Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands: In attesa della Recensione

In attesa della recensione, ecco le prime impressioni su Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands, in arrivo il 7 marzo su PC, Xbox One e PlayStation 4.

Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands: In attesa della Recensione
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Ghost Recon Wildlands esce in un periodo decisamente sfortunato. Misurandosi con due colossi dell'Open-World quali Zelda: Breath of the Wild e Horizon: Zero Dawn, il titolo Ubisoft rischia purtroppo di fare un po' di fatica ad emergere. La nuova avventura dei Ghost, tuttavia, ha dalla sua una caratteristica che lo rende appetibile ad una precisa schiera di giocatori, distinguendolo in maniera molto netta rispetto ai tanti altri prodotti che hanno abbracciato le gioie del mondo aperto. Ci riferiamo, ovviamente, all'attenzione per il multiplayer cooperativo, che praticamente nessun altro titolo così vasto ha mai veramente dimostrato. Distanziandosi in maniera molto netta da GTA Online, diverso per finalità, ambizioni e soprattutto struttura, Ghost Recon Wildlands cerca insomma fortuna fra gli appassionati del gioco online, andando a stuzzicare quei gruppi di giocatori ben affiatati e rodati da tante battaglie, che hanno creato una sintonia grazie ad altri prodotti concentrati sulla co-op. Se avete un team di compagni con cui avete passato ore su Destiny o The Division, Wildlands potrebbe insomma rappresentare l'occasione giusta per tornare in ad imbracciare un fucile, in un setting moderno, realistico e militaresco.
    Attenzione però ad interpretare quest'ultimo paragone, perché l'obiettivo di Wildlands è quello di proporsi come un titolo molto più diretto rispetto ai due giochi appena citati: sia nello shooter di Bungie che nel TPS post-apocalittico firmato dalla stessa Ubisoft, l'elemento ruolistico risultava preponderante, e la struttura della progressione era quella tipica di un MMO. Sistema di loot, quest giornaliere, livelli del personaggio e build: tutti elementi che richiedevano una presenza costante sui server di gioco, ed una dedizione totale. Wildlands, per contro, è uno shooter che può essere avvicinato in maniera più morbida, senza il timore che i propri compagni di avventura ci abbiano distanziato, accumulando livelli ed equipaggiamento. In questo senso, il nuovo Ghost Recon è insomma un titolo decisamente "accogliente", supportato per altro da un'infrastruttura e da un'organizzazione delle attività che incentivano il maniera naturale l'aggregazione e l'avanzamento coordinato.
    In attesa di potervi dare un giudizio complessivo sull'ultima fatica della Software House francese, tanto vasto da richiedere una disamina più attenta e approfondita, condividiamo quindi con voi le nostre impressioni preliminari, maturate dopo un lungo weekend di gioco.

