Black The Fall Recensione

Dalla Romania, arriva un puzzle-platform che, ispirandosi al gameplay di capolavori come Limbo, ci immerge in un mondo oscuro e distopico.

Black The Fall Recensione
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  • Sette anni dopo l'arrivo sullo store Xbox di Limbo, è oramai chiaro che l'influenza dell'opera Playdead sia stata determinante nel successo e nell'evoluzione della scena videoludica indipendente. Recuperando idee e stilemi di un genere che non è mai riuscito a fare breccia nel cuore del pubblico di massa, Limbo reinterpretò i cinematic 2D dandogli nuova linfa vitale, e così ha fatto anche il suo sequel spirituale, Inside, pubblicato dopo ben sei anni di lavoro. Sebbene il suo sviluppo sia iniziato nel 2014, all'ultima opera di Playdead si ispira, senza alcuna paura di nasconderlo, anche Black - The Fall, sia da un punto di vista tematico che, soprattutto, ludico e narrativo, sfruttando schemi e modelli di racconto e di messa in scena che ricalcano fortemente le precedenti fatiche dello studio danese. I rumeni di Sand Sailor Studio hanno deciso di raccontare in chiave ludica le atrocità del regime che per più di vent'anni ha negato ogni forma di libertà e giustizia in Romania, e che ha visto in Ceausescu un simbolo di oppressione totalitaria che ancora oggi brucia nella mente di ogni loro conterraneo.

    La composta e schematica violenza di Black - The Fall ci assale appena preso il controllo del nostro avatar, giusto il tempo di comprendere velocemente la mappatura dei comandi e la loro reattività, indubbiamente migliorabile, capace di creare qualche difficoltà nelle fasi più concitate. Vestiamo i panni di quello che sembra uno dei numerosi schiavi-operai al servizio della Repubblica Socialista di Romania, che dopo anni di sfruttamento decide di ribellarsi al regime e trovare una via d'uscita da quell'immenso campo di lavoro, ossia il luogo in cui si sviluppano le vicende che ci coinvolgono durante i primi passi dell'avventura. Sin dall'inizio è facile intuire che l'intreccio narrativo si concentrerà sulla fuga del protagonista: alle scelte visive, estetiche e situazionali verrà affidato il grave compito di dipingere il terribile quadro di una dittatura distopica sempre molto presente nell'immaginario collettivo videoludico, ma raramente affrontata e criticata con efficacia ( è il caso di Orwell, e del già citato Inside). In tal senso, ogni scelta di design è funzionale al tema narrato: la contrapposizione tra la grassa "nomenklatura" del regime e le esili forme degli operai affamati; il rosso, simbolo del partito, che si lega indissolubilmente con l'implicita metafora del pericolo, elemento fondamentale nell'interpretare alcuni degli enigmi più frequenti; la paradossale libertà di movimento delle macchine in contrasto con la staticità degli schiavi, quasi dei criceti intenti a far girare la ruota per lo sfizio del padrone; l'ingessatura che caratterizza le movenze del protagonista e degli altri "dipendenti" di questa multinazionale mascherata da stato socialista. Se alcuni momenti possono inizialmente dare l'impressione che i temi portanti siano stati banalizzati, come la scontata presenza in sequenza di svariate figure storicamente legate al comunismo e alle sue varie interpretazioni pratiche, ciò avviene solo perché in realtà lo studio ha cercato non di riprodurre fedelmente il contesto storico dell'epoca, ma ha voluto rappresentare un racconto di liberazione dal regime che possa essere "universale", esemplificativo di tutte le realtà similari, indipendentemente dall'origine e delle influenze culturali. Il design delle ambientazioni è dunque molto più vicino a una distopia che non a un'istantanea interattiva della Bucarest dell'epoca, il che permette agli sviluppatori di giocare più liberamente col level design.

    Per poter suggerire questi temi, per riuscire a catturare il giocatore, è però necessario costruire un sistema di livelli credibile e coeso, che ci faccia sentire non in una simulazione ludica, ma in una reale, gigantesca fabbrica di morte. Il gioco ci riesce a ritmi alterni, mostrando sequenze decisamente ben congegnate ad altre forzate e assurde, pur di garantire una varietà di cui comunque non si sente troppo il bisogno, data la freschezza e originalità di certi enigmi. A proposito: il livello qualitativo complessivo dei vari rompicapi che affronteremo è buono, ma in alcune situazioni gli sviluppatori hanno sfruttato delle trovate davvero geniali e coraggiose, comunicate con una certa sensibilità, che sicuramente stupiranno l'utente più smaliziato. Come detto in apertura, a volte la scarsa pulizia dei comandi rischia di rendere eccessivamente complesso un passaggio altrimenti piuttosto facile da superare, e i checkpoint sono spesso mal gestiti, posti o a troppa distanza l'uno dall'altro, o troppo vicini tra di loro. Sarà difficile però incaponirsi in situazioni insuperabili perché, lavorando di fantasia e sfruttando la fisica, ogni puzzle o situazione potrà essere compresa abbastanza facilmente. Gli sviluppatori, per fortuna, non abbandonano mai il concept del gioco in funzione di una maggiore sfida o varietà estetica: il coinvolgimento è tale che ci sentiremo costantemente in fuga da un mondo avverso, ostile e crudele. A darci un po' di sollievo e ad aiutarci durante la nostra esperienza sarà un piccolo compagno che incontreremo nel corso dell'avventura, il quale, ovviamente, influirà anche sull'aspetto meramente ludico dell'esperienza, ampliando opportunità e situazioni di gioco. Nello stesso modo, anche alcuni strumenti di cui entreremo in possesso ci apriranno nuovi spiragli e ci permetteranno di sfruttare meccaniche inedite, alcune davvero troppo simili a quelle del recente Inside . Se le musiche faticano a imprimere le loro note nella mente del giocatore, il sound design è invece eccellente, e non solo viene sfruttato a dovere, ma spesso riesce ad ovviare intelligentemente ad alcune problematiche originate dall'illuminazione e dalla prospettiva con cui vengono inquadrati i livelli, vizio di una telecamera sì coraggiosa nell'osare varie angolature, ma troppo spesso mal gestita.

    Black The Fall Black The FallVersione Analizzata PCBlack - The Fall sfida alcuni dei più importanti monumenti della storia videoludica recente, e lo fa col coraggio di chi ha dalla sua la potenza comunicativa ed artistica della propria cultura. Sebbene manchi dell'estro creativo che ha caratterizzato altre opere del genere, e nonostante troppo spesso si lasci trascinare da compromessi ludici inopportuni, Black - The Fall è in grado di raccontare una vicenda imponente senza banalizzare il contesto storico di riferimento, capace di gestire al contempo le esigenze narrative con le descrizioni visive di un mondo che non può che farci paura e ribrezzo. Inoltre, si dimostra a tratti in grado persino di brillare di luce propria, riuscendo a rinverdire le sensazioni generate da un genere che, negli ultimi anni, ha conosciuto troppi emuli e poche opere davvero originali.

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