Recensione Alone in the Dark

Central Park non è un luogo dove passare la notte...

Alone in the Dark
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • Wii
  • PS3
  • Pc
  • Introduzione

    Prima di Resident Evil, di Silent Hill e di System Shock 2, c'era solo Alone in the Dark. Il primo capitolo della serie, distribuito da Infogrames nel lontanissimo 1992 (la preistoria dei videogiochi), è considerato all'unanimità uno dei primi esempi riusciti di "survival horror", genere poi adottato e reso celebre al grande pubblico da Capcom, con la longeva (o sarebbe meglio dire immortale) saga di Biohazard. La trama ci immergeva nella Louisiana del 1925: Jeremy Hartwood, noto artista morto suicida nella sua villa battezzata Derceto, era al centro delle indagini di due indagatori dell'incubo; Edward Carnby, un classico investigatore privato, ed Emily Hartwood, nipote della vittima. L'avventura che attendeva i due protagonisti era un riuscito mix tra le atmosfere dei romanzi di H.P. Lovecraft ed i racconti classici di Edgar Allan Poe.
    Ma oggi, anno di grazia 2008, Edward Carnby è un uomo nuovo. Abbandonati ufficialmente gli abiti vecchi e polverosi degli anni ‘20 e dopo aver detto definitivamente addio (ma non senza un pizzico di rammarico) alle atmosfere gotiche e misteriose dei precedenti capitoli della serie, il nuovo Alone in the Dark ricomincia da zero, promettendo di portare il genere di appartenenza verso nuove ed inusitate vette di coinvolgimento. Ma rinnegare totalmente il proprio passato non è sempre cosa buona e giusta...

    Storie oscure

    Quasi interamente ambientato a Central Park, Alone in the Dark ci catapulta nei panni del misterioso Edward Carnby, un oscuro indagatore dell'incubo colpito da amnesia. Senza punti di riferimento, il giocatore dovrà nelle prime fasi dell'avventura sfuggire da una forza demoniaca che sembra intenzionata a distruggere la città di New York. Ben presto, dopo l'incontro con i personaggi chiave della vicenda, verrà a delinearsi quella che sembra una trama consueta, fatta di profezie e demoni risvegliati da un lungo sonno.
    Nel corso dell'avventura si farà luce sul mistero che si cela dietro a Central Park: i 341 ettari di verde furono messi in piedi verso la metà del 19° secolo da un consorzio internazionale di uomini influenti, creato a sua volta per offrire un rifugio sicuro a qualcosa di chiaramente "non umano". Successivamente, diverse generazioni di guardiani hanno protetto il mistero che si cela dietro al parco, mantenendo così intatta la "facciata" da mostrare agli abitanti della Grande Mela. Sino alla notte in cui Edward Carnby è costretto sventare la minaccia delle terribili "crepe senzienti". Questa, per sommi capi, la trama che farà da sfondo alle vicende di Alone in the Dark, titolo con cui Atari ed Infogrames tentano di rilanciare la serie dopo l'incompreso episodio a 32 bit (Alone in the Dark: The New Nightmare) ed il pessimo film diretto dal regista "maledetto" Uwe Boll ed interpretato da Christian Slater e Tara Reid. Nonostante un plot con qualche elemento lievemente canonico, l'impianto narrativo, costruito con cut-scene in real time, mostra qualche momento interessante, integrandosi adeguatamente con le fasi in-game. Grazie ad una buona sceneggiatura, e ad una regia soffusa e chiaramente ispirata alle opere cinematografiche di David Fincher, insomma, la trama riesce ad incuriosire il giocatore spingendolo a proseguire nell'avventura.

    L'ambiente in gioco


    Alone in the Dark è un particolarissimo miscuglio fra un action game ed un'avventura grafica dal gradevole sapore retrò. Le fasi di gioco sembrano esplicitamente divise fra sezioni esplorative, in cui è necessario risolvere enigmi ambientali, e momenti dedicati al combattimento.
    Il titolo sviluppato da Eden Studios offre il meglio di se nelle fasi più riflessive. Grazie ad un semplice sistema di gestione dell'inventario, il giocatore può utilizzare in maniera creativa i pochi oggetti messi a disposizione. Combinando dunque bottiglie di liquido esplosivo con fazzoletti o nastri adesivi sarà possibile creare rudimentali ordigni esplosivi. Sfruttando invece sacche di plasma si potranno attirare i nemici assetati di sangue, mentre grazie ai bengala potremo tenere lontano una pericolosa melma refrattaria alla luce. Da questo punto di vista il gameplay riesce a coinvolgere l'utente, nascondendo abilmente la linearità della progressione, e permettendo di fatto di sperimentare sempre nuove soluzioni per proseguire nell'avventura. La gestione dell'inventario, ostica durante le prime fasi dell'avventura, viene resa assolutamente fruibile grazie ad alcune "shortcut" che l'utente può impostare. Anche i tasti dorsali, che permettono di ciclare fra gli oggetti a disposizione, si rivelano piuttosto utili.

