Recensione Assassin's Creed Brotherhood

A Roma nei panni di Ezio Auditore: sviscerato Assassin's Creed Brotherhood

Assassin's Creed: Brotherhood
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Uno dei titoli che ha senza dubbio segnato questa generazione videoludica è Assassin’s Creed, uscito nel lontano 2007.
    La produzione Ubisoft, in tempi non sospetti, fu pioniera di un rivoluzionario sistema d'interazione con il mondo digitale (quello che potremo chiamare parkour virtuale), delineando un nuovo rapporto fra il personaggio e l'ambiente, che diventata finalmente completamente accessibile ed esplorabile. L'ottima qualità del compendio narrativo, che mescolava i miti sui templari con un futuro sorvegliato ed asettico, in un plot convintamente "postmoderno", spalleggiava una magistrale caratterizzazione dei personaggi (principali e non).
    Ognuna di queste conquiste ha reso Assassin’s Creed -prima- ed Assassin’s Creed 2 -poi- imprescindibili per qualsiasi videogiocatore; l'eccellenza dei prodotti firmati Ubisoft è condivisa quasi all’unanimità da pubblico e stampa.
    Cavalcando l’onda di un così vasto successo e sfruttando un personaggio ancora “incompiuto” come Ezio Auditore (protagonista del secondo episodio) il team di Montreal ha pensato, prima di concludere la trilogia, di dedicarsi alla produzione di uno spin-off.
    Nasce così Assassin’s Creed: Brotherhood, il naturale epilogo delle vicende dell’assassino da Firenze, ambientato nientemeno che nella città eterna: location che, intravista al termine del vecchio capitolo, doveva per forza tornare con più incisività.
    Il titolo, atteso con trepidazione da tutte le community, sarà disponibile per Xbox 360 e Playstation 3 a partire dal 18 Novembre.

    Ezio’s vendetta

    Brotherhood inizia esattamente dove Assassin’s Creed 2 si è concluso, con Ezio intento ad ascoltare le criptiche profezie della Dea Minerva. Il giovane, recuperato dallo zio Mario, fa ritorno a Monteriggioni, dove ad attenderlo c’è l’intera combriccola che lo ha supportato nella lotta contro i Pazzi ed i Borgia.
    I festeggiamenti per il ritorno dell’eroe, lo stupore per i suoi racconti ed il meritato -e dolce- riposo non durano però molto, dato che la notte stessa una minaccia ancor più grave imperversa su villa Auditore.
    Ezio, in un momento di magnanimità, ha lasciato in vita Rodrigo Borgia (divenuto, come sappiamo, Papa Alessandro VI), il quale non intende ricambiare la cortesia. Così, per mano del figlio Cesare (capo della guardia armata romana), decide di assalire Monteriggioni. La battaglia, questa volta, non si risolve con cappa e spada: le truppe dei Borgia si presentano in forze, armate di archibugi e cannoni, e in men che non si dica distruggono il piccolo borgo. Mario viene brutalmente assassinato e Caterina Sforza rapita e portata a Roma.
    Al giovane Auditore, privato di tutti i suoi beni, non rimane altro che precipitarsi nel covo della serpe alla ricerca dell’ennesima vendetta. Giunto nella città eterna, il nostro eroe intraprenderà una nuova ed intricata avventura, durante la quale faranno capolino vecchi e nuovi alleati. Gradito il ritorno, ad esempio, di Leonardo da Vinci, così come quello dell’euforico Bartolomeo d’Alviano.
    A questi si affiancheranno anche nuovi nemici, come l’interessante Lucrezia Borgia e lo stesso Cesare Borgia. Ogni comprimario, come la saga ci ha insegnato, sarà minuziosamente caratterizzato da un profilo psicologico attinente a vizi e virtù tramandati dalla Storia. Data la concentrazione degli eventi importanti nella sola Roma, inoltre, la trama risulterà meno frammentaria rispetto al passato, pur mantenendo inalterata la quantità di vicende oscure e velate.
    Ad una vicenda più elaborata ed interessante si unisce infine un radicale mutamento del ruolo del protagonista.
    Ezio, da scanzonato tuttofare sempre agli ordini di questo o quel committente, passa a maturo stratega in grado di gestire in autonomia l’organizzazione e pianificare accuratamente ogni mossa della confraternita.
    Una dimensione decisamente più autoritaria che dona nuova linfa vitale all’immedesimazione del videoplayer, al quale viene richiesto -come vedremo- anche di gestire parte degli affari della setta.
    Nonostante tutto viene mantenuto, seppur in minima parte, il carattere goliardico del rampollo Auditore: il solito incallito donnaiolo. Leggermente accantonati, invece, Desmond e soci, che occuperanno un intero ricordo negli immediati inizi dell’avventura per poi venire interpellati solo dalla volontà del giocatore in alcuni extra d’esplorazione libera, in un’attualissima Monteriggioni.

