Ormai da tempo assistiamo alla genesi di nuove software house al cui interno vi sono prevalentemente veterani dell'industria videoludica. Fra questi studi nati di recente troviamo anche Embark Studios, team che annovera tra le sue fila anche (e soprattutto) ex sviluppatori di EA DICE, autori che nel curriculum possono vantare svariati episodi di Battlefield. Sebbene il progetto principale del team sia Arc Raiders (ecco la nostra anteprima di Arc Raiders), uno shooter cooperativo il cui rinvio è stato annunciato di recente, la software house ha anche un secondo titolo in lavorazione: stiamo parlando di The Finals, un frenetico sparatutto gratis di cui non conosciamo ancora la data d'uscita, ma che abbiamo avuto la fortuna di provare nel corso di un evento per la stampa. Dopo aver trascorso qualche ora in compagnia di The Finals, siamo pronti a spiegarvi perché si tratta di uno dei free to play in arrivo che merita una buona dose di attenzione.
Fino all'ultimo verdone
Quando gli sviluppatori ci hanno presentato il gioco, hanno più volte sottolineato come The Finals non fosse un vero e proprio sparatutto: al netto di un iniziale spaesamento (dato che simile definizione cozzava apertamente con le immagini promozionali) è stato sufficiente immergersi in questa competizione futuristica giocata in VR (nessuno muore, nessuno si fa male) per qualche secondo affinché le parole di Embark acquisissero un senso. In The Finals, l'obiettivo non è quello di massacrare gli avversari a suon di piombo, e le eliminazioni non sono altro che un mezzo per giungere al fine ultimo: accumulare denaro.
Le partite corrispondono agli episodi di un movimentato show televisivo i cui concorrenti sono organizzati in squadre da tre e devono lottare con tutte le loro forze per accumulare quanti più soldi possibili entro il tempo limite. Un po' come nel Malloppo di Warzone, ma su scala ridotta, qui i giocatori devono prima andare a caccia di bigliettoni accedendo a speciali cassette di sicurezza o raccogliendo piccoli oggetti, poi devono recarsi in un checkpoint adibito al deposito e proteggere il dispositivo fino al termine dell'operazione, che per ovvie ragioni attirerà l'attenzione dell'intero server. Non trattandosi in alcun modo di un battle royale, esiste anche la possibilità di rientrare in gioco, seppur vi siano alcune limitazioni in tal senso che prolungano l'attesa per il respawn nelle fasi avanzate del match.
Come potete intuire, le regole alla base di The Finals non sono certo rivoluzionarie e l'aspetto più interessante non è tanto il banale accumulo di denaro, ma il ventaglio di opzioni che vengono offerte al giocatore per riuscire a trionfare.
È qui che ritorniamo alla definizione del gioco, visto che parlare solo di sparatutto sarebbe riduttivo. In The Finals si spara, ma non solo: buona parte del match la si trascorre a correre, saltare, posizionare gadget e utilizzare abilità, tutte azioni che ricoprono un ruolo fondamentale. In base alla corporatura del protagonista - che poi corrisponde alla classe - possiamo scegliere una fra le pochissime bocche da fuoco disponibili e un set di consumabili e abilità con cui pianificare una strategia. Selezionando il guerriero più minuto, possiamo ad esempio renderci temporaneamente invisibili e portare in battaglia armi adatte ad uno stile di gioco più veloce, come la mitraglietta o la pistola silenziata. Nei panni del soldato standard abbiamo invece la facoltà di impugnare l'immancabile fucile d'assalto o la rivoltella e fornire supporto ai compagni con un utilissimo raggio curante. La terza ed ultima classe corrisponde a quella del personaggio corpulento, in grado di sfondare qualsiasi ostacolo con un furioso scatto e di imbracciare armi pesanti come lanciagranate e mitragliatrice leggera.
