Blizzard Arcade Collection Recensione: dal passato con furore

Blizzard celebra il suo passato a 16-bit con una raccolta che si dimostra un'inestimabile operazione di cultura del videogioco.

Blizzard Arcade Collection Recensione: dal passato con furore
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • In questi anni, con l'ascesa del retrogaming, mi sono passate per le mani tantissime collection di vecchie glorie (a questo link trovate uno speciale su Capcom Arcade Stadium). Tutte, o quasi, hanno fatto l'errore di limitarsi a proporre i giochi di un tempo, dando per scontato che siano l'unico contenuto importante. Invece, quando si parla di storia e preservazione, i prodotti veri e propri sono solo una parte del discorso, per certi versi nemmeno la più rilevante. Per capire perché, dobbiamo fare uno sforzo di astrazione, specialmente se facciamo parte della generazione di chi quei giochi li ha visti sugli scaffali dei negozi.

    Per noi trenta/quaranta/cinquantenni sono titoli legati a un periodo storico, a delle sensazioni, a delle emozioni, ma per chi è venuto dopo sono solo nomi ammantati di un certo prestigio storico, che si presentano come ammassi di pixel lontani anni luce dagli standard di qualità odierni, non solo dal punto di vista della grafica, ma anche da quello delle interfacce e della cosiddetta "quality of life". Specifichiamo anche che, tra i classici del passato, sono relativamente pochi quelli che hanno raggiunto quello status di cult che trascende le barriere del tempo. Tutti hanno sentito parlare di Super Mario Bros e Street Fighter II, certo, ma The Lost Vikings chi lo conosce?

    Emozioni vecchia scuola

    Gli anni '90 sono un'epoca affascinante della storia dei videogiochi, in cui il nostro hobby ha accelerato a velocità smodata, passando in poco tempo da Sonic a Tekken 3 (se siete interessati, qui potete leggere il nostro speciale Tekken: l'evoluzione della saga). Sono anni che hanno visto delle piccole software house come Blizzard gettare le basi per il dominio mondiale del ventennio successivo. La Blizzard Arcade Collection racconta questa storia affascinante da un punto di vista unico e informato, con un archivio prezioso di materiali d'epoca, conditi da interviste e filmati. I tre giochi inclusi sono documentati e proposti in un pacchetto filologicamente impeccabile, ma che dà anche l'opzione di provare delle versioni aggiornate ad alcuni standard odierni..

    La prima sorpresa della Blizzard Arcade Collection è stata il peso del pacchetto. Svariati gigabyte di download per tre giochi degli anni '90, in un primo momento, mi avevano fatto temere qualche obbrobrio di ottimizzazione, ma per fortuna lo spazio è occupato al 95% dai contenuti speciali. Ognuno dei tre prodotti è corredato da artwork e bozzetti, ma anche da foto degli sviluppatori, pubblicità e pagine di riviste. Tutti questi contenuti, affiancati da testi brevi ma informativi, raccontano un periodo incredibile della storia di Blizzard, quello pre-Warcraft, quando il focus dell'azienda era ancora sulle console a 16 bit (Megadrive e SNES).

    Nelle foto e nei filmati si respira l'aria speciale che c'era negli uffici di Blizzard quando ancora non si chiamava Blizzard, quando nessuno ancora sospettava che sarebbe diventata una delle voci più dominanti della storia dei videogiochi, quando non aveva ancora reinventato le regole del gaming su PC. È per questo che dico che in queste collezioni i software sono solo una parte della storia. The Lost Vikings è un capolavoro, oggi come ieri, ma senza contesto è solo un bel gioco a 16 bit, con qualche spigolo di troppo che potrebbe far desistere i meno pazienti. Giocarlo dopo averne letto e visto la storia, invece, permette di apprezzarne nuovi dettagli, e soprattutto di riconoscere nei suoi accorgimenti di design la qualità che avrebbe di lì a poco affermato Blizzard in tutto il mondo.

    Trovo anche affascinante che, raccontando la sua storia, Blizzard abbia scelto di sottolineare come in questi tre titoli si nascondano tutte le influenze che avrebbero poi dettato l'estetica di Diablo, Warcraft e Starcraft. Le troviamo in Rock N Roll Racing, un gioco di corse invecchiato meglio di quanto mi aspettassi, e anche in Blackthorne, che invece mostra in maniera più impietosa i segni del tempo.

    Celebrare il passato (con un occhio al presente)

    Recensendo qui su Everyeye altre collezioni rétro (ad esempio, qui c'è la recensione di Namco Museum Archives), ho spesso condannato il fatto che fossero solo delle rassegne di rom, impacchettate con una frontend, due musichette e qualche filtro. Blizzard si è distinta anche su questo fronte, perché ha svolto del concreto lavoro di sviluppo e ricerca su tutti i giochi inclusi, che propone quindi in tre versioni: l'originale a 16 bit e le riedizioni a 8 bit, preservate nella loro forma dell'epoca, e una "definitive edition" che implementa funzioni e dettagli che ci aspettiamo da un gioco del 2021: minimappe in Blackthorne, widescreen, multi a 4 giocatori in Rock N Roll Racing e un'unione dei livelli esclusivi per Megadrive e SNES in The Lost Vikings.