    Fantasmi Boliviani

    Wildlands, ormai lo saprete, spedisce i Ghost nel bel mezzo della Bolivia, con l'obiettivo di smantellare pezzo dopo pezzo il pericoloso cartello dei Santa Blanca, tra le organizzazioni criminali più pericolose del globo. L'incipit narrativo è molto diretto, mettendoci di fronte ad una sceneggiatura che non sembra certo il punto di forza della produzione. L'attenzione per il gergo militare e la passione per la fantapolitica sono come sempre i tratti distintivi di ogni prodotto marchiato Ghost Recon, ma in prima battuta il racconto non appare di certo molto elaborato. Anche quando si comincia a prendere d'assalto le fila della Santa Blanca, l'avanzamento è scandito da una sceneggiatura apparentemente molto sbrigativa: si recuperano le informazioni sui narcos che controllano uno dei vari territori, e si comincia a mettergli i bastoni fra le ruote, imbeccati da chi dirige le operazioni. Fermarsi a questo livello della sceneggiatura, avanzando a testa bassa fra un deposito di coca ed un campo di addestramento, sarebbe un vero peccato, perché come da tradizione Ubisoft non si è certo risparmiata in fatto di caratterizzazione dei personaggi e del mondo di gioco.
    Leggendo i vari documenti che si possono recuperare sul campo, e soprattutto guardando i video di accompagnamento che ci informano in maniera più chiara sulle sconsiderate attività dei narcotrafficanti, si comincia a penetrare in un variopinto sostrato criminale, fatto di spietati torturatori, estremisti religiosi ed altre personalità piuttosto esuberanti. Proprio come accadeva in The Division, il racconto diventa quindi puntiforme, disseminato in tutta la vastissima area di gioco, e soprattutto opzionale: per fare in modo che il giocatore (o meglio: il gruppo dei giocatori) segua i propri ritmi, ed abbia nel caso l'opportunità di avanzare senza interruzioni. Il suggerimento è ovviamente quello di prendersi un po' di tempo per scoprire tutti i retroscena delle vostre scorribande boliviane.
    Anche a livello visivo, le distese centroamericane di Wildlands sono decisamente ben caratterizzate. L'area iniziale, la stessa giocata durante la prima fase beta, alterna fiumi limacciosi ad una vegetazione discretamente rigogliosa, ma non è l'unico panorama che i Ghost incontreranno durante la caccia da El Sueño. Ogni macro regione mostra infatti un colpo d'occhio differente, per un'insieme di scorci in qualche maniera molto memorabile. Si va dagli smisurati deserti di sale alle piane brulle e rocciose che si estendono ad ovest, dalle fitte foreste alle grandi praterie erbose; e nel frattempo cambia pure l'estensione ed il carattere degli insediamenti urbani.
    Sia chiaro che il gioco, a livello tecnico, deve scendere a compromessi con la sua estensione, mettendo pure in conto la possibilità di utilizzare non solo mezzi terrestri, ma anche aerei ed elicotteri. Il team di sviluppo ha quindi dovuto lavorare di lima, cercando il giusto bilanciamento fra vastità e ottimizzazione.

    Da questo punto di vista, c'è poco da girarci intorno: rispetto ad altri titoli usciti in questa prima parte dell'anno, il dettaglio grafico di Wildlands non risulta troppo impressionante. La risoluzione delle texture non è sempre eccellente, e la mole poligonale dei singoli elementi non è esuberante. Il fascino di Wildlands, in generale, si basa più che altro sulla grandezza della mappa di gioco, sulla diversità di luoghi e scenari. Non cercateci, insomma, la meraviglia tecnica di Horizon, ma neppure il dettaglio di The Division, perché il titolo di Massive Entertainment aveva un'ambientazione molto più contenuta.
    Su console il gioco gira a 30fps, con cali di framerate per fortuna non molto frequenti, che si verificano soprattutto quando il giocatore decide di dedicarsi alla distruzione massiva in campo aperto. Ineliminabile il pop-up di qualche elemento poligonale quando si viaggia a tutta velocità, mentre ci è parsa molto buona la riproduzione degli effetti atmosferici, del ciclo giorno/notte (che influisce in maniera decisa anche sul gameplay), delle esplosioni. Anche Wildlands, insomma, ha i suoi momenti meravigliosi, quando ad esempio il team sorvola una distesa pietrosa sferzata dalla pioggia battente, o quando ancora il sole si abbassa lentamente dietro il profilo di una montagna selvaggia, adombrando poco a poco le sconfinate distese saline. Complessivamente, ci sembra che i risultati ottenuti con un motore come l'Anvil siano ragguardevoli, a dimostrazione della malleabilità del motore di Ubisoft.

    L'importanza della coordinazione

    A livello di gameplay, Ubisoft ha deciso di sfruttare una visuale in terza persona durante la guida e gli spostamenti, conservando però la mira di precisione degli FPS. Si tratta di un modello ibrido che funziona alla perfezione: permettendo al giocatore di godersi la bellezza degli scenari ed il design delle aree urbane, ma anche di avere la precisione necessaria per un headshot da antologia quando si entra in azione.

