Baldur's Gate 3 Recensione: un GDR magnifico, semplicemente senza pari

Baldur's Gate 3 è il sequel che abbiamo sognato per oltre un ventennio, un'esperienza che farà la gioia di tutti gli appassionati del genere.

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  • Che il team di Larian Studios fosse particolarmente versato nella creazione di ottimi giochi di ruolo è cosa ben nota a tutti. Del resto, è proprio all'azienda capitanata dal brillante designer Swen Vincke che dobbiamo la fondazione di uno dei brand più riusciti e apprezzati del genere in tempi recenti: quel Divinity che, specialmente con i due capitoli Original Sin (qui la recensione di Divinity Original Sin 2), ha saputo catalizzare l'attenzione di critica e pubblico raccogliendo consensi entusiastici all'unanimità.

    Eppure, anche per una squadra così talentuosa e capace, l'obiettivo di produrre una nuova incarnazione della serie di Baldur's Gate (il nostro speciale sulla saga di Baldur's Gate è a portata di click) sembrava un compito titanico, una di quelle situazioni in cui basta davvero pochissimo per vedere un'opera ambiziosa crollare sotto il suo stesso peso, come un fragile castello di carte. Larian avrebbe dovuto raccogliere la pesante eredità lasciata da BioWare, già artefice dei primi due episodi della saga che vengono ancora oggi annoverati tra i più grandi crpg nella storia del medium, lanciandosi nella produzione di un sequel diretto a ben ventitré anni di distanza dall'ultimo viaggio nel Faerûn.

    C'era poi un'ulteriore impresa da fronteggiare: l'onere di piegare il regolamento della quinta edizione di Dungeons & Dragons alle necessità di un'esperienza interattiva estremamente articolata, che avrebbe dovuto tenere conto di una quantità incalcolabile di variabili, le stesse che caratterizzano ogni avventura vissuta di fronte al tabellone del gdr da tavolo più famoso e influente di tutti i tempi. Parliamo insomma di una sfida quantomai imponente, che il collettivo belga ha affrontato con dedizione, entusiasmo e soprattutto un amore palpabile per il progetto.

    Dopo quasi tre anni di accesso anticipato, serviti per calibrare al meglio la mole di contenuti inclusa nel gioco e limare quanto più possibile le numerose meccaniche implementate dallo studio, Baldur's Gate 3 è giunto alla sua versione definitiva e si è abbattuto come un uragano sul mercato, facendo registrare numeri da capogiro e una quantità indefinita di moti di giubilo. Sì, il fervore collettivo che ha riempito l'etere nelle ultime settimane è più che giustificato.

    La storia: la minaccia dei Mind Flayer

    La disamina di un titolo come Baldur's Gate 3 non può che partire dai pregi di un impianto narrativo che, come da tradizione, ricopre un ruolo di assoluto rilievo nel bilancio dell'esperienza. Sin dalle primissime battute della campagna, Larian Studios dà prova di aver assimilato e padroneggiato ogni tassello della lore dei Forgotten Realms, cristallizzata nei solidi pilastri a sostegno di una trama complessa, sfaccettata e strapiena di colpi di scena, che fa emergere chiaramente tutto l'amore del team per questo particolare universo fantasy. Il Faerûn, il più importante dei continenti del mondo di Abeir-Toril, è ancora una volta minacciato da un cataclisma incombente, a poco più di secolo dagli sconcertanti eventi trattati nel primo Baldur's Gate e nel sequel Shadows of Amn.

    La razza degli Illithid, orridi abomini tentacolati meglio conosciuti con il nome di Mind Flayers, ha varcato i confini del Piano Materiale a bordo di un colossale Nautiloide, in apparenza con l'obiettivo di rinfoltire i propri ranghi mietendo vittime tra i popoli dei Reami Perduti. Tramite l'innesto forzato di viscidi girini nel cranio dei malcapitati ostaggi, questi orrori psionici tentano di plasmare tutti gli abitanti del Faerûn a propria immagine e somiglianza, in modo da vincolarli alla mente alveare che domina l'intera specie. Il nostro protagonista è, nemmeno a dirlo, uno dei prigionieri del tetro vascello, e nei primi istanti del gioco lo vediamo liberarsi da una delle capsule di incubazione a bordo della nave, poco dopo l'inizio del processo di conversione.

