Recensione Angry Birds Space

I pennuti di Rovio lanciati nello Spazio

Recensione Angry Birds Space
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  • Angry Birds non è un videogioco: è un fenomeno di costume. Uno di quei prodotti di moda venduti così buon mercato (79 centesimi) che è davvero impossibile non approfittarne (e non bisogna neppure aspettare i saldi). La portata culturale e sociale del Puzzle Game firmato Rovio è francamente incalcolabile. Oltre ad aver lanciato Chillingo nel panorama della distribuzione su iOS, Angry Birds rappresenta -assieme forse a Minecraft- l'incarnazione del sogno di ogni appassionato di Videogiochi che anche solo una volta ha pensato di mettersi a sviluppare qualcosa per conto suo. O meglio, questo è quello che Angry Birds significava fino a qualche tempo fa, quando ancora il successo dei “pennuti arrabbiati” restava genuino e non del tutto “costruito”. Perchè adesso che i soldi hanno cominciato a girare, questa “rivelazione del mobile gaming” è stata catturata negli ingranaggi del marketing e della sovraesposizione mediatica.
    Non siamo così ipocriti da suggerire che il team avrebbe dovuto seguire un'altra via, ritirarsi sommessamente e non sfruttare l'onda di un successo stratosferico. La strada della stabilità economica è una sola, quella imboccata al tempo da Media Molecule e adesso dalla neonata Mojang. Ma mentre qualcuno ancora sembra attraversarla per portare avanti, assieme ai conti bancari, la propria visione creativa, dietro all'Angry Birds di Rovio ormai non c'è più nulla che non sia palesemente commercializzabile, economico, lucrativo. Ci sono le linee di giocattoli di un revamp che ci riporta alla mente i “Giochi Preziosi” degli anni '80, c'è un parco giochi a tema che nemmeno Legoland, c'è la moglie del CMO di Rovio con un vestito imbarazzante ad una serata di gala, e ci sono le megalomanie di un'azienda che vuole diventare “più grande di Disney” (come i Beatles con Gesù).

    E' impossibile non sentirsi in qualche modo saturati. Ogni volta che sul bus qualcuno scaglia un pennuto, ogni volta che il centro notifiche del nostro iPhone ci informa dell'arrivo di un Level pack identico al precedente, una parte del videogiocatore che è in noi muore. Perchè quello che manca ad Angry Birds, inteso non come singolo prodotto ma come saga, è la sostanza. E' la voglia di promuovere il nuovo, la spinta a migliorarsi, l'energia creativa. La consapevolezza dei propri limiti e l'impulso a superarli. Producendo meccanicamente espansioni a tema tanto per rimanere nella top 25 dell'App Store, Rovio dimostra chiaramente il più becero disinteresse per l'effettiva qualità del suo software. Forse il problema è connaturato al prezzo con cui Angry Birds viene venduto (“per 0,79€ dovete prenderlo così e farvelo pure andar bene”). Ma se davvero vogliamo accettare implicitamente che “tutto quello che costa poco è in qualche modo giustificato”, non corriamo il rischio di sostenere quest'invasione di ignobili minuterie senza corpo e sostanza che sta tormentando il troppo affollato mercato mobile?
    Meglio allora arricciare il naso, e finalmente mettersi a giudicare. Perchè nonostante gli annunci sensazionalistici, i trailer, ed il nuovo look di quest'ultima espansione “astronomica”, sappiamo tutti quello che dobbiamo aspettarci da Angry Birds Space. Niente.

    Balle Spaziali

    Una fionda ben piazzata sul nostro planetoide, un set di uccelli variopinti pronti a immolarsi in nome di una tremenda vendetta, ed un'intricata struttura di legno, ghiaccio e mattoni da distruggere pezzo dopo pezzo. Questo è Angry Birds Space, e ben poco cambia, concettualmente, rispetto al capitolo originale, alla sua versione “stagionale”, o alla più colorata incarnazione dedicata al film Rio. In questa versione spaziale del “puzzle game” più famoso del momento si deve sempre mirare, far fuoco, e sperare di far più danni possibili coi nostri pennuti. La novità, oltre all'ambientazione ed al cambio di “look” dei nostri pennuti, sta nell'utilizzo tutto particolare della forza di gravità, legata proprio alla presenza di corpi celesti di diverse dimensioni.
    I pianeti su cui sorgono le fortezze dei malvagi maiali verdi sono circondati da una fascia di un azzurro tenue, che sembra quasi rappresentarne l'atmosfera. Si tratta in realtà della zona entro cui l'attrazione gravitazionale dell'astro si farà sentire, andando a modificare la traiettoria dei pennuti che, scagliati dalla punta del nostro dito, passeranno di lì. Fin dai primi livelli di gioco Angry Birds Space esibisce abbondantemente quella nuova dinamica, facendoci prendere confidenza con le nuove parabole compiute dagli svolazzanti “protagonisti”.

