Recensione BackYard Wrestling

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Back Yard Wrestling

Per il debutto nel mercato dei
videogiochi di Wrestling, Eidos ha optato per la commercializzazione di un
titolo fuori dagli schemi. Non incentrato su combattimenti a livello sportivo, e
quindi lontano dal recente Here Comes the Pain, con uno story mode simpatico e
caratterizzato da particolari sketch esilaranti, Back Yard Wrestling poteva
tranquillamente aspirare a diventare una nuova pietra miliare del genere, o
almeno un ottimo prodotto diverso dalla massa. Difatti, la peculiarità
dell'ultima fatica di Paradox, consiste nelle locazioni in cui si svolgono i
combattimenti: il canonico ring lascia il posto ad una serie di locazioni
“domestiche”, che si muovo dalle discoteche fino ai bar. Insomma, l'esatto
antipodo del salvifico motto: “Don't Try This at Home”. Tuttavia, forse a causa
di un'emergenzialità connaturata nel terminare la produzione, forse per
mancanza di fondi, Eidos ha dato alla luce un gioco con numerosi bug tecnici,
una eccessiva difficoltà (dovuta forse a un scarso dialogo con i beta tester) e
una grafica eccessivamente datata: scarsa quantità di poligoni, texture
deludenti e animazioni troppo “macchinose”. Un gameplay originale basato su un
talk show dove gli ospiti sono ragazzi in cerca di sfoghi più o meno pesanti si
trasforma, proprio per la scarsa accuratezza da parte di Paradox, in un gioco da
evitare se non siete veri fan del wrestling e cercate qualcosa di diverso dai
classici titoli sportivi. Un picchiaduro quindi, con un'idea innovativa ma una
realizzazione tecnica scadente.

Hardcore vs Casual Gamer

Backyard Wrestling separa nettamente le due
principali di categorie di videogiocatori. Da una parte, difatti, BYW presenta
una struttura di gioco adatta a veloci partite tra un impegno e l'altro: brevi
momenti di sfogo da passare, perché no, con degli amici in estenuanti lotte
corpo a corpo; dall'altro lato il bilanciamento della difficoltà in BYW è uno
dei fattori peggiori di tutto il gioco. Sin dai primi minuti, l'assenza di una
modalità “easy” strutturata per appagare i giocatori meno esperti, costringe
anche il gamer più esperto a cimentarsi in match dal livello di difficoltà
eccessivamente elevato. Se questo punto presenta un vantaggio agli Hardcore
Gamer, per i Casual Gamer è un motivo in più per lasciare il gioco sullo
scaffale e passare a WWE o analoghi. Questo deficit nel bilanciamento della
curva di difficoltà poteva esser evitato semplicemente con una fase di Test
accurata anche se, inevitabilmente, temporalmente più dispendiosa.

Un gioco, uno
spettacolo

BYW non si
salva dal punto di vista tecnico. Come già accennato, il comparto visivo è da
dimenticare: fondali egregiamente curati sono l'unico punto a favore di una
grafica scarna, condita con texture di fattura discutibile. La disponibilità di
mosse dei giocatori, dopo il divertente stimolo iniziale, non lascerà dubbio
sulla limitatezza del titolo. Le animazioni, estremamente macchinose e
tutt'altro che fluide, si rivelano divertenti durante il primo periodo di
gioco, ma risultano, alla lunga, un sovrappiù inutile. Persino il numero e le
tipologie di armi casuali sparse nel luogo dell'incontro, che avrebbero potuto
caratterizzare ulteriormente il gioco, sono trattati con sufficienza dagli
sviluppatori. Sebbene i combattenti siano proposti al giocatore in gran numero,
essi si possono catalogare secondo linee di definizione piuttosto triviali, che
non rinunciano al classico bilanciamento fra potenza e velocità. Una serie di
personaggi femmniili, infine, individua con sessismo sfrenato un'indispettente
classe di personaggi, il cui solo scopo è palesato dal design. Anche cercando di
risollevare le sorti del parco di false celebrità che danno sfogo ai loro
violenti istinti, la modalità creazione del personaggio è dotata di così poche
opzioni che risulta quasi inutile. Meglio dedicarsi alle personalizzazioni molto
meno pinabili offerte dalle produzioni concorrenti. In definitiva, anche se il
gioco possiede numerose mappe e uno story mode abbastanza valido, la giocabilità
totale è molto ridotta dalla difficoltà e dalla ripetitività. Più mosse e combo
avrebbero reso il gioco quantomeno più vario. A dispetto, tuttavia, della
pochezza strutturale e visiva, BYR è fornito di un ottimo sonoro. Il titolo può
infatti vantare oltre 40 canzoni, che spaziano in molti generi, dal metal al
rap, passando per il punk. Rancid, the Dropkick Murphys, Masters of Illusion,
CKY, Chimaira, Further Seems Forever, Sum 41, American Hi-Fi, The Rise, Machine
Head, Biohazard sono solo alcuni dei gruppi che riconosceremo. Ottimo il
doppiaggio in inglese e buona la traduzione dei sottotitoli in italiano. Di BYW,
dunque, non si può far altro che elogiare le grandi potenzialità e
l'originalità, seppur offuscati dalla pesante mole di difetti grafici e
tecnici, e da un'eccessiva difficoltà e ripetizione del gioco. Chissà se in un
improbabile sequel vedremo finalmente un titolo degno di nota.