
Astral Chain Recensione: il vertice degli action secondo Platinum Games
La nuovissima IP dai creatori di Bayonetta si aggiunge al ricco catalogo di Nintendo Switch, dando vita ad un action originale e colmo di personalità.
Astral Chain
Recensione: Nintendo Switch
INFORMAZIONI GIOCO
Articolo a cura di
Marco Mottura
Disponibile perSwitch
L'inizio di Astral Chain - diciamo all'incirca la prima mezz'ora - è folgorante, potentissimo e bello da mozzare il fiato. Addirittura perentorio nel rivendicare coi fatti un dato che risulta sin da subito piuttosto oggettivamente incontrovertibile, ovvero che ci si trovi al cospetto della produzione più ricca, più ambiziosa e più rifinita della prestigiosa storia di PlatinumGames. Nonostante non sia stato in effetti percepito dall'opinione pubblica come uno dei possibili pesi massimi di questo 2019, vuoi per l'annuncio a sorpresa dello scorso febbraio, vuoi per il fatto di essere rimasto leggermente (e inspiegabilmente...) in secondo piano nella comunicazione ufficiale di Nintendo, Astral Chain parte invece fortissimo, quasi a voler mettere immediatamente le cose in chiaro, rivendicando a gran voce l'eccezionalità della sua natura. Due loghi appena e ci si ritrova scaraventati nel bel mezzo dell'avventura: così, rinunciando persino alla canonica schermata iniziale, rapiti senza nemmeno rendersene conto da una storia coi toni enfatici di un anime fantascientifico che nonostante il design sopra le righe si prende rigorosamente sul serio.
Platform e investigazione
Tra misteriosi esperimenti segreti, mostruosità interdimensionali soggiogate con la forza della tecnologia ed esplosioni a non finire, in quella prima roboante mezz'ora succede già più o meno di tutto: tirato un provvidenziale respiro dopo una partenza tanto arrembante, è difficile non rimanere a bocca aperta, sovrastati da stimoli di ogni genere e da un ritmo pressoché perfetto.
Eppure, al netto delle sensazioni controller alla mano - a proposito, durante i primi minuti si gioca insolitamente poco per essere l'ultimo nato dei creatori di Bayonetta e Vanquish, anche se ci sarà eccome modo di recuperare nel corso di una densissima campagna da oltre venticinque ore - diventa appunto impossibile non notare la regia di ottimo livello, il doppiaggio teatrale e pressoché onnipresente (accompagnato però da un lip-sync discutibile) e soprattutto la qualità sbalorditiva dell'impianto visivo, con una realizzazione tecnica che a tratti sembra quasi miracolosa per un hardware come quello del piccolo Nintendo Switch. Insomma, basta proprio poco per rendersi conto di quanto Astral Chain faccia effettivamente sul serio, con la classe e la determinazione di una nuova IP che dimostra di avere tutte le carte in regola per affiancare i giganti del rinomato studio giapponese: non lasciatevi dunque ingannare dall'hype all'apparenza non troppo esagerato o dalle premesse forse un filo meno esorbitanti del solito, perché PlatinumGames non si è mai spinta tanto in là in termini di ambizione, scala e valori produttivi.
I Legion, le armi supreme controllate dal dipartimento Neuron, sono preziosissimi anche al di fuori dei combattimenti: indispensabili per risolvere piccoli enigmi, per sezioni platform e altro ancora.