    Questo significa che Blizzard, invece di ripubblicare del vecchiume rimasto chiuso in un armadio, ha investito nello studio, nello sviluppo e nell'attualizzazione. Il risultato è un prodotto che vale più della somma dei giochi che contiene, che li usa per raccontare una storia e per fare cultura del videogioco. Un'operazione impeccabile, degna di lode, che mi auguro darà l'esempio a tanti altri grandi nomi. Anche perché, diciamolo, chi può raccontare queste storie, se non chi le ha vissute? Tutte queste leggende sono destinate a svanire, senza qualche menestrello che le canti ai posteri.

    I giochi della collezione

    Mettendo momentaneamente in secondo piano il valore culturale dell'operazione, a mio avviso di altissimo livello, affrontiamo i giochi veri e propri. La vera gemma della collezione è The Lost Vikings, un ibrido tra puzzle e platform, incentrato sulle diverse abilità a disposizione dei tre protagonisti.

    La semplicità dei primi livelli lascia spazio a enigmi machiavellici nelle fasi successive, che brillano comunque per la qualità del level design. È un'opera ricca di carisma, con una grafica a 16 bit deliziosa (una volta tanto, lontana dagli stilemi della pixel art nipponica) e un gameplay che ottiene grandi risultati con poche e semplici premesse. Come tutti i titoli di quell'epoca, ha un ritmo un po' lento per i canoni odierni ma, una volta fatta l'abitudine, regala grosse soddisfazioni. Proseguiamo con Rock N Roll Racing, un gioco di corse con visuale isometrica e musiche prese di peso dai classici del rock, con versioni a 16 bit di inni come Highway Star dei Deep Purple (che, nella versione "definitiva", sono rimpiazzate da eccellenti versioni CD). Molte produzioni isometriche dell'epoca, nel loro tentativo di evadere dalle limitazioni tecniche delle console, tendono a invecchiare male, ma RnR Racing ha retto meglio del previsto il passare del tempo. Non è un gioco imprescindibile, ma ha carattere da vendere e riesce ancora a divertire.

    Punti bonus, inoltre, per la realizzazione della versione definitiva, che supporta il widescreen e introduce una modalità multigiocatore locale con schermo condiviso. Il lavoro svolto su questo fronte è davvero notevole. Chiude il trittico Blackthorne, un platform con combattimenti ed elementi di esplorazione, parente alla lontana di giochi come Another World e Flashback. Ha un innegabile carisma, garantito da atmosfere dark che ai tempi erano sintomo di un desiderio di maturità del videogioco.

    Ciononostante, risulta più affascinante che riuscito in senso stretto. È un'esperienza scomoda e legnosa che, non a caso, è stata arricchita con aiuti di interfaccia nella versione definitiva. I più pazienti riusciranno a capirne il ritmo, scoprendo un'avventura con vari momenti degni di nota, ma è senza dubbio l'elemento più debole del tris di giochi. Il bello di un'operazione come questa, però, è proprio che la qualità dei singoli titoli non è l'unica cosa che conta.

    La Blizzard Arcade Collection è una storia che ci viene raccontata, della quale The Lost Vikings, Rock N Roll Racing e Blackthorne sono solo un tassello. La via per la preservazione e la giusta celebrazione dell'arte del videogioco è esattamente questa, e non possiamo fare altro che levarci il cappello dinanzi al lavoro di Blizzard. Speriamo dunque che simile esempio venga seguito da chiunque voglia proporre. In futuro, una collezione di classici.

    Blizzard Arcade Collection Blizzard Arcade CollectionVersione Analizzata PCUna collection impeccabile, capace di raccontare quei magici anni pre-Warcraft che hanno definito l’identità di Blizzard. Non è una semplice raccolta di rom: i tre giochi sono presentati in più versioni, da quelle originali a quelle rivedute, corrette e adattate agli standard odierni. Il tutto è corredato da un tesoro di bozzetti, artwork e foto d’epoca, ma anche da interviste ai diretti interessati. Il valore della Blizzard Arcade Collection è superiore alla somma dei prodotti che contiene, che vengono spiegati e contestualizzati. Il voto si riferisce alla completezza e allo spirito dell’operazione, che finalmente ci fa sperare in una narrazione matura della storia dei videogiochi. Se vi interessano solo i titoli, invece, sappiate che The Lost Vikings è spigoloso ma invecchiato meravigliosamente, che Rock N Roll Racing è divertente e ricco di carattere e che Blackthorne soffre un po’ il peso degli anni.

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