La selezione di una corporatura non ha un impatto radicale sullo stile di gioco, ma combinare armi ed abilità con quelle dei compagni è il modo migliore per creare una strategia e aumentare le chance di vittoria.
Distruzione totale
Dopo aver testato ogni singola arma presente nella Beta di The Finals, siamo giunti alla conclusione che il gunplay è ancora lontano dalla perfezione e l'arsenale è eccessivamente ridotto. È infatti selezionabile unicamente una manciata di strumenti di morte e ciascuno di essi è il solo ed unico rappresentante della sua categoria d'appartenenza.
Vi è quindi pochissima scelta, e chi ad esempio vuole utilizzare un fucile d'assalto non può che scegliere l'unico esistente. A rendere ancora più insidioso questo aspetto è la totale assenza di personalizzazione dell'arma, visto che al di fuori dell'elemento estetico manca la possibilità di applicare mirini o altri accessori per alterare il comportamento dello strumento.
Se avremmo gradito una maggiore attenzione verso questa componente del gioco, abbiamo invece apprezzato moltissimo la presenza di numerosi gadget come gli esplosivi e le granate goo, la cui detonazione rilascia una schiuma perfetta per creare un riparo oppure per ostruire un passaggio. Entrambi i giocattoli citati si adattano perfettamente a quella che è la principale feature di The Finals, titolo che propone mappe con un livello di distruttibilità che non si vedeva da un bel po' all'interno di un videogioco. In maniera molto simile a quanto sperimentato nel glorioso Battlefield Bad Company 2, i giocatori del titolo Embark possono sbizzarrirsi con gli scenari e decidere se aprirsi un varco in una parete con una granata oppure se accanirsi su una struttura per buttarla giù, ed evitare che qualcuno possa nascondersi al suo interno.
Vi sono sempre alcuni oggetti indistruttibili che limitano questo tipo di interazioni con ogni singola struttura disponibile sulla mappa, ma ci è capitato in più di un'occasione di trovare solo macerie dove prima vi era un intero palazzo. Una meccanica di gameplay di questo tipo non è solo divertente da vedere, ma garantisce che ogni partita sia diversa da tutte le altre e potrebbe essere la chiave per tenere i giocatori incollati allo schermo per lungo tempo.
Abbiamo apprezzato anche le due arene, ispirate a Monaco e Seoul (ogni stage si baserà su luoghi realmente esistenti), che dispongono di tutto l'occorrente per trasformarsi in un enorme parco giochi per i concorrenti del mortale show.
Tra zipline, contenitori esplosivi e piattaforme di lancio, esistono punti d'interazione in ogni dove, ed è possibile muoversi agilmente sia in verticale che in orizzontale, fattore che rende ogni duello parecchio più dinamico rispetto ai più tradizionali sparatutto. Ad averci stupito è anche il numero di elementi dello scenario che possono essere raccolti e lanciati sul nemico per danneggiarlo o rilasciare una nube tossica che lo indebolisce nel tempo e rende la sua eliminazione più agevole. Considerando anche l'elevato time-to-kill, è evidente che non si possa star fermi quando si ingaggia il bersaglio, e sfruttare l'ambiente diventa fondamentale per uscirne vivi. Come se non bastasse, le fasi conclusive di ogni partita tendono a diventare ancora più frenetiche per via del modificatore casuale che va ad attivarsi: talvolta inizieranno a piovere meteoriti, in altri casi si abbasserà la gravità e in altri ancora si applicherà un moltiplicatore al danno che ridurrà drasticamente il TTK, velocizzando sensibilmente il ritmo di gioco. Insomma, se c'è una cosa che non manca in The Finals, questa è la frenesia.
L'Unreal Engine colpisce ancora
Malgrado la massiccia presenza di elementi con cui interagire a schermo e la possibilità di mettere a soqquadro l'intera mappa, The Finals non rinuncia ad un comparto grafico degno di un titolo moderno, complice anche il contributo dell'irreprensibile Unreal Engine, di cui non è ancora chiaro se si stia utilizzando o meno l'ultima iterazione (a giudicare da come viene gestita la distruzione ambientale, diremmo di sì).
