Liberamente tratto dalle vicende di una serie televisiva di dubbio successo americano e (quasi) totale anonimato peninsulare, Alias giunge tuttavia in Italia senza la pretesa di arricchire in alcun modo il panorama della ludicità odierna. Come la serie originale sembra collocarsi in un incostante limbo fra Thriller e Azione, così il titolo per console mescola con ben poca sapienza l'eredità consolidata degli Stealth Game con qualche sconclusionato combattimento dall'esasperante facilità. Le vicende raccontate nel titolo, come ovvio, collocandosi attorno alla ventesima puntata della scorsa serie del Telefilm, ben poco potranno essere apprezzate da chi non segue regolarmente gli episodi. Personaggi e interpreti, con relative voci originali, non avranno molto da dire agli acquirenti del titolo che non conoscono l'opera di J.J. Abrams, così come la trama, confusionaria e lasciata nell'impossibilità di comprendere ogni riferimento contestuale. Poco male, certo, se le meccaniche e l'aspetto visivo del gioco lo elevassero dalla folta schiera di produzioni troppo costose anche per gli aficionados del genere. La mobilità che contraddistingue le movenze di Sydney Bristow, protagonista del gioco, contano di una serie ormai esaurita di soluzioni ludiche. Finanche a sprofondare nella noia: strisciare, camminare di soppiatto, eseguire qualche “Stealth Kill” alla maniera di “The Mark of Kri”. E sebbene in quest'ultimo aspetto l'eleganza e la precisione di movimento, affiancate ad una varietà stilistica comunque apprezzabile siano aspetti lodevoli, solo di ciò consiste l'unica fortuna che tocca da Alias nel campo della furtività d'esecuzione. Difatti, la totale assenza di sfida mina costantemente il divertimento: l'IA dei nemici sembra progettata per facilitare al massimo il compito del giocatore, e la loro sensibilità visiva e auditiva li rende nient'altro che inermi masse di carne semoventi. Probabilmente, dopo pochi livelli, il giocatore cercherà di trovare una minaccia più costante nelle capacità fisiche degli avversari. Tuttavia, dovrà presto rendersi conto che anche l'aspetto più puramente dedicato al combattimento rimane appena abbozzato e dannatamente impreciso. Senza contare che uno scontro a mani nude (o armate) assolve con massima funzionalità il compito di portarvi al termine dell'area designata, senza per questo aumentare in grado di sfida e, anzi, facendovi guadagnare del tempo; il meccanismo di attacco, definito in base all'ambiente circostante e controllato tramite la pressione (casuale) di due soli tasti, è sfuggevole e mai riconducibile ad una logica strategica d'azione. All'attacco classico (che alterna pugni e calci in una sequenza spesso indeterminabile), si aggiunge un attacco speciale, per cui Sydney è in rado di afferrare l'avversario, scagliarlo contro pareti o colpirlo con efferata violenza. Anche quest'ultimo, tuttavia, risulta rispondere a dei parametri che solo il genio (?) creatore del gioco può permettersi di comprendere appieno. Non resta che affidarsi alle meraviglie delle armi occasionali: un buon arsenale, in cui ogni pezzo è assaltato da graduale logoramento, costringendo il giocatore ad una continua ricerca. In definitiva, Alias non propone alcuno spunto interessante, e non aggiunge alcuna opzione a quelle, ormai svalutate, che accorrono a formare il gameplay dell'80% di action game recentemente concepiti. Per di più, Alias risulta fin troppo facile, anche in mani non troppo esperte. Nelle dieci ore di gioco che Activision offre, quindi, sarà poco probabile che i veterani del genere provino il benché minimo divertimento. A livello tecnico, Alias si conforma alla norma di scarsa creatività e opportunità che ormai sembra appartenergli. Benché le strutture poligonali siano costruite con attenzione e, se del caso, animate più o meno fluidamente, la resa grafica finale non regge il confronto con i tempi. Le texture sono poco ispirate, e illuminate da effetti per niente brillanti. La colonna sonora che accompagna le sparute sequenze di dubbia furtività non è in grado di emozionare, né di sottolineare, come le sarebbe spettato, la tensione che certe situazione avrebbero dovuto trasmettere. La campionatura degli effetti è, infine, ben misera. Persino il vetusto Time Crisis 2 presentava al tempo una varietà di suoni metallici e esplosioni che può, in ogni situazione, surclassare ogni opzione sonora di Alias. E' dunque inevitabile un giudizio complessivo avvicinabile appena alla sufficienza, almeno per coloro che non riescono a stare lontani dall'azione. Chi cerca novità o sfida, invece, può senz'altro considerare insoddisfacente la produzione. Alias avrebbe avuto senso di essere esportato, con infinite riserve e dubbi, se l'utenza italiana avesse accolto con furore la serie televisiva. La situazione in cui è proposto, invece, getta una solida ombra sulla sua effettiva ragion d'essere.