    Per i primi minuti la curiosità prende il sopravvento, e si resta persino affascinati dalla trovata apparentemente brillante. Tanto più che il team ci mette di fronte a stage intricati: troviamo ad esempio più pianeti che influenzano la rotta dei pennuti, trasformandola in una sinuosa serpentina, e poi restiamo colpiti da stage “a gravità zero”, in cui bisogna spostare i detriti nello spazio e vederli navigare senza attrito fino a colpire i bersagli designati.
    E' in questi primi minuti di gioco che si decide la sorte di Angry Birds Space e la validità del vostro investimento. La curiosità dura per un abbondante quarto d'ora, prima di esaurirsi totalmente e lasciarci di fronte alla noia del solito Angry Birds. Non è solo la delusione d'avere a portata di mano sempre lo stesso tipo di pennuti (i neri uccelli esplosivi o i rapidi volatili blu pronti a dividersi in tre), ma è il tedio inenarrabile di continuare sempre con la solita solfa.
    Così come per l'edizione “base”, per avanzare e conquistare le stelle, non è richiesta davvero abilità e capacità di inquadrare la situazione. I lanci sono difficilmente ripetibili, e si procede a tentoni finchè un colpo di fortuna non fa oscillare quell'asse di legno nella direzione sperata. Ottimizzare i lanci non è questione di bravura: piuttosto uno strano mix fra casualità e abitudine. Una sorta di “Trial & Error” del nuovo millennio, in cui nostro non è neppure l'errore (ci pensano le routine fisiche a incasinare il tutto), ma solo l'input. Una slot machine mascherata da videogame.
    Questa sorta di “gameplay” che Rovio continua a proporci è qualcosa di così meccanico e iterativo che è difficile capire perchè si continui a dargli spazio nei “cinque minuti di pausa”, una volta esaurita la curiosità ed il suo strascico inerziale.
    Si conta infine che gli stage di Angry Birds Space sono abbastanza facili da superare, e sembrano quasi studiati a tavolino per meravigliare lo spettatore-giocatore con le evoluzioni gravitazionali semi-automatiche dei pennuti. Chi vuole una sfida maggiore dovrà quindi sbloccare gli stage della “Danger Zone”, tramite una lucrosissima microtransizione In-App che ci impone una tassa di altro 0,79€. E con questo, diremmo che alla buona fede di Rovio proprio non si può più credere: una sorta di DLC dal Day One che ci promette un nuovo pennuto e 30 livelli già inclusi nel software (e, nel caso abbiate qualche dubbio, sì: sono sempre uguali ai precedenti).
    Di fronte a tutto questo, insomma, ha poco senso fermarsi troppo a parlare del tema musicale riarrangiato, o del look dei pennuti, che sembrano usciti da Star Trek The Next Generation: queste sono “carinerie” dell'ultima ora, utili per i comunicati stampa. O per gli allocchi.

    Angry Birds Space Angry Birds SpaceVersione Analizzata iPhoneNon ne possiamo più di Angry Birds. Questo Space è l'ultima trovata per tentare di spillare altri settantanove centesimi ai milioni di acquirenti della versione base, rilasciando un costoso level pack con qualche variazione artistica e concettuale. Ma il problema di fondo è che ad essere sopravvalutata è la formula di base. Angry Birds non è divertente, non è stimolante, non è fantasioso. E' invece meccanico, ripetitivo, troppo limitato dall'influenza del caso. Space non fa eccezione, e per quanto il prezzo sia contenuto, il consiglio spassionato è quello di cominciare a risparmiare per un videogame vero e proprio. Non si sa mai, potreste riscoprire il piacere di giocare.

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