Recensione Akiba's Trip 2

Un RPG tutto da spogliare

Recensione Akiba's Trip 2
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS3
  • PSVita
  • PS4
  • Storicamente il mercato giapponese è stato ben diverso da quelli occidentali, ed è impossibile dimenticare la quantità di titoli che non hanno mai raggiunto l’Europa e gli Stati Uniti nelle scorse generazioni di console.
    Oscure visual novel, JRPG, action e beat ’em up sono stati per lungo tempo l’oggetto del desiderio dei fan occidentali, con petizioni che richiedevano a gran voce localizzazioni che solo raramente si tramutavano in realtà, a causa di costi ingenti e bacino d’utenza ridotto.
    I tempi sono però cambiati e numerosi publisher si sono fatti avanti, forti di una nicchia di pubblico che man mano è andata espandendosi, garantendo il ritorno di investimenti in localizzazioni che prima si credevano impensabili.
    Tra questi va sicuramente citato XSEED Games, publisher statunitense tra i più attivi nel settore, che quest’anno ha portato in occidente serie come Senran Kagura o Trails in the Sky, dimostrando un coraggio non comune ma anche una capacità notevole nell’aggregare appassionati di generi specifici e mantenerli uniti sottoforma di un'affiatata comunità.
    L’ultimo tassello di tale operazione risponde al nome di Akiba’s Trip: Undead & Undressed, secondo capitolo della serie sviluppata da Acquire in Giappone ma il primo a giungere ufficialmente in occidente. Scelta curiosa, quindi, per un titolo assolutamente non convenzionale e fuori dai canoni dei videogiochi ai quali siamo abituati.

    Paradiso otaku

    Akiba’s Trip: Undead & Undressed è completamente ambientato in uno dei luoghi più noti dagli appassionati di cultura giapponese e videogiochi nipponici: il quartiere di Akihabara.
    Si tratta del distretto di Tokyo famoso per i suoi negozi, la maggior parte dei quali specializzati in manga, anime e, appunto, console e videogame, al punto da diventare una vera e propria tappa fissa per ogni occidentale che abbia la fortuna di trascorrere qualche giorno nella capitale nipponica.
    Non è la prima volta che Tokyo viene utilizzata come ambientazione principale per un titolo sviluppato in Giappone: The World Ends With You localizzava la sua trama a Shibuya e anche Devil Survivor mostrava svariati quartieri della città.
    Akiba’s Trip, però, si concentra proprio su Akihabara e lo fa in un modo che strizza l’occhio proprio verso gli appassionati, quelli che almeno una volta nella vita vorrebbero vedere con i propri occhi le vie, i vicoli e la moltitudine di negozi nei quali dilapidare i propri risparmi.

    Il protagonista, infatti, si ritroverà proprio in un vicolo del noto quartiere, dopo una rocambolesca fuga da una prigione nella quale è stato rinchiuso. Sua salvatrice è Shizuku, enigmatica ragazza che lo aiuterà a configgere i propri carcerieri e gli spiegherà cosa sta accadendo in città, dando corpo a delle voci che fino ad ora sembravano tutt’altro che fondate.
    Degli esseri chiamati Synthister hanno infatti iniziato a rapire giovani ragazzi e ragazze che si avventurano nel quartiere, rubando loro la linfa vitale e lasciandoli quindi in un limbo fisico e spirituale di estrema apatia.
    Nanashi, questo il nome del ragazzo, era la prossima vittima, ma grazie alla giovane è riuscito a sottrarsi ad un destino che pareva segnato. Il primo passo per cercare di arginare l’invasione dei Synthister sembra quindi essere riunirsi al proprio gruppo di amici, il cui campo base è ai limiti del distretto, organizzando infine delle ronde e cercando di capire come debellare una volta per tutte la minaccia.
    Se già l’incipit sembra folle, la trama procederà rapidamente verso atmosfere e tematiche da anime classico, nel quale il sovrannaturale si mescola a siparietti comici e vero e proprio fan service.

    Svestizione!

    In quanto vampiri, il cui nutrimento non è il sangue delle vittime ma la loro energia e giovinezza, il sole è l’unico punto debole dei Synthister. Purtroppo esporli normalmente ai raggi di luce non basterà a farli dissolvere: sarà infatti necessario che la maggior superficie possibile della loro pelle venga irradiata. La soluzione appare quindi tanto ovvia quanto folle: per sconfiggere un Synthister l’unico modo è spogliarlo, riuscendo quindi a far sì che il sole lo trasformi in polvere.
    Se quindi l’esplorazione delle strade di Akihabara soddisfa la curiosità degli appassionati, grazie ad una ricostruzione fedele di tutte le attrazioni principali, l’altra grande attività alla base di Akiba’s Trip è rappresentata dai combattimenti.
    Le aree piene di turisti e otaku in cerca dell’ultima novità si possono quindi tramutare in veri e propri ring, nei quali ogni colpo è permesso, a patto che abbia come obiettivo finale la rimozione di un indumento del proprio avversario.
    Il sistema di combattimento è abbastanza classico e prevede la pressione di tre pulsanti frontali per mirare a tre differenti aree del corpo del proprio rivale: puntando alla testa sarà possibile indebolire l’avversario, togliendogli quindi cappelli, bandane o altri accessori indossati tra i capelli, mentre il torso e le gambe metteranno del tutto a nudo i nemici, che rimarranno in biancheria intima prima di svanire.

