Turbo Overkill: Doom e Cyberpunk in uno sparatutto stile anni '90

Un concentrato di sangue, innesti cibernetici, frenesia e motoseghe celate in salsa Cyberpunk, che guarda da vicino gli FPS dei '90

Turbo Overkill
Anteprima: PC
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Li chiamano Boomer Shooter, e sono un insieme di FPS ispirati alle origini del genere che non hanno paura di essere vecchi dentro. Se ne parlava nella recensione di Forgive Me Father, perché è un genere in ascesa soprattutto nelle periferie dello sviluppo indipendente, perché si sta popolando di parecchi titoli e sta dando vita a nuovi ibridi quasi mai visti prima (provate a dare un occhio a quanti Doom-clone misti rhythm game sono stati presentati negli ultimi due anni).

    Turbo Overkill, però, è diverso dagli altri congeneri. Non tanto per i suoi contenuti, quanto più per il fatto che la schermata di avvio è dominata dal logo di Apogee Entertainment, che è più o meno quella stessa Apogee che poi sarebbe diventata la 3D Realms di Wolfenstein 3D e Duke Nukem 3D. Volenti o nolenti è una di quelle cose che finiscono irrimediabilmente per alzare di una tacca il livello delle aspettative.

    Sangue, budella, pistole e motoseghe

    Turbo Overkill si apre con una veduta di Paradise, una città futuristica che ricorda da vicino quel futuro immaginato da Blade Runner e dalle opere di William Gibson. Palazzi interamente coperti di schermi pubblicitari e pannelli al neon, auto volanti, pioggia costante e uomini meccanizzati per le strade.

    È il futuro come ce lo immaginavamo nel passato e che per qualche motivo sembra non passare mai di moda. Prima di catapultare il giocatore nell'azione, però, gli sviluppatori di Trigger Happy Interactive ci tengono a mettere in bella mostra uno degli elementi più scenici e importanti di tutto Turbo Overkill: Johnny, il protagonista, possiede degli impianti cibernetici nel suo corpo, in particolare sembra essere molto affezionato alla motosega retrattile nascosta nella sua tibia destra, con cui decapita in volo il primo brutto ceffo armato che gli si para di fronte. Da quel momento in poi si spalancano le porte dell'inferno: Turbo Overkill è una mattanza adrenalinica completamente fuori di testa in cui ciò che conta davvero è quanto sangue si riesce a versare nel minor tempo possibile.

    C'è una trama - tangenziale nell'economia del gioco, ma va benissimo così - incentrata su Johnny, chiamato in causa per sgominare Syn, un virus informatico fattosi carne che ha preso in ostaggio la città creando un esercito di abomini tecno-organici. Una sorta di legione della morte stampata in 3D da incenerire per farsi largo verso Syn e distruggerlo. Nella pratica si tratta di un racconto molto semplice utile principalmente a raccordare un livello con l'altro e per giustificare l'esplorazione delle varie mappe di gioco. La portata principale è il gameplay, creato ad immagine e somiglianza di Doom e degli arena shooter di fine anni ‘90/inizio anni 2000.

    Un turbinio di armi completamente folli, sezioni platform, zone segrete e nemici eliminati nelle maniere più cruente possibili. Turbo Overkill non si inventa nulla, anzi prende di peso tutti i concetti introdotti da Doom, Quake e Unreal e ci aggiunge il wallrun e, soprattutto, la possibilità di scivolare in corsa estraendo la motosega tibiale per frullare qualsiasi cosa ci si ponga di fronte.

    Una goduria immensa, soprattutto quando si sbloccano gli innesti cibernetici che conferiscono dei bonus alla motosega come la possibilità di recuperare qualche HP per ogni nemico ucciso in questo modo. È chiaramente un gioco pensato per essere giocato con mouse e tastiera, ma già in questa fase in accesso anticipato il supporto ai controller c'è. Ha diversi problemi, che si esplicitano sia nel controllo delle scivolate che nella gestione delle interfacce testuali, che al momento sono controllabili solo col mouse, ma che non incidono particolarmente sulla riuscita finale del titolo, che è invece sempre soddisfacente e una vera e propria goduria una volta trovati i giusti settaggi per la sensibilità degli analogici e il livello di difficoltà più adatto alle proprie capacità.

