Atelier Lydie and Suelle Alchemists of the Mysterious Paintings, la recensione

Abbiamo provato Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists and the Mysterious Paintings, il nuovo JRPG di Gust ora disponibile su PS4, PC e Switch.

Atelier Lydie and Suelle Alchemists of the Mysterious Paintings, la recensione
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Switch
  • PS4 Pro
  • Lanciata originariamente in Giappone nel 1997, la longeva saga videoludica di Atelier, lo scorso dicembre, ha celebrato il proprio ventennale con l'uscita della diciannovesima incarnazione del brand, nonché terzo ed ultimo episodio della trilogia "Mysterious". Disponibile anche in Europa già da due settimane su PlayStation 4, PC e per la prima volta anche su Nintendo Switch, Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists and the Mysterious Paintings è ambientato nello stesso universo di Atelier Sophie e Atelier Firis, pertanto ha il compito di raccontare al pubblico non solo l'avventura delle nuove alchimiste di turno - in questo caso due - ma anche delle eroine dei precedenti episodi, da cui stavolta dovremo separarci definitivamente. Dopo aver trascorso qualche tempo in compagnia con la versione per l'attuale ammiraglia Sony siamo finalmente pronti ad esprimere un giudizio sul finale di quella che, almeno finora, si è rivelata la migliore trilogia dell'intero brand. I ragazzi di Gust Corporation saranno riusciti a chiuderla in maniera degna?

    Saranno famose

    Come suggerito dal titolo e dalla nostra introduzione, Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists and the Mysterious Paintings ha ben due protagoniste, ma diversamente da quanto avvenuto in passato, come ad esempio in Atelier Shallie, il giocatore non è chiamato a scegliere il personaggio da interpretare. Al contrario, le inseparabili sorelle Malen potranno passarsi il timone in qualsiasi momento dell'avventura, attraverso l'apposta funzione posta nell'HUB principale che consente all'utente di cambiare l'eroina impersonata. Cresciute nella città di Merveille, capitale imperiale del Regno di Adalet, le due fanciulle discendono da una stirpe di alchimisti, tant'è che assieme al loro padre si guadagnano da vivere attraverso l'uso dell'arcana disciplina nota come alchimia, che appunto gli consente di mescolare svariati materiali per creare oggetti nuovi e di varia utilità. Benché si somiglino parecchio, le due sorelle sono caratterialmente molto diverse tra loro: la maggiore, Lydie, è una ragazza intelligente e gentile che preferisce evitare qualsiasi attività fisica; mentre la minore, Suelle, è un vero maschiaccio dotato di una personalità gioiosa e un po' dispettosa. Impiegate nell'Atelier del proprio padre sfaticato e sempre pronto a delegare loro il suo lavoro, le ragazze condividono il medesimo sogno: far sì che il negozio di famiglia diventi il migliore Atelier del mondo e non dover mai più sentire i morsi della fame dovuti alla loro povertà.
    La situazione precaria in cui vivono le Malen comincia a cambiare quando la sorella maggiore percepisce una strana voce proveniente dal seminterrato di casa, un luogo cui il padre ha severamente vietato l'accesso. Ignorando le disposizioni del genitore, le protagoniste scoprono un meraviglioso dipinto che, come per magia, le attira al suo interno, catapultandole in un paesaggio suggestivo e alquanto inusuale, caratterizzato da giardini mozzafiato e una caterva di rari materiali da utilizzare nel calderone alchemico.
    Sotto la guida esperta e severa di Ilmeria Von Leinweber (una vecchia conoscenza di Atelier Firis), proprio questa scoperta permetterà alle due sorelle di elaborare prodotti sempre migliori, affinare le capacità alchemiche e dunque avvicinarsi alla realizzazione del sogno comune: divenire delle alchimiste di prim'ordine.

    Come imposto dalla tradizione, la trama imbastita dai ragazzi di Gust Corporation non risulta troppo complessa né originale, ma grazie alla presenza di una nutrita selezione di personaggi superbamente caratterizzati, il canovaccio narrativo si dimostra ancora una volta solido e appagante. In questa nuova iterazione del brand, lo sviluppatore ha inserito una serie di colpi di scena anche piuttosto imprevedibili ed un vasto quantitativo di ospiti eccellenti, tratti dai due precedenti episodi, che di certo faranno la gioia dei fan del brand. Per il rovescio della medaglia, trattandosi del terzo episodio di una trilogia, soltanto coloro che abbiano già giocato Atelier Sophie e Atelier Firis potranno inevitabilmente comprendere a pieno tutti gli eventi proposti da Atelier Lydie & Suelle.
    Coinvolgendo l'utente in un riuscito mix di incarichi alchemici, interessanti sottotrame e vere e proprie missioni punitive ai danni di boss potenti e affascinanti, il titolo vanta una longevità di tutto rispetto che richiede almeno trenta ore per il completamento della sola campagna principale, ma potrà portar via anche il doppio del tempo a chi vorrà invece esplorare il mondo di gioco nella sua sconfinata totalità.