    Già in questo frangente, che rappresenta solo il preambolo dell'avventura, Baldur's Gate 3 inizia a dare prova del ragguardevole spessore della sua struttura ludica. L'editor del nostro alter-ego digitale, infatti, è composto per rievocare la stesura di una nuova scheda personaggio nella versione cartacea di D&D: oltre a personalizzare a fondo l'estetica dell'avatar, tra le schermate di quello che è a tutti gli effetti il menu di creazione più completo che abbiamo potuto provare in tempi recenti, sarà possibile scegliere la sua razza tra le 11 disponibili nel gioco, per poi passare a classe, sottoclasse e background narrativo.

    Questi ultimi aspetti contribuiranno a costituire una sorta di punto di partenza per il protagonista, determinandone la storia pregressa, le abilità e le competenze su cui potrà fare affidamento fin dalle prime battute della campagna. La cosa davvero sorprendente di Baldur's Gate 3, tuttavia, è proprio l'assoluta libertà concessa agli utenti nel tracciare il proprio cammino senza particolari limitazioni, come si farebbe durante una sessione dal vivo in compagnia di altri giocatori. Gli elementi distintivi scelti nell'editor, infatti, rappresentano solo la prima nota di una sinfonia ruolistica in costante divenire. Il carattere del protagonista può essere scolpito tramite i corposi dialoghi con gli NPC disseminati un po' ovunque in tutto il Faerûn, e tornito attraverso le centinaia di scelte morali che saremo chiamate a compiere, tutte sorprendentemente significative per lo sviluppo dell'intreccio. A differenza di tanti altri titoli che si limitano a proporre giusto una manciata di reali crocevia narrativi, e talvolta con effetti piuttosto inconsistenti sul tessuto del racconto, Baldur's Gate 3 sfoggia un assetto genuinamente arborescente, che in buona parte dei casi permette di assistere in tempo reale alle conseguenze delle decisioni prese, e agli effetti che queste avranno sia sui comprimari che sul mondo di gioco.

    Non è raro vedere intere comunità e fazioni rivoltarsi contro di noi a causa delle nostre inclinazioni, o abitanti lanciarsi in lodi sperticate per il nostro buon cuore, per non parlare dei legittimi moti di dissenso che, in base alla condotta del protagonista, potrebbero portare i componenti del party ad abbandonare per sempre il nostro accampamento. Ramificazioni che crescono all'ombra di una sensazionale gestione delle questline, che vengono trattate come se fossero degli autentici pezzi di arte musiva invece di percorsi lineari da punto a punto.

    Ogni passo che muoveremo nel Faerûn, ogni relazione che intrecceremo, ogni aiuto che decideremo di fornire (o meno) agli NPC, e persino i nemici che andremo a combattere in determinati momenti dell'avventura costituiscono i frammenti di un ensemble ludonarrativo meravigliosamente mutevole, la cui conformazione potrebbe avere profonde ripercussioni sulla progressione dei compiti da portare a termine nonché, più in generale, sull'avanzamento della trama.

    Si tratta, senza ombra di dubbio, di un assetto sistemico articolato e intrigante, forse il migliore che abbia mai benedetto un gioco di ruolo digitale. Grazie a questo pilastro ludico splendidamente intarsiato, Larian Studios riesce a mantenere altissimo l'interesse e il coinvolgimento dei giocatori e fino all'epilogo della campagna, che potrebbe sopraggiungere in 60 ore come in 160, a seconda di quanto tempo vorrete investire nell'esplorazione di ogni angolo della mappa e ad ogni ritaglio del racconto. Complice la qualità di una scrittura monumentale, che solo di rado perde slancio e consistenza, è molto probabile che sul finale (e ce ne sono un bel po') il conteggio sarà più vicino alla seconda stima.