    Parkour ed esplorazione

    Turbo Overkill è un videogioco frenetico, quasi come se Johnny vivesse con un dispositivo che gli inietta adrenalina pura al cuore ogni tre passi, ma non per questo l'esplorazione è stata lasciata in secondo piano. Anzi, a dirla tutta sparare è esaltante come poche cose al mondo, ma il vero pregio dell'opera di Trigger Happy Interactive e Apogee è proprio il level design che unisce una concezione un po' retro della progressione in-game ma che la adatta ad un contesto tecnologico e culturale moderno, sfruttando appieno le potenzialità dei pc attuali.

    Questo si traduce in un videogioco organizzato su livelli indipendenti tra di loro che vanno affrontati in maniera tale da trovare le più classiche delle chiavi colorate per aprire le varie porte corrispondenti sigillate, il tutto però in mappe veramente molto grandi e costruite sapientemente.

    Una delle prime missioni ci porterà su una baia zeppa di piccole imbarcazioni che vanno usate come piattaforme per raggiungere delle zone segrete, successivamente si incontrano dei trampolini da sfruttare per raggiungere la parte alta dei palazzi, da attraversare correndo sui muri mentre si cannoneggiano dall'alto le orde di nemici alle nostre calcagna. Tutto questo, unito al fatto che le mappe sono enormi e che ci sono intere sezioni nascoste sott'acqua o raggiungibili solamente mettendo in moto il cervello e sfruttando alla perfezione la coordinazione occhio-mano, rende Turbo Overkill un vero piacere da giocare.

    Per non parlare di quanto assurdo sia l'arsenale a nostra disposizione: ogni arma possiede due modalità di fuoco (a patto che il modello base venga aggiornato tramite l'apposito dispositivo almeno una volta), una classica e una speciale che permette di creare folli combo stilosissime per annichilire ogni abominio di carne e circuiti che incontreremo. Si va dalla coppia di magnum iniziale, che può agganciare cinque nemici a schermo e friggerli istantaneamente con una sorta di scarica elettrica, alla minigun portatile trasformabile in un lanciafiamme, passando per lanciarazzi giganteschi e fucili a canne mozze (accorciate con l'aiuto della sempre fedele motosega) capaci di sparare anche delle granate adesive.

    Bello, sanguigno e soddisfacente una volta presa la mano, tanto da diventare una vera e propria droga a lungo andare, Turbo Overkill non ha paura di sembrare vecchio, lo è con orgoglio e con la consapevolezza di masticare davvero bene la materia degli FPS della prima ora. Non cade nei tranelli che affossano tante altre produzioni, non scade in anacronismi passatisti e fastidiosi, ma abbraccia l'atmosfera dei LAN party d'antan per ricostruirla pezzo pezzo all'interno di un videogioco che sotto la patina low poly con le texture in bassa risoluzione nasconde un cuore molto più vicino alla modernità di Doom Eternal di quanto non si possa effettivamente presupporre guardandolo.

    Tra l'altro va detto anche che nonostante l'immaginario un po' cyberpunk a la Syd Mead sia stato oramai sovrasfruttato da cinema e videogiochi, in Turbo Overkill funziona meglio del previsto. È meno "stanco" e anzi incornicia molto bene l'azione rispetto a tanti altri, forse proprio perché è di fatto poco più che uno sfondo suggestivo, privo di vere e proprie interazioni ambientali, e si sposa alla grande con l'estetica retrò del gioco. Insomma, Turbo Overkill si affaccia sul mercato in accesso anticipato ma con grande consapevolezza nelle proprie capacità, conscio di non essere in alcun modo innovativo ma perfettamente saldo sulle proprie gambe. Una chicca da non farsi scappare.

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