Art of Rally Recensione: derapate che passione su Nintendo Switch

Il prodigioso racing game di Funselektor approda finalmente su console, anche se l'edizione Nintendo Switch è afflitta da problemi seri.

Art of Rally Recensione: derapate che passione su Nintendo Switch
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Al momento della sua pubblicazione su Steam, Art of Rally rappresentava uno dei punti più alti raggiunti dai racing arcade moderni. Un piccolo grande capolavoro in grado di rendere omaggio contemporaneamente all'evoluzione della disciplina e ai videogiochi che ne hanno segnato la storia, riuscendo però a declinare il tutto in una formula totalmente innovativa e di grandissimo impatto. È dal giorno del lancio che i fan chiedono una trasposizione su console casalinghe e quando Funselektor ha finalmente accontentato le richieste si è generata un'atmosfera di sincera curiosità attorno al prodotto.

    Art of Rally su Switch era anche uno dei miei sogni proibiti (per chi scrive si tratta del GOTY assoluto del 2020), soprattutto vista la finestra di lancio estiva che avrebbe fatto coincidere ore di relax in spiaggia con derapate furibonde sulle strade polverose della Sardegna o sull'asfalto rovente del Giappone virtuale immaginato da Dune Casu. È quindi un vero peccato che Art of Rally su Nintendo Switch si sia presentato come un porting di così scarsa qualità.

    Meditare di traverso

    È terribilmente difficile spiegare ai non appassionati cosa sia davvero il rally. Lo è soprattutto alla luce del fatto che la disciplina è una di quelle che ha sofferto più di tutte la progressiva contrazione di popolarità del motorsport e che annaspa ancora oggi alla ricerca di pubblico fresco che se ne innamori.

    Il fatto è che il rally è forse la disciplina motoristica più pura che sia mai esistita; una competizione spietata, folle e apparentemente insensata in cui pilota, copilota e automobile diventano una cosa sola mentre sfrecciano a velocità terrificanti su strette strade di montagna rischiando la morte ad ogni curva. Il rally è sempre stato caos allo stato puro caratterizzato però da un'eleganza impressionante. C'è stata un'epoca non troppo lontana in cui quei bolidi sovralimentati sparati come proiettili in mezzo a nuvole di polvere o su passi di montagna completamente ghiacciati attiravano folle oceaniche che avrebbero fatto di tutto pur di vedere quel caos dal vivo e di toccarlo con mano, spesso rischiando la vita pur di avvicinarsi anche solo di qualche centimetro in più a quei grovigli d'acciaio e benzina. La meraviglia di Art of Rally sta proprio nel fatto di essere riuscito a raccontare quel periodo storico con una fedeltà davvero sbalorditiva calandolo però all'interno di un'atmosfera differente.

    Art of Rally riesce nel compito complicatissimo di raccontare uno sport i cui campioni avevano bisogno di confrontarsi con un'equipe di piscologi tra una tappa e l'altra tanto era estremo il trauma di mettersi alla guida in certe condizioni, e di trasformarlo in un'esperienza meditativa. A distanza di quasi un anno dalla sua prima uscita rimane ancora oggi sbalorditivo il lavoro fatto da Dune Casu e Funselektor in questo senso, anche in quella che è ad oggi la versione inequivocabilmente peggiore del gioco.

    Dimenticarsi del pericolo

    Il gioco si apre con una dichiarazione d'intenti piuttosto chiara. Art of Rally infatti comincia con un monologo di Buddha in persona che prima racconta la storia delle origini della disciplina e poi rassicura il giocatore sul fatto che, nel mondo di gioco, le auto del Gruppo B non sono mai state bandite perché troppo potenti e quelle del Gruppo S sono diventate realtà, a differenza della loro controparte "reale" che venne cancellata alla luce dell'enorme numero di lutti tra piloti e spettatori causati dalle corse.

