Wattam: provato il nuovo folle gioco dell'autore di Katamari Damacy

Dopo aver riscosso un notevole successo con Katamari Damacy e Noby Noby Boy, Keita Takahashi torna con l'istrionico Wattam.

Wattam: provato il nuovo folle gioco dell'autore di Katamari Damacy
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  • PS4 Pro
  • Tutto è perduto. Solitario, il sindaco se ne sta sulla superficie verde e vuota che rappresenta l'ultimo lembo di terra rimasto in tutto l'universo conosciuto. Si lamenta perché oltre a lui non c'è nessuno: sono spariti tutti, e con loro le risate, i giochi, le strette di mano, i sorrisi. Tutto è perduto.
    Un fascio di luce illumina, malinconico, questo triste spettacolo. Il sindaco non ha neppure più motivo di togliersi il cappello, rivelando così la piccola scatola esplosiva che tiene sotto la sua bombetta. Intorno c'è solo buio, e sassi, e lacrime, e pietre, ed ecco che all'improvviso si sente un suono, come se qualcuno fosse lì vicino a sgranchirsi le braccia, ed in effetti è proprio così: una piccola pietruzza sembra essersi risvegliata, le è spuntata anche una faccia stilizzata come quella del sindaco, e due gambine piccole e ossute con cui adesso corre qua e là. Il sindaco sorride, la pietra sorride, e i due si rincorrono e si tengono per mano, contenti della nuova amicizia: la prima in questo mondo fino a qualche minuto prima solitario.

    Il sindaco fa la sua riverenza, si toglie il cappello, ed il piccolo pacco esplosivo che nasconde sotto la bombetta rotola a terra ed esplode, e tutti - sindaco e pietruzza - saltano in aria, ridendo, e a forza di ridere devono aver pure svegliato qualcun altro, perché ad un tratto a correre e saltare (anche in aria) e prendersi per mano arriva pure un masso più grosso che fino a poco prima sembrava morto e inerme. E poi, all'improvviso, pure una cipolla. Che con il suo odore pronunciato fa piangere tutti quanti. Eppure piangere non è una brutta cosa, soprattutto se le lacrime bastano per irrigare il terreno, e far nascere un po' di tenera erbetta che fa il solletico sotto i piedi, e persino qualche margherita che si solleva sulle proprie game e comincia a correre e saltare (anche in aria) e prendersi per mano. E poi c'è anche un naso. Tutti avrebbero giurato che prima non ci fosse ma ora c'è, e quando decide lui di prendersi il centro della scena, di diventare il momentaneo protagonista di questo assurdo girotondo, essendo un naso si accorge che in un angolo c'è un odore particolare. E allora si avvicina e, essendo un naso, tira su col naso, ancora e ancora finché grazie alla forza di questo risucchio dal terreno non spunta una ghianda. Piccola, fragile, timida: corre a più non posso fino alla zolla di terreno fertile che c'è al centro di questa superficie verde e non più solitaria, e si interra ben bene, e tutti le ballano attorno, in cerchio, come se fosse una danza propiziatoria di una straordinaria efficacia, giacché di lì a poco la ghiandina piccola e fragile si è trasformata in un grosso albero rosa dal grande appetito, visto che ingurgita tutti - il sindaco e la pietruzza e la cipolla e le margherite - e li trasforma in frutti succosi. Anche in frutti che non crescono sugli alberi, come le fragole, ma ugualmente succosi. Così succosi che quella bocca che ora c'è e che prima -giurano tutti!- non c'era, proprio non ce la fa a trattenersi, e li mangia in un boccone, di gran gusto, e li digerisce in un lampo e poi splof... li ripresenta sotto forma di graziose cacchette. Pensa tu, com'è strana la vita: un attimo prima sei un sindaco con un bomba sotto la bombetta, e un attimo dopo sei una cacchetta ex-fragola-venuta-giù-da-un-albero-rosa. E chissà sé... Sì!

    C'è ancora la bomba sotto la bombetta, è sempre stata lì, e se sollevi la bombetta scoppia la bomba e tutti saltano (in aria) e ridono e riempiono il cielo di sbuffi colorati e risate e cacchette. Troppe cacchette, a proposito. Meglio lasciar fare a quell'intraprendente toilette (ma c'era già da prima?) che le prende delicatamente, le solleva, le immerge nell'acqua e poi le trasforma in... cacchette dorate. Tutte pulitine, linde linde, ora si sono lavate e non puzzano più, cacchette d'oro!
    Belle bellissime e tutte pronte a fare una torre di cacchette, cosicché possa presentarsi il Re in persona, che di fronte a tutto quell'oro non si tira mai indietro. Però non si capisce chi è che ancora piange, non è con le lacrime che si saluta un sovrano, proprio no; e allora tutti subito a dire "smettila" a quel frignone del telefono (forse c'era, forse è arrivato assieme alla toilette), tutti a dire che non si piange neppure se il Sole (lui c'era!) ha rubato la cornetta. Per chiamare chi, poi?

    Eppure quello non smette, sembra così attaccato alla sua cornetta, e il Sole se ne sta lassù in alto, luminoso e irraggiungibile, come si può fare? Si può fare una torre, salire uno sopra all'altro, arrampicarsi: le cacchette d'oro sopra il naso, sopra la pietra gigante, sopra la pietra piccola, sopra la toilette, sopra la ghianda, sopra il la cacchetta d'oro che prima era cacchetta normale che prima era fragola che prima era sindaco. Ma non basta, proprio non ci si arriva. E allora si potrebbe chiedere a lui, lui sicuramente non c'era ma è arrivato ora, un palloncino leggero ed etereo, che afferra il telefono senza cornetta e lo fa volare su e su fino alla cornetta, affinché possa diventare un telefono con la cornetta. Così tutti, anche il Re, possono tornare a ridere, e a saltare in aria quando il sindaco saluta sollevando la bombetta, e a prendersi per mano, e a organizzare girotondi. Perché in fondo tutto quello che serve, per riempire un mondo che un tempo era vuoto e solitario, sono la curiosità e l'amicizia e le risate e un briciolo di follia.

    Wattam Wattam è il nuovo titolo di Keita Takahashi, il creatore di Katamari Damacy e Noby Noby Boy. E io non so raccontarvelo in altra maniera. È un gioco che nasce da una mente che non ha mai dimenticato l'entusiasmo e la fantasia dei fanciulli. Si prende il controllo di un personaggio e si interagisce con quelli che ci stanno intorno, finché non ne arrivano altri. A volte tutto segue una logica contorta e bislacca, a volte invece si sfocia in un delicato e divertito nonsense. Per apprezzare Wattam bisogna saper ridere di questo nonsense, bisogna credere ancora nel valore del gioco come puro passatempo. Se vi è piaciuto questo racconto, se vi ha strappato anche solo un mezzo sorriso, allora capirete Wattam, e probabilmente vi piacerà Wattam. Se l'unica cosa sensata in questa pagina vi sembra questo commento, allora Wattam non fa per voi: lasciate fare Wattam.

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