La solidità prodigiosa e a tratti persino inattesa di un progetto di primissimo piano per gli standard dello studio di Osaka (e non solo...) non è ad ogni modo l'unica delle sorprese nascoste nella manica di Astral Chain. L'altro grande fattore per così dire imprevisto - specie per chiunque non abbia seguito lo sviluppo in maniera maniacale - riguarda la duplice essenza del titolo, per un gioco che all'atto pratico non si pone solo e soltanto come un comunque atipico action in terza persona.
Intendiamoci, è ovvio che una corposa componente hack 'n' slash non manchi, e non potrebbe del resto essere altrimenti in un videogame in cui poliziotti del futuro si servono di creature partorite dalla fantasia del mangaka Masakazu Katsura (autore di Zetman e Video Girl Ai) per sconfiggere orde di mostri provenienti da un altro piano astrale.
A maggior ragione considerando lo stellare curriculum di PlatinumGames e la supervisione di un autentico guru dell'azione quale Hideki Kamiya. Decisamente meno scontate sono invece le fasi in cui proprio non si combatte, specie se si considera che le stesse non rappresentano affatto una componente minoritaria nell'economia globale di Astral Chain. Come anticipato in precedenza, questa ghiotta esclusiva Nintendo Switch è infatti un'opera dalle due anime, un'avventura che si sviluppa lungo due percorsi paralleli: sentieri ludici che per certi versi si integrano e si completano, mentre per certi altri non sempre risultano perfettamente coesi tra loro. L'impressione è quasi come se l'esordio nelle vesti di Director di Takahisa Taura - già Designer di Nier: Automata, qui promosso al timone di comando - non sia diviso armonicamente a metà, bensì piuttosto spaccato in due. Più Giano Bifronte che Yin & Yang, insomma.
Non che ci sia qualcosa che in assoluto funzioni male, o che in generale risulti non all'altezza. Le fasi investigative si gestiscono tramite l'immancabile detective mode alla Arkham, nello specifico un'interfaccia in realtà aumentata denominata IRIS (che qui trova anche una giustificazione narrativa legata alla professione dei protagonisti e alle esemplari risorse del corpo speciale Neuron).

Bisogna perlustrare passo a passo le ambientazioni alla ricerca di tracce, interrogare i testimoni e interfacciarsi con le telecamere a circuito chiuso per ricostruire di volta in volta l'accaduto. Una volta raccolti gli indizi, sia attraverso i dialoghi che soprattutto tramite l'esplorazione, si tirano le somme attraverso una sorta di interrogatorio che ricorda da vicino certi passaggi di Phoenix Wright e solamente alla fine si passa dalla teoria alla pratica.
L'impressione è che PlatinumGames abbia idealmente voluto presentare tutti gli aspetti del poliziotto modello - con tanto di raccolta dei rifiuti per strada o di numerosi momenti in cui ci si mette genuinamente al servizio dei cittadini e delle loro strampalate esigenze - piuttosto che focalizzarsi solo e soltanto sull'azione a testa bassa, sugli scontri, sulla lotta. Una chiave di lettura di matrice profondamente orientale, da non sottovalutare considerando i delicati eventi che spesso e volentieri fanno notizia al giorno d'oggi.
Anche l'occhio vuole la sua parte: aspettatevi customizzazione del vostro avatar e non solo, in perfetta comunanza con l'anima "meno action" di Astral Chain.

Lo stesso si può dire per i momenti di platforming "esplorativo" che contraddistinguono le incursioni nell'affascinante Piano Astrale da cui provengono le Chimere, ovvero gli strani mostri che con le loro incursioni sulla Terra hanno ridotto l'umanità del 2078 sulla soglia dell'estinzione: non manca ogni tanto qualche trovata sfiziosa in fatto di level design, il cambio di ritmo non è male, e l'approccio più rilassato e a misura di giocatore si lascia apprezzare (in primis dai completisti come me, che troveranno pane per i loro denti tra risorse da raccogliere sotto forma di cristalli rossi e parecchi segreti disseminati qua e là).
Il problema, se così si può dire, è che c'è davvero troppa, troppa differenza tra questi momenti - che a ben vedere non sarebbero neppure momenti, visto che grossomodo il 50% della campagna si spende a fare altro che non sia menare le mani - e le fasi in cui l'azione diventa protagonista.

Una differenza clamorosa in termini qualitativi, di originalità, di ispirazione e di sensazioni pad alla mano. Perché, inutile girarci attorno, l'Astral Chain non all'insegna dei duelli è un titolo nel complesso discreto (alle volte qualcosa in più, alle volte qualcosa in meno), mentre quello in cui si scatena invece l'indole inimitabile di PlatinumGames è un trionfo, una goduria, un distillato purissimo di gameplay destinato a lasciare il segno.
Un action senza precedenti
Ci si potrebbe in effetti dilungare per chissà quanto a elencare i prodigi e le straordinarie virtù di un sistema di combattimento originale, profondo e persino apertamente geniale: Astral Chain recupera elementi dal mirabile passato del team giapponese - pescando un po' da Bayonetta, un po' da Metal Gear Rising: Revengeance, un po' addirittura da quel capolavoro sottovalutato che è The Wonderful 101 - nonché da illustri competitor come Devil May Cry 5, per riproporre tuttavia qualcosa di unico, di diverso, di senza precedenti.