    Art of Rally è ambientato nei sogni bagnati degli appassionati, in un mondo idilliaco in cui la morte e il pericolo non esistono e il Rally è una pura e semplice forma d'arte attraverso la quale dipingere con le ruote affreschi sulla ghiaia. A partire dalle competizioni delle origini con le auto del Gruppo 2, passando per il Gruppo 4, le belve affamate di sterrato del Gruppo B e i prototipi folli del Gruppo S, Art of Rally ripercorre le varie epoche della disciplina, attraversando una serie di paesaggi meravigliosi in cui tutto esiste in funzione delle corse e in cui gli unici umani sono rappresentati da dei piccoli bastoncini antropomorfi assiepati ai bordi della strada. In Art of Rally la morte non esiste, esistono solo le auto, la velocità, i salti, le curve e il pubblico in visibilio a bordo strada.

    È anche per questo, oltre che in virtù della sua estetica low-poly, che Art of Rally risulta, al netto di una martellante soundtrack synthwave, un videogioco così distensivo. Il suo approccio meditativo alle derapate è dato dal fatto che si è davvero soli all'interno dei percorsi: in Art of Rally non esistono copiloti, le curve

    vanno previste ad occhio grazie anche all'impostazione della visuale, che abbandona la più classica delle chase-cam posizionate alle spalle della vettura per adottare un punto di vista molto più elevato del solito che porta l'occhio sull'orizzonte. Si è copiloti di sé stessi, in modo che l'atmosfera sognante del gioco non venga disturbata dalle indicazioni del navigatore. Questo porta ad un'immersione quasi totale, e spesso ci si trova quasi mesmerizzati dall'esperienza. Sia chiaro, Art of Rally non è solo questo, ma è anche un videogioco di rally soprendentemente credibile e dall'impostazione simulativa assolutamente di livello, per quanto affondi le proprie radici nel mondo arcade. Basti pensare al fatto che le numerosissime auto presenti nel gioco (che sono purtroppo sprovviste di licenza ma che ricordano fedelmente le rispettive controparti reali) hanno tutte comportamenti differenti sui vari fondi, e che tali comportamenti sono calibrati in modo da ricordare il reale feeling di guida di quelle auto. Insomma, non aspettatevi l'immediatezza e l'indulgenza che si potrebbe presagire dalla direzione artistica: sotto la cornice quasi giocattolosa si nasconde un racing game esigente e profondo, che richiede sin da subito un certo impegno.

    Novità e vecchi acciacchi

    Dal suo lancio ad oggi, Art of Rally si è evoluto. Funselektor ha infatti rilasciato vari aggiornamenti gratuiti (inclusi nel gioco base uscito su Switch ed Xbox). Il primo ha ampliato il parco auto a disposizione, introducendo peraltro dei modelli di assoluto pregio e del tutto non convenzionali come l'Alfetta GTV Turbodelta, la Skoda 130RS o la Datsun Fairlady 240Z, modelli che dimostrano ancora una volta quanto amore per la disciplina faccia battere il cuore a Dune Casu e ai ragazzi di Funselektor.

    Il secondo update è andato a ritoccare leggermente la UI dei menù, introducendo una graditissima dark mode, e ha migliorato l'illuminazione e la calibrazione dei colori. Il terzo e più recente aggiornamento ha aggiunto invece un nuovo rally, richiesto a gran voce sin dai primi tempi. Oltre ai già presenti Giappone, Germania, Finlandia, Norvegia e Sardegna, infatti, Art of Rally permette di affondare le quattro ruote nel fango del Kenya, ripotando in auge la magia del Safari Rally con i suoi scorci mozzafiato, vera e propria icona della disciplina sin dagli anni '50. Manca purtroppo una leggera revisione al sistema di recupero automatico dell'auto, che interviene ogniqualvolta si esce di pista e che riesce ad essere contemporaneamente troppo restrittivo e fastidiosamente permissivo.

