Blue Reflection Second Light Recensione: tornano le ragazze magiche di Gust

Gust e Koei Tecmo presentano il sequel di Blue Reflection: come se la cava Second Light? Lo abbiamo provato approfonditamente.

Blue Reflection Second Light Recensione: tornano le ragazze magiche di Gust
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Switch
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Pubblicato in tutto il globo nel corso del 2017, Blue Reflection non era esattamente il più brillante tra i prodotti targati Gust Corporation, in quanto il titolo era affetto da una storta barbosa, un tasso di difficoltà degli scontri tarato verso il basso e non per ultimo un comparto tecnico dannatamente datato (e in parte dovuto alla natura ibrida del prodotto, che in Giappone venne proposto anche sulla compianta PS Vita). Se ancora oggi proviamo un briciolo di affetto per Blue Reflection lo si deve al suo squisito e divertente combat system (qui trovate la nostra recensione di Blue Reflection), che purtroppo a suo tempo non poté esprimere tutto il proprio potenziale, anche perché a conti fatti le lotte erano persino opzionali.

    Come rivelato ai nostri microfoni dal producer della serie, Tsuchiya Akira, l'idea di realizzarne un sequel diretto è nata mentre il team stava ancora sviluppando l'originale, al fine di provare a trasformare un diamante allo stato grezzo in qualcosa di più (per tutti i dettagli correte a leggere la nostra intervista al producer di Blue Reflection: Second Light). A quattro anni di distanza dall'esordio del capostipite, Blue Reflection: Second Light è finalmente approdato su PlayStation 4, Nintendo Switch e PC, ragion per cui nelle scorse settimane abbiamo verificato se il nuovo gioco di ruolo à la giapponese abbia o meno le qualità per riuscire dove il proprio predecessore fallì. Purtroppo il verdetto non si è rivelato particolarmente favorevole...

    Vacanze estive in un'altra dimensione

    In maniera non molto dissimile da quanto effettuato a suo tempo dal primo episodio, Blue Reflection: Second Light si apre con una fanciulla strappata alla propria routine e catapultata in un'altra dimensione, dove i mostri e la magia la fanno da padrone.

    La giovane Hoshizawa Ao è una studentessa qualunque, ma che sin dalla tenera età ha sempre desiderato diventare una persona speciale. Stanca di condurre un'esistenza noiosa e monotona, questa si ritrova a poter cambiare la propria vita quando, dopo aver ricevuto un misterioso messaggio sul proprio cellulare, si ritrovata all'improvvisto teletrasportata in un enorme istituto scolastico che non ha mai visto prima. Circondato da un oceano sconfinato, l'immenso edificio è per giunta abitato soltanto da tre ragazze che, fatta eccezione per i rispettivi nomi, hanno perduto tutti i propri ricordi e pertanto ignorano persino le circostanze in cui siano giunte in quella insolita realtà. Per qualche inspiegabile motivo, soltanto Ao ricorda ancora perfettamente la vita che conduceva prima di raggiungere le altre adolescenti, ragion per cui farà tutto il possibile per aiutarle le compagne di sventure a ritrovare le memorie perdute e a svelare i misteri del luogo in cui sono precipitate. Non a caso, sarà proprio l'arrivo di Ao a scuotere le altre studentesse e a permettere loro di sbloccare l'accesso alle corrispondenti Heartscape, ossia dei piccoli dungeon che - al pari dei Palazzi di Persona 5 - non sono altro che manifestazioni delle emozioni delle singole eroine e nei quali sono custoditi i ricordi strappati alle graziose componenti del cast.

    Esattamente come il Common esplorato nel primo gioco, però, anche le Heartscape sono infestate da mostri aggressivi e spaventosi, che le nostre coraggiose ragazze magiche (o majokko, se preferite) riusciranno a spazzare via solo dopo aver imparato a canalizzare i poteri delle proprie emozioni e a trasformarsi nelle cosiddette Reflector.

    Armandosi di coraggio, le quattro protagoniste iniziali si imbarcheranno quindi in un'avventura pregna di magia e sentimenti, durante la quale scopriranno non solo di non essere le uniche residenti di quella realtà tanto bizzarra e isolata, ma si ritroveranno a dover escogitare un modo per sventare la grande minaccia che, nel mondo reale, rischia di provocare l'estinzione dell'intero genere umano.