    Ogni pressione di un pulsante innesca un attacco, ma è tenendo premuto uno dei tasti che si potrà tentare di afferrare la camicetta di una Synthister oppure i pantaloni di un essere che a tutti gli effetti sembra un umano ma che, una volta seminudo, mostrerà la sua vera natura.
    I combattimenti sono insomma uno dei momenti in cui il lato voyeristico di Akiba’s Trip emerge con più chiarezza, elemento che da solo regge parte dell’interesse che il pubblico ha dimostrato verso il gioco. Il motivo è presto detto: gli scontri sono tutti abbastanza banali e anche in termini di meccaniche non c’è una vera e propria profondità che fa leva sull’abilità del giocatore o sulle sue doti strategiche nel pianificare una battaglia. Si possono raccogliere vari oggetti, tutti molto folli (si va da un poster gigante arrotolato da utilizzare come una spada di carta, fino ad arrivare ad una gigantesca radio portatile o il monitor di un PC), per utilizzarli poi come armi, ma le possibilità offerte da un qualsiasi capitolo della serie Yakuza sono ben altro.
    L’unica possibilità aggiuntiva risiede nel poter concatenare le mosse di "svestizione" dell’avversario, soprattutto se lo scontro ne prevede svariati e questi sono stati progressivamente indeboliti. Quando un abito lampeggia, infatti, è il momento giusto per agguantarlo e rimuoverlo e, se si riesce a premere con il giusto tempismo i tasti che compaiono su schermo nel più classico formato da QTE, sarà possibile afferrare e strappare una gonna, per poi far volare via la maglietta di un altro rivale, chiudendo quindi con il cappellino da baseball di un terzo avversario, tutto nel giro di pochissimi istanti.

    Anime interattivo

    All’alternanza tra esplorazione e scontri fa da collante una narrazione di chiara matrice visual novel, con uso abbondante di testo e i classici disegni che mostrano chi sta parlando, con un uso limitato di animazioni.
    Utilizzando il cellulare del protagonista è poi possibile rimanere in contatto con i propri amici, leggendo le loro email e dando un’occhiata ad un social network integrato nel gioco e che assomiglia molto a Twitter. In questo modo si potrà sempre sapere come vanno le cose nel proprio gruppo di amici, che andrà progressivamente a rimpinguarsi di nuovi personaggi, ma anche tenere sempre un’orecchio teso per ascoltare cosa accade nelle strade.
    L’infrastruttura RPG di gioco permette poi di cambiare gli abiti del protagonista e di un eventuale comprimario da scegliere di volta in volta prima di accettare ogni missione, dando sempre un’occhiata ai vari parametri, in modo da essere sempre pronti ad un incontro non previsto con i Synthister.


    Akiba's Trip: Undead & Undressed Akiba's Trip: Undead & UndressedVersione Analizzata PlayStation VitaÈ veramente difficile analizzare Akiba’s Trip: Undead & Undressed da un punto di vista generale, formulando un parere universale che si possa adattare ad ogni tipologia di utente. Il motivo è presto detto: si tratta di un titolo molto settoriale, con un target d’utenza così specifico da rappresentare una fetta ridottissima di tutti i possessori di Playstation 3 e PS Vita. La stragrande maggioranza dei giocatori, infatti, non troverà nulla di interessante in un concept così semplice, in parte nemmeno innovativo, con in più un gameplay che pesca da altri generi per formare un prodotto ibrido e fuori dalle righe. Ai loro occhi, quindi, Akiba’s Trip sarà un titolo dallo scarso appeal, le cui atmosfere non bastano a destare interesse. Anzi. Diametralmente opposto il parere per un appassionati di videogiochi prettamente nipponici, anime e cultura giapponese: in questo caso la sola presenza di un quartiere iconico come Akihabara, ricostruito in tutto il suo splendore ed esplorabile con tanto di negozi, vicoli e locali, vale già da solo il prezzo del biglietto. Non parliamo poi di un gameplay così folle, che mescola meccaniche da JRPG con un sistema di combattimento non perfetto ma adatto al contesto, arricchito poi da uno stile anime che solo gli ultimi titoli della serie Persona sono stati in grado di proporre in maniera più convincente. Mai come in questo caso, quindi, il voto numerico unico perde di senso ed è presente solo per rappresentare una media tra i due estremi: profonda delusione per i non avvezzi e moderata soddisfazione per i fan. Akiba’s Trip: Undead & Undressed non è un titolo perfetto. Verrà probabilmente ignorato dalle masse, ma riuscirà ad attirare l’attenzione di chi apprezza certe produzioni tipicamente giapponesi: passando sopra ai difetti senza troppe remore, l'otaku occidentale si troverà catapultato nelle strade e nelle atmosfere che ha sempre sognato di vivere sulla propria pelle.

    7

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