    La risoluzione degli enigmi passa anche dall'osservazione dell'ambiente, con cui è necessario interagire in diversi modi, utilizzando a volte particolari veicoli, o più spesso semplici oggetti. Il fuoco resta un elemento centrale nell'economia di gioco, in quanto permette non solo di distruggere certi ostacoli, ma è anche l'unico mezzo per uccidere i propri avversari. Anche le fasi di combattimento, dunque, possono essere affrontate in maniera creativa: è possibile utilizzare gli oggetti contundenti, colpendo grazie a movimenti circolari dello stick destro, per stordire i nemici, ma anche infiammare il getto di una bomboletta Spray per creare un piccolo lanciafiamme.
    Le soluzioni ludiche sono molte, ed alcune davvero inaspettate (è possibile, ad esempio, bagnare i proiettili con l'alcool per renderli molto più pericolosi). Gli scontri riescono dunque ad impegnare il giocatore, che non può limitarsi a far sfoggio della propria forza bruta o scaricare interi caricatori sperando di fermare i propri avversari. A conti fatti il sistema di combinazioni si integra perfettamente con tutte le fasi di gioco, anche con quelle più dinamiche, e crea un concept insolito e particolare. Anche l'azione più violenta e serrata non deve basarsi solo sulla prontezza di riflessi, sulla coordinazione o sulla velocità, bensì sulla creatività, sull'inventiva e sulla capacità d'osservazione. All'utente è consegnato insomma un ventaglio di possibilità (certo prestabilite, ma presenti in buon numero), e affidata libertà di interpretazione. L'ambiente è ricco di spunti, e per uscire incolumi dalle varie situazioni si deve anzitutto guardarsi intorno e saper osservare, per scovare preziosi depositi di materiali o passaggi alternativi che possano trarre d'impiccio (ad esempio, il combattimento in una stazione della metropolitana può essere affrontato con estrema cautela ed un briciolo di strategia, se si riesce a scovare un passaggio che porta ai condotti di areazione). Si deve sottolineare però che alcune sequenze risulteranno invece incredibilmente scriptate e di facile esecuzione: la maggior parte delle volte si tratterà di premere qualche per superare incolumi le varie sezioni di gioco. E' il peso da pagare per un esperimento che tenta di mescolare diversi "media" (il videogioco e l'esperienza "spettatoriale" della TV), puntando sulla spettacolarità di coreografia, fotografia e scenografia. Per alcuni utenti un approccio del genere potrebbe risultare problematico: chi dovesse sentire come opprimente la presenza di alcune fasi piuttosto passive, potrebbe avere qualche riserva nei confronti del prodotto.

    Per tutto quello che si è detto, comunque, il gameplay di Alone in The Dark è tutt'altro che banale, considerando anche la presenza di qualche enigma complesso ed interessante. Purtroppo a rovinare in parte l'esperienza di gioco troviamo un sistema di controllo poco preciso e movimenti del protagonista del tutto approssimativi. Edward Carnby appare legnoso, goffo ed impacciato, difficile da muovere e controllare appieno. Il passaggio necessario da prima a terza persona, indispensabile ad esempio per prendere la mira, rende il tutto ancora più complesso. E se l'idea alla base non è affatto male, ed ha permesso al team di sviluppo di proporre soluzioni ludiche molto scenografiche ed immersive (quando si è colpiti dal veleno o si ha la visuale annebbiata dal sangue è necessario sbattere le palpebre per tornare ad orientarsi), il risultato appare meno efficace del dovuto, proprio per un ritmo di gioco continuamente insidiato da movimenti impacciati, animazioni poco leggibili e legate malamente, e l'apparizione di qualche bug. Di fatto, una gestione delle collisioni rivedibile, qualche frame d'animazione che scompare improvvisamente, ed alcune telecamenre fisse tutt'altro che user friendly non danno mai al giocatore l'idea di avere il controllo totale sulla situazione. Questo problema affligge maggiormente i momenti di gioco più attivi: dal combattimento fino alle lunghe sequenze di guida che servono di raccordo fra una scena e l'altra. Spesso, in questi frangenti, i continui fallimenti non sono da imputare ad errori dell'utente, ed i numerosi tentativi necessari per superare le difficoltà conducono alla frustrazione.
    Il gioco permette tuttavia di saltare a piè pari le sezioni più ostiche, per procedere nell'avventura senza restare mai bloccati. Una soluzione pensata per i giocatori meno esperti, in verità non molto elegante, e che rischia di frammentare l'esperienza di gioco. Un forsennato attacco di cheating, comunque, non permetterebbe di raggiungere il finale dell'avventura: per accedere all'ultimo livello è necessario aver completato almeno 2/3 delle sequenze giocate. Nonostante questa imposizione, sul fronte longevità non si registrano buone notizie. L'avventura principale può essere portata a termine in circa otto ore dagli utenti più esperti (il numero potrebbe salire per chi ama particolarmente le fasi esplorative). Le ultime fasi, in cui è concesso di girare liberamente per il parco, risultano però molto ripetitive, al pari di un espediente per allungare lievemente la durata del gioco.