    Raccontata attraverso i medesimi dialoghi prolissi che affliggevano Blue Reflection, la trama di Second Light riutilizza a grandi linee le premesse narrative tutt'altro che originali o coinvolgenti del titolo precedente, limitandosi a rimescolare solo in parte le carte in tavola.

    Seppur caratterizzato da un'ambientazione totalmente diversa e con un party assai più vasto, il sequel ha ereditato buona parte dei difetti riscontrati nel capostipite, come l'esasperante lentezza con cui si sviluppano gli eventi principali, l'infinita sequela di cliché proposta dalle attività secondarie, senza sottovalutare la totale assenza di un nemico carismatico o del benché minimo senso di pericolo percepibile durante la campagna (la cui longevità si attesta sulle 20-30 ore circa, a seconda del tempo dedicato ai contenuti opzionali). In compenso la caratterizzazione dei personaggi coinvolti nel seguito appare più convincente e curata della volta scorsa, anche perché a questo giro lo studio ha scelto di mettere assieme un party piuttosto ampio e diversificato, nonché composto da volti nuovi e vecchie conoscenze: in Second Light, del resto, convergono quattro new entry, le tre protagoniste principali di Blue Reflection, tre personaggi chiave di Blue Reflection Ray - una serie anime che funge da prequel, ma che in realtà si è rivelata alquanto superflua - e due fanciulle che prossimamente torneranno in Blue Reflection Sun (il primo gioco mobile della serie), per un totale di dodici signorine dal passato spesso angosciante.

    Balzi in avanti e altrettanti inciampi

    Ancora una volta il piatto forte dell'intera produzione è rappresentato dal combat system, che per l'occasione è stato rimaneggiato e addirittura stravolto. Laddove Blue Reflection era rigorosamente a turni, Second Light ha seguito l'esempio del primo Atelier Ryza (siete a un click di distanza dalla recensione di Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout), assumendo insomma le sembianze di un ibrido tra i turni classici e il combattimento in tempo reale: se nel gioco precedente la Timeline stabiliva soltanto l'ordine di azione delle tre Reflector e dei loro avversari, costringendo ciascuno di essi ad aspettare il proprio momento, al contrario nel nuovo titolo consente di accumulare Punti Etere per scatenare tecniche sempre più devastanti.

    La nuova Timeline è infatti divisa in cinque segmenti, ognuno dei quali permette alle ragazze di ottenere 1000 PE da spendere tra le varie abilità per eseguire combo rovinose e spettacolari: se raggiungendo il cosiddetto terzo Gear si innesca la trasformazione in Reflector e si ha accesso a 3000 PE, al quinto Gear questi diventano persino 5000, consentendo al personaggio controllato di eseguire anche cinque azioni di fila e far salire vertiginosamente il moltiplicatore dei danni. Lo sviluppatore ha poi rivisto e perfezionato pure il supporto, tant'è che nel mezzo delle dispute di Second Light non vi sono interventi casuali da parte dei personaggi secondari, ma il quarto membro della squadra e rigorosamente lasciato nelle retrovie sostiene l'avanguardia con oggetti, abilità di recupero, e così via.

    Tra l'altro, non solo gli scontri di Second Light sono contraddistinti da un livello di difficoltà finalmente soddisfacente (e che può essere modificato in ogni momento nel menu opzioni), ma in questo caso permettono anche di ottenere punti esperienza, semplificando non poco la crescita delle combattenti. Come ricorderà chiunque si sia cimentato con Blue Reflection, Hinako, Yuzu e Lime non salivano di livello, ma la loro efficacia in battaglia era legata a doppio taglio al numero di missioni secondarie svolte dal giocatore.

    Eliminando i Punti Crescita e la possibilità di intervenire manualmente sulle statistiche, i ragazzi di Gust hanno limitato la personalizzazione delle unità, ma la soluzione adottata dal team ci è parsa davvero saggia, poiché il ripristino dei livelli e dei punti esperienza va incontro alle necessità di quella vasta fetta di utenza poco incline a dedicare ore e ore ai noiosi appuntamenti cui Ao può invitare le altre compagne.

    Questa curiosa meccanica, infatti, non solo permette di esplorare a fondo le personalità delle protagoniste, innescando dei dialoghi intimi del tutto opzionali e rafforzando i legami tra le stesse, ma di volta in volta consente loro di ottenere dei preziosi Punti Talento necessari a sbloccare nuove abilità attive/passive, ulteriori slot in cui incastonare i Frammenti (che funzionano alla stregua degli accessori in qualsiasi altro JRPG), accrescere la velocità di recupero di Etere, e via discorrendo. Una soluzione che richiede tanto tempo e dedizione, ma che premia gli sforzi con bonus a dir poco sorprendenti.

