Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey Recensione

Atelier Firis, il nuovo open-world confezionato da Gust e Koei Tecmo, ci pone nei panni di una fanciulla determinata a cambiare il proprio destino.

Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey
Recensione: PlayStation 4
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Disponibile per
  • PSVita
  • PS4
  • Puntuale come un orologio svizzero, il connubio formato da Gust Corporation e Koei Tecmo Games ci propone anche quest'anno una nuova iterazione della sua storica e principale serie di JRPG. Naturalmente stiamo parlando di Atelier, un brand deliziosamente nipponico che fin dalle sue origini ha avuto per protagonisti non dei valorosi condottieri -come accade nella stragrande maggioranza dei titoli appartenenti al medesimo genere videoludico- bensì una serie di giovani e aggraziate alchimiste. Fanciulle maniacalmente dedite allo studio dell'alchimia e alla cura di un proprio negozio, sempre disposte ad aiutare il prossimo nelleproblematiche della vita quotidiana. Non a caso, quella di Atelier può essere definita la serie delle "piccole cose", proponendo di volta in volta ai propri fan delle piacevoli e originali storie dai toni leggeri, spesso tendenti alla commedia e alleggerite da una mai eccessiva dose di fanservice. Diciottesima incarnazione del franchise, Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey è il secondo episodio di una miniserie (che probabilmente diverrà una trilogia) iniziata lo scorso anno con l'ottimo Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book. Disponibile da oggi su PlayStation 4 e PS Vita, il titolo ripropone e migliora tutte le riuscitissime meccaniche già intraviste nel prequel, reintroducendo però anche le amate/odiate limitazioni temporali che lo sviluppatore aveva completamente rimosso dai più recenti episodi. Felici di poter rincontrare quell'adorabile pasticciona di Sophie, abbiamo trascorso l'ultima settimana in compagnia della versione PS4 del titolo, e siamo pertanto pronti a rivelarvi le nostre impressioni sul prodotto.

    Cercasi raccomandazioni disperatamente

    Firis Mistlud, la giovanissima e graziosa protagonista della vicenda, vive con la propria famiglia nel minuscolo paese di Ertona, un cupo borgo situato nelle viscere di una montagna, e dedito principalmente all'estrazione dei minerali di cui il luogo è pregno. L'ingresso del paesello è però protetto da un'imponente porta di ferro che solo pochi cittadini sono autorizzati ad attraversare e che assai di rado si è spalancata per accogliere al suo interno visitatori stranieri. Dotata di uno straordinario talento nel ritrovamento delle materie prime, la piccola Firis contribuisce da tempo al fabbisogno minerario del proprio paese, ma il suo sogno nel cassetto è sempre stato quello di visitare il misterioso mondo esterno; peccato però che l'odiato portone di ferro, da lei visitato ogni giorno, non si sia mai aperto per permetterle di scrutare anche solo da lontano le meraviglie che nasconde.
    Eppure, tutto cambia quando la prorompente Sophie Neuenmuller (buffa protagonista del precedente episodio) decide di visitare la città e fa esplodere il portone con una devastante bomba alchemica: intenzionata ad ottenere la licenza che attesti le sue ormai affinate doti di alchimista, la ragazza sta infatti girando i quattro angoli del mondo alla ricerca di colleghi professionisti che possano scriverle alcune lettere di raccomandazione, necessarie per partecipare all'annuale esame al fine di ottenere l'ambita licenza. È proprio l'incontro fra le due fanciulle, nonché l'indimenticabile esibizione di Sophie, a cambiare le sorti di Firis, la quale si scopre quindi molto portata per le discipline alchemiche, diventando pertanto la prima apprendista della Neuenmuller.

    Col benestare dei genitori e dell'anziano sindaco di Ertona, Firis riesce finalmente a coronare il suo sogno, ma per conservare l'agognata indipendenza dovrà superare anche lei l'esame di alchimista entro dodici mesi, altrimenti la sorella maggiore Liane, abile nel combattimento e incaricata di proteggerla lungo il viaggio, sarà costretta a ricondurla a casa con la forza.
    La protagonista si vedrà dunque costretta a raggiungere la lontana città di Reisenberg entro un anno esatto (scandito in gioco da un contatore sempre visibile che diminuisce continuamente), durante il quale dovrà anche procurarsi almeno tre delle cinque lettere di raccomandazione ottenibili.
    Nonostante l'incombente minaccia di game over rappresentata dalla limitazione temporale, la storia principale risulta molto solida e spensierata, al pari di una vera gita in campagna.
    Anche il suddetto limite di tempo, presente solo nella prima metà del gioco, ci è parso piuttosto generoso: difatti, durante la nostra prova ci siamo guadagnati (superando particolari test) le prime quattro lettere di raccomandazione in meno di 200 giorni, per poi dedicare gli ultimi mesi al potenziamento dei nostri personaggi e al reclutamento degli strambi -ma sempre ben caratterizzati- compagni di squadra che Firis e Liane incontreranno durante il tragitto verso la meta.