    Una tecnica da paura

    Oltre ai citati problemi tecnici, Alone in the Dark soffre di qualche lacuna grafica, che tuttavia non affossa le qualità scenografiche e coreografiche del titolo. Il problema principale riguarda la caratterizzazione dei personaggi. Solo il modello del protagonista risulta qualitativamente elevato e ben caratterizzato, mentre la complessità poligonale degli altri personaggi non è del tutto convincente, ed i comprimari appaiono figure molto meno incisive, sul palco videoludico. Gli ambienti di gioco sono curati, ricchi di dettagli e, spesso pieni di elementi interattivi. Grosse oscillazioni qualitative vanno però registrate: gli ambienti meno vasti, più lineari, composti da corridoi stretti appaiono alla vista piacevoli, mentre le stanze più ampie soffrono di problemi di texturizzazione, che ogni tanto sembrano ripercuotersi immotivatamente anche in qualche frangente inaspettato. Le texture di qualità scadente stridono sulle pupille soprattutto durante le cut scene, dove, marginalmente, si verifica anche qualche episodio di pop-in. Ma al di là di questo, fortunatamente le ambientazioni crepuscolari risultano ben strutturate ed evocative, persino differenziate, e riescono ad affascinare il giocatore. L'atmosfera sembra proprio uno dei punti di forza di Alone in the Dark, che riesce a stuzzicare i fremiti del giocatore grazie a spazi silenziosi ed oscuri, angoli minacciosi e nebbie poco rassicuranti. Molto buoni risultano gli effetti speciali: la realizzazione del fuoco lo rende un elemento centrale non solo del gameplay, ma anche della realizzazione tecnica.

    L'accompagnamento musicale è riuscito ed ispirato, caratterizza in maniera eccellente le fasi di gioco. I brani orchestrati seguono le azioni più concitate, sospingono i battiti cardiaci durante fughe al limite dell'umano, paralizzano annunciando l'ennesimo scontro contro le forze del male, aumentando o allentando la tensione. Il doppiaggio italiano, più che buono nelle sequenze filmate, ha qualche carenza di tanto in tanto. Nelle fasi in-game alcuni personaggi ripetono ossessivamente qualche battuta rovinando la composizione auditiva. Nella norma -ben campionati ma non troppo vari- gli effetti sonori.

    Alone in the Dark Alone in the DarkVersione Analizzata Xbox 360Alone in The Dark è un titolo concettualmente vincente, con un gameplay per molti versi originale, ricco e dinamico. Appare un prodotto ispirato e vario, e da questo punto di vista risulta esemplare. E' impossibile non premiare un certo coraggio da parte dei programmatori nell'aver portato a termine un progetto sperimentale e di non facile catalogazione. La nuova avventura di Edward Carnby ha di buono la varietà di situazioni ludiche ed un'enigmistica a tratti gradevole. Per questo motivo, il gioco merita di essere visto in un’ottica particolare, auspicando che sia il primo step di una fase produttiva che potrebbe portare a qualcosa di nuovo e interessante. Attualmente, di fatto, il peso di una tecnica lievemente claudicante (nella gestione di collisioni e animazioni, ed invece gradevolissima nella realizzazione dell'atmosfera), rende alcuni momenti poco giocabili, e frammenta in certi frangenti il ritmo. La longevità non è elevatissima nonostante il lungo periodo di gestazione, ma alcune sorprese potrebbero esserci (annunciano segretissime fonti) nella futura versione Playstation 3 (che potrebbe contenere intere sequenze aggiuntive; del resto la “modularità” della struttura è sempre stata pubblicizzata dagli sviluppatori). Il prodotto Eden Games, anche se deve scontrarsi con qualche limite, resta da provare.

    7

    Che voto dai a: Alone in the Dark

    Media Voto Utenti
    Voti: 534
    6.7
    nd