    Un dolente ritorno al passato

    Se da una parte abbiamo apprezzato non poco gli sforzi dello sviluppatore di proporre una trama più coinvolgente, dall'altro ci dichiariamo quasi delusi dalla totale rimozione della componente open world apprezzata lo scorso anno in Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey. Mentre questo vedeva la protagonista (e i giocatori) imbarcarsi in un lungo viaggio attraverso il mondo, allo scopo di ottenere l'ambita licenza alchemica e di affinare la propria abilità entro un determinato lasso di tempo, Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists and the Mysterious Paintings ha invece scelto di tornare all'ormai obsoleta formula originale del brand. Di conseguenza, l'intera avventura ruota attorno alla città in cui vivono le sorelle Malen, le quali si allontaneranno poco e nulla dalle strade della tranquilla Merveille, se non attraverso l'esplorazione dei misteriosi dipinti rinvenuti qua e là. Sebbene questa scelta penalizzi l'esplorazione, va comunque detto che l'assenza della dinamica open world ha permesso al team di Gust di sopperire ai fastidiosi e frequenti cali di framerate registrati durante Atelier Firis; al contrario, l'ultimo arrivato vanta mappe certamente più piccole, ma ricche di dettagli e sempre molto fluide, con oscillazioni assai più rare e, almeno su PS4, percepite a fatica.
    Le attività principali delle due sorelle, ancora una volta, saranno inevitabilmente legate allo studio dell'alchimia, alla compulsiva raccolta di materie prime da miscelare per compiere nuove scoperte, e all'interazione con gli altri personaggi, cosa che spesso sarà fonte di idee e ricette alchemiche in cui cimentarsi per salire di grado. Come in ogni Atelier che si rispetti, trascorreremo la maggior parte del nostro tempo nell'HUB, nel disperato di tentativo di sintetizzare oggetti sempre migliori ed elaborati attraverso un sistema di crafting affinato ogni anno di più.

    Ripreso pari pari dal titolo precedente, il sistema di crafting consente non solo di realizzare gli strumenti presenti sul sempre più vasto Recipe Book, ma soprattutto di personalizzare ogni singola creazione attraverso i cosiddetti "tratti": scegliendo accuratamente gli elementi da mescolare e prestando particolare attenzione alle caratteristiche dei singoli, l'oggetto realizzato potrebbe acquisire dei bonus particolari. Per esempio, se le bombe di qualità superiore tendono ad infliggere un elevato quantitativo di danni e utili stati alterati, le armature sintetizzate attraverso l'alchimia accrescono i parametri dei personaggi a dismisura, se paragonate a quelle acquistabili dal fabbro.
    Per quel che concerne poi il combat system, anche questo ricalca perfettamente la struttura proposta dallo scorso episodio, consentendo al giocatore di schierare in battaglia fino a sei personaggi per formare due diverse linee di combattenti: la prima linea, composta perlopiù da tank, e la retrovia, a cui destinare le delicate alchimiste e i personaggi dediti alla guarigione del party. Se da una parte assistiamo al ritorno degli attacchi concatenati e delle spettacolari mosse finali, molto simili alle Arti Mistiche di Tales of (che oggi possiamo trovare praticamente ovunque), Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists and the Mysterious Paintings ha posto sul piatto una nuova meccaniche di cui la serie sentiva il bisogno già da un po'. Mentre in passato dovevamo sintetizzare ogni singolo strumento nel nostro HUB principale ed equipaggiarlo, affinché questo fosse utilizzabile in battaglia, la nuova funzione chiamata Battle Mix favorisce l'istantanea creazione di bombe e altri preziosi oggetti anche durante gli scontri coi mostri, evitando così che il giocatore, una volta esaurite le proprie scorte, vada incontro all'impossibilità di curarsi o di ripristinare gli MP dei combattenti.
    Con i suoi stabili 30 FPS, il comparto tecnico della versione PS4 appare tutto sommato accettabile, soprattutto se paragonato ai disastrosi risultati ottenuti dalla carente versione per Nintendo Switch. La veste grafica, forte di un luminoso cel shading ormai rodato e molto apprezzato dagli appassionati di JRPG e prodotti di animazione giapponese, ci regala paesaggi colorati e accattivanti, soprattutto all'interno dei meravigliosi dipinti esplorabili dalle ragazze. I modelli poligonali si mantengono invece sul medesimo standard qualitativo raggiunto nei due capitoli passati e, fatta eccezione per qualche spigolo di troppo, risultano anche piuttosto belli, soprattutto grazie all'inconfondibile tratto dei due character designer coinvolti nell'intera trilogia: Yuugen e NOCO.

    Per quanto concerne poi il versante audio, il gioco presenta stavolta la sola traccia originale giapponese, sublime e puntuale come vuole la tradizione. È stata però la colonna sonora a colpirci con le sue melodie sempre attente ad accompagnare con estrema precisione i toni della narrazione, senza dimenticare gli ottimi brani cantati che accompagnano svariate cutscene. Buoni, infine, i testi a schermo, proposti purtroppo unicamente in lingua inglese.

    Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists and the Mysterious Paintings Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists and the Mysterious PaintingsVersione Analizzata PlayStation 4Qualora siate arrivati al commento finale, avrete certamente compreso da soli perché Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists and the Mysterious Paintings non possa essere considerato il miglior esponente della trilogia “misteriosa”. Certo, la qualità della narrazione, del sempre appagante sistema di crafting e del combat system rigorosamente a turni lo rendono un prodotto imprescindibile per chiunque si professi un appassionato di JRPG old-school, ma l’assenza di innovazione ed il passo indietro compiuto rispetto ad Atelier Firis hanno fatto sì che la produzione ne pagasse un pesante scotto. Augurandoci che il prossimo episodio reintroduca la componente open-world, supportandola magari con uno nuovo motore grafico, non possiamo che consigliarne l’acquisto ai fan della saga lanciata due anni fa con l’avvento della prorompente e pasticciona Sophie Neuenmuller.

    7.8

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