    A livello ludico, Wildlands rimane sempre un Ghost Recon, e non ha affatto abbandonato la sua vena strategica. Avanzare senza una pianificazione attenta significa cadere immediatamente sotto i colpi avversari, trovandosi stesi a terra nella speranza che un compagno possa rianimarci.
    Wildlands è un titolo difficile, intransigente, e un paio di proiettili ben assestati sono sufficienti per stendere un agente anche alla difficoltà di base. Procedere senza prima aver effettuato un'attenta ricognizione dell'area significa non sapere da dove possono arrivare le minacce, e trovarsi quindi costretti - nella migliore delle ipotesi - ad una frettolosa ritirata. Drone e binocolo diventano quindi strumenti fondamentali, ed anche la liberazione degli avamposti più piccoli deve essere anticipata da uno studio attento della location.Quando si passa all'attacco è bene poi cercare di restare sottotraccia, sincronizzandosi con i compagni per eliminare coordinatamente le pattuglie. Muoversi con circospezione, studiare i percorsi di ronda, rimuovere chirurgicamente cecchini e postazioni fisse, è l'unico modo per non incappare in un'indecorosa disfatta. L'irruzione ad armi spianate deve essere davvero l'ultima risorsa, a cui si può ricorrere dopo aver decimato i soldati di stanza in una base, per eliminare in fretta gli ultimi residui della resistenza armata. Ecco, insomma, qual è il vero punto di forza di Ghost Recon Wildlands: che all'interno di una struttura open world si annida il gameplay classico della serie; tattico anche se non simulativo, accessibile ma sempre stimolante. Che si porta in dote anche tutte le conquiste del Gunsmith di Future Soldier, assieme ad un sistema di crescita e sviluppo del personaggio ottimamente integrato con le attività secondarie e l'esplorazione. Oltre a recuperare parti di arma, nuove ottiche e modifiche per rendere le bocche da fuoco più efficaci, infatti, ci si potrà dedicare all'accumulo di risorse e punti abilità, entrambi indispensabili per sbloccare nuovi gadget e skill. La progressione del personaggio, insomma, è davvero intelligente e ben studiata, e apre progressivamente nuove possibilità tattiche. In giro per la mappa si trovano anche delle medaglie speciali che sbloccano dei bonus passivi, migliorando ulteriormente le varie skill già ottenute; aiutare i ribelli nella loro operazione di riconquista, inoltre, permette di renderli molto più efficaci quando ci aiutano sul campo (e - fidatevi - in qualche caso possono costituire un diversivo molto importate). Tra le abilità trovano posto anche skill che aumentano la resistenza ai colpi o l'efficacia delle armi da fuoco. Il suggerimento, una volta sbloccate, è quello di alzare la difficoltà di gioco, per mantenere sempre viva quella tensione che rende stimolanti gli assalti e le incursioni.

    Non manca ovviamente un ramo dello skill tree interamente dedicato all'intelligenza artificiale dei propri compagni. Perché Ghost Recon Wildlands può essere affrontato anche in solitaria, cercando di indirizzare il proprio team e sfruttando l'ormai famosissimo Sync Shot, che permette di eliminare coordinatamente una serie di bersagli. È chiaro, in ogni caso, che non è questo il focus principale della produzione. Del resto gli ordini che è possibile impartire ai compagni non sono sempre precisissimi, e l'Intelligenza Artificiale non è del tutto reattiva. Gli avversari, inoltre, non sembrano accorgersi della presenza di compagni in bella vista, lasciando che a decidere le sorti di un'allerta siano soltanto le azioni e l'esposizione del giocatore. Non aspettatevi insomma un Advanced Warfighter in salsa Open World, perché il titolo è evidentemente strutturato attorno al multiplayer, e pensato per una dimensione esplicitamente cooperativa.

    Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands Strutturalmente parlando, Ghost Recon Wildlands è uno di quegli open-world che si concentra in primis sulla quantità: la mappa di gioco è incredibilmente vasta, il numero di missioni, attività secondarie, collezionabili ed eventi risulta decisamente straripante. Meno esaltante, invece, la varietà degli incarichi; ma il gioco è davvero abilissimo nel proporre un sistema di crescita e sviluppo del personaggio che stimoli il giocatore e lo sproni a pattugliare meticolosamente le distese boliviane e gli insediamenti controllati dai narcos. E poi c'è il gameplay: quello di uno sparatutto tattico con un sistema di inquadrature ibrido, che unisce la spettacolarità della telecamera in terza persona alla precisione di quella in prima. Ne esce un impasto efficace, per uno shooter stimolante e divertente, con piacevoli picchi di difficoltà ed una solida libertà decisionale. L'elemento distintivo della produzione, in ogni caso, è il focus sul multiplayer cooperativo, mai visto in un prodotto di così vasta scala. I primi giorni di test hanno evidenziato un'infrastruttura online generalmente stabile e una discreta semplicità nelle operazioni di composizione delle partite. Continueremo quindi ad esplorare gli sconfinati territori controllati dalla Santa Blanca, per farvi avere le nostre impressioni definitive una volta destituito il terribile El Sueño.

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