    Quelle che non abbiamo affatto apprezzato sono le cosiddette fasi "uno contro uno" che, sia nel corso delle boss che durante le battaglie coi nemici comuni, trascinano un membro del team davanti all'avversario per dar vita a un incontro ravvicinato.

    In quelle circostanze il giocatore deve scegliere entro un breve lasso di tempo quali tra le quattro azioni disponibili (attacco, contrattacco, schivata e recupero) far eseguire alla beniamina di turno, prestando al contempo attenzione alle mosse del nemico e cercando di sfruttare a proprio vantaggio ogni singolo spiraglio. Sebbene sulla carta questa possa apparire come una novità sfiziosa e utile, la durata limitata e l'innesco casuale della suddetta la rendono un'arma poco incisiva. Pessime anche le sessioni stealth proposte dalle sidequest, che di tanto in tanto costringono Ao a tornare in aree già visitate in precedenza e ad avanzare nascondendosi dai nemici nei paraggi: anche volendo soprassedere sulla disarmante facilità con cui è possibile aggirare i mostri di guardia, le suddette sezioni non sono nemmeno contestualizzate. Non essendoci alcun reale pericolo, non sussiste nessuna ragione per cui Rena, Hinako e le altre studentesse dovrebbero volersi spostare di soppiatto tra i mostri più comuni del bestiario.

    Bloccato nel tempo

    Da Blue Reflection: Second Light a Fairy Tail, passando per l'imminente Atelier Sophie 2: Lost Legends & the Secret Fairy (avete già letto la nostra anteprima di Atelier Sophie 2?), tutti i recenti titoli confezionati da Gust Corporation sembrano aver trascorso qualche anno in un limbo. Paragonati al recente Atelier Ryza 2, che ad oggi è senza dubbio la creatura più riuscita e moderna dello studio nipponico, sul lato tecnico e artistico tutte le altre produzioni appaiono estremamente datate, e Second Light non fa eccezione: per quanto lo separino la bellezza di quattro anni dal lancio dell'originale, i paesaggi sono ancora molti spogli e ripetitivi, anche a causa di un level design snervante e tutt'altro che ispirato. Stesso discorso si applica ai modelli poligonali, che nonostante qualche timido passo in avanti presentano ancora tanti spigoli e sono affetti da animazioni che definiremmo "robotiche".

    Data la povertà e semplicità dell'intelaiatura tecnica, non sorprende che su PS4 Pro e PS5 non si registrino grossi cali di frame rate, né che i tempi di caricamento nel passaggio da una zona all'atra siano pressoché istantanei, in netto contrasto con quanto avveniva nel primo episodio.

    Passando al comparto sonoro, abbiamo apprezzato non poco le melodie composte da Asano Hayato (Nights of Azure, Atelier Ryza), che per l'occasione ha riarrangiato gli allegri brani già presenti nelle altre incarnazioni del franchise. Vivace e puntuale, l'accompagnamento sonoro si adatta molto bene ai toni della narrazione, specie nelle sequenze più intime e delicate della vicenda, dove le protagoniste mettono a nudo i rispettivi segreti e timori. Se da una parte ci dichiariamo più che soddisfatti del doppiaggio in lingua originale, lo stesso non si può dire per gli imprecisi testi localizzati in inglese, il cui adattamento si concede troppe licenze e talvolta altera in maniera grossolana le battute.

    Blue Reflection: Second Light Blue Reflection: Second LightVersione Analizzata PlayStation 4 ProSe confrontato con l’originale, Blue Reflection: Second Light rappresenta indubbiamente un grosso passo in avanti per i ragazzi di Gust, che ancora una volta hanno sintetizzato una formula ludica avvincente e frenetica. Tuttavia, i progressi compiuti sul fronte del gameplay e l’insperata introduzione di un sistema di crescita più tradizionale sono di nuovo controbilanciati da un racconto poco stimolante, delle attività secondarie soporifere e ripetitive, e da un impianto tecnico datato persino per gli standard della scorsa generazione di console. La strada per ottenere la redenzione è quindi ancora lunga, ma si direbbe che le majokko di casa Gust e Koei Tecmo abbiano quantomeno imboccato la strada giusta.

    6.7

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