Recensione Atelier Escha & Logy: Alchemist of Dusk Sky

Torna la saga JRPG di Atelier, con un capitolo caratterizzato da due differenti protagonisti

Recensione Atelier Escha & Logy: Alchemist of Dusk Sky
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  • PS3
  • La serie JRPG di Atelier, di grande successo in Giappone e conosciuta anche nei nostri lidi, perlomeno presso un’utenza decisamente più selezionata, arriva al suo quindicesimo appuntamento con Atelier Escha e Logy: Alchemist of the Dusk Sky. La tradizione che contraddistingue il gameplay della saga JRPG non si interrompe, dato che anche questa nuova uscita propone soluzioni certamente familiari a tutti coloro che abbiano avuto modo di provarne uno dei capitoli. La storia come sempre è narrata con grande dispendio di tempo e attenzioni, e forse proprio questo rappresenta uno dei principali problemi del sequel. Nonostante infatti le atmosfere rimangano quelle di sempre, a loro modo uniche e rilassanti, ad affiancare il combat system interessante e l’ottimo sistema di crafting basato sull’alchimia questa volta c’è una trama che fa a più riprese fatica a trascinare il giocatore, e la ripetitività di alcune meccaniche certo non aiuta in tal senso.

    Escha e Logy

    Collocata circa quattro anni dopo gli eventi narrati in Atelier Ayesha: The Alchemist of Dusk, la nuova trama si ambienta ancora una volta nella Dusk Land, questa volta nella remota città di Corseit (la quale, insieme ai suoi dintorni, farà da principale teatro delle vicende dei due protagonisti). Tra le mura di questo tranquillo insediamento il governo è all’opera per inaugurare un nuovo progetto alchemico, ed è così che i due personaggi principali, entrambi alchimisti, vengono reclutati e messi al lavoro. Proprio nel binomio Escha e Logy la trama trova i suoi migliori momenti, dato che il rapporto tra i due personaggi riesce a dar vita a momenti ora comici, ora teneri. Ben presto il progetto prenderà confini sempre più ampi e chiari, e il duo si troverà incaricato di costruire una nave volante per raggiungere un’inesplorata rovina, all’interno della quale giace, in un certo senso, il destino di tutta la città. Per quanto non manchino alcuni momenti comici e i dialoghi siano mediamente ben scritti, nel complesso il lavoro svolto sulla trama è altalenante. Il ritmo è generalmente molto lento, e soprattutto mancano situazioni davvero trascinanti, se non con una sporadicità che non si associa positivamente alla durata piuttosto elevata dell’avventura. Si nota, inoltre, una caratterizzazione molto più blanda e stereotipata relativa ai diversi comprimari, ai quali evidentemente non è stato dedicato lo stesso livello di cura rispetto ai protagonisti. Da notare anche come la scelta iniziale del personaggio tra Escha e Logy (con una strizzata d’occhio a Tales of Xilia) non abbia un grande impatto sullo svolgersi degli eventi (ci sono dei finali esclusivi per l’uno o l’altro personaggio, ma la storyline non subisce grandi variazioni), andando semmai ad influenzare alcune meccaniche di gameplay. Scegliendo Logy infatti ci si orienterà verso un’esperienza più affine ai classici del JRPG, con combattimenti più frequenti e un tono in generale più serio, mentre selezionando Escha si vivrà la trama in maniera più leggera, con molte digressioni sulla vita personale della protagonista.

    Questione d’Alchimia

    Il gameplay di Atelier Escha e Logy: Alchemist of the Dusk Sky non si discosta dalla tradizione della serie, né da quella JRPG in generale. Esplorazione e combattimenti la fanno da padrone, affiancati tuttavia da un interessante sistema di crafting basato sull’Alchimia. I ragazzi di Gust Corporation hanno lavorato molto bene su questo aspetto, e, nonostante si riveli indubbiamente complesso per i nuovi arrivati, è in grado di mantenere piacevolmente impegnati lungo tutta l’esperienza. Molte delle quest del gioco inviano i protagonisti alla ricerca di materiali di valore, i quali potranno successivamente essere abbinati e trasformati in un gran numero di oggetti utili, che spaziano abbondantemente tra armi, pozioni (fondamentali in combattimento), bombe e, a volte, strumenti utili a risolvere dei problemi in città. Il sistema è piuttosto complesso, ma soprattutto ragionato e in grado di favorire una sperimentazione non alla cieca, bensì volta ad apprendere via via tutte le particolarità del comparto. Tramite il disincantamento sarà possibile vedere di quali materie prime sono fatti tutti gli oggetti di gioco, e apprendere così un numero sempre maggiore di formule. Tramite le abilità di sintesi sarà invece possibile aggiungere effetti elementali alle armi, attingendo da altri oggetti, ma anche creare più esemplari dello stesso strumento, oppure ridurre i tempi di lavorazione. Nel complesso, il sistema ha abbastanza attrattive per mantenere molto alta l'attenzione del giocatore, e potenzialmente a lungo. Quando invece si scende sul campo di battaglia, Atelier Escha e Logy presenta, come da tradizione, un sistema a turni, sebbene anche qui vi siano alcune particolarità. Sino a sei sono i combattenti che si potrà controllare sul terreno di scontro, secondo una logica che ne vede tre schierati in prima linea, e altri tre nelle retrovie, utili come riserve, per portare attacchi di supporto oppure contribuire alla difesa, assorbendo i danni per conto di coloro che si trovano faccia a faccia con il nemico. Il contributo agli attacchi viene invece dato sotto forma di una barra da riempire, che permette successivamente di concatenare offensive con danno crescente. Data la possibilità di spostare i personaggi sul campo, il posizionamento è essenziale, sfruttando il fatto che i nemici attaccheranno quasi sempre i personaggi che si trovano di fronte.

    Nonostante, se presi singolarmente, i vari aspetti del gameplay di Atelier Escha e Logy funzionino bene, il mix non riesce a mantenere sufficientemente alto il ritmo di gioco. La trama certo non aiuta, così come la natura sostanzialmente ripetitiva di quest principali e secondarie, che spesso si limitano a chiedere al giocatore di raggiungere un'area, ripulirla dai nemici e raccogliere un certo numero di specifici oggetti. A rendere forse ancora più problematico questo aspetto è il sistema temporale, che non concede il passaggio alla successiva missione principale prima che sia trascorso un certo tempo all'interno del gioco. Per far correre l'orologio sarà dunque necessario completare un certo numero di quest secondarie, un'attività che tuttavia, sopratutto trascorse le prime ore di gioco, potrebbe rivelarsi molto meno interessante del previsto.
    Dal punto grafico, il gioco si distingue per un design molto curato, al punto da potersi adattare senza problemi anche ad occhi non abituati allo stile giapponese. Sul fronte tecnico invece, tutta la componente visuale è purtroppo caratterizzata da uno stacco nettissimo tra i personaggi, molto curati dal punto di vista poligonale e ben definiti, e i fondali, in molti casi ridotti davvero all’osso sotto il profilo della modellazione, e rifiniti con texture in definizione spesso molto bassa. Il comparto audio è caratterizzato da musiche originali orecchiabili e presenti in varietà più che discreta, mentre il doppiaggio è solo in inglese, così come (purtroppo) i sottotitoli. Le voci non sono male, ma interi pezzi di dialoghi non sono stati doppiati, dunque ci si troverà spesso a leggere gli scambi per diversi minuti.

    Atelier Escha & Logy: Alchemist of Dusk Sky Atelier Escha & Logy: Alchemist of Dusk SkyVersione Analizzata PlayStation 3Come i capitoli precedenti, Atelier Escha e Logy: Alchemists of the Dusk Sky è destinato ad interessare principalmente i fan della saga, e tutt’al più ai radicali del JRPG (i quali in ogni caso la conosceranno già). Per tutti gli altri, questo capitolo rimane troppo legato alla tradizione della serie, anche dal punto di vista narrativo, per poter funzionare come esperienza a sé stante, e alcuni potrebbero trovare difficile superare lo scoglio delle prime ore, davvero lente. Per chi ce la farà, rimane da lodare senza dubbio il lavoro svolto sul sistema di combattimento e sul crafting, in grado di mantenere impegnati i giocatori con meccaniche non certo innovative, ma nemmeno banali, e comunque piuttosto approfondite. Peccato invece per la componente narrativa, che al ritmo compassato tipico della saga affianca purtroppo una scrittura non sempre di qualità, per la netta ripetitività delle quest e per la mancata localizzazione in italiano, che certo non renderà più facile la diffusione del gioco nel nostro paese.

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