    I tre atti che compongono l'epopea hanno saputo stupirci per merito di repentini cambi di atmosfera e di tono che enfatizzano efficacemente la drammaticità di alcuni avvenimenti, ma anche per l'incredibile cura infusa nella caratterizzazione di ogni frantume del gioco, dagli scenari più evocativi ai personaggi che si muovono tra le maglie della storia. Il Faerûn di Baldur's Gate 3 è un luogo vivo, palpitante e ricchissimo di possibilità, quasi come fosse un'entità vivente che respira e assiste divertito alle peripezie dell'utente: lo sfondo perfetto per un viaggio che, siamo certi, non dimenticherete facilmente.

    Esplorazione e level design

    Dopo avervi parlato dell'assoluta eccellenza del comparto narrativo, è giunto il momento di addentrarci nel cuore della produzione di Larian Studios e iniziare ad analizzare la sua deliziosa ricetta di gameplay. Un compito tutt'altro che semplice: il team belga, come accennavamo in apertura, ha deciso di trasporre l'intero regolamento della quinta edizione di D&D in una versione leggermente rivisitata, pensata per fungere da fondamento ad una campagna in cui, per forza di cose, il ruolo del Dungeon Master è assegnato all'insieme dei sistemi ludici.

    Credete che questo abbia in qualche modo smorzato il ventaglio di opzioni concesse ai giocatori per affrontare le varie situazioni proposte? Beh, non potreste essere più in errore. Ma cerchiamo di andare per gradi. Partiamo dall'esplorazione, uno dei pilastri su cui si fonda l'esperienza offerta da Baldur's Gate 3. La struttura a macroaree della nuova fatica di Larian permette di vagare liberamente in lungo e in largo attraverso location tanto affascinanti quanto perigliose, letteralmente imbottite di punti di interesse di varia natura.

    Ci sono avamposti popolati da personaggi di ogni genere, capaci di svelare gustosi dettagli dell'intreccio narrativo o anche di assegnarci compiti facoltativi; ci sono dungeon segreti ricchi di nemici da sconfiggere e preziosi oggetti da raccogliere; ci sono anche vere e proprie metropoli traboccanti di segreti di ogni tipo nonché di volti noti provenienti dal passato della saga. Se non si presta la giusta attenzione, ci si può perdere in un batter d'occhio nei meandri di un universo così tanto bello e carico di meraviglie.

    Per consentire ai giocatori di muoversi senza troppi impedimenti nelle terre dei Forgotten Realms, il team ha ben pensato di introdurre tutta una serie di manovre che aprono la strada a diverse modalità di approccio adatte a qualunque stile di gioco. Ci si può fare strada tra le ambientazioni compiendo ampi salti per raggiungere aree altrimenti inaccessibili; spostare oggetti per creare rampe e spingersi in zone sopraelevate; risolvere enigmi ambientali per sbloccare nuovi percorsi e scorciatoie oppure, cosa ancora più impressionante, sfruttare le abilità dei componenti del party per aprire vie apparentemente precluse. Muovendosi nell'abbraccio degli scenari, infatti, si può assistere al lancio automatico dell'iconico d20 che, in base a parametri come Percezione, Intuizione, Sopravvivenza e quant'altro, permetterà di scovare soluzioni alternative agli ostacoli che ci si pareranno davanti. In altri casi saranno l'intuito e l'arguzia del giocatore a fare la differenza, nonché la sua capacità di sfruttare al meglio le risorse a sua disposizione. Ecco, dunque, che se, per ipotesi, ci si trova di fronte a un portone bloccato si può decidere di fare intervenire il ladro della compagnia per tentare un'operazione di scassinamento oppure scandagliare la zona alla ricerca dell'apposita chiave o, altrimenti, usare la forza bruta o gli esplosivi per abbatterla direttamente.

    Non ci sono molti limiti alla creatività: se una soluzione sembra possibile, è altamente probabile che possiate metterla in atto. D'altronde stiamo pur sempre parlando di Dungeons & Dragons. In questo senso, non possiamo esimerci dall'esaltare i meriti di un level design stratificato e armonioso, modellato per assecondare un'ampia gamma di strategie e approcci, nel quadro di un'esperienza nella quale la via principale non è (quasi) mai l'unica strada per raggiungere il proprio obiettivo del momento, e solo raramente è la più divertente.