    Sbagliare l'impostazione di una curva o di un salto non crea quasi mai grossi problemi, perché il recupero automatico interviene prima che le cose si mettano davvero male e si vada a danneggiare gravemente l'auto. Allo stesso tempo, però, questa sua invasività va a strozzare la creatività di guida, andando a punire troppo severamente triettorie poco ortodosse che potrebbero andare a limare di qualche decimo i tempi finali. È un sistema che funziona ovviamente da anticheat, vista la presenza delle leaderboards online, ma che il più delle volte interviene quando non dovrebbe. Basterebbe renderlo un pelo più permissivo in certe situazioni.

    Un porting di scarso livello

    Il problema di questi ultimi aggiornamenti è che su Switch i loro effetti non sono quasi per niente riscontrabili. Le prestazioni sulla portatile Nintendo sono infatti così scarse che vanno a minare pericolosamente il senso stesso di Art of Rally e ne restituiscono un'immagine lontanissima da quella che è la vera natura del gioco. La revisione all'illuminazione non serve a nulla se la versione Switch del gioco è tarata sui livelli più bassi di dettaglio, in una veste che rimuove quasi del tutto i particellari a schermo e che distrugge la morbidezza dell'immagine con ombre seghettate e granulose che sembrano appiccicate a forza sullo schermo. Il porting, ad opera di D Games, è così pigro da distruggere costantemente l'immersione nel gioco.

    Art of Rally è un esperienza meditativa che non può e non deve venire afflitta da costanti cali di framerate e, soprattutto, da continui pop-up e dalla lentezza impressionante con cui si caricano le texture lungo i tracciati. È inutile portare l'occhio del giocatore sull'orizzonte se più si guarda lontano più il gioco sembra non funzionare, inficia pesantemente il senso stesso del gioco. Gli stage sono quasi totalmente svuotati da ogni possibile dettaglio: mancano quasi tutti gli alberi, il pubblico ai lati della strada è quasi inesistente ed è stato rimosso ogni singolo filo d'erba in qualsiasi ambiente. Su Switch Art of Rally è un videogioco di rally ambientato all'interno di un mondo vuoto, triste e che scorre a scatti, e non va bene per nulla.

    Quella di Art of Rally su Switch è la versione peggiore presente sul mercato, perché se è vero che il gioco è ancora lì e nelle sue parti fondamentali è ancora uno dei videogiochi di corse più rivoluzionari e divertenti degli ultimi anni, a mancare è tutto il resto.

    E tutto il resto è composto in buona parte dalla sua estetica meravigliosa che genera la sensazione indescrivibile di sentirsi completamente assorbiti dall'esperienza di guida in quelle che sono delle ambientazioni da sogno. Dune Casu è riuscito ad evolvere il discorso iniziato con Absolute Drift e a rendere i giochi di corse delle esperienze poetiche e meditative, ma di questo aspetto così profondo e rilassante, su Switch, non rimane che l'ombra. Persino il tanto atteso safari rally si presenta in condizioni deludenti, quando sarebbe potuto invece essere una piccola perla per gli occhi.

    Art of Rally Art of RallyVersione Analizzata Nintendo SwitchArt of Rally è ancora un capolavoro? Assolutamente sì, ma sull'ibrida Nintendo è offuscato da una coltre di problemi tecnici così invadenti che ne esce terribilmente snaturato. Spiace perché il suo approdo su console, e in particolare su Switch, avrebbe potuto dargli il boost di popolarità che avrebbe meritato. Se si ha la necessità di recuperarlo assolutamente su console conviene puntare alla versione Xbox rilasciata in parallelo (tra l'altro già inserita nel catalogo di Game Pass) o attendere il rilascio su PS4 e PS5, dove molto probabilmente sarà possibile giocarlo al massimo delle sue prestazioni per godere delle sue meraviglie. Allo stato attuale delle cose si tratta di un titolo giocabile che funziona solo a patto di scendere a compromessi con la sua fragilità tecnica, che non ne intacca la componente legata al divertimento ma ne castra quasi del tutto le atmosfere sognanti, oltre che l'aspetto meditativo che è parte integrante del concept dell'opera. Un'occasione sprecata nel peggiore dei modi, oltre che un gran peccato.

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