella manica, rappresentato dalle Sfere Magilumic: aggiungendo all'equipaggiamento questi portentosi artefatti magici e riempiendo la barra TP, che si ricarica progressivamente sconfiggendo i nemici, Waltaquin e soci possono richiedere l'intervento di Bahamut e altre summon, che a seconda della tipologia seminano scompiglio sul terreno di gioco o ripristinare tutti gli HP della banda.
Alti e bassi di DioField
Sbirciando tra le impostazioni di The DioField Chronicle ci siamo accorti che questo presenta ben tre modalità grafiche: una in Full HD, che stando a quanto visto offre un frame rate stabile ed elevato, e due in 4K, che rispettivamente privilegiano le performance e la qualità dell'immagine. Se nel complesso ci riteniamo soddisfatti dello stile diorama che contraddistingue gli ambienti dell'isola di DioField, al momento nutriamo delle riserve sui modelli poligonali, che oltre a essere affetti da animazioni legnosette non rendono affatto giustizia ai meravigliosi artwork realizzati da Taiki (Lord of Vermilion III, IV).

Nulla da eccepire, invece, sull'evocativa e ispirata colonna sonora composta da Ramin Djawadi e Brandon Campbell, già autori del fenomenale accompagnamento musicale de Il Trono di Spade. The DioField Chronicle presenta poi due tracce parlate, una in lingua originale giapponese e una in inglese, che dovrebbero soddisfare tanto gli appassionati del genere quanto il pubblico casual. Purtroppo, però, dobbiamo segnalare la mancata localizzazione dei testi in italiano, ancora una volta disponibili soltanto nell'idioma inglese.