Il che, per un genere canonizzato al punto da essere sovente quasi un po' stantio, è un merito a dir poco clamoroso. Il colpo di genio di Astral Chain è legato a doppio filo con i Legion, Chimere passate con le cattive dalla parte del bene: esseri dal potere sconfinato, che grazie a una catena e alla particolare predisposizione d'animo possono essere soggiogati da speciali individui.
Esistono cinque tipologie di Legion (spada, arco, bestia, possente e ascia) che si andranno a sbloccare nel corso della storia, da alternare in tempo reale a seconda delle situazioni sia durante gli scontri che nelle sequenze più rilassate.
È fondamentale ad ogni modo sottolineare come il giocatore non abbia di base il controllo diretto del Legion: proprio come un animale con il suo domatore, la creatura aliena è gestita in totale autonomia dalla CPU, con l'utente che quando serve può impartire comandi o muovere tramite l'analogico destro il mostro sul campo di battaglia, ad esempio per incatenare per qualche secondo uno o più avversari. Il tutto mentre si gestisce contemporaneamente e in modo assolutamente tradizionale, come in qualsiasi altro action in terza persona, un regolare protagonista umano (maschio o femmina, customizzabile nell'aspetto e nel nome) dotato di uno speciale manganello che può trasformarsi in pistola o spada a due mani. Questo tipo di peculiare azione a due vie, questo approccio a metà strada tra l'automatismo e la manualità all'insegna dei riflessi e delle skill, risulta di certo l'aspetto più riuscito di Astral Chain: fosse solo per la differenza sostanziale con il resto del panorama action - l'unico paragone possibile è con V di Devil May Cry 5, specie per il modo in cui si devono gestire gli spazi tra personaggio e nemici, scegliendo di agire direttamente solo quando il momento è quello opportuno - non è difficile immaginare che un combat system simile sia destinato a essere ricordato negli anni, facendo un po' storia a sé.
Il modo in si guerreggia è a dir poco galvanizzante: tra fulminanti bagliori di luce, effetti particellari a go go e teatrali supermosse degne dei migliori manga, Astral Chain si dimostra una gioia per gli occhi e per i polpastrelli. Uno spettacolo arricchito da adorabili sfumature strategiche, visto che i pregi e i difetti dei cinque alleati andranno gestiti con arguzia. La velocità del Legion Spada è ad esempio irrinunciabile per aggredire i nemici, riducendo rapidamente gli spazi usando la catena per lanciarsi verso il bersaglio (anche in aria!).

L'arco è perfetto per fare un po' di crowd control, tenendo impegnate più Chimere in contemporanea con attacchi ad area. Il Legion bestia può stanare avversari nascosti, quello possente è letale negli uno contro uno, e ascia ha dalla sua preziose capacità difensive date da uno resistente scudo di energia. E il bello è che l'impressione è quella di un combat system mutevole, variegato, in costante evoluzione di pari passo con lo svolgersi dell'avventura.
Impossibile infatti non menzionare la sostanziosa componente quasi da RPG, con una crescita del personaggio e soprattutto dei Legion legata a doppio filo alla raccolta delle risorse dentro e fuori dai combattimenti: la sensazione di progressione è fortissima e dannatamente appagante, con le creature che ottengono mano a mano nuove mosse da sbloccare, abilità passive via via più potenti e statistiche sempre migliori, per un arsenale vivente in costante evoluzione.
Alternare un Legion con un altro, mentre ci si scatena con combo e attacchi anche in volo, è una pratica che regala potenti orgasmi videoludici. Provare per credere.