    Ci è capitato in diverse occasioni di rimanere a bocca aperta di fronte alla riuscita di stratagemmi che a una prima occhiata sembravano impossibili da portare a termine ma che, grazie a qualche tiro di dado riuscito e alle abilità dei nostri compagni, hanno prodotto risultati straordinari. Sotto questo punto di vista, siamo di fronte a un autentico capolavoro.

    Un combat system ricco di possibilità

    Al di là della travolgente bellezza delle ambientazioni e dal ricco assortimento di opportunità concesso dal design corale, è chiaro come le fasi di combattimento rivestono un ruolo di spicco nell'economia della produzione, e anche da questo punto di vista Larian Studios ha fatto le cose in grande.

    Come anticipato, il team ha fatto un eccellente lavoro nell'armonizzare l'intelaiatura del regolamento di D&D (5a edizione) con le esigenze di una moderna trasposizione videoludica, che in ogni caso non solo risulta fedele al materiale di base, ma riesce a limare senza evidenti storture tutti quegli elementi che avrebbero creato qualche grattacapo nella cornice del gameplay. Il risultato è un mirabile ordito di sinergie e complementarietà, nel quale ogni archetipo riesce a trovare una sua dimensione ideale (al netto di alcune inevitabili disparità) sul campo, a far pesare i suoi punti di forza e a bilanciare le sue debolezze, specialmente se supportato da un party equilibrato.

    Perfino l'abilità all'apparenza più debole e inessenziale può quindi rivelarsi una risorsa preziosa, a patto che i giocatori riescano ad integrarla in piani di battaglia che, per funzionare al meglio, devono tener conto di aspetti come la conformazione del terreno, il posizionamento dei personaggi, le interazioni permesse dallo scenario e l'inevitabile fattore aleatorio. È evidente come, sotto questo profilo, le competenze maturate durante lo sviluppo dei due Divinity Original Sin abbia contribuito parecchio alla buona riuscita di Baldur's Gate 3, che in sostanza si configura come la summa maxima dell'esperienza di Larian Studios.

    Molte delle dinamiche di gameplay viste nell'epopea di Rivellon, infatti, tornano anche in questa nuova avventura nei Forgotten Realms, in una versione riveduta e corretta, perfettamente amalgamata con il regolamento di D&D che sorregge l'intera opera. C'è da dire che, per l'utenza meno avvezza alle dinamiche tipiche di Dungeons & Dragons, tutto questo potrebbe sembrare difficile da assimilare, a tratti soverchiante, ma Baldur's Gate 3 fa un buon lavoro nel dipanare le sue complesse meccaniche in modo graduale, consentendo anche ai neofiti di padroneggiarle a dovere, dopo un po' di rodaggio e con il contributo di un'interfaccia ben assortita e leggibile. In ogni caso, Larian ha previsto la possibilità di scegliere tra tre livelli di difficoltà che spaziano dalla modalità più facile, adatta a chi preferisce godersi l'avventura senza particolari ostacoli a quella media, più equilibrata ma che richiede comunque un certo impegno per ottenere la vittoria, fino ad arrivare a quella più difficile in cui gli avversari diventano ancora più aggressivi e ostici da abbattere. Anche nell'ambito del combattimento, comunque, al giocatore è concessa libertà totale nell'interpretazione del proprio personaggio: qualsiasi scontro può essere semplicemente evitato con l'uso della dialettica, della furtività o del buon vecchio ingegno.

    Tenete a mente che anche i rapporti stretti con gli NPC incontrati sul cammino possono avere un ruolo importante nel determinare l'esito di un incontro (guerresco o meno), coerentemente con le logiche causali al centro del disegno ludico. Insomma, nulla è lasciato al caso.

    Comparto grafico e direzione artistica

    Chiudiamo questa lunga analisi parlando brevemente di un comparto tecnico che, al netto di qualche intoppo più o meno significativo, si conferma sostanzialmente in linea con i valori produttivi del titolo. Il Divinity Engine, giunto alla sua quarta iterazione, muove un affresco interattivo denso di scorci a dir poco spettacolari, che denotano una cura maniacale per i dettagli più insignificanti.

