Recensione Art of Murder: FBI Confidential

La crudele arte dell’assassinio

Recensione Art of Murder: FBI Confidential
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  • Omicidi misteriosi e alta tensione tornano di scena a New York!

    Tra le centinaia di titoli che in questo prolifico periodo affollano gli scaffali dei nostri rivenditori di fiducia, dove soggetti come spietati soldati con grossi fucili o insaziabili alieni senza emozioni si contendono passivamente i nostri beneamati quattrini, fa capolino con una certa e quanto mai fiduciosa autorità un nuova avventura grafica dell’ europeissima City Intercative; la casa produttrice dei ragazzi di Varsavia -che ha visto la sua nascita nel 2002 dalla fusione di una casa editrice e ben due software house e che vanta al giorno d’oggi una diffusione commerciale internazionale su quaranta paesi in quattro continenti- si è infatti lanciata nuovamente nell’infernale girone del mercato videoludico con un titolo colmo di tensione e suspance: Art of Murder. Dalla fredda Polonia arriva quindi questa nuova e intrigante avventura punta e clicca che, come già abbiamo visto nel nostro precedente articolo (Clicca QUI per leggere l'articolo) prometteva un gustoso mix tra classico, noir e indagini alla CSI per appassionati e non.

    Sulle tracce dell’assassino...

    Ciò che rende un’avventura grafica degna di questo nome è da attribuirsi in gran parte alla sua trama, quell’intreccio di suspance, intrighi, enigmi e colpi di scena che ci spingono a continuare l’incessante ricerca di quel qualcosa nascosto dietro la facciata materiale di un oggetto, di un individuo o dell’ultimo sviscerante indovinello, ciò che tiene intrappolata la nostra attenzione tra le sue ingovernabili spire e che si rivela in ultimo essere una semplice sensazione di completo appagamento cerebrale chiamata “la soluzione “. Art Of Murder è tutto questo; una storia orchestrata ad “arte” per mettere alla prova -almeno in questo specifico caso- l’arguto investigatore che c’è in tutti noi. La vicenda ha inizio nella più noir delle metropoli: la brulicante New York. La grande mela è infatti squassata da una serie di efferati delitti che presentano “ad una prima occhiata” un filo conduttore comune: tutte le vittime sembrano aver subito un macabro rituale di tortura con a conclusione il non plus ultra delle pratiche sacrificali ovvero l’asportazione totale del cuore tramite un misterioso attrezzo. Il caso viene stranamente assegnato alla novellina di turno, tale Nicole Bonnet, ed al suo più temprato partner Nick -entrambi agenti del Federal Bureau of Investigation- i quali dovranno sbrigarsela da soli e alla svelta per far si che i loro concittadini tornino a dormire sonni tranquilli.
    Il personaggio principale, oltre ad essere ben caratterizzato nei toni e nelle movenze, vanta un background che completa adeguatamente le sue particolarità; la nostra Nicole infatti ha un passato di tutto rispetto: nasce e cresce nel sud ovest della Virginia, a Hillsville, il padre, Piere Bonnet, è un immigrato francese che gestisce un’officina mentre la madre Alicia è un architetto, una famiglia modello, ma la piccola Bonnet però è diversa, inizia a studiare psicologia e filosofia, si innamora di maestri come Kant, Husserl e Catesio, e dopo essersi iscritta all’università di Charlottesville (sempre in Virginia), proprio ad un indirizzo filosofico, si dedica anima e corpo allo studio della ricerca metodologica del famigerato Karl Gustav Jung e alla sua psicologia analitica. A fine carriera accademica Nicole prende la strada del congresso di stato ma, come un fulmine a ciel sereno, irrompe nella sua vita lo zio, agente dell’FBI la cui morte la convince della sua predisposizione a diventare investigatrice. La ragazza molla tutto, entra nell’agenzia federale più famosa del mondo e vive il suo periodo di addestramento a Quantico, dove viene definita una delle più promettenti menti investigative uscite dall’accademia grazie alla sua inclinazione naturale per l’unione di pensiero analitico e sintetico ed alla sua capacità di individuare con strabiliante certezza i fattori chiave di ogni situazione. Insomma le premesse per un’ avvincente caccia all’uomo punta e clicca ci sono tutte, e visto che le ambientazioni oscilleranno tra New York, una foresta amazzonica "alla Indiana Jones" e la capitale Atzeca di Cuzco, non resta che calarsi nei panni di questa novizia allo sbaraglio che tanto ricorda l’indimenticabile Jodie Foster alias Clarisse de “Il silenzio degli innocenti”.