    Un interessante reimpasto

    Dal punto di vista del gameplay Brotherhood attinge a piene mani dalla struttura ludica di Assassin’s Creed 2, aggiungendo pochi elementi ma migliorando più o meno nettamente quasi tutti quelli ereditati.
    Con l’equipaggiamento quasi completamente distrutto dall’attacco dei Borgia ci ritroveremo a dover ripartire praticamente da zero, mantenendo, accanto alla lama, solamente le caratteristiche legate al guanto “primario” (pistola e lama avvelenata). Almeno nelle prime fasi di gioco, dunque, Ezio dovrà mantenere un "basso profilo", evitando gli assassinii multipli e le “scalate avanzate” imparate tra le calli veneziane. Fino all’incontro con Leonardo da Vinci (in grado di ricostruire -ed ampliare- la nostra dotazione) un set di missioni fungerà -come in passato- da esteso tutorial sulle novità introdotte. Impareremo, ad esempio, a destreggiarci col rinnovato sistema di combattimento a distanza, a corto raggio e a cavallo. Istituiremo un covo di assassini nuovo di zecca, reclutandone personalmente i membri. Infine, verremo introdotti ad un sistema economico ingigantito, che ci permetterà di restaurare l'intera città di Roma.
    Procedendo con ordine nell'analisi delle novità, cominciamo a raccontarvi di un combat system maggiormente dinamico e spettacolare, che permetterà ad Ezio di concatenare innumerevoli esecuzioni con irrisoria facilità. Basterà infatti, mentre l’avatar infilzerà un nemico, puntare il successivo curandosi di vederne illuminata la sagoma, per continuare la catena di attacchi letali (premendo il tasto opportuno con il corretto tempismo). In tal modo il mortale balletto di Ezio continuerà senza interruzioni: qualora venissimo attaccati, ad esempio, potremo esibirci in un’immediata contromossa con la semplice pressione del grilletto destro. Benché sia possibile ravvisare un comportamento più aggressivo delle unità a guardia della capitale, è bene specificare che tali modifiche configurano, in unione ad un’intelligenza artificiale del tutto immutata (e dunque poverissima), una rinnovata facilità d’esecuzione che potrebbe non far piacere ai cosiddetti “hardcore gamer”. Permane, fortunatamente, la netta suddivisione tra le schiere nemiche, che prevederà la necessità di adottare un approccio di volta in volta diverso a seconda delle armi imbracciate dai nemici. Anche in questo caso, però, Ezio sarà dotato delle migliori contromisure, identificate nella fattispecie nella possibilità di calciare all’inguine gli avversari per spezzarne la guardia (utile con i meglio corazzati) e di utilizzare le lance per devastanti attacchi a distanza. Neppure l’introduzione dei cavalli nei centri abitati, a conti fatti, riesce ad elevare il livello di sfida degli scontri, che rimangono in ogni caso molto godibili e decisamente dinamici.
    Più che un vero progresso, in ogni caso, quello di Brotherhood è un modo elegante di nascondere il problema. Invece di puntare sulla revisione delle routine comportamentali, il team mette nelle mani del giocatore un assassino più elegante e letale. Vivacizzando gli scontri, e diminuendone frequenza e durata, Brotherhood fa in modo che sull'avanzamento non pesi più di tanto la loro ripetitività concettuale e la loro scarsa profondità. Ma chi cerca una componente action intensa ed in grado di mettere alla prova l'utente, dovrà aspettare il prossimo capitolo.