Certo, non ci troviamo di fronte ad una produzione dalla grafica spaccamascella, ma ogni elemento a schermo gode di un discreto livello di dettaglio e spingere le impostazioni grafiche verso l'alto consente di ottenere ottimi risultati a schermo senza un impatto troppo forte sul versante prestazionale. Non è affatto scontato che un prodotto in Beta sia così ben ottimizzato e ciò lascia sperare bene per il futuro, visto che The Finals è in dirittura d'arrivo anche su PlayStation 5 e Xbox Series X|S.
A dire il vero, più che dall'aspetto tecnico siamo rimasti colpiti dalla direzione artistica. Pur trattandosi di un gioco ambientato tra settant'anni, l'immaginario del titolo Embark Studios non è poi così lontano dagli sparatutto in epoca moderna, ai quali però aggiunge tanto colore, con lo stile dei costumi dotato di un piacevole tocco futuristico.
Dobbiamo ammettere che la vista del negozio in game ci ha positivamente sorpreso, poiché la stragrande maggioranza dei prodotti in vendita proponeva modelli stilosi da sfoggiare sia in gioco sia nella presentazione dei quattro team a inizio match. Oltre alle skin a pagamento, The Finals integra anche un Battle Pass e un sistema di progressione permanente grazie al quale si possono ottenere tanti elementi per la personalizzazione in maniera gratuita, così che tutti possano godersi il titolo a prescindere dagli acquisti in app.
Insomma, questo primo contatto con The Finals è stato più che positivo e, al netto di qualche piccola imperfezione, relativa prevalentemente alle bocche da fuoco e al loro funzionamento, ci riteniamo più che soddisfatti dalla produzione a marchio Embark.
The Finals è gratis: distruzione totale in stile Battlefield Bad Company 2
Abbiamo giocato a The Finals, il frenetico sparatutto gratis in cui è possibile distruggere ogni elemento dello scenario.
Ormai da tempo assistiamo alla genesi di nuove software house al cui interno vi sono prevalentemente veterani dell'industria videoludica. Fra questi studi nati di recente troviamo anche Embark Studios, team che annovera tra le sue fila anche (e soprattutto) ex sviluppatori di EA DICE, autori che nel curriculum possono vantare svariati episodi di Battlefield. Sebbene il progetto principale del team sia Arc Raiders (ecco la nostra anteprima di Arc Raiders), uno shooter cooperativo il cui rinvio è stato annunciato di recente, la software house ha anche un secondo titolo in lavorazione: stiamo parlando di The Finals, un frenetico sparatutto gratis di cui non conosciamo ancora la data d'uscita, ma che abbiamo avuto la fortuna di provare nel corso di un evento per la stampa. Dopo aver trascorso qualche ora in compagnia di The Finals, siamo pronti a spiegarvi perché si tratta di uno dei free to play in arrivo che merita una buona dose di attenzione.
Fino all'ultimo verdone
Quando gli sviluppatori ci hanno presentato il gioco, hanno più volte sottolineato come The Finals non fosse un vero e proprio sparatutto: al netto di un iniziale spaesamento (dato che simile definizione cozzava apertamente con le immagini promozionali) è stato sufficiente immergersi in questa competizione futuristica giocata in VR (nessuno muore, nessuno si fa male) per qualche secondo affinché le parole di Embark acquisissero un senso. In The Finals, l'obiettivo non è quello di massacrare gli avversari a suon di piombo, e le eliminazioni non sono altro che un mezzo per giungere al fine ultimo: accumulare denaro.