    La stessa attenzione che possiamo notare anche nella modellazione dei personaggi (in particolar modo quelli principali), animati con perizia in tutti i frangenti dell'esperienza, dagli scontri all'esplorazione, passando ovviamente per le cutscene distribuite sul percorso non lineare tracciato dalla campagna. Queste ultime non sempre ci hanno convinto appieno dal punto di vista registico, ma la qualità media resta comunque piuttosto uniforme. Meritano sicuramente una menzione d'onore il sistema d'illuminazione concertato dal team di sviluppo, tanto sofisticato quanto suggestivo, e un'effettistica modulata per valorizzare la spettacolarità di un mondo davvero magico.

    La parte del leone, però, la gioca indubbiamente la direzione artistica, capace di tratteggiare un universo vivido, straripante di particolari e ben radicato nella sconfinata lore dei Forgotten Realms: gli interni del Nautiloide dgli Illithid, i panorami della Costa della Spada, le distese ombrose dell'Underdark e tutti gli altri scenari in cui sarà possibile avventurarsi manifestano a chiare lettere l'eccezionale impegno dedicato alla trasposizione di dell'immaginario creato da Ed Greenwood.

    Il motore di Larian garantisce inoltre un'eccellente scalabilità anche su macchine più datate, con compromessi relativamente ridotti in termini di qualità generale. Il menu relativo alle impostazioni grafiche non è certo il più generoso mai apparso in un gioco per PC ma fa comunque ciò che deve per assicurare un'esperienza assolutamente godibile, forte di un'ottimizzazione senza particolari cedimenti. Un'opera tanto sfarzosa e imponente, comunque, non poteva essere del tutto scevra di difetti e, in effetti, il gioco presenta ancora diversi bug più o meno importanti che possono costringere in più di un'occasione a ricaricare vecchi salvataggi. Nulla che non possa essere risolto con una manciata di aggiornamenti - e Larian ne ha un programma una valanga - ma è bene sottolineare che, allo stato attuale, il terzo capitolo di Baldur's Gate non è ancora nella sua forma migliore, almeno in termini di polishing. In chiusura, vale sicuramente la pena di dedicare qualche parola all'accompagnamento musicale confezionato da Borislav Slavov, già autore dell'OST di Divinity: Original Sin, che torna a confermare il proprio talento tra le note di una colonna sonora maestosa ed emozionante, nella quale si alternano brani densi d'epicità e ballate più intime, perfette per i momenti trascorsi attorno al fuoco dell'accampamento.

    Sulle stesse note anche il doppiaggio in inglese, affidato professionisti d'eccezione come Matt Mercer, Jason Isaacs e J.K. Simmons, si attesta su livelli d'eccellenza, senza fluttuazioni davvero degne di nota. Ottima anche la localizzazione dei testi in italiano, al netto di qualche incertezza e una manciata di fisiologiche dissonanze rispetto alle battute in lingua originale. Trattandosi di un lavoro a dir poco pantagruelico, risulta comunque piuttosto facile sorvolare sui difetti di cui sopra, che non arrivano mai a compromettere la comprensione del racconto.

    Baldur's Gate 3 Baldur's Gate 3Versione Analizzata PCIn definitiva Baldur's Gate 3 è, senza mezzi termini, un splendente gioiello di design e programmazione, così profondo, stratificato e sontuoso da poter essere considerato il nuovo golden standard del genere: un metro di paragone di prodigiosa grandezza che sarà un autentico incubo per chiunque voglia imbarcarsi, in futuro, nello sviluppo di titoli appartenenti alla stessa categoria. Laddove in molti si sarebbero schiantati rovinosamente al suolo replicando il mito di Icaro e il Sole, Larian Studios trionfa e porta su PC un sequel che per molti versi arriva addirittura a superare i suoi illustri predecessori. Insomma, il trono di miglior RPG della generazione è stato appena reclamato.

    9.5

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