    Nonostante il cambio di location, e la rinnovata enfasi posta sulla trama, il titolo mantiene la divisione fra “missioni principali" ed "incarichi secondari” già sperimentata l’anno scorso. La città capitolina sarà dunque costellata da punti d’interesse, che si faranno sempre più “fitti” sull’enorme mappa di gioco. Oltre all'occasione di proseguire nella quest principale troveremo, ad esempio, cittadini ribelli da trarre in salvo dalle guardie. per poi arruolare nella propria gilda di assassini. In seguito ad un certo numero di “assunzioni” saremo in grado di utilizzare gli adepti (con la semplice pressione del dorsale sinistro) per eliminazioni furtive che ci apriranno la strada soprattutto nelle missioni più difficili.
    Ad ogni chiamata gli assassini acquisiranno punti esperienza grazie ai quali maturare gradi e punti abilità che, tramite un apposito menù, avremo facoltà di spendere per migliorare l’equipaggiamento dei coscritti. 
Dagli stessi menù potremo inviare i sottoposti in Europa a svolgere particolari incarichi, sciorinati in una lista che ci indicherà il grado di difficoltà e la ricompensa della missione. Raggiunto un certo quantitativo di membri riceveremo un bonus utilizzabile in battaglia sottoforma di attacco speciale: una letale pioggia di frecce che, al nostro comando, piomberà sul gruppo di nemici selezionando. La possibilità di servirsi di assassini ed abilità annesse, naturalmente, sarà strettamente regolata da una barra a caricamento continuo, che mostrerà la disponibilità di collaboratori. Garantirsi una folta schiera di sottoposti e, conseguentemente, il controllo del suolo romano non sarà però impresa facile; bisognerà, in primo luogo distruggere le Torri dei Borgia, poste a guardia e dominio di ciascuna delle zone chiave della città.
    Eliminato il Comandante posto a sorveglianza e bruciata l’installazione ne potremmo disporre a piacimento per controllare ed ampliare la nostra organizzazione.
    Parallelamente sbloccheremo -per quella zona- le attività da ristrutturare che, questa volta, comprenderanno anche banche (ideale sostituto alla contabilità di Claudia Auditore), stalle, parti dell’acquedotto ed infrastrutture di pubblico valore. come il Colosseo o l’Arco di Traiano.
    Così facendo, oltre ad assicurarci un certo margine di sconto o l’apporto più frequente di questa o quella fazione (cortigiane, ladri e guerrieri), aumenteremo la rendita nelle nostre casse ed abbelliremo il proverbiale covo segreto.
    Riguardo al nascondiglio, appare interessante l’introduzione di una rete di cunicoli tramite i quali “sbucare” (in seguito alle dovute ristrutturazioni) in tanti spot sparsi lungo la gigantesca mappa di gioco: una sorta di metropolitana rinascimentale. Non mancheranno, infine, punti di osservazione e segreti d’ogni genere.
    Tra questi ultimi troviamo 101 bandiere dei Borgia da estirpare (questa volta segnalate sulle “mappe del tesoro”), i forzieri e dieci piume da rintracciare senza indicazione alcuna.
    Alla pari dei collectables vi sarà la ben più preziosa “Armatura di Romolo”, equipaggiabile non prima d’aver recuperato le sei chiavi dai sei covi dei seguaci del fondatore, strutturati alla stregua delle catacombe-platform di Assassin’s Creed 2. Nuovamente, alcune di queste sezioni si segnalano per un level design eccezionale, brillante sotto tutti i punti di vista, capace di integrare un notevole coefficiente di difficoltà nelle altrimenti lineari arrampicate di Ezio.
    Immancabile anche la “Verità”, suddivisa in altri dieci ricordi del “soggetto 16” recuperabili mediante altrettanti cervellotici enigmi sparsi in quel di Roma.
    Anche se sono poche le vere novità ad impreziosire la struttura di gioco, la quantità di elementi già collaudati è tale da portare lo longevità di questo Assassin's Creed vicino alla vertiginosa cifra di 20 (abbondanti) ore di gioco.
    A rimpolpare una longevità più che dignitosa contribuisce anche una varietà decisamente più rimarcata negli incarichi principali e la possibilità, da tempo richiesta, di rigiocarli con calma, in qualsiasi momento dell'avventura. Dal momento che per completare il titolo al 100% sono richieste, in determinate missioni, particolari condizioni, la sfida per i maniaci dell'EndGame sarà senza dubbio più succulenta.