Non che il percorso verso il quintetto di Legion perfetti sia completamente diritto: al contrario, specie nella seconda metà della storia, sarete costretti a compiere delle scelte precise, andando a privilegiare un essere piuttosto che un altro (oppure procedendo di pari passo, senza però farne eccellere nessuno).
Starà a voi decidere il da farsi, così come sarà compito vostro far fruttare al meglio un sistema di combattimento comunque piuttosto customizzabile e deliziosamente aperto a soluzioni creative: lo spettacolo non potrà allora che essere assicurato, al netto di un sistema di valutazione degli scontri che dopo ventisette ore ancora fatico a comprendere al 100% - non a caso sono spesso passato da un rango S+ a una D, senza una logica legata a performance particolarmente valide o particolarmente drammatiche.
Avrò comunque modo di approfondire ulteriormente nelle prossime settimane, perché una cosa è certa: nonostante la storia non sia affatto breve (di nuovo, ricordate l'apertura sul fatto che si tratti del progetto più ambizioso della carriera di PlatinumGames?) non sono nemmeno per sbaglio sazio di quella meraviglia che è Astral Chain. Anzi, superato l'ottovolante di un'avventura tutta da vivere e da scoprire, il bello viene forse proprio adesso, nella sfida a modalità difficile e nel perfezionarsi sino allo sfinimento. Al netto delle parti in cui mi toccherà sorbirmi, ora più di prima, sezioni stealth che c'entrano come i cavoli a merenda, indagini di cui conosco già la soluzione ed extra vari ed eventuali che sì aggiungono qualcosa, ma soprattutto distolgono lo sguardo da quella paradisiaca azione.
Storia e Grafica
In pieno accordo con il suo essere un action "ibrido", Astral Chain pone una notevole enfasi sulla componente narrativa: rispetto a Bayonetta & Company è innegabile l'attenzione per i dialoghi e più in generale per la trama, con tante cutscene dal sapore cinematografico che impreziosiscono il gameplay, dando un carattere peculiare all'esperienza.
La storia segue le vicende dell'Arca, un'avveniristica megalopoli galleggiante costruita al largo dell'Oceano Pacifico per scongiurare le invasioni intra-dimensionali delle temibili Chimere. Indebolita e quasi sconfitta dalla contaminazione della materia cremisi, una sostanza aliena invisibile a occhio nudo associata agli esseri alieni, l'umanità deve aggrapparsi agli sforzi della Neuron, una task force della Polizia in cui si distinguono in particolare due nuove reclute, due gemelli uniti da un legame speciale e dalla capacità non comune di controllare le armi viventi denominate Legion. Le modalità espressive sono quelle classiche dell'anime sci-fi: ad attendervi mostruosità assortite, tradimenti, colpi di scena e riflessioni non certo indimenticabili sul valore dell'umanità e della famiglia, sempre presentati attraverso il pregevole motore di gioco. E a proposito della tecnologia che muove Astral Chain: grazie agli abbondanti shader, agli strepitosi effetti visivi e all'ottima illuminazione, la resa del titolo è assicurata tanto in modalità TV quanto in versione da passeggio, nobilitata anche da una stabilità quasi sempre incrollabile.
Astral ChainVersione Analizzata Nintendo SwitchAstral Chain è, un po' a sorpresa, il progetto della maturità artistica di PlatinumGames: uno sforzo produttivo evidente e pregevolissimo, capace di mettere in mostra gli insospettabili muscoli di Nintendo Switch, nonché un'IP nuova di zecca che lascia davvero ben sperare per il futuro della compagnia. Seppur eccellente nel complesso e di certo destinata a entrare nei cuori di milioni di fan, l'opera prima nelle vesti di Director di Takahisa Taura si dimostra ad ogni modo una strana bestia a due teste: la duplice natura di action “ma non solo” non sempre si dimostra impeccabile, e anzi l'impatto di un action superlativo come pochi altri viene in piccola parte ridimensionato da una formula meno ispirata, rifinita e convincente nelle fasi in cui non si orchestrano massacri al comando dei poderosi Legion. Peccato perché con un po' di cura in più - o, meglio ancora, con qualche diversivo in meno e un maggior focus sull'azione nuda e cruda - ci saremmo trovati al cospetto di qualcosa di ancor più grandioso. Così com'è Astral Chain resta comunque un'esclusiva massiccia e uno dei migliori videogiochi del 2019: mica male per un debutto assoluto!
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