Alien Blackout Recensione: su smartphone nessuno può sentirti urlare

Dopo i tragici eventi avvenuti sulla stazione Sevastopol, Amanda Ripley si ritrova di nuovo faccia a faccia con l'alieno in un gioco mobile originale.

Alien Blackout Recensione: su smartphone nessuno può sentirti urlare
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  • La saga cinematografica di Alien ha creato un universo narrativo talmente forte da partorire, nel corso del tempo, moltissimi progetti paralleli. Fumetti, action figure e videogiochi hanno infatti celebrato le raccapriccianti gesta dello Xenomorfo, facendo sì che la terrificante creatura nata dalla mente di H. R. Giger sul finire degli anni '70 diventasse una vera e propria icona della cultura pop. Guardando al passato recente, nel mondo dell'intrattenimento interattivo Alien: Isolation si è imposto come uno dei migliori videogiochi ispirati ad un film, sfruttando a meraviglia la visuale in soggettiva per trasmettere ansia e tensione ad ogni passo, grazie anche ad un comparto audio che regge sulle proprie spalle gran parte dell'atmosfera della produzione. A distanza di anni dal suo esordio, sono in tantissimi i fan che hanno desiderato l'annuncio di un sequel capace di raccogliere ed aumentare l'eredità del primo capitolo.

    Purtroppo, nonostante il tempo che ci separa dal lancio di Isolation, ancora oggi non si hanno notizie certe riguardo al prosieguo della saga. Ecco perché l'annuncio di Alien: Blackout è stato accolto con un po' di malcontento tra la fanbase: più che di un seguito, infatti, si tratta di un gioco "in tono minore", pensato e sviluppato per piattaforme mobile. Nel suo piccolo, tuttavia, l'opera non merita affatto di essere trattata con sufficienza, ed anzi possiede anche qualche sorprendente asso nella manica.

    Vietato urlare

    L'unico modo di analizzare Alien: Blackout è quindi spogliarsi di qualsiasi senso di delusione ed accettare il prodotto per quello che è: un titolo che nel segmento di mercato appartenente a smartphone e tablet più essere considerato con un tripla A, venduto a prezzo premium e senza alcun banner pubblicitario o acquisto in app.

    C'è da considerare che Blackout non è affatto un'esperienza semplice, un classico mordi e fuggi da giocare con disattenzione alla fermata della metropolitana, ma richiede un buon paio di cuffie, una notevole calma e un certo grado di dedizione.
    Il team D3GO! ha ideato un gioco che sfrutta profondamente le caratteristiche dei dispositivi mobile, dando vita ad una produzione che può essere fruita con un solo dito sul touch screen, senza l'uso di stick virtuali o di eventuali gamepad. Sul piano dell'interazione, infatti, Alien: Blackout si configura come una sorta di adventure con elementi puzzle, recuperando in parte il gameplay di titoli come République e Five Nights at Freddy's. Dopo i tragici fatti della Sevastopol, Amanda Ripley, figlia di Ellen, approda sulla stazione Mendel, anch'essa di proprietà della corporazione Weyland-Yutani. Non avremo modo di vivere in prima persona questi primi attimi di presunta libertà, ma dalle parole di Amanda capiremo subito che è andato tutto storto: anche su questa stazione, d'altronde, è presente uno Xenomorfo e il resto dell'equipaggio è stato trucidato poco prima che la protagonista si svegliasse dal sonno criogenico, condannandola così a tentare di sopravvivere in completa solitudine. Raggiunto un rifugio potenzialmente sicuro nei condotti di ventilazione, la ragazza ha inviato un SOS al quale ha risposto uno shuttle della Weyland-Yutani, con a bordo un team di salvataggio composto da quattro membri.

