Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands: impressioni sulla Closed Beta

Abbiamo provato la Closed Beta di Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands su PlayStation 4: ecco le nostre impressioni.

Ghost Recon Wildlands (Closed Beta)
Speciale: Multi
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • L'errore che spesso si commette di fronte ad un Open World è quello di restare ammaliati dalla sua vastità, concentrandosi solo ed esclusivamente sulla sensazione di libertà che si respira girovagando per la smisurata mappa di gioco. Troppo spesso, per giocatori e software house, l'estensione dell'area esplorabile e la quantità di missioni secondarie diventano l'unico valore percepibile del prodotto, e ci si trova così di fronte a sandbox un po' generici, aspecifici, con un gameplay insipido e poco efficace. Ghost Recon Wildlands, per fortuna, è diverso.
    I tre giorni passati in compagnia della Closed Beta hanno dimostrato una volta per tutte che, nonostante il brand abbia deciso di correr dietro alle conquiste di Far Cry, lo spirito tattico della saga è rimasto generalmente intatto.
    Ed anzi, rappresenta un grande plusvalore per la produzione Ubisoft, in uscita il prossimo 7 marzo. Perché se è vero che gli spostamenti negli sconfinati territori boliviani ci fanno imbattere in un sistema di guida davvero basilare, lasciando che a stuzzicarci durante il viaggio siano i meravigliosi panorami sudamericani e non certo la profondità del driving system, quando si entra in azione cambia davvero tutto.

    Si è letto ovunque che per affrontare missioni principali e secondarie si possono adottare diverse strategie, compresa quella di avanzare ad armi spianate e massacrare impunemente ondate di Narcos. Per quanto il sistema non escluda questa possibilità, è la stessa impostazione del gioco a sconsigliare caldamente un approccio del genere. Wildlands, del resto, rimane sempre un Ghost Recon, e non ha affatto abbandonato la sua vena strategica. Avanzare senza una pianificazione attenta significa cadere immediatamente sotto i colpi avversari, trovandosi stesi a terra nella speranza che un compagno possa rianimarci.
    Wildlands è un titolo difficile, intransigente, e un paio di proiettili ben assestati sono sufficienti per stendere un agente anche alla difficoltà di base (per i più temerari ci sono un paio di opzioni che rendono ancora più ardua l'impresa). Procedere senza prima aver effettuato un'attenta ricognizione dell'area significa non sapere da dove possono arrivare le minacce, e trovarsi quindi costretti - nella migliore delle ipotesi - ad una frettolosa ritirata. Drone e binocolo diventano quindi strumenti fondamentali, ed anche la liberazione degli avamposti più piccoli deve essere anticipata da uno studio attento della location.
    Quando si passa all'attacco è bene poi cercare di restare sottotraccia, sfruttando il sync shot per eliminare coordinatamente le pattuglie. Muoversi con circospezione, studiare i percorsi di ronda, rimuovere chirurgicamente cecchini e postazioni fisse, è l'unico modo per non incappare in un'indecorosa disfatta. L'irruzione ad armi spianate deve essere davvero l'ultima risorsa, a cui si può ricorrere dopo aver decimato i soldati di stanza in una base, per eliminare in fretta gli ultimi residui della resistenza armata.
    Ecco, insomma, qual è il vero punto di forza di Ghost Recon Wildlands: che all'interno di una struttura open world si annida il gameplay classico della serie; tattico anche se non simulativo, accessibile ma sempre stimolante. Portando in dote anche tutte le conquiste del Gunsmith di Future Soldier, assieme ad un sistema di crescita e sviluppo del personaggio ottimamente integrato con le attività secondarie e l'esplorazione. Oltre a recuperare parti di arma, nuove ottiche e modifiche per rendere le bocche da fuoco più efficaci, infatti, ci si potrà dedicare all'accumulo di risorse e punti abilità, entrambi indispensabili per sbloccare nuove skill e gadget futuribili.

    L'operazione, ovviamente, avviene pattugliando con rigore i territori della Bolivia, col rischio che qualcuno senta il peso della ripetitività concettuale, aspetto ineliminabile del genere di appartenenza.
    Fermo restando che ogni open world - anche i più riusciti - si scontra prima o poi con lo scoglio rappresentato dal riuso degli stessi archetipi per le attività principali e secondarie, Ghost Recon Wildlands cerca di smussare questo problema puntando su due aspetti fondamentali. Da una parte c'è un ottimo design delle aree più calde: fra avamposti arroccati su isolate collinette, città-fantasma presidiate dagli agenti corrotti dell'Unidad, fortezze apparentemente inespugnabili costruite vicino alle anse del fiume, la regione disponibile nella closed beta dimostra chiaramente l'attenzione del team di sviluppo per questo aspetto. La libertà da cui si parlava in apertura, nel titolo Ubisoft, si manifesta quindi nella possibilità di scegliere da quale direzione avvicinarsi, quale mezzo usare per l'esfiltrazione, lasciando che il giocatore (o meglio: i giocatori) scelgano i propri percorsi preferenziali per guidare l'assalto.
    L'altro aspetto fondamentale che rende Wildlands un titolo diverso da quasi tutti i suoi "colleghi" è il focus sulla dimensione cooperativa. La lotta all'organizzazione Santa Blanca può essere portata avanti assieme a tre fidati compagni, ed è proprio in questo caso che il gioco rivela il suo potenziale.

    Sia chiaro: è necessario assemblare un quartetto di agenti affiatati, che comunichino costantemente via chat vocale, ma il piacere di guidare assalti coordinati ed eliminare con rigore gli avversari assieme ai propri compagni valorizza in maniera indiscutibile l'impianto ludico.
    Al netto di qualche svarione dell'intelligenza artificiale, insomma, le operazioni boliviane che abbiamo affrontato durante il weekend di prova hanno saputo rassicurarci sulla strada intrapresa da questo nuovo Ghost Recon. Wildlands è, in buona sostanza, un titolo che corre parallelo a The Division, pensato per chi non gradisce l'impianto da MMO ed il focus sulle statistiche, ma vuole invece un'azione militare più diretta. Lontano dalle esagerazioni di Just Cause e affini, rifugge finalmente un approccio disimpegnato e leggero, pretendendo invece rigore, coordinazione e tattica.
    Piacevole se giocato da soli, diventa più che brillante se giocato in gruppo: la dimensione cooperativa lo rende davvero unico, distanziandolo non solo dagli Open World più recenti, ma anche da quelli in arrivo nei prossimi mesi.
    L'infrastruttura online, per altro, ha retto discretamente bene nei tre giorni di Beta, e anche se qualche ottimizzazione dell'ultimo minuto è certamente necessaria, ci auguriamo che la fase di lancio sia generalmente serena. Speriamo anche che, sul fronte narrativo, Wildlands sappia in qualche modo distinguersi: la caratterizzazione di El Sueño, lo spietato narcotrafficante a capo della Santa Blanca, nonché l'ossessione per il culto della morte e per la Santeria sudamericana, sono elementi che spiccano. Per sapere se il villain di turno e l'ambientazione saranno riusciti come quelli degli ultimi Far Cry, non ci resta che aspettare poco più di un mese.

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