Recensione Alias
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Alias
Liberamente tratto
dalle vicende di una serie televisiva di dubbio successo americano e (quasi)
totale anonimato peninsulare, Alias giunge tuttavia in Italia senza la pretesa
di arricchire in alcun modo il panorama della ludicità odierna. Come la serie
originale sembra collocarsi in un incostante limbo fra Thriller e Azione, così
il titolo per console mescola con ben poca sapienza l'eredità consolidata degli
Stealth Game con qualche sconclusionato combattimento dall'esasperante
facilità. Le vicende raccontate nel titolo, come ovvio, collocandosi attorno
alla ventesima puntata della scorsa serie del Telefilm, ben poco potranno essere
apprezzate da chi non segue regolarmente gli episodi. Personaggi e interpreti,
con relative voci originali, non avranno molto da dire agli acquirenti del
titolo che non conoscono l'opera di J.J. Abrams, così come la trama,
confusionaria e lasciata nell'impossibilità di comprendere ogni riferimento
contestuale. Poco male, certo, se le meccaniche e l'aspetto visivo del gioco lo
elevassero dalla folta schiera di produzioni troppo costose anche per gli
aficionados del genere. La mobilità che contraddistingue le movenze di Sydney
Bristow, protagonista del gioco, contano di una serie ormai esaurita di
soluzioni ludiche. Finanche a sprofondare nella noia: strisciare, camminare di
soppiatto, eseguire qualche “Stealth Kill” alla maniera di “The Mark of Kri”. E
sebbene in quest'ultimo aspetto l'eleganza e la precisione di movimento,
affiancate ad una varietà stilistica comunque apprezzabile siano aspetti
lodevoli, solo di ciò consiste l'unica fortuna che tocca da Alias nel campo
della furtività d'esecuzione. Difatti, la totale assenza di sfida mina
costantemente il divertimento: l'IA dei nemici sembra progettata per facilitare
al massimo il compito del giocatore, e la loro sensibilità visiva e auditiva li
rende nient'altro che inermi masse di carne semoventi. Probabilmente, dopo
pochi livelli, il giocatore cercherà di trovare una minaccia più costante nelle
capacità fisiche degli avversari. Tuttavia, dovrà presto rendersi conto che
anche l'aspetto più puramente dedicato al combattimento rimane appena abbozzato
e dannatamente impreciso. Senza contare che uno scontro a mani nude (o armate)
assolve con massima funzionalità il compito di portarvi al termine dell'area
designata, senza per questo aumentare in grado di sfida e, anzi, facendovi
guadagnare del tempo; il meccanismo di attacco, definito in base all'ambiente
circostante e controllato tramite la pressione (casuale) di due soli tasti, è
sfuggevole e mai riconducibile ad una logica strategica d'azione. All'attacco
classico (che alterna pugni e calci in una sequenza spesso indeterminabile), si
aggiunge un attacco speciale, per cui Sydney è in rado di afferrare
l'avversario, scagliarlo contro pareti o colpirlo con efferata violenza. Anche
quest'ultimo, tuttavia, risulta rispondere a dei parametri che solo il genio
(?) creatore del gioco può permettersi di comprendere appieno. Non resta che
affidarsi alle meraviglie delle armi occasionali: un buon arsenale, in cui ogni
pezzo è assaltato da graduale logoramento, costringendo il giocatore ad una
continua ricerca. In definitiva, Alias non propone alcuno spunto interessante, e
non aggiunge alcuna opzione a quelle, ormai svalutate, che accorrono a formare
il gameplay dell'80% di action game recentemente concepiti. Per di più, Alias
risulta fin troppo facile, anche in mani non troppo esperte. Nelle dieci ore di
gioco che Activision offre, quindi, sarà poco probabile che i veterani del
genere provino il benché minimo divertimento. A livello tecnico, Alias si
conforma alla norma di scarsa creatività e opportunità che ormai sembra
appartenergli. Benché le strutture poligonali siano costruite con attenzione e,
se del caso, animate più o meno fluidamente, la resa grafica finale non regge il
confronto con i tempi. Le texture sono poco ispirate, e illuminate da effetti
per niente brillanti. La colonna sonora che accompagna le sparute sequenze di
dubbia furtività non è in grado di emozionare, né di sottolineare, come le
sarebbe spettato, la tensione che certe situazione avrebbero dovuto trasmettere.
La campionatura degli effetti è, infine, ben misera. Persino il vetusto Time
Crisis 2 presentava al tempo una varietà di suoni metallici e esplosioni che
può, in ogni situazione, surclassare ogni opzione sonora di Alias. E' dunque
inevitabile un giudizio complessivo avvicinabile appena alla sufficienza, almeno
per coloro che non riescono a stare lontani dall'azione. Chi cerca novità o
sfida, invece, può senz'altro considerare insoddisfacente la produzione. Alias
avrebbe avuto senso di essere esportato, con infinite riserve e dubbi, se
l'utenza italiana avesse accolto con furore la serie televisiva. La situazione
in cui è proposto, invece, getta una solida ombra sulla sua effettiva ragion
d'essere.
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