Le partite corrispondono agli episodi di un movimentato show televisivo i cui concorrenti sono organizzati in squadre da tre e devono lottare con tutte le loro forze per accumulare quanti più soldi possibili entro il tempo limite. Un po' come nel Malloppo di Warzone, ma su scala ridotta, qui i giocatori devono prima andare a caccia di bigliettoni accedendo a speciali cassette di sicurezza o raccogliendo piccoli oggetti, poi devono recarsi in un checkpoint adibito al deposito e proteggere il dispositivo fino al termine dell'operazione, che per ovvie ragioni attirerà l'attenzione dell'intero server. Non trattandosi in alcun modo di un battle royale, esiste anche la possibilità di rientrare in gioco, seppur vi siano alcune limitazioni in tal senso che prolungano l'attesa per il respawn nelle fasi avanzate del match.
Come potete intuire, le regole alla base di The Finals non sono certo rivoluzionarie e l'aspetto più interessante non è tanto il banale accumulo di denaro, ma il ventaglio di opzioni che vengono offerte al giocatore per riuscire a trionfare.
È qui che ritorniamo alla definizione del gioco, visto che parlare solo di sparatutto sarebbe riduttivo. In The Finals si spara, ma non solo: buona parte del match la si trascorre a correre, saltare, posizionare gadget e utilizzare abilità, tutte azioni che ricoprono un ruolo fondamentale. In base alla corporatura del protagonista - che poi corrisponde alla classe - possiamo scegliere una fra le pochissime bocche da fuoco disponibili e un set di consumabili e abilità con cui pianificare una strategia. Selezionando il guerriero più minuto, possiamo ad esempio renderci temporaneamente invisibili e portare in battaglia armi adatte ad uno stile di gioco più veloce, come la mitraglietta o la pistola silenziata. Nei panni del soldato standard abbiamo invece la facoltà di impugnare l'immancabile fucile d'assalto o la rivoltella e fornire supporto ai compagni con un utilissimo raggio curante. La terza ed ultima classe corrisponde a quella del personaggio corpulento, in grado di sfondare qualsiasi ostacolo con un furioso scatto e di imbracciare armi pesanti come lanciagranate e mitragliatrice leggera.
La selezione di una corporatura non ha un impatto radicale sullo stile di gioco, ma combinare armi ed abilità con quelle dei compagni è il modo migliore per creare una strategia e aumentare le chance di vittoria.
Distruzione totale
Dopo aver testato ogni singola arma presente nella Beta di The Finals, siamo giunti alla conclusione che il gunplay è ancora lontano dalla perfezione e l'arsenale è eccessivamente ridotto. È infatti selezionabile unicamente una manciata di strumenti di morte e ciascuno di essi è il solo ed unico rappresentante della sua categoria d'appartenenza.
Vi è quindi pochissima scelta, e chi ad esempio vuole utilizzare un fucile d'assalto non può che scegliere l'unico esistente. A rendere ancora più insidioso questo aspetto è la totale assenza di personalizzazione dell'arma, visto che al di fuori dell'elemento estetico manca la possibilità di applicare mirini o altri accessori per alterare il comportamento dello strumento.
Se avremmo gradito una maggiore attenzione verso questa componente del gioco, abbiamo invece apprezzato moltissimo la presenza di numerosi gadget come gli esplosivi e le granate goo, la cui detonazione rilascia una schiuma perfetta per creare un riparo oppure per ostruire un passaggio. Entrambi i giocattoli citati si adattano perfettamente a quella che è la principale feature di The Finals, titolo che propone mappe con un livello di distruttibilità che non si vedeva da un bel po' all'interno di un videogioco. In maniera molto simile a quanto sperimentato nel glorioso Battlefield Bad Company 2, i giocatori del titolo Embark possono sbizzarrirsi con gli scenari e decidere se aprirsi un varco in una parete con una granata oppure se accanirsi su una struttura per buttarla giù, ed evitare che qualcuno possa nascondersi al suo interno.
