Recensione Alien Breed

Dopo la pubblicazione su iOS il classico per Amiga raggiunge anche PS Vita e PS3

Recensione Alien Breed
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  • PS3
  • PSVita
  • Lo stimato Team17, conosciuto per la divertentissima saga di Worms, continua imperterrito nella sua opera di rilancio di Alien Breed. Affidandosi alle principali piattaforme digitali PC ed alle console Microsoft e Sony, negli ultimi anni il team di sviluppo ha saputo rispolverare con efficacia e saggezza questo grande classico. Senza stravolgere il feeling della saga, sono stati proposti con una certa assiduità sequel e versioni rivedute e corrette che hanno accresciuto la fama del marchio anche tra le nuove generazioni.
    Quello che ci troviamo oggi ad analizzare è il remake del capitolo originale, giù pubblicato in esclusiva per i sistemi iOS, che finalmente raggiunge Playstation 3 e PS Vita. Venduto a poco meno di otto euro, il titolo supporta il Cross-Save e Cross-Play: caratteristica che permette agli utenti in possesso di entrambe le console di giocare indifferentemente su uno dei due sistemi condividendo lo stesso salvataggio.

    Un’astronave-labirinto

    Alien Breed è uno sparatutto con visuale dall’alto, ambientato in una navicella spaziale apparentemente abbandonata. Captato il segnale d’emergenza, una coppia di temerari soldati spaziali abborda l’astronave scoprendo piuttosto in fretta che in realtà è infestata da misteriose creature extraterrestri che ricordano da vicino quelle apprezzate nella saga di Alien. Del resto stiamo parlando di un gioco originariamente pubblicato nel 1991 su Amiga, per nulla sordo al successo delle gesta di Ellen Ripley, che da qualche anno si erano arricchite del seguito diretto da James Cameron. Anche il feeling segue a grandi linee l’evidente fonte d’ispirazione: azione senza sosta dunque, ma anche un pizzico di suspense e tensione.
    Il mix è abilmente ottenuto da un gameplay per l’epoca vincente, che si basava su pochi elementi ben amalgamati tra loro.
    Controllando l’avatar il vostro obiettivo sarà quello di raggiungere un punto imprecisato della mappa, vagamente segnalato da una freccia posta ai bordi dello schermo. I vari piani della navicella spaziale hanno una planimetria assolutamente schizofrenica: veri e propri dedali di corridoi metallici, sottopassaggi e porte automatiche bloccate. In primis dovrete quindi fronteggiare la difficoltà nell’orientarvi e trovare la giusta strada per raggiungere la meta.

    Secondariamente ci saranno ovviamente loro: orde di alieni pronti ad abbattervi contando su primitivi ma efficacissimi attacchi corpo a corpo. Pur presentandosi in diverse forme, i loro pattern d’attacco resteranno i medesimi, puntando tutto sull’effetto sorpresa e sulla superiorità numerica, fortunatamente mai eccessiva. Sbucando dal pavimento (senza citare le famose “fottute pareti") e contando sul respawn continuo, le mostruosità spaziali renderanno l’esplorazione un continuo salto nel buio, anche quando si tratterà di ritornare sui propri passi. Ciò genererà piuttosto in fretta un costante senso di insicurezza che si potenzierà esponenzialmente non appena le munizioni cominceranno a scarseggiare.
    Oltre al raggiungimento dell’obbiettivo di turno, perlustrare gli oscuri corridoi della navicella spaziale tornerà utile anche per imbattersi in caricatori e chiavi con cui aprire le porte bloccate. Si creerà in breve un circolo vizioso dove più si esplora, più si attirano guai, ma solo correndo qualche rischio eviterete di trovarvi con il fucile scarico e assediati da creature che bramano le vostre carni.
    Tra gli oggetti reperibili nell’astronave figurano anche i crediti. Questa speciale valuta vi permetterà di acquistare nuove armi e munizioni in uno speciale negozio disponibile in qualsiasi momento. La trovata, novità assoluta di questo remake, è stata chiaramente architettata per rendere più appetibile Alien Breed anche tra i più giovani, che avrebbero potuto trovare l’avventura troppo difficile e scoraggiante. I fan di vecchia data storceranno il naso di fronte a questa storpiatura del concept originale, fortemente incentrato sulla perpetua ricerca di item anche a costo di rischiare la vita. Eppure, nonostante la presenza di questa feature, qualche brivido attraverserà comunque la vostra schiena non appena l’indicatore di salute raggiungerà valori preoccupanti e sarete a corto di denaro.
    L’altra novità di questa riedizione riguarda la gestione del fuoco affidata all’analogico destro: in questo modo l’avatar può muoversi e sparare a 360° in piena libertà. Si tratta, anche in questo caso, di un’evidente semplificazione dell’originale, ma in questo caso non possiamo che essere totalmente d’accordo con la scelta effettuata dagli sviluppatori che, senza stravolgere il gameplay, hanno comunque snellito la formula avvicinandola agli standard contemporanei.

    Tra le feature presenti figura anche il multiplayer cooperativo, sia online che in locale. Fino a due giocatori potranno darsi manforte per sopravvivere all’orrore, aumentando ovviamente il divertimento, ma diminuendo il senso di precarietà che il videogioco vorrebbe trasmettere.
    Il parere sul gameplay di Alien Breed, per quanto positivo, è insomma ambivalente. Il tentativo di ammodernarlo è lodevole, ma farà indispettire i nostalgici. Al tempo stesso, alcune meccaniche limitate e spesso macchinose, lo rendono un prodotto chiaramente troppo datato per poter realmente attrarre i neofiti. Molti potrebbero trovare interessante questo tuffo nel passato, ma pochi potrebbero essere in grado di superare i compromessi in una o nell’altra direzione.
    Graficamente avrete la possibilità di scegliere se utilizzare lo stile e la risoluzione dell’originale, oppure se optare per una versione potenziata e capace di valorizzare i vostri schermi LCD (o il piccolo display OLED della PS Vita). In entrambi i casi non resterete impressionati dallo spettacolo proposto, ma innegabilmente i nostalgici amanti della pixel art non potranno che andare in solluchero di fronte alla versione retrò.
    Il sonoro, dal canto suo, si affida a lunghissimi silenzi in grado di creare la giusta tensione e suspense.
    Parlando di longevità il gioco si compone di una trentina di livelli. Dal momento che ognuno di essi è completabile nell’arco di una decina di minuti, Alien Breed garantisce sei o sette ore di divertimento: non una grandissima durata insomma, ma comunque proporzionata rispetto al prezzo d'acquisto.

    Alien Breed Alien BreedVersione Analizzata PlayStation 3Il Team17 ha mancato di un pizzico di coraggio in questo remake di Alien Breed. Le novità introdotte, il negozio e la gestione del fuoco con l’analogico destro, hanno reso l’avventura meno impegnativa rispetto al passato privandola di buona parte della tensione che invece era in grado di trasmettere. Allo stesso tempo il gameplay risulta lievemente anacronistico e appesantito dal peso degli anni. Il risultato rischia insomma di non accontentare realmente nessuno: né i fan di vecchia data, indispettiti dall’addolcimento del livello di difficoltà, né i neofiti, che comunque dovranno scendere a compromessi con tutti i limiti strutturali di un gioco datato 1991. Alien Breed è ancora divertente e in grado di ammaliare gli appassionati di fantascienza e sparatutto, ma purtroppo questo remake -mancando sia lo spirito filologico che la verve innovativa- si dimostra una via di mezzo piuttosto scialba e priva di carattere.

    6.5

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