    Non potendo muoversi dal suo rifugio, Amanda prende il controllo di tutti i sistemi di controllo ancora in funzione, dalle telecamere ai rilevatori di movimento, e sarà pertanto un dovere del giocatore gestire questa sorta di armi improprie, utili a dare istruzioni ai nuovi arrivati, nel tentativo di organizzare la fuga.
    Gli occhi di Amanda sono quindi le telecamere, presenti in numero abbastanza ridotto e spesso posizionate con angolazioni non del tutto ideali, le quali riescono a trasmettere un senso di claustrofobia e impotenza molto netti, che si scontra più volte con la ferocia cieca dell'alieno. Come in République, non muoveremo direttamente i personaggi ma potremo dar loro delle indicazioni sul percorso da seguire, imponendogli di fermarsi di colpo o di mettersi a correre in caso di emergenza.

    Quando non inquadrati, potremo seguire i movimenti dei nostri nuovi compagni su una mappa interattiva, che permette anche di reindirizzare la scarsa energia offerta dai pochi pannelli solari presenti all'esterno della stazione, strumenti che ci danno la facoltà di aprire o chiudere porte, attivando inoltre i sensori di movimento contenuti in determinate stanze o corridoi. Sarà imperativo dunque studiare gli ambienti, provando al contempo sia a seguire l'evoluzione della trama tramite i dialoghi che si svolgono via radio, sia a capire come agire per bloccare l'avanzata dell'alieno, dotato, come da tradizione, di sensi raffinatissimi.

    Come i suoi soccorritori, anche Amanda non sarà mai al sicuro, dal momento che in mancanza di prede lo Xenomorfo potrà decidere di percorrere i condotti, venendo direttamente a cercarci nel nostro nascondiglio. In questi casi, una volta avvertiti i suoi passi furiosi in avvicinamento, dovremo distogliere lo sguardo dalla mappa e dirigere rapidamente l'energia verso una paratia che ci permetterà di bloccare il suo assalto. Teso e sorprendentemente solido sul piano ludico, Blackout restituisce insomma in scala ridotta la tensione tipica del film di Scott e del gioco di The Creative Assembly. Peccato solo che i suoi sette livelli si esauriscano piuttosto in fretta, in circa un'ora, ed alla fine la sensazione di terrore perdurerà sulla nostra pelle anche dopo i titoli di coda.

    La concentrazione e il ragionamento vengono favoriti poi da un senso di immersione molto forte, garantito sia da un comparto audio di prim'ordine (che richiede però l'uso di un buon paio di cuffie), sia da una resa visiva molto riuscita: ogni telecamera inquadra un'area diversa della stazione, caratterizzata da ambienti ricchi di particolari, ben modellati ed illuminati, con in più effetti a schermo assai efficaci quali disturbi video e glitch che rafforzano la sensazione di osservare la realtà attraverso un occhio elettronico.

    Meno riusciti i personaggi che fanno parte del team di salvataggio, le cui animazioni ci sono parse decisamente rigide, mentre l'alieno si conferma il vero fulcro di tutta la produzione: ci appare infatti sempre terrificante, maestoso ed agilissimo. Anche quando gli chiudiamo una porta sul muso e lo vediamo sbattere con violenza, in poco tempo si rialza, annusa l'aria e ripartire all'attacco, trovando sempre un altro modo per raggiungere l'umano del quale stava già pregustando le carni.

    Alien Blackout Alien BlackoutVersione Analizzata iPadAzzerato ogni preconcetto ed affrontata l’avventura di Alien: Blackout, abbiamo scoperto una produzione solida, pensata su misura per i dispositivi touch e realizzata con attenzione. A fronte di una ripetitività di fondo marcata, rafforzata anche da errori dovuti ad un’interfaccia non sempre pienamente leggibile, Blackout offre un’ottima sfida, che mostra il fianco a qualche critica soprattutto solo per la limitatezza dei contenuti: i sette livelli scorrono abbastanza rapidamente e pur affrontandoli ripetutamente nel tentativo di mantenere tutti in vita fino al finale, i titoli di coda arriveranno abbastanza presto. In ogni caso, il prezzo (5.49 euro) è sufficientemente equilibrato ed il rispetto per gli stilemi della serie di riferimento è totale: pertanto, dinanzi ad un'avventura in miniatura capace di trasmettere una gran dose di terrore ed angoscia, i fan dovrebbero dare un’opportunità a questa nuova incarnazione ludica dell’alieno più famoso della storia del cinema.

    8

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