Recensione Adventures of Mana

A sorpresa, Square-Enix ha pubblicato la versione PlayStation Vita di Adventures of Mana anche in Europa: l'abbiamo provata, ecco la nostra recensione

Recensione Adventures of Mana
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  • PSVita
  • Come sapranno tutti i fan storici della celebre saga nipponica, Final Fantasy ha spesso generato, fra alti e bassi, vere e proprie serie di spin-off con ambientazioni e mitologie talvolta anche originali e indipendenti dai capitoli principali. È esattamente quel che accadde nel lontano 1991, quando l'allora Squaresoft pubblicò Seiken Densetsu: Final Fantasy Gaiden, un action RPG per GameBoy che ricordava vagamente il primo The Legend of Zelda uscito su NES, presentando però vari elementi RPG come la crescita del personaggio attraverso livelli, i punti esperienza e le alterazioni di stato. Noto in Nord America ed Europa rispettivamente coi titoli Final Fantasy Adventure e Mystic Quest, il gioco ebbe un discreto successo globale, motivo che spinse il publisher nipponico a trarne una serie indipendente che già dal secondo episodio adottò il nome di "Mana". A distanza di venticinque anni dal suo esordio, e dopo un primo remake pubblicato su GBA nel 2003, il capostipite della serie Mana è tornato sui nostri lidi con un completo remake per PlayStation Vita e dispositivi iOS e Android. Mentre le versioni per smartphone sono già disponibili dallo scorso febbraio, Square Enix annunciò alcuni mesi fa che la versione PS Vita di "Adventures of Mana" non sarebbe arrivata in Occidente; dal momento che il publisher ha fatto marcia indietro, per la nostra recensione abbiamo deciso di esaminare proprio la versione PS Vita, approdata in sordina sul PlayStation Store nell'ultima settimana di giugno.

    L'ultimo Cavaliere di Gemma

    Sulla cima del Monte Illusia, oltre una fitta coltre di nuvole, si erge l'Albero del Mana, leggendario ceppo che trae energia vitale dall'etere celeste e che, secondo un antico mito, sarebbe in grado di garantire un potere eterno a chiunque tocchi il suo tronco. Un potere che il Signore Oscuro di Glaive brama più di ogni cosa e che intende sfruttare per ottenere il dominio del mondo intero.

    Protagonista della vicenda è Sumo, un giovane gladiatore costretto a combattere ogni giorno contro mostri per diletto dei propri padroni. Già nelle prime battute dell'avventura, il giocatore è infatti chiamato ad affrontare bestie fameliche nell'arena in cui il ragazzo è tenuto prigioniero. Se la buona sorte arride il giovane eroe, il quale esce vittorioso dalla battaglia giornaliera, lo stesso non si può dire per il povero compagno Will che, proprio nei suoi ultimi momenti, avverte Sumo del tremendo pericolo che incombe sul mitico Albero del Mana. Dopo aver detto addio all'amico, il ragazzo riesce a fuggire grazie a uno dei più classici colpi di fortuna e si mette alla ricerca di Sir Bogard, uno dei pochi Cavalieri di Gemma ancora in vita, il rinomato ordine che decenni prima si oppose al malefico Impero di Vandole e mise fine alle sue brame di conquista. Un destino beffardo, tuttavia, fa sì che Sumo si imbatta nel Signore Oscuro e nel suo fidato mago di corte già all'inizio del viaggio che lo porterà da un capo all'altro del mondo... Fra damigelle in difficoltà, villaggi da salvare e armi leggendarie da rinvenire, ciò che aspetta il giocatore è una trama rodata e dal forte stampo classico che si dipana in poco meno di dieci ore di avventura. Mentre i giocatori più attenti ai dettagli impiegheranno anche meno a completare il gioco, i più sbadati potrebbero non notare passaggi segreti e crepe nelle mura dei dungeon, vagando dunque per ore e ore alla ricerca di soluzioni per i molteplici puzzle mai scontati e talvolta anche piuttosto impegnativi.