    La solita minestra ma con un pizzico di novità

    In un prodotto appartenente al genere dei “punta&clicca”, dove la trama, l’acume e gli enigmi regnano sovrani, il gameplay è solitamente la sezione meno particolareggiata; Art Of Murder nel caso specifico non fa eccezione, anche se la City Interactive ha voluto e provato a dare un tocco di moderno al suo titolo aggiungendo qualche chicca che potrebbe fare la differenza nei confronti dei suoi avversari di mercato.
    Entrando nel dettaglio il titolo si presenta con la classica interfaccia “striminzita” (a torto o a ragione) che caratterizza il genere, quindi pochi pulsanti con altrettante ridotte funzioni, tanto spazio alle location rappresentate e una taskbar con la versione base del kit “il piccolo Sherlock Holmes”, ovvero l’immancabile lente di ingrandimento, il taccuino degli appunti (sostituito in questo caso da un moderno PDA) e una valigetta, che, con somma nostra delusione, non contiene rilevatori di impronte digitali o altri strumenti all’avanguardia, ma richiama semplicemente il menù del gioco. Rimanendo in tema di funzioni una delle gradevoli novità che venivano citate prima sono le funzioni che il PDA porta con se: si potrà infatti utilizzare come vero e proprio taccuino in cui vengono annotati indizi importanti, come telefono con sms e rubrica annessi, nonché come archivio fotografico di ciò che riusciremo a catturare durante le nostre indagini. Una volta avviato, AOM ci catapulta subito tra le pagine di un tipico fascicolo di polizia dai bordi consunti che rappresenta il menù iniziale; dopodichè, tramite mouse -unico ed esclusivo strumento di comando- ci accingeremo a far ancheggiare/correre la nostra Nicole attraverso la prima location. Il titolo, purtroppo, è caratterizzato da una linearità a tratti fastidiosa: è impossibile, infatti, eseguire un’azione dettata dal proprio libero arbitrio poichè la protagonista si rifiuterà categoricamente a meno che non sia stata seguita l'esatta procedura (implicita nella struttura di gioco). Per spezzare una lancia a favore degli sviluppatori, va citata la funzione della già citata lente di ingrandimento: grazie ad essa sarà possibile evidenziare le parti interattive della schermata di gioco, riducendo quindi i momenti di empasse "pixel hunting" che tanto danno da penare ai moderni videogiocatori. Altra innovativa “chicca” che lo slega dalle ormai arrugginite catene dei grandi classici del genere è la possibilità -per la protagonista- di morire, aspetto certamente da non sottovalutare. Per concludere è d’obbligo riportare alcuni numeri: Art Of Murder ci regala 20 personaggi, 100 succulenti enigmi, 15 ambientazioni principali e ben 4000 linee di dialogo amalgamate tra loro da filmati di intermezzo di buona qualità, il tutto a sostenere una produzione che prevede una buona decina d'ore di gioco.

    Eppur si muove!

    L’aspetto tecnico di questo genere di avventura grafica non lascia molto spazio ad analisi approfondite: è infatti sviluppato in grafica 2,5D firmata Wintermute, ma bisogna oltremodo lodare la grande operosità del team della City Interactive che propone una cospicua quantità di immagini renderizzate -dietro la quale ci sono alcuni tra i migliori artisti grafici polacchi- dotate di efficaci effetti di luce ed ombra, molto particolareggiate e create con l’obbiettivo -ampiamente raggiunto- di catturare il più possibile gli occhi e la mente del giocatore. A scapito di questo coinvolgimento va invece l’animazione dei personaggi che, anche raggiungento la sufficienza, lascia il tempo che trova facendo pensare ad una relativa non curanza del team di sviluppo riguardo questo aspetto. Le suddette peccano -in particolare- in fluidità, non riuscendo a mantenere la naturalezza insita nell'essere umano; bisogna ammettere, tuttavia, che la modellazione dei personaggi è di buon livello, curata ed arricchita dall'aggiunta di un self shadowing dinamico discretamente apprezzabile.
    Tra i pregi di questo prodotto, inoltre, va sicuramente collocata l’eccellente colonna sonora, aspetto trattato con i guanti bianchi dagli sviluppatori e che in effetti rappresenta una delle tessere centrali del mosaico realizzato dalla City Interactive; durante il lento svolgimento della trama saranno proprio le azzeccatissime musiche di sottofondo a dettare il ritmo di gioco e a creare quella tensione e quella agitazione che fa di un semplice racconto un trhiller in piena regola. Lasciatevi trasportare e potrete godere appieno della cupa ma al tempo stesso intrigante atmosfera di Art Of Murder.

    Art of Murder: FBI Confidential Art of Murder: FBI ConfidentialVersione Analizzata PCArt Of Murder risulta, a conti fatti, una produzione di tutto rispetto per chi apprezza trama e ambientazioni in stile noir e non pretende nulla più che una valutazione adeguata al suo classicissimo, anche se curato, comparto grafico di medio livello. Ciò che potrebbe fare la fortuna di un titolo come questo, oltre al prezzo contenuto e le esigue richieste hardware (si parla di un Pentiun 3 da 1,5 giga consigliato e 32 mb di memoria grafica), è l’ottima colonna sonora, capace di avvolgere in modo completo chiunque stia al di là dello schermo e che abbia anche solo la benché minima intenzione di cimentarsi con i suoi più che estrosi ed originali enigmi. Per essere completamente onesti bisogna segnalare ancora una volta un’animazione dei personaggi poco riuscita, aspetto che può essere contrastato da elementi positivi, di rango inferiore ma ugualmente validi, come la completa locazione in italiano eseguita dall’affidabile Jinglebell Communication nonché il voluto e gradito richiamo ad una pietra miliare della categoria: l’apprezzatissimo Still Life. Concludendo, Art Of Murder attirerà senza dubbio tra le sue fila quei players che di CSI e polizieschi fanno il proprio pane quotidiano, ma anche coloro che vorranno cimentarsi in qualcosa che esce, pur sempre a suo modo, dall’ordinaria produzione videoludica mondiale.

    6.5

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