Vi sono sempre alcuni oggetti indistruttibili che limitano questo tipo di interazioni con ogni singola struttura disponibile sulla mappa, ma ci è capitato in più di un'occasione di trovare solo macerie dove prima vi era un intero palazzo. Una meccanica di gameplay di questo tipo non è solo divertente da vedere, ma garantisce che ogni partita sia diversa da tutte le altre e potrebbe essere la chiave per tenere i giocatori incollati allo schermo per lungo tempo.
Abbiamo apprezzato anche le due arene, ispirate a Monaco e Seoul (ogni stage si baserà su luoghi realmente esistenti), che dispongono di tutto l'occorrente per trasformarsi in un enorme parco giochi per i concorrenti del mortale show.
Tra zipline, contenitori esplosivi e piattaforme di lancio, esistono punti d'interazione in ogni dove, ed è possibile muoversi agilmente sia in verticale che in orizzontale, fattore che rende ogni duello parecchio più dinamico rispetto ai più tradizionali sparatutto. Ad averci stupito è anche il numero di elementi dello scenario che possono essere raccolti e lanciati sul nemico per danneggiarlo o rilasciare una nube tossica che lo indebolisce nel tempo e rende la sua eliminazione più agevole. Considerando anche l'elevato time-to-kill, è evidente che non si possa star fermi quando si ingaggia il bersaglio, e sfruttare l'ambiente diventa fondamentale per uscirne vivi. Come se non bastasse, le fasi conclusive di ogni partita tendono a diventare ancora più frenetiche per via del modificatore casuale che va ad attivarsi: talvolta inizieranno a piovere meteoriti, in altri casi si abbasserà la gravità e in altri ancora si applicherà un moltiplicatore al danno che ridurrà drasticamente il TTK, velocizzando sensibilmente il ritmo di gioco. Insomma, se c'è una cosa che non manca in The Finals, questa è la frenesia.
L'Unreal Engine colpisce ancora
Malgrado la massiccia presenza di elementi con cui interagire a schermo e la possibilità di mettere a soqquadro l'intera mappa, The Finals non rinuncia ad un comparto grafico degno di un titolo moderno, complice anche il contributo dell'irreprensibile Unreal Engine, di cui non è ancora chiaro se si stia utilizzando o meno l'ultima iterazione (a giudicare da come viene gestita la distruzione ambientale, diremmo di sì).
Certo, non ci troviamo di fronte ad una produzione dalla grafica spaccamascella, ma ogni elemento a schermo gode di un discreto livello di dettaglio e spingere le impostazioni grafiche verso l'alto consente di ottenere ottimi risultati a schermo senza un impatto troppo forte sul versante prestazionale. Non è affatto scontato che un prodotto in Beta sia così ben ottimizzato e ciò lascia sperare bene per il futuro, visto che The Finals è in dirittura d'arrivo anche su PlayStation 5 e Xbox Series X|S.
A dire il vero, più che dall'aspetto tecnico siamo rimasti colpiti dalla direzione artistica. Pur trattandosi di un gioco ambientato tra settant'anni, l'immaginario del titolo Embark Studios non è poi così lontano dagli sparatutto in epoca moderna, ai quali però aggiunge tanto colore, con lo stile dei costumi dotato di un piacevole tocco futuristico.
Dobbiamo ammettere che la vista del negozio in game ci ha positivamente sorpreso, poiché la stragrande maggioranza dei prodotti in vendita proponeva modelli stilosi da sfoggiare sia in gioco sia nella presentazione dei quattro team a inizio match. Oltre alle skin a pagamento, The Finals integra anche un Battle Pass e un sistema di progressione permanente grazie al quale si possono ottenere tanti elementi per la personalizzazione in maniera gratuita, così che tutti possano godersi il titolo a prescindere dagli acquisti in app.
Insomma, questo primo contatto con The Finals è stato più che positivo e, al netto di qualche piccola imperfezione, relativa prevalentemente alle bocche da fuoco e al loro funzionamento, ci riteniamo più che soddisfatti dalla produzione a marchio Embark.
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