    Pregi e difetti di un passato lontano

    Prima di esaminare gameplay e comparto tecnico, è doverosa una piccola premessa: Adventures of Mana risulta estremamente fedele alla sua versione originale, presentando tutti i suoi storici punti di forza e al contempo una serie di pecche che per l'occasione potevano (e dovevano) essere aggiustate. Similmente a quanto avveniva nel primissimo capitolo della serie The Legend of Zelda, il giocatore, assunto il pieno controllo del protagonista, è libero di muovere il proprio personaggio all'interno di riquadri, con la possibilità di accedere alle schermate adiacenti muovendo l'eroe verso i quattro punti cardinali. Proprio qui troviamo il principale difetto tecnico del gioco, poiché il passaggio da una schermata all'altra comporta un breve caricamento che, oltre a spezzare l'azione e il ritmo di gioco, il più delle volte provoca fastidiosi e dannosi cali di framerate: in questi casi, infatti, i nemici appaiono lentamente in luoghi random della mappa, e spesso e volentieri finiscono proprio sulla casella occupata dal giocatore, arrencandogli danni improvvisi e inevitabili. Per quanto noiosa, l'unica soluzione per ovviare al problema è rimanere fermi ogni qual volta venga caricata una nuova schermata, dando ai nemici il tempo richiesto per il respawn e augurandosi di non subire impatti imprevisti. I combattimenti avvengono in tempo reale e sono caratterizzati da un gameplay piuttosto semplice, efficace ed intuitivo. Scelta l'arma più adeguata contro il mostro ingaggiato o il boss di turno, il giocatore può lanciare una serie di fendenti attraverso la pressione dell'apposito tasto o comunque affidandosi al relativo comando touch. Sumo, infatti, può scegliere la propria arma fra spade, lance, falce a catena, asce e martelli, e ognuna di esse può risultare fondamentale o del tutto inutile contro specifiche tipologie di avversari. Il boss Golem, per esempio, può essere sconfitto solo dopo aver recuperato la palla chiodata (senza dubbio l'oggetto più efficace del gioco). Grazie a un inventario abbastanza intuitivo o comunque attraverso le comode scorciatoie fornite dai comandi touch, il giocatore può rapidamente cambiare arma e adottare la strategia più adeguata alla situazione. In alternativa, già dopo la prima ora di gioco, Sumo può apprendere incantesimi elementali che, previo consumo di MP, risultano efficaci contro ogni tipologia di mostro. Ad ogni nuovo livello, il giocatore può scegliere in quale classe specializzare il proprio eroe: selezionando guerriero, monaco, mago o saggio, Sumo otterrà dei preziosi boost in termini di attacco, difesa, HP o MP, o comunque vedrà ridotto il tempo di caricamento della barra Limit. Una volta piena, quest'ultima permette di scatenare attacchi potentissimi in grado di ribaltare situazioni pericolose e raramente risulta essenziale per risolvere enigmi ambientali. In termini di difficoltà, Adventures of Mana si è rivelato eccessivamente più accessibile della sua controparte originale per Game Boy, sia grazie ai già menzionati comandi touch che a un impreciso ribilanciamento generale.

    Purtroppo l'intelligenza artificiale di mostri e compagni di viaggio è rimasta pressoché invariata, quasi improponibile per i tempi che corrono: se i nostri sporadici alleati attaccano quasi sempre il vuoto e corrono come forsennati contro i muri dei dungeon, nemici normali come i ninja reperibili nell'ultimo labirinto non si accorgono nemmeno degli assalti subiti alle spalle! Fortunatamente il discorso cambia per i ventitré boss di fine livello, i quali vantano pattern di attacco piuttosto variegati e il loro superamento richiede quasi sempre un discreto livello di strategia. Per quanto riguarda il comparto tecnico, Adventures of Mana vanta ottimi modelli poligonali, sempre dettagliati e piuttosto graziosi, l'esatto opposto delle texture, eccessivamente povere e riciclate all'infinito. Se la mappa di gioco non risulta particolarmente intuitiva, la presenza di città e dungeon tutti uguali non aiuta di certo il giocatore a orientarsi nel mondo di gioco, già del tutto privo di indicazioni e aiuti riguardanti le mete da raggiungere. A risollevare la produzione ci pensa il buon Kenji Ito, storico compositore di Romancing SaGa e SaGa Frontier, il quale ci propone anche stavolta una colonna sonora lodevole e molto vivace. Tra l'altro, all'inizio del gioco è possibile scegliere se utilizzare la colonna sonora riarrangiata o quella originale datata 1991, una funzione che di certo farà la gioia dei veterani; in ogni caso, una voce nel menu delle opzioni permette di modificare la scelta in qualsiasi momento. Infine, la traduzione dei testi in lingua inglese è molto buona, specie se paragonata a quanto visto a suo tempo su Game Boy.

    Adventures of Mana Adventures of ManaVersione Analizzata PlayStation VitaRimasi molto deluso quando Square Enix, alcuni mesi fa, rivelò che la versione per PS Vita di questo remake non sarebbe arrivata in Occidente. Dopo averlo giocato sulla portatile Sony, ho compreso le ragioni che stavano spingendo il publisher in quella direzione e mi sono reso conto che il titolo, fra meccaniche un po’ obsolete e un comparto tecnico non sempre all’altezza, si adatta meglio al mercato mobile. Basti pensare alla deludente intelligenza artificiale di mostri e compagni, decisamente ben lontana dagli standard cui siamo abituati oggigiorno su console. Del resto, quello che mi sono ritrovato fra le mani non è un remake realizzato per PS Vita, ma bensì il porting di un remake studiato appositamente per tablet e smartphone. L’unico motivo che potrebbe spingervi ad acquistare la versione PS Vita, venduta per giunta ad un prezzo maggiore, va ricercato probabilmente nei comandi: se le versioni iOS e Android presentano solo comandi touch, il porting per PlayStation Vita offre anche una valida mappatura dei comandi alternativa che sfrutta quasi tutti i tasti della console. Che acquistiate l’una o l’altra versione, armatevi di tanta pazienza e lasciatevi incantare da un grande classico che, forte di un gameplay frizzante, saprà tenervi compagnia sotto l’ombrellone per diverse ore.

    6.6

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