    Un viaggio inaspettato

    Chiunque abbia giocato un qualsiasi episodio della serie, ricorderà come l'Atelier della protagonista abbia sempre svolto la funzione di hub centrale, il luogo da cui ogni attività aveva inizio e a cui bisognava tornare di tanto in tanto per recuperare le forze, riporre i materiali raccolti nelle fasi esplorative e soprattutto per cimentarsi in lunghe sessioni di sintesi alchemiche. La più riuscita novità di Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey, nonché principale caratteristica che differenzia il titolo da Atelier Sophie e dagli altri suoi predecessori, rimuove proprio quella tediosa e ricorrente necessità di rincasare per le ragioni sopraelencate. Firis dispone infatti di una tenda alchemica spaziosa tanto quanto i magici tendaggi visti nella saga di Harry Potter, ragion per cui la ragazza ha la facoltà di portare con sé tutto il proprio Atelier e di "montarlo" nelle aree apposite (ossia presso i vari focolai sparsi per l'immensa mappa del mondo) ogni volta che ve ne sia la necessità.

    Proprio come in Atelier Sophie, nel corso delle sessioni d'esplorazione, Firis può raccogliere materiali di ogni genere da mescolare nel suo calderone alchemico, picconare massi per recuperare minerali rari, oppure ancora fermarsi lungo i corsi d'acqua per pescare (ammesso che il giocatore sintetizzi prima una canna da pesca). Ciascuna di queste azioni consuma una statistica chiamata LP, la quale influenza l'efficacia della raccolta e determina la durata delle sequenze esplorative: qualora essi finiscano, infatti, Firis verrebbe automaticamente riportata ai più vicino focolaio, e buona parte degli oggetti raccolti andrà inevitabilmente perduta. È per questo motivo che, tra una sessione e l'altra, è fondamentale riposare in tenda (o comunque in una locanda) per recuperare i 100 LP massimi, soprattutto nel caso in cui si viaggi sotto la pioggia o avvolti da caldo torrido di alcune aree desertiche, avverse condizioni climatiche che triplicano il consumo di LP.
    Come avveniva in Atelier Sophie, e diversamente da quanto visto in tutti gli altri episodi della serie, Firis apprenderà nuove ricette alchemiche compiendo svariate azioni. Ad esempio, l'alchimista potrà elaborare una formula dopo aver raccolto un particolare oggetto, dopo aver sconfitto un mostro raro, dopo aver parlato con i compagni di viaggio oppure ancora al termine delle missioni ricevute dagli NPC. In ogni caso, le idee della fanciulla e i requisiti per tramutarle in ricette vere e proprie potranno essere visionati in ogni momento nell'utilissimo Recipe Book disponibile nel menu principale. Una volta pronta la formula e raccolti i materiali necessari per la sintesi, la deliziosa protagonista potrà utilizzare il calderone posto nel proprio Atelier per fonderli e creare oggetti nuovi, quali ad esempio bombe, item curativi, pezzi d'equipaggiamento, e una serie di oggetti chiave che serviranno per poter avanzare con la campagna principale. In questo nuovo episodio, le ottime meccaniche di sintesi alchemica adottate da Atelier Sophie hanno subito giusto qualche ritocco. Mentre nel prequel la qualità degli oggetti realizzati dipendeva non solo dal valore dei singoli materiali combinati, ma anche dal calderone utilizzato per la sintesi stessa, in Atelier Firis avremo a disposizione un solo pentolone e ciascuna ricetta avrà un proprio contatore: di conseguenza, ogni sintesi aumenterà il livello della ricetta adoperata, permettendo al giocatore di produrre di volta in volta materiali sempre migliori.

