Recensione Another Code: Two Memories

Dov'è papà?

Con questo primo quesito inizia Another Code, un’avventura dall’impostazione punta e clicca come quelle di una volta, ma con qualcosa in meno...
Il gioco si presenta sin da subito di facile interpretazione, anche per i giocatori meno navigati (grazie anche al touch screen del ds) e trasporta subito il giocatore nel mondo di Ashley, ragazzina adolescente che, il giorno prima del suo quattordicesimo compleanno, parte alla ricerca del padre scienziato, misteriosamente scomparso durante alcuni studi su un’isola chiamata Blood Edward. Da qui in poi l’avventura di Ashley si snoderà per tutta l’isola, tra fantasmi, case abbandonate e quant’altro, aiutata da un oggetto lasciatole da suo padre, il DAS, dalla forma molto familiare...

Due o tre dimensioni?

Riguardo all’analisi tecnica e partendo dal comparto grafico, il gioco è diviso in due grandi sezioni: lo schermo superiore del ds sarà quasi sempre adibito alla visualizzazione di piacevolissime schermate in 2d che rappresentano ciò che la protagonista vede con i suoi occhi; quello inferiore è riservato ai movimenti del personaggio principale e purtroppo presenta una grafica 3d alquanto scarna. Vedendo i risultati del DS con Mario 64, si sarebbe sicuramente potuto fare di più, ma dal gioco si evince come gli sviluppatori fossero maggiormente interessati a valorizzare le schermate fisse del gioco (sulle quali lavorerete alla ricerca di indizi).

“Touch” e scopri!

Il gameplay è veramente molto ben studiato: i movimenti di Ashley in 3d sono semplicissimi da realizzare, tramite il tocco del pennino sul touch pad; nelle schermate fisse invece la ricerca di indizi avviene o tramite una lente di ingrandimento, da “toccare” per poter esaminare tutti gli oggetti della schermata (e fidatevi dovrete esaminare veramente tutto per non perdere neanche una parte di questo bellissimo gioco) oppure, caratteristica che ha lasciato particolarmente sorpreso, tramite il “doppio tocco” su un oggetto, equivalente al doppio clic di una volta su pc.
Purtroppo il difetto principale di questo gioco è la sua longevità, derivata soprattutto dall’estrema facilità degli enigmi, soprattutto se, come ho anticipato nell’intro, siete giocatori navigati dai ricordi nostalgici di Monkey Island e delle altre avventure grafiche della Lucas, con enigmi di ben altro livello. Anche nel caso in cui foste indecisi sul da farsi, il più delle volte saranno i dialoghi della protagonista a “spiegarvi” come risolvere il problema. Ciò rende agevole il gioco, nel senso che sarà difficilissimo che vi blocchiate (e il fatto di bloccarsi è sempre stato sinonimo di frustrazione!) ma rende anche il gioco alquanto semplice e lineare. Questo problema è parzialmente risolto con l’aggiunta da parte degli sviluppatori di due diversi finali, che potrete scoprire in base alle azioni che svolgerete durante il gioco: parzialmente perché, se la prima volta finirete il gioco in media sulle 5 ore, la seconda volta durerà 3, e naturalmente non sarà più come giocarci la prima volta.

Ashley come Guybrush

In sintesi e per concludere, la bellissima grafica statica delle schermate, la trama (adulta e interessante, degna di un gioco di questo tipo) e diverse buone trovate da parte della Cing, rendono il gioco da provare per qualunque possessore di DS; sarà sicuramente un trampolino di lancio per le prossime avventure sul portatile di casa Nintendo (e già si parla di SCUMM su DS, per poter giocare le già citate avventure Lucas), ma una volta completato vi lascerà sicuramente l’amaro in bocca.