    E quel cavo Ethernet?

    Accanto ad un’esperienza single player più contenuta rispetto ai capitoli della saga principale (ma impreziosita dal dinamismo degli scontri e della sceneggiatura sensibilmente migliore rispetto a quella del secondo capitolo), Brotherhood affianca il multiplayer competitivo online. Si tratta di un particolarissimo DeathMatch, tutto giocato sull'astuzia dei partecipanti. Ognuno degli otto partecipanti potrà scegliersi un avatar (dall’assassino al comune popolano) ed una serie di abilità e talenti peculiari (ad esempio una maschera per coprire parzialmente il volto per un certo intervallo di tempo). Catapultati nella Roma vista nel single player (in tutta la sua estensione e con tanto di cittadini non giocanti a popolarne le strade), i giocatori riceveranno ad intervalli regolari i contratti di assassinio. In ogni "mandato" sarà raffigurata la fisionomia di uno degli avversari, e comincerà così inizio una tremenda caccia all’uomo. Ognuno dei giocatori, consapevole della pluralità del suo ruolo (vittima e carnefice, preda e predatore), dovrà quindi mimetizzarsi e al contempo osservare cautamente i dintorni, per scrutare i volti e delineare l’eventuale bersaglio. Un particolare indicatore posto nella parte bassa dello schermo ci indicherà quando ci avvicineremo alla preda, segnalandoci dunque gli istanti nei quali prestare maggior attenzione a chi ci circonda. L'esperienza, ad una prima occhiata molto interessante, si rivela invece abbastanza frammentata, poco "pulita" in generale, diluita fra tempi di respawn dilatati e con ritmi di gioco non sempre piacevoli. All'inizio un po' di curiosità si sente: esplorando il set di Perks e di possibilità concesse all'utente, si può persino pensare che le sfide online garantiscano una certa profondità. Ma alla fine le variazioni determinate dalle varie classi e dalle varie abilità non sono poi così pregnanti, e tutto si riduce ad una caccia all'uomo abbastanza diretta, su cui pesa la consapevolezza che, mentre si sta cacciando, a nostra volta potremmo essere nel mirino di qualche altro predatore. Se all'inizio questa certezza mette un po' d'ansia, qualche tremore, dopo qualche ora di gioco si capisce che un action game di tal fatta non ha il dinamismo e la pluralità necessarie per reggere un comparto multiplayer davvero coinvolgente.
    Un’esperienza, insomma, che a nostro modo di vedere non tratterrà a lungo i giocatori sui server. Si conti poi che non è raro trovare in rete utenti che disattendono del tutto le regole "implicite" del multiplayer di Assassin's Creed. Per funzionare al meglio, questo game mode richiede tempo, dedizione e pazienza, nonchè una condotta tacita e sospettosa da parte di tutti i partecipanti: atteggiamenti quasi del tutto impossibili da conciliare con la mentalità dell’online gamer medio, che in molti casi preferirà scorrazzare per le location non curante dello spirito più pacato dell'esperienza online.

    Cosmesi romana

    Dal punto di vista tecnico sono pochi i passi avanti compiuti rispetto al secondo capitolo della saga, quasi tutti riguardanti la modellazione poligonale dei volti. Solo in questo caso, infatti, si vede un vero e proprio miglioramento, che porta i personaggi principali ed i comprimari ad esprimere in maniera credibile le sensazioni consone alla sceneggiatura. Leggermente migliorato, in questo senso, anche il comparto animazioni, che vede leggermente livellata la goffaggine nel gesticolare di alcuni dei protagonisti. Nessun cambiamento, invece, per quanto concerne la sincronizzazione del labiale che, in un titolo ambientato in Italia, si mostra assurdamente ancora legato alla pronuncia anglofona, compromettendo -seppur in maniera marginale- l’estetica di alcune cut-scene.
    I close-up mostrano però anche alcune debolezze che la serie porta con se sin dal primissimo episodio, come la mancata cura per i personaggi di contorno ed il continuo riciclo di modelli (popolo, guardie, negozianti). Una pratica non del tutto deprecabile ma che andrebbe quantomeno elegantemente mascherata in un titolo ambizioso come Brotherhood. E parlando di ambizioni tecniche non si può certo fare a meno di notare come le molte compenetrazioni poligonali con le quali si viene a contatto nel corso dell’avventura stonino con il colpo d’occhio globale.

    Elegantissimo è invece il set di movenze "belliche" di Ezio, capace di destreggiarsi nei combattimenti in mille maniere differenti. Tuttavia i pregi di questo upgrade interessano soltanto il protagonista, che lascia letteralmente "a piedi" i nemici, i cui movimenti seguono ancora poche routine predefinite.
    Troviamo poi un sistema di collisioni ancora una volta rivedibile che, aldilà delle compenetrazioni già citate, mostra ancora situazioni imbarazzanti come il dissolversi nell’aria di un’urna piena d’acqua quando la portatrice viene appena sfiorata; salvo poi rendere i passanti invulnerabili al passaggio di un cavallo al galoppo tra la folla.
    Compromessi evidentemente inevitabili per restituire a schermo l’ennesima ricostruzione digitale esteticamente perfetta i un’altra delle città più belle del nostro paese. La Roma di Assassin's Creed presenta un complesso e dettagliato agglomerato urbano, circondato ed intersecato dalle rovine della civiltà antica, il cui lascito risulta ancora vivo e forte nella civiltà rinascimentale, ad esempio nelle architetture degli acquedotti e delle rovine.
    Il tutto non finisce però con gli imponenti archi o con i maestosi palazzi, ma si estende ai dintorni della città eterna, comprendendone i famosi colli e le campagne sottostanti, in un mix estremamente evocativo.
    Una vastità tripla rispetto a Firenze e Venezia che Ubisoft ha pagato in termini di resa visiva, costringendo il motore di gioco ad uno sforzo tale da rendere necessario un minimo sconto nel dettaglio di alcune texture, nonché un più accentuato pop-up.
    E se in termini di difetti non si può non aggiungere un marcato effetto tearing, in termini di pregi è impossibile non elogiare una ricostruzione storica ed architettonica da far sognare qualsiasi videogiocatore della capitale.
    Un’elaborazione che, unita alla sapiente gestione dell’illuminazione, della palette di colori e del ciclo giorno-notte, riesce a regalare panorami veramente mozzafiato.
    Non di altrettanto valore può dirsi il comparto sonoro, sul quale pesa un certo riciclo dell’intera colonna sonora del secondo capitolo. ed un doppiaggio italiano, per quanto di buona fattura, incapace di rivaleggiare con produzioni che hanno intrapreso scelte più professionali (vedi Uncharted 2).

    Assassin's Creed: Brotherhood Assassin's Creed: BrotherhoodVersione Analizzata Xbox 360Assassin’s Creed: Brotherhood, come era lecito aspettarsi, non è assolutamente una rivoluzione nella serie, quanto più un ulteriore consolidarsi di meccaniche collaudate, che vedono in quest’ulteriore incarnazione qualche approfondimento di spessore. Interessanti approfondimenti riguardano la figura di Ezio Auditore e le vicende che lo porteranno ad avere un ruolo di spicco nella confraternita degli Assassini: grazie ad un plot meglio congegnato e ad una sceneggiatura brillante, Brotherhood abbandona il senso di incompletezza che aleggiava alla fine del secondo capitolo. Tali aspetti, unitamente al rinnovato dinamismo degli scontri, configurano una campagna single player di primo livello, duratura e complessa, ricchissima di variabili. Marginale è invece la presenza del multiplayer, di secondo piano nell'economia di gioco. Infine, si registra un comparto tecnico capace di dare il solito valore aggiunto alla produzione, che rimane dunque in linea con gli elevati standard ai quali la saga ci ha abituati, divenendo l’ennesimo must buy, soprattutto per gli appassionati. Anche se è svanito "l'effetto novità" dei primi due episodi, e Brotherhood fa poco per inserirsi nella "continuity" della serie (rinunciando alla figura chiave di Desmond), il titolo è quindi consigliato a tutti i videoplayer, fan o meno della produzione Ubisoft.

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