    Se la sintesi e l'esplorazione non hanno subito modifiche radicali, lo stesso non si può dire del combat system. Rigorosamente a turni, gli scontri coi mostri prevedono ancora lo schieramento di quattro guerrieri: un tank come avanguardia, due personaggi in seconda linea, e la protagonista nelle retrovie. Come in Atelier Sophie - direte voi. Non proprio: mentre nel precedente episodio ci veniva data la possibilità di scegliere se disporre i quattro personaggi in posizione offensiva o difensiva (modificabile in ogni momento), in Atelier Firis questo non avviene.
    In compenso, quando un mostro sta per attaccare la protagonista, inizialmente più gracile rispetto al resto del gruppo, gli altri compagni potranno farle da scudo attraverso la nuova funzione chiamata Support Guard: in simili casi, è il giocatore a scegliere quale fra gli altri personaggi dovrà subire il danno destinato a Firis. Utile per proteggere la piccola alchimista, questa funzione consuma però la cosiddetta barra Chain Burst: ricaricabile attaccando i nemici, questo indicatore -se colmo- permette di scatenare una serie di devastanti attacchi combinati fra i personaggi in campo, i quali godranno di un momentaneo ma ingente incremento di potere.
    Per quanto riguarda il versante tecnico, da sempre il tallone di Achille della serie, Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey si presenta con una pregevole grafica in stile cel-shading a 1080p e framerate sui 60 fps, con quale sporadico calo in alcune aree ben precise (come le foreste più ampie e popolate da tantissimi mostri).
    Vantando ancora una volta due character designer del calibro di Yuugen e NOCO, i quali danno il loro meglio nei bellissimi artwork posti nel menu principale, Atelier Firis presenta i migliori modelli poligonali che la serie abbia mai offerto fino ad ora: nonostante qualche imperfezione e un paio di spigoli, i protagonisti appaiono ben più nitidi e vivaci di quelli visti in Atelier Sophie (già più che discreti), e in generale risultano più armoniosi nelle animazioni.

    Per contro, gli NPC continuano ad essere poco variegati, e a causa dell'esagerato riciclo si ha spesso la fastidiosa impressione di incontrare sempre gli stessi personaggi. Anche le texture sembrano riutilizzate in più occasioni: mentre gli spazi aperti appaiono vivaci e ricchi di dettagli, le numerose caverne collocate qua e là nell'enorme mondo open-world sono tutte uguali, povere e noiose. La situazione migliora invece sul versante sonoro: per questo nuovo episodio, Gust ha infatti impiegato addirittura sei diversi compositori, i quali ci regalano una selezione di brani ammaliante, puntuale, e capace di trasmettere un forte senso di serenità e nostalgia. Per quanto riguarda il doppiaggio, il titolo giunge in Occidentale con le solite due tracce audio: una in inglese, l'altra in lingua originale. Sebbene entrambe ci siano parse ottime, e caratterizzate da voci più che mai azzeccate per tutti i vari personaggi principali, la lingua giapponese risulta ancora una volta superiore alla controparte anglofona, sia per la presenza di interpreti di tutto rispetto (come Kaito Ishikawa, il doppiatore di Logy) che per quanto riguarda la performance recitativa. Infine, la traduzione dei testi unicamente in lingua inglese ci è parsa ottima, scorrevole, ma soprattutto fedele all'originale, e in fase di esame non abbiamo riscontrato errori di traduzione o di battitura.

    Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious JourneyVersione Analizzata PlayStation 4Lo ammettiamo: quando abbiamo saputo che Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey avrebbe introdotto nuovamente le fastidiose limitazioni temporali, abbiamo storto un po' il naso, poiché gli Atelier “affetti” da questa caratteristica non avevano mai permesso la totale esplorazione del mondo di gioco attraverso un unico playthrough. Col senno di poi, non possiamo non riconoscere come lo stratagemma narrativo utilizzato dai ragazzi di Gust per rintrodurre le limitazioni funzioni alla perfezione, risultando probabilmente il compromesso definitivo per accontentare sia i fan più puristi che i neofiti. Al termine della solida, coinvolgente e rilassante campagna principale sarà infatti finalmente possibile vagare liberamente oltre i confini del vastissimo mondo (per la prima volta open-world) e portare a termine tutte le missioni secondarie. Qualora siate alla ricerca di un JRPG che presenti i mai troppo compianti combattimenti a turni, oggigiorno sempre più rari, allora, partite senza indugi insieme a Firis in un lungo viaggio verso l'